La strada dritta e le curve dell’asino

«… e non me ne frega un accidente, se lei è stata qui in Italy di solo sei mesi! E’ pagata per un lavoro di grafica, e non per recitare a teatro. Adesso ascolti, e apra bene le orecchie: quella fotografia va eliminata, da tutte le maledette pagine. Non mi importa, se è l’unica foto…

Questioni per l’analisi sociologica a scala di quartiere (1915)

Prossimità e contatti di vicinato rappresentano le basi per la forma più semplice ed elementare di associazione con cui ci confrontiamo nell’organizzazione della vita in città. Interessi e associazioni locali danno vita a un sentimento, locale, e là dove la residenza è base per la partecipazione politica, la dimensione del quartiere è la base del…

Il mercato come indicatore dello spazio pubblico

Ci sono sempre almeno tre prospettive in cui inquadrare un fenomeno: gli aspetti positivi e di progresso, gli aspetti negativi e potenzialmente regressivi, quanto ne risulta in realtà facendo una sintesi dinamica dei due estremi. Ovviamente, se il metodo dialettico pare piuttosto oggettivo in quanto tale, il giudizio di sintesi non può che essere influenzato…

Esperimenti di riqualificazione

Forse per cogliere davvero in tutto il suo «splendore» il disastro dell’approccio spazialista-efficientista alla trasformazione urbana, il modo migliore è guardare senza troppi preconcetti quel che ha prodotto là dove si è potuto esprimere senza alcun vincolo, ovvero nelle situazioni in cui sia il territorio che la società locale si presentavano, addirittura in varie fasi…

Il buio oltre la siepe della densificazione suburbana

C’è un’idea di libertà piuttosto schematica e apparentemente indiscutibile, che si riassume con: sono libero, salvo riconoscere che la cosa si ferma davanti alla libertà altrui. In termini curiosamente immobiliari, il medesimo concetto viene riassunto nell’adagio popolare «Good fences make good neighbors», che pur riferendosi a un’idea più ampia usa proprio quella metafora fisica del…

In quanto urbanista, io cosa diavolo sarei?

Certo semplicionismo da social network dei nostri giorni, anche qui avrebbe pochi dubbi, anzi nessuno: la città la fanno gli architetti, magari sulla base di una piattaforma tecnologica costruita da ingegneri e simili, e poi certo con l’aggiunta di elementi importanti che richiedono le competenze delle scienze naturali, o delle discipline dell’organizzazione, o magari quelle…

Milano metropoli europea postmoderna?

Agli osservatori internazionali, con le scintillanti torri dei nuovi edifici terziari e residenziali, popolata da operatori della moda e architetti, l’ex capitale economica d’Italia sembra proiettata verso un luminoso futuro postindustriale. Ma vivendone quotidianamente il tessuto sociale, il contesto ambientale, la rete delle infrastrutture; subendone le decisioni sul territorio urbano e metropolitano, emerge un’immagine diversa:…

Bestiacce urbane di tutto il mondo: unitevi!

Gran cosa la scienza, se non finisse vittima del proprio stesso metodo. Cioè, giustissimo restringere anche all’impossibile e oltre l’oggetto e prospettiva di osservazione, ma poi non bisogna scordarsi mai (mai) di ricollocare per gradi il risultato di conoscenza parziale dentro i vari contesti a cui si riferisce. Nessuno escluso, neppure quello esterno alla disciplina…

Il romanzo di formazione urbano cancellato dalla speculazione

Chi ha avuto la fortuna di studiare all’università lontano dalla casa dei genitori (ovvero moltissime persone, forse la maggior parte), sa molto bene cosa possa significare in termini di esperienza individuale e di relazione, il solo fatto di diventare responsabili di sé stessi, anche se si tratta di piccole cose come gestire un bilancio spese…

L’agricoltura urbana come camera di decompressione verso la postmodernità

C’erano una volta le torme di contadini «liberati dalla schiavitù del solco» per via delle innovazioni tecnologiche introdotte in agricoltura, nel senso di liberati anche dalla minima forma di sostentamento (ma non ditelo agli appassionati dell’epopea liberale) che mesti iniziavano a strisciare i piedi verso le misteriose mille luci della città all’orizzonte. Non ne sapevano…