Gentile assessore ai Trasporti della mia Grande Città, e per conoscenza a tutti quanti gli interessati a vario titolo a tutelare sicurezza e incolumità dei cittadini,
A seguito degli ultimi tragici eventi terroristici di Berlino, seguiti a loro volta al caso del tutto identico di Nizza, pare maturata la coscienza secondo cui non solo un aggeggio pesante diverse tonnellate scagliato sulla folla può produrre una strage, ma anche che di questi aggeggi le nostre aree urbane traboccano. Beh, diciamo che la presa di coscienza è avvenuta con qualche ritardo, e un bel carico di vittime, ma non si può non salutarla con sollievo.
Apprendiamo anche dalla stampa che, con effetto immediato, «Saranno posizionate questa notte a Milano le barriere anti sfondamento nelle zone dove, in occasione delle feste di Natale, ci sarà una maggiore concentrazione di persone, come vie dello shopping e mercatini natalizi», e si comprende come si tratti di quelle un po’ sgradevoli ma evidentemente indispensabili misure di sicurezza militare, analoghe a quelle messe in atto in tante città del mondo, per esempio New York dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, e su cui tanto si è dibattuto sia rispetto all’efficacia, sia rispetto alle modifiche nella qualità urbana che comportavano,anche dal punto di vista dell’utenza, dell’accessibilità, dell’effettiva natura di spazio publico dei luoghi interessati.
Ma anche ben oltre questi aspetti, su cui dal critico di architettura Micheal Sorkin in poi si sono accumulati fior di materiali, giornalistici, critici, scientifici, ci preme qui tornare alla questione iniziale: la presa di coscienza della pericolosità micidiale, del veicolo pesante in area urbana. Perché a Nizza, e poi a Berlino, dietro quel volante c’era un terrorista determinato a fare una strage, ma a Londra, Parigi, Milano, Roma, e in tante, tutte le altre città dove circolano queste micidiali masse di metallo contundente, per seminare vittime e terrore in fondo non c’è affatto bisogno di alcun malintenzionato. Basta, la totale incompatibilità tecnica di quel mezzo con le strade in cui circolano pedoni, ciclisti, mezzi più leggeri, come hanno per esempio capito benissimo la miriade di amministrazioni cittadine attualmente impegnate in varie fasi di quelle politiche che si chiamano «Visione Zero», cioè ridurre appunto a zero le vittime degli incidenti stradali, di cui questi bestioni sono tanti spesso colpevoli protagonisti. Basterebbe leggere i documenti, di quelle Visioni Zero, per trovare citato migliaia e migliaia di volte il solo «angolo cieco», quello spigolo vivissimo di veicolo che, all’insaputa totale del conducente, falcia vittime nelle traiettorie di curva a destra, ad esempio dopo aver sorpassato un ciclista.
E questa vera e propria messe, più vistosa e cruenta, di morti e feriti senza alcun contributo di terroristi fanatici, è solo una parte delle vittime dei cosiddetti bisonti della strada, quando si trovano a irrompere da soli o in mandria in una via urbana. Non molto lontano dal famigerato punto cieco, c’è anche lo scarico di quel grosso motore diesel, che contribuisce enormemente a peggiorare la qualità dell’atmosfera locale cittadina, sommandosi con quote di tutto rispetto alle emissioni di altri veicoli e di altre fonti inquinanti. E tutto questo, perché? Perché, ci spiegano i «tecnici», quei veicoli servono a trasportare merci, garantire le forniture commerciali senza le quali l’economia cittadina non funzionerebbe. Tutti d’accordo, certamente, nel garantire vitalità all’economia urbana, ma siamo sicuri che debba essere garantita proprio da QUEI veicoli?
Siamo certi che sono possibili, oltre che urgenti, azioni per limitare, e via via impedire del tutto, che quelle mostruosità (di questo si tratta) continuino a girare impunemente con la scusa di alimentare le attività cittadine. In questo senso, lo spunto dell’emergenza, del garantire urgentemente la sicurezza dei cittadini dagli attacchi terroristici, potrebbe essere anche occasione per iniziare ed accelerare un percorso virtuoso in stile Vision Zero, spingendo verso l’azzeramento di quelle presenze tendenzialmente in tutto il territorio urbano, e relegandole a infrastrutture di tipo autostradale attrezzate ad hoc per quei formati, se non si intende spostare neppure il traffico merci di lunga percorrenza verso modalità meno impattanti. Le barriere New Jersey che si vorrebbero usare a bloccare i veicoli pesanti attorno ai mercatini del centro, non sarebbero assai più utili e proficue collocate sugli svincoli delle Tangenziali, a indurre ad adottare mezzi meno pericolosi, se non altro perché più proporzionati a un traffico di tipo urbano?
Grazie per l’attenzione, e attendiamo qualche genere di risposta, fiduciosi (perché no?)