Città e urbanistica ricreativa (1914)

Pensare al tempo libero, se lo si fa nella giusta prospettiva, significa esprimere una idea di città davvero completa. Sembra una affermazione ambiziosa e va spiegata meglio. La progettazione urbana negli ultimi due secoli appare dominata da due grandi ideali. Il primo è quello dello splendore civico, che qui in America si esprime nell’idea di City Beautiful. Il secondo ideale è quello dell’efficienza negli scambi e negli affari. L’America è davvero andata oltre tutto ciò, se consideriamo come tutte le battaglie contro al congestione e il sovraffollamento, i programmi per l’uso sociale della tassazione, si siano affermate come veri e propri strumenti di intervento urbanistico. Ma in genere si pensa sempre più che altro alla bellezza, al funzionamento efficiente, agli adeguamenti che definiamo organici ai vari bisogni tra cui la salute fisica delle persone.

Sinora non abbiamo pensato sufficientemente alle città dal punto di vista della loro organizzazione sociale. Che comprende aspetti estetici, psicologici, interessi come quelli delle aspirazioni al tempo libero. Tutte le dinamiche sociali andrebbero seguite in questi aspetti, che dipendono da adeguate strutture materiali esattamente come quelli della salute o dell’efficienza. Fare urbanistica per il tempo libero significa pensare e realizzare queste strutture di base per l’organizzazione sociale. Il termine «ricreazione» che usiamo di solito è abbastanza improprio e non comunica il senso moderno del concetto. Ricreare nella nostra società moderna corrisponde di fatto alla stessa esistenza.

Prima dell’età della macchina, la produzione avveniva per piccole unità locali. E le relazioni sociali erano identiche a quelle lavorative. Quella padre figlio sopra tutte. Un lavoratore, artigiano, controllava la maggior parte o la totalità del processo sino al prodotto finito. E spesso ne gestiva anche il mercato. In questa situazione era il lavoro a determinare la vita essendo esso più vitale di qualunque altra cosa. E la ricreazione si poteva considerare esclusivamente come strumento di recupero delle forze per il lavoro. L’introduzione della macchina è causa di profonde trasformazioni nella natura del lavoro, nel suo significato per il corpo e per la mente, e per la sua organizzazione sociale. La produzione in unità più grandi sostituisce quelle più piccole. Piccoli precisi gesti prendono il posto dell’ampio dispiegarsi muscolare ed espressivo dell’individuo del lavoro manuale. Il lavoratore perde necessariamente il senso di identificazione tra sé e il prodotto. La città industriale cresce come un fungo, e le concentrazioni di popolazione diventano amorfe; mentre le unità produttive si fanno sempre più grandi, il senso individuale del lavoro si rimpicciolisce. In breve, il lavoro influenzato direttamente o indirettamente dalla macchina si fa solo una parte minore dell’esistenza, della vita considerata individualmente.

E le trasformazioni del tempo libero dal lavoro sono importanti tanto quanto quelle del lavoro. Le varie entità dedite ad offrire forme di ricreazione o sono sparite, o si sono ridotte sino al punto da non avere in realtà alcuna possibilità di influenzare l’esistenza. Il divertimento commerciale è cresciuto a dimensioni inimmaginabili alle scorse generazioni. E significa in genere attività molto specializzata rivolta o a uno dei sessi o a una fascia di età, mai ad un quartiere o a gruppi familiari. Questa ricreazione commerciale peraltro, ha delle motivazioni aggiunte: per esempio il saloon ne ha di politiche, la sala da ballo spesso ne ha di sinistra corruzione dei costumi. La pura quantità di questa offerta per il tempo libero è ampiamente cresciuta riducendo corrispondentemente varietà e capacità attrattiva di quella sociale che aveva espresso per lunghissimi anni l’idea di ricreazione.

Si è detto che quello del tempo libero sia un vuoto da riempire. Un’immagine davvero inadeguata. Parrebbe più giusto affermare che si tratta di un interesse vitale per l’umanità, ricco di possibilità come di pericoli, uscito dall’ambito del lavoro e riversatosi nella ricreazione, dove continua ad operare con tutto il proprio primitivo vigore ma senza quei mezzi di espressione e tradizioni di comportamento che ne assicuravano uno sbocco sano. Il problema del tempo libero, che qui abbiamo solo accennato, è stato individuato chiaramente come causa di gravi malattie sociali. Tra cui la crescita della delinquenza giovanile, il degrado morale tra le giovani lavoratrici, la stessa citata influenza del saloon sulla politica, o le ripercussioni di leggi poco scientificamente soltanto repressive, l’uscita dal sistema dell’istruzione di studenti assai prima del sedicesimo anno di età, la scomparsa della vita di vicinato in tante città, e per finire la disgregazione delle famiglie. Alla famiglia, privata del ruolo di collaborazione nel lavoro, oggi è impedito di svolgerne uno nella ricreazione. Ma prima di affrontare socialmente il problema del tempo libero è una nuova idea di città a fungerne la base. Oggi possiamo affermare che almeno in America:

