Se paragoniamo il costruire una città all’indossare un paio di scarpe, possiamo illuminare alcuni aspetti della partecipazione dei cittadini alla pianificazione. È molto più facile che le scarpe calzino bene se si sono prese le misure di chi le porta: allo stesso modo l’urbanista farebbe bene a consultare la gente per la quale pianifica. Chi indossa le scarpe sa dove gli fanno male e se hanno le suole consumate, ed quindi il più indicato per prendere l’iniziativa: in urbanistica, in genere, questo elemento non è affatto sviluppato. Può darsi d’altra parte che un individuo si affezioni ad un vecchio paio di scarpe perché anche i suoi calli ci si trovano bene: ciò suggerisce che l’interesse popolare verso i nuovi progetti di abitazioni e di attrezzature collettive può avere dei limiti, ma anche che è necessario educare il pubblico sui vantaggi della ricostruzione. Come l’individuo ha le sue preferenze in fatto di abbigliamento, la comunità ha una sua concezione della vita che si esprime nel genere di edifici, di mezzi di trasporto, e di servizi che accetta o di cui chiede l’introduzione.
Apatia della popolazione urbana
Le recenti indagini sull’opinione pubblica hanno rivelato che gli abitanti delle città sono apatici e rassegnati: comprensibile reazione all’anonima e complessa vita cittadina. Esiste un senso di impotenza che può sopraffare gli abitanti delle città. Non si deve tuttavia pensare che tutti i cittadini disapprovino le proprie condizioni di vita e si sentano incapaci, come individui di modificarle: vi può essere un genere di rassegnazione nato dall’abitudine e dall’assuefazione. In Inghilterra, l’organizzazione Mass-Observation ha intrapreso dal 1937 delle indagini sull’opinione pubblica. Questa organizzazione svolge continuamente inchieste su vari problemi di interesse generale servendosi anche di assistenti volontari, e oltre a fare un’analisi quantitativa delle opinioni si basa molto sulle impressioni soggettive e più profonde che gli assistenti riportano nel corso del loro lavoro. Da un articolo del direttore di Mass-Observation riportiamo questa sorprendente affermazione a proposito della partecipazione collettiva:
«Se un risultato abbiamo ottenuto, in cinque anni di duro lavoro, é stato quello di avere constatato e documentato la spiccata diminuzione di interesse nelle masse dei cittadini … Nelle grosse popolazioni urbane, la coscienza collettiva é molto minore di quanto si pensasse».
Negli Stati Uniti, una delle prime indagini sull’opinione relativa alla pianificazione urbanistica, venne svolta dalla Sezione Ricerche Urbane dell’Università di Princeton. La relazione segnalava l’utilità delle indagini sia per stimolare i cittadini ad appoggiare la pianificazione, sia per raccogliere dati sull’opinione pubblica che dovrebbero service ai pianificatori.
«L’indagine sull’opinione pubblica su cui si basa questo studio, é forse la prima indagine nazionale orientate verso il campo generico della Pianificazione e più specificamente verso il campo della Pianificazione urbanistica. Uno degli scopi che questo studio si propone é quello di dimostrare concretamente l’importanza delle indagini sull’opinione pubblica agli effetti della Pianificazione urbanistica, poiché questo metodo consente di determinate democraticamente le tendenze, le aspirazioni e le reazioni degli abitanti delle città verso i problemi della pianificazione e le soluzioni proposte. Anche se in molte località esistono ufficialmente organi pianificatori o di zonizzazione, relativamente poche attività municipali sono influenzate dal processo della pianificazione. La pianificazione urbanistica rimane più un concetto teorico che un servizio municipale concretamente attivo, poiché non é sorretta dalla comprensione e dall’appoggio pubblico. Finché non si riuscirà a suscitare questo appoggio, la pianificazione urbanistica avrà una sfera d’azione e un’efficacia molto limitate, a meno che non la si si voglia imporre autocraticamente».
«Le indagini sull’opinione pubblica costituiscono un mezzo eccellente per stimolare l’idea della pianificazione fra la popolazione di un villaggio o di una città, perché chi risponde ai questionari e chi esamina i risultati resi pubblici, deve automaticamente riflettere sulle conclusioni che ne discendono e sulle possibili soluzioni. Inoltre, il fatto di invitare un gruppo rappresentativo di individui ad esprimere la loro opinione sui problemi della pianificazione può contribuire praticamente a create nella cittadinanza quel senso di partecipazione e di appoggio così essenziale per il successo pratico. La pianificazione urbanistica può così diventare un interesse vivo di tutta la comunità e non più soltanto uno schema nebuloso e incompreso proposto da pochi individui».
Ecco alcuni dei principali quesiti contenuti nell’indagine sull’opinione:
«Gli americani che abitano in città desiderano avere una casa di loro proprietà o negli ultimi anni la tradizionale ambizione di possedere una casa é diminuita? I trentacinque milioni di persone che abitano in alloggi d’affitto urbani preferiscono affittare il loro appartamento o vorrebbero potersi acquistare un loro “focolare”? Quali innovazioni sarebbero necessarie, secondo i cittadini, per migliorare il loro nucleo residenziale? Sono soddisfatti dei servizi e delle attrezzature pubbliche attualmente esistenti nel loro luogo di residenza? Con quale frequenza, in via di massima, i cittadini si spostano all’interno Delle città e da una città all’altra? Esiste una tendenza alla migrazione che attende la possibilità individuale di concretarsi? Qual’é la massima distanza che devono percorrere i cittadini per recarsi dal luogo di residenza al luogo di lavoro? Preferirebbero abitare più vicino al luogo di lavoro? Quanti si interessano e si preoccupano della loro comunità al punto di votare nelle elezioni municipali locali?»
«[…] Le risposte a questioni fondamentali di questo genere sono di importanza vitale per la pianificazione e le indagini urbanistiche, perché le informazioni e i dati che se ne deducono hanno una profonda influenza su tutte le fasi della vita cittadina. Se si vuole che i piani di sistemazione urbanistica non siano brandi palliativi ma costituiscano invece una base per un progressivo miglioramento delle comunità, è necessario analizzare scientificamente tutti questi problemi fondamentali. A giudizio dei cittadini, il problema più importante di tutte le città americane é oggi (1942) il problema degli alloggi. Subito dopo in ordine di importanza vengono le difficoltà di trasporto, i problemi relativi alla difesa municipale e civile, la disoccupazione e i salari inadeguati, l’inefficienza o la corruzione dell’amministrazione municipale, i problemi dell’industria e degli spostamenti derivanti dallo sforzo bellico nazionale. Un cittadino su cinque in media pensa che la sua città non abbia problemi gravi o non li conosce. Non c’é molta differenza fra uomini e donne nella scelta del “problema più importante”. L’elenco completo delle principali difficoltà segnalate della popolazione comprende una grande varietà di problemi municipali»:
- Abitazioni: insufficiente numero di buone abitazioni a fitti modici o bassi, 16%
- Trasporti, congestione del traffico, insufficiente spazio per parcheggio, 8%
- Difesa cittadina (protezione antiaerea, ecc.), o problemi locali direttamente dipendenti dallo stato di guerra (mantenimento delle truppe, condizioni sociali derivanti dal servizio militare, morale locale, cooperazione, ecc.), 7%
- Inefficienza, incapacità o disonestà dell’amministrazione o di alti funzionari dell’amministrazione, 6%
- Necessità di nuove industrie, dislocazione delle industrie, produzione parziale, conversione parziale, 5%
- Problemi bellici generali o nazionali che influiscono sulla comunità (priorità, spostamento degli affari, ecc.), 5%
- Nessun problema di rilievo, 3%
- Riparazione, trasformazione o creazione di nuove strade, illuminazione stradale, marciapiedi ed altre attrezzature stradali, 3%
- Imposte eccessive, 3%
- Vizio, criminalità e delinquenza, 2%
- Impianti o servizi pubblici inadeguati (erogazione dell’acqua, servizio fognatura, elettricità, ecc.), 2%
- Soppressione dei quartieri malsani, cattive condizioni edilizie e sanitarie, progetti di risanamento o di nuove costruzioni, 2%
- Nettezza urbana (scadente servizio di raccolta delle immondizie e dei rifiuti, pulizia delle strade), 2%
- Segregazione o controllo di determinati gruppi razziali, 2%
- Debito municipale e condizioni finanziarie, 2%
- Miglioramento dei servizi dipartimentali cittadini (polizia, protezione anti-incendi, salute), 1%
- Prezzi eccessivi, 1%
- Insufficienti scuole e attrezzature scolastiche, 1%
- Spostamento di popolazione dalla città, 1%
- Assistenza ai bisognosi, vecchi e malati, 1%
- Deficienza di manodopera, 1%
- Sudiciume e fuliggine, 1%
- Problemi del dopoguerra, 1%
- Problemi vari, 10%
- Non so, 20%
- Nessuna risposta, 3%
Vennero poste otto domande di questo tipo: C’é abbastanza sole e aria nelle case e fra le case? È abbastanza tranquillo il vostro nucleo residenziale? Non si notò una differenza sensibile fra uomini e donne nelle opinioni espresse. Gli abitanti delle piccole città. risultarono del tutti soddisfatti e quelli delle città più grandi i più scontenti. In genere si nota però una percentuale inaspettatamente alta di gente soddisfatta, come é dimostrato anche dal fatto che un cittadino su cinque dichiara che non esistono problemi cittadini o che non ne conosce. Se é vero che l’apatia della popolazione urbane pone dei limiti alla pianificazione urbanistica, e anche vero che le insoddisfazioni concrete possono servire come punto di partenza per l’opera di pianificazione. È ciò che si afferma nella conclusione del rapporto da cui abbiamo tratto i precedenti dati:
«Perché la pianificazione urbanistica divenga un servizio efficiente e generalmente accettato, tendente al progressivo miglioramento delle città americane, occorre educare il pubblico in proposito. In base ai criteri di giudizio cui sono avvezzi, i cittadini americani sono in genere abbastanza soddisfatti del loro ambiente così com’é. Perché possano rendersi conte dei problemi urbanistici che riguardano la loro comunità e dei possibili miglioramenti, è necessario illuminarli e convincerli. Certo, finché la popolazione cittadina non sarà cosciente dei vantaggi offerti da uno sviluppo preordinato e organico Delle città, non si potrà sperare in un appoggio democratico alla pianificazione urbanistica».
«Dal canto suo, la gente non dimostra quell’interesse e quella preoccupazione per la comunità che garantiscono un progressivo miglioramento urbano. Solo il 50 % degli abitanti delle città vota alle elezioni municipali, e i cittadini in genere conoscono troppo poco la macchina amministrativa che regola lo sviluppo della loro città e che, in definitiva, tanto influisce sulla loro stessa esistenza. Indubbiamente, la scissione sociale e la complessità propria dei centri urbani scoraggia qualsiasi impulso di responsabilità personale o di effettivo interessamento alle questioni municipali».
«Dalle opinioni dei cittadini si possono trarre indicazioni per orientare nel miglior modo un’azione educativa tendente a diffondere una maggior comprensione della pianificazione urbanistica e una più attiva partecipazione dei cittadini. Quest’azione, come la stessa pianificazione urbanistica, sarà tanto più efficace se procederà dal basso in alto anziché dall’alto in basso. Facendo perno sulle aspirazioni già esistenti di miglioramenti cittadini – nuove strade, riparazione e ammodernamento delle abitazioni, maggiore pulizia, zonizzazione più efficace, creazione di nuove attrezzature per lo svago – si potrà arrivare ad una miglior comprensione ed accettazione della pianificazione».
I pianificatori e il pubblico
Tutte queste considerazioni inducono a sostenere che il pianificatore deve esercitare una funzione attiva di guida e di incitamento, visto che la complessità della moderna vita urbana agisce profondamente sugli uomini rendendoli «dubbiosi, diffidenti e disorientati», e incapaci di esprimere i propri desideri. Il pianificatore deve frenare l’istintiva tendenza a confidare troppo sulle possibilità degli uomini a cavarsela da soli in questo nostro complicato mondo. In genere, gli uomini della nostra società non sono abbastanza «liberi» socialmente od emotivamente per esprimersi e riconoscere i loro bisogni. Perciò si incita il pianificatore ad esercitare una «funzione ultra-attiva». Catherine Bauer ritiene che fra i compiti del pianificatore dovrebbe esservi anche quello di educare il nucleo residenziale:
«Alla mentalità speculativa del ’20, preoccupata della proprietà fondiaria, si è sostituita la mentalità oggettiva dell’amministrazione pubblica, preoccupata dell’efficienza. Oggi abbiamo bisogno invece di dirigenti politici progressisti ed onesti, persuasi che in una democrazia inquieta è più importante avere dei solidi amici che non avere nemici. Se i politicanti di partito riescono ad organizzare un nucleo residenziale per scopi elettorali e se gli agenti immobiliari riescono a spingere un nucleo residenziale a chiudersi, per timore, in un isolazionismo fascista, anche i pianificatori ed i costruttori progressisti farebbero bene ad imparare ad agire sul nucleo residenziale in senso organizzativo ed educativo».
I pianificatori professionisti cominciano ora ad allacciare concreti rapporti bilaterali con la popolazione per conto e nell’interesse della quale devono pianificare. I mezzi a cui ricorrono sono i comitati di consulenza, la pubblicazione di relazioni facili ed interessanti che invitano i cittadini alla riflessione, conferenze e dibattiti che servono a sondare l’opinione pubblica. Come abbiamo già accennato, i referendum sull’opinione pubblica possono servire a stimolare la discussione e l’iniziativa dei cittadini. Per bene assolvere la loro funzione in una società democratica, pianificatori ed amministratori pubblici – locali, statali o regionali – ricercano metodi adatti alle varie situazioni e che tengano conte dell’opinione locale. L’esperienza amministrativa della Tennessee Valley Authority é un notevole esempio di come i pianificatori possano far collaborare la popolazione locale al loro lavoro. Parlando dell’esperienza della TVA, Miriam Strong afferma che il cittadino ha diritto do decidere i fini da conseguire ed è lui che dice l’ultima parola, anche quando c’è una guida da parte del pianificatore, ma che il profano dovrebbe rimettersi al pianificatore non solo per l’indirizzo generale, ma anche per le particolari soluzioni tecniche. Herman Finer ha così riassunto la filosofia e la pratica della tecnica amministrativa della TVA:
«In questo modo l’Authority non abdica alla responsabilità fondamentali conferitele dal Congresso. Ma, come si è visto, ha laboriosamente e faticosamente elaborato una tecnica amministrativa che le consente di collaborare con gli Stati, le Municipalità, i Demani Pubblici, le cooperative di elettrificazione rurale, le associazioni, agricole e le commissioni locali di cittadini e commercianti alla formulazione e realizzazione dei provvedimenti necessari. Attraverso una serie di accordi contrattuali di collaborazione, ha incoraggiato le cattedre rurali, l’elettrificazione delle attività produttive rurali, il miglioramento del livello culturale, delle attrezzature scolastiche e della salute pubblica, la pianificazione fisica della zona, la diffusione delle biblioteche, lo sviluppo dei servizi ricreativi e molti altri aspetti della vita sociale della Valle. Infatti, dice il Presidente, “anche se lo scenario é grandioso, gli uomini hanno sempre la medesima statura. C’é sempre un limite alla forza e alla saggezza dei migliori, e affinché molti possano contribuire a realizzare l’intuizione di pochi, dobbiamo imparare a decentrare l’amministrazione”».
Il contributo dei cittadini alