Agro-industria e territorio: è ora di cambiare il sistema CAFO

foto F. Bottini

Laketown, Wisconsin, è una circoscrizione rurale in cui abitano 949 persone, sparpagliate tra campi e laghi su nell’angolo nord-occidentale dello stato, a poco più di un’ora d’auto da Minneapolis. Lisa Doerr ci abita dal 2001, quando insieme al marito ha iniziato una attività di allevamento cavalli e fienagione. Tutta l’area della St. Croix River Valley, ospita piccole attività agricole del genere, che producono localmente anche gran parte di ciò che si mangia. «Non è certo un posto da grande azienda e ci sarebbe parecchio da tutelare qui». Laketownoggi è al centro di una battaglia per la conservazione dell’ambiente rurale e dall’inquinamento dei grandi allevamenti industriali di bestiame, quelli che si chiamano Concentrated Animal Feeding Operations, CAFO. Negli ultimi mesi insieme a due amministrazioni confinanti, Trade Lake e Eureka, si sono approvate norme locali sulla operatività di questi CAFO, che richiedono di regolamentare e controllare lo smaltimento dei capi morti e l’inquinamento dell’acqua di falda. Scatenando aspre reazioni da parte di alcune lobby agrarie molto influenti a livello statale, che hanno presentato ricorso.

Negli ultimi dieci anni, la progressiva industrializzazione dell’agricoltura ha condotto a una crescita esponenziale degli impianti CAFO, metodo di allevamento assai economico per produrre carne, e che emargina i piccoli allevamenti tradizionali. Tra il 2012 e il 2017, la quantità di animali su territorio è cresciuta del 14% mentre diminuiva la quantità di aziende. Dal North Carolina allo Iowa, i CAFO inquinano le fonti di acqua potabile, emettono gas inquinanti, diffondono malattie caratteristiche dei troppi capi concentrati in poco spazio. In marzo, una epidemia di influenza aviaria a scala nazionale ha fatto sì che un allevamento di galline da uova del Wisconsin dovesse abbattere 2,7 milioni di animali, provocando tra l’altro puzze intollerabili per chi abitava sottovento alla discarica. Anche quando i CAFO operano del tutto legalmente nello smaltimento – ad esempio usando i cadaveri per fertilizzare i campi — basta la semplice massa di tutta quella sostanza a sovraccaricare corsi d’acqua e falda di nitrati e batteri, come ci racconta Adam Voskuil, legale dell’associazione Midwest Environmental Advocates. Problema particolarmente grave in Wisconsin, dove sono oltre 900.000 gli abitanti che contano su pozzi privati domestici per l’acqua potabile.

«C’è un problema sanitario legato a quella concentrazione di inquinanti accanto ad abitazioni private» spiega Voskuil. Contro questo rischio, la Polk County — amministrazione di contea in cui si trova Laketown — ha deliberato una moratoria annuale ai CAFO nel 2019 per studiare il problema e cercare una soluzione. Ancora più urgente dopo che un’azienda dello Iowa dichiarava di voler insediare un nuovo impianto a Trade Lake: 26.000 maiali per 34 milioni di litri di liquame ogni anno. Nel 2021, Laketown insieme ad altre cinque amministrazioni ha formato la Large Livestock Town Partnership per affrontare i problemi dei CAFO, e studiare norme tipo adottabili di regolamentazione sul territorio. Ordinanze che richiedono agli impianti con oltre 700 animali di richiedere una autorizzazione e versare una apposita tassa locale. La proprietà deve rendere noti i propri piani di sviluppo e contrasto alla diffusione di eventuali malattie infettive, strategie di smaltimento rifiuti, contenimento di inquinanti e cattivi odori, gestione animali morti, sicurezza antincendio, inquinamento delle falde e corso d’acqua, e dimostrazione di un bilancio complessivamente vantaggioso per il territorio. La domanda deve essere compilata e firmata da «professionista qualificato e autorizzato», ingegnere o di altra formazione connessa all’attività.

Dall’approvazione a Laketown in febbraio sono seguite poi quelle di due altre circoscrizioni a marzo, ma subito si è presentata una forte resistenza. Il 13 aprile, due raggruppamenti di produttori di latte hanno scritto al Wisconsin Department of Agriculture, Trade and Consumer Protection, DATCP, chiedendo che sia direttamente l’Amministrazione statale a contestare dal centro quelle norme locali perché si dice «le amministrazioni di contea si pongono contro le leggi di approvazione e controllo». In seguito altre due associazioni di settore — Venture Dairy Cooperative e Wisconsin Dairy Alliance — hanno scritto direttamente a Laketown, spiegando agli amministratori che quell’ordinanza sui CAFO «contiene almeno 16 punti contrastanti con la legge statale e da modificare» tra cui l’imposta locale e i piani contro i cattivi odori.

In una dichiarazione il portavoce del Department of Agriculture statale Sam Otterson spiega che il suo Ministero «sta raccogliendo informazioni sull’argomento per una revisione legale in grado di stabilire sia le proprie competenze in materia che i limiti di leggi e norme». Al centro del conflitto una legge del 2004 che dovrebbe impedire alle amministrazioni locali di imporre restrizioni ulteriori ai CAFO rispetto a quanto fissato a livello statale, dove si prevedono «piani di gestione delle sostanze nutrienti», smaltimento rifiuti, distanze minime tra gli impianti e le proprietà confinanti, deposito letame. Le amministrazioni devono autorizzare ogni impianto con quei requisiti. Esistono previste eccezioni nel caso in cui una amministrazione «dimostri che occorre preservare salute e sicurezza pubblica» ci dice la signora Doerr, coordinatrice della Large Livestock Town Partnership tra territori, specificando che nessuno pretenda di discutere l’insediamento del CAFO in sé ma il suo modo di operare. Un piano per l’inquinamento atmosferico, la sicurezza antincendio, i rischi di epidemia come l’aviaria, rientrano perfettamente nelle competenze di una amministrazione locale che tutela i propri cittadini.

«Le ordinanze sono state riviste da dei legali» racconta Don Anderson, dell’amministrazione di Eureka. «Ci hanno assistito nella scrittura, e tutto sta nei limiti della legge». Il Wisconsin non è certo l’unico Stato dove le amministrazioni locali provano a muoversi per i CAFO. In Missouri, dove c’è stato il caso di uno sversamento di oltre un milione di litri di liquami suini in un corso d’acqua la scorsa primavera, c’è una legge del 2019 che impedisce alle circoscrizioni di imporre norme oltre quelle statali. Due contee hanno presentato ricorso e la questione è all’esame della Corte Suprema. Tutti i 50 Stati hanno qualche tipo di norme sul «diritto di attività agricola» che tutela gli operatori dalle cause per «fastidi» come le puzze o altri inquinamenti. E in Wisconsin, anche l’amministrazione statale fatica a regolamentare in qualche modo l’attività CAFO. Poche settimane fa un gigante del settore latte ha presentato ricorso contro il rifiuto del Department of Natural Resources al raddoppio degli impianti. Secondo Doerr e altri cittadini di Laketown, tutte queste battaglie legali sono una conseguenza dei tentativi di controllare l’attività del settore agricolo che non vuole assumersi la responsabilità dei danni alla salute e all’ambiente. «Abbiamo investito la vita nella nostra casa e piccola attività, non possiamo certo consentire che ci arrivi un CAFO in cortile».

da: Grist, 3 maggio 2022 – Titolo originale: Small towns want more regulations for big farms – Traduzione di Fabrizio Bottini

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