  • Nessuna città ha spazi da gioco a sufficienza, distribuiti in modo da rivolgersi a tutti i cittadini utenti.
  • In tutte le città, il dibattito politico e civile è obbligato a svolgersi quasi sempre in ambienti privati, o legati in qualche modo al saloon, o gestiti da chi non favorisce certo una discussione libera.
  • La vita sociale organizzata, in qualunque centro urbano, dovrebbe svolgersi con la medesima indipendenza critica che caratterizza la migliore politica.
  • Le donne in particolare, non trovano nessuna risposta, pubblica o privata che sia, ai propri bisogni e interessi di tempo libero.
  • Non esistono luoghi o strutture nelle città americane dove le famiglie in quanto tali possano andare o voler andare per passare il tempo libero come parte di quello familiare.
  • Il 95% dei bambini non trova spazi diversi da quello della strada usata per trasgredire ogni legge e norma col solo fatto di giocarci, diventando un fastidio e pericolo e mettendo a rischio la propria vita e incolumità. Recenti ricerche del People’s Institute, a partire da altre precedenti della Sage Foundation, dimostrano come il almeno il 70% di tutta la delinquenza giovanile maschile a New York City è direttamente connessa al gioco in strada o al tentativo di giocare dove il gioco è proibito.
  • Infine, dobbiamo ricordare lo spreco di proprietà pubbliche del valore di miliardi di dollari e di fatto sottoutilizzate. Scuole vuote nei lunghi mesi estivi e sfruttate anche durante le altre stagioni solo sei ore al giorno. Spreco da sottoutilizzazione di scuole e campi gioco e altre strutture che richiedono poi denaro del contribuente per centinaia di milioni di dollari l’anno. Quando una intelligente gestione delle proprietà potrebbe radicalmente modificare l’ambiente sociale e la salute di tutte le nostre città.

Un programma urbanistico

Progettare il tempo libero significa sono in minima parte acquisire nuove strutture. Si tratta di utilizzare diversamente e ridistribuire gli usi di quelle esistenti.

a. Scuole

La tendenza americana allo spreco e alla moderna specializzazione trova uno dei suoi migliori (o peggiori) esempi nel modo in cui vengono costruite e usate le scuole. Qui l’investimento pubblico è enorme. A New York City, nei tredici anni successivi al 1900 è stato di cento milioni di dollari. Nella medesima città, dove pure quegli edifici scolastici vengono utilizzati in modo abbastanza intenso, le ricerche rilevano come però il patrimonio resti inutilizzato per oltre il 40% del tempo disponibile. La percentuale poi crescerebbe molto se considerassimo l’intero paese. Ma quel 40% di uso mancato ci racconta comunque un fatto. Riguarda edifici che esistono, collocati là dove stanno in rapporto ad altre componenti della città. Gran parte delle scuole non ha cortili o grandi sale auditorio. Anche i tetti in genere non possono essere usati per attività ricreative. Di solito le scuole non sono neppure prossime a spazi aperti e rara è anche qualunque relazione diretta con campi da gioco.

Nessun rapporto tra scuole, biblioteche, piscine. Se a New York si potessero ripensare gli edifici scolastici nei loro rapporti con altri elementi di un sistema educativo e ricreativo, l’intera città si trasformerebbe dal punto di vista della valorizzazione di funzioni varie e integrate, e l’utilità umana delle strutture ne verrebbe moltiplicata. In altri termini, una critica ai fabbricati scolastici di New York dal punto di vista delle moderne teorie su istruzione e tempo libero potrebbe concentrarsi non tanto su quel 40% di tempo utile disponibile non sfruttato, ma su un 70%-80% di potenziale utilità sacrificato senza apparente ragione. Se volessimo tradurre questa valutazione, che vale per tutte le città americane con pochissime eccezioni, in termini di programma attuabile di riforme, potremmo ipotizzare:

  1. Di unire o comunque collegare scuole e spazi da gioco all’aperto, strutture ricreative coperte e biblioteche.
  2. Là dove sono più difficili trasformazioni urbane dell’esistente, ma esistono comunque necessità di scuole o campi da gioco o biblioteche in quartieri sovraffollati, queste strutture si collochino ovunque praticabile insieme alle attività complementari citate, così da sostenersi l’una con l’altra.
  3. Gli edifici devono essere realizzati, o eventualmente modificati, così da poter offrire locali di riunione, sale convegni, spazi per la danza e gli sport organizzati al coperto, e in generale tutto ciò che oggi spesso si cerca a caro prezzo nell’offerta commerciale, oppure si trova molto raramente a causa dell’insufficiente offerta pubblica.

Tenendo conto di questo schematico programma, possiamo esporre le ragioni per cui coordinare gli aspetti dell’istruzione e della ricreazione non abbia semplice valore economico, ma si tratti di una necessità sociale. L’età media in cui i ragazzi oggi lasciano la scuola non va oltre i quindici anni. Gran parte delle qualità socialmente utili dell’età adulta si definiscono o perdono irrimediabilmente nell’esperienza dei giovani fra i quattordici e i vent’anni. La natura sociale, anche nei suoi aspetti biologici, cresce in gran parte nel periodo adolescenziale. Gli anni di scuola corrispondono allo smettere di essere bambini. Nel medesimo periodo avviene la stessa cosa anche in famiglia. L’influenza della famiglia non può arrivare là dove l’adolescente va a lavorare, sulla strada o remoto campo da gioco isolato, o in qualche esercizio commerciale dove cerca divertimento.

Impossibile calcolare gli esorbitanti costi sociali di questa situazione. Un folle spreco di risorse e influenza dell’istruzione. E una inavvertita minaccia al nostro paese. Una situazione che non si può affrontare certo con l’idea di tornare al passato. Impossibile far rivivere nelle vecchie forme la famiglia così come viveva tra le mura domestiche, né la chiesa ente separato, e neppure l’influenza di una spontanea tradizione comunitaria. Tutte entità che stanno scomparendo. Invece chiesa e famiglia devono uscire dagli antichi confini ed entrare negli ambiti della piazza o del centro sociale. Non possiamo sperare in alcuna soluzione a questo problema se non attraverso la creazione di ambienti dedicati al tempo libero, che siano frequentati dalle famiglie e da tutte le fasce sociali, e dove si possano innescare interessi comunitari e civici, sostituendosi alla tradizione civile e religiosa ormai finita.

È di fondamentale importanza, anche per un programma di riforma urbana, comprendere quanto sia impossibile compensare, attraverso enti più o meno specializzati in alcuni ambiti, l’influenza esistenziale di comunità, quartiere, famiglia sulla vita del passato. Le biblioteche in quanto tali, bagni e piscine pubblici, parchi e passeggiate all’aperto, attività culturali e formative: tutto ciò conviene certo al singolo individuo ma non risulta socialmente costruttivo. Sfiora appena il piano dell’esistenza, o lo tocca in modo così specifico da non riuscire a influenzare criteri e abitudini collettive. Oggi in America tanto più costruiti sul divertimento commerciale, la concorrenza nelle svariate attività, l’organizzazione politica predatoria, così da non definire comportamenti progressisti e di interesse sociale.

Oggi parchi e campi da gioco, biblioteche, sale di lettura o convegni, tutti rappresentano entità separate e distinte. Dividono i componenti della famiglia, gli individui dal gruppo di appartenenza, le fasce di età l’una dall’altra, offrono oasi isolate nell’esistenza di minoranze di individui, ed è quasi impossibile affermare che le funzioni civiche svolte ci passino effettivamente. Ma invece il centro sociale, in quanto entità di quartiere, con le sue caratteristiche di autogestione e auto sostegno, unisce aspetti sociali, di servizio utile, di valori civici applicati al tempo libero. Meglio un solo centro sociale di infinite schiere di enti specializzati. Se si riesce a cogliere chiaramente questa prospettiva sul significato del tempo di ricreazione e dei suo particolari bisogni, chiunque può formulare un piano cittadino su spazi e strutture per il tempo libero.

b. Parchi

Nessun paese possiede un sistema di parchi tanto esteso quanto l’America. Gran parte del sistema è stato concepito secondo i più elevati ideali estetici, ideali aristocratici. Diamo per scontato che qualunque trasformazione dell’idea di parco secondo le necessità umane moderne comporti necessari sacrifici di questi aspetti estetici. Che si tratti di una assunzione sbagliata lo si può capire semplicemente visitando qualcuno tra le decine di piccoli spazi verdi di Chicago, come quelli della fascia occidentale della città, concepiti esclusivamente ad uso sociale e di ricreazione ma la cui architettura appare magnifica, e il paesaggio di aspetto classico. Chicago ci offre un altro suggestivo spunto col suo Lincoln Park, dove l’area per il gioco sta insieme a quella per il passeggio, costituendo una tutela contro i vandalismi per il solo fatto della presenza costante delle attività organizzate.

Nella progettazione dei parchi, tanto quanto in quella dei complessi scolastici, è importante ricordare gli aspetti della vita di quartiere, di quella familiare, la tendenza degli esseri umani a giocare in gruppo. I campi da gioco non devono essere solo spazi per le attività controllate dei bambini durante le ore di luce. Saranno assai più accoglienti se in grado di contenere anche quelle sociali della comunità. Un campo da gioco può risultare adeguatissimo per la musica nelle serate. Offre ambiente all’aperto per danze o proiezioni cinematografiche. È sempre meglio dotarlo di qualche tribuna per spettatori, che servirà ai giochi di squadra, spettacoli e altri eventi locali. Occorre sempre tenere presente i limiti di disponibilità di spazio. Per esempio se oggi vengono destinati una decina di ettari a un percorso da golf dovremmo calcolare che là dentro potrebbero starci cento campi da tennis, tiro con l’arco, croquet, e attività del genere che coinvolgono tanta gente in sport competitivi di squadra o meno. Si riconosce oggi in genere come sia meglio avere molti parchi di dimensioni ridotte che concentrare la medesima superficie in uno spazio solo ma distante dalla maggior parte degli utenti. Un attento studio delle potenzialità di campi da gioco contenuti si ripaga da solo. Ambienti non più grandi di quindici metri per venti possono fare la differenza della vita per i bambini.

c. Altre attrezzature

Tutto ciò che è stato detto per scuole e campi da gioco può valere poi per biblioteche, complessi municipali, spazi militari accessibili. Questi ultimi rappresentano un simbolo di massimo spreco. Sono vuoti e inutilizzati per quattro quinti del tempo, sempre molto ampi sia al coperto che all’aperto, pagati costruiti e mantenuti a carico di un contribuente che non crede alla guerra.

Politiche complementari

Per quanto si agisca al massimo possibile sull’integrazione reciproca e le proprietà pubbliche non risponderemo mai all’intera domanda delle persone in materia di tempo libero. Restano alcuni ambiti molto promettenti anche nelle aree più sovraffollate delle nostre città. Se è giusto limitare o vietare del tutto il traffico in alcune strade delle zone residenziali, come si fa in parecchie città, risulta certamente ancora più utile e adeguato convertire a campo giochi alcuni isolati dei quartieri di case in affitto, sia in modo permanente che sull’arco di alcune ore. E su queste strade-campo da gioco, o veri e propri spazi per la ricreazione, sono necessarie particolari spese di attrezzatura. Gli esperti ci dicono che gran parte di tutte le attività giovanili di gioco non richiedono alcuna attrezzatura, o pochissime; che la maggior parte dei bambini e ragazzi anzi rifugge da ogni ambito troppo specializzato, così come da ogni eccessivo controllo.

Sappiamo da ampie indagini sul territorio come esistano almeno un centinaio di giochi di strada educativi svolti dai più giovani nelle città senza alcuna supervisione di alcun tipo, passati di generazione in generazione secondo modalità quasi ignote agli adulti. Tutto ciò che è necessario realizzare deriva dall’osservazione di questa vita spontanea e dalla sua concezione di gioco sistematicamente educativo, è mettere a disposizione lo spazio, conferendogli quel ruolo e lasciandolo a chi lo usa al meglio. E fare promozione, da parte dell’ente pubblico o delle associazioni di settore, per tornei o trofei del tipo in uso tra i boy scout, le guide femminili, che tanto hanno fatto per cambiare la vita e la cultura di milioni di ragazzi e ragazze. Meno certo negli effetti sarebbe concedere agli abitanti stessi dei complessi popolari in affitto di utilizzare i tetti come campi da gioco, con un compito di controllo e supervisione conferito alla comunità.

Conclusioni

Anche se tutti questi programmi trovassero realizzazione, non saremmo certo in grado di recuperare tutto lo spazio ricreativo necessario nei quartieri più sovraffollati, né potremmo sperare di migliorarne davvero il tessuto di spazi e relazioni. L’urbanistica del tempo libero per il suo progresso dipende dal resto dell’urbanistica, che mira alla trasformazione della città moderna così come si è venuta a costruire sinora con le sue ben note devastazioni umane. Cambiamenti fondamentali nel sistema fiscale, un controllo cittadino dei trasporti in tutte le loro forme, e politiche analoghe, sono la premessa indispensabile a tutto ciò di cui abbiamo dissertato sinora. Ricordando sempre che intervenire su questi aspetti fondamentali, quando non organicamente insieme al perseguire i valori sociali di una autentica urbanistica del tempo libero, potrebbe lasciarci nella condizione di Filistei che abitano le città di una ricca e sana Palestina [a nation of Philistines living in cities of a prosperous and healthy Philistia]

da: Annals of the American Academy of Political and Social Science n. 1, 1914; Titolo originale: City Planning and the problem of Recreation – Traduzione di Fabrizio Bottini

Immagine di copertina: pubblicità dal catalogo della Mostra sulle Attività Sportive organizzata dalla Facoltà di Medicina, Parigi 1913

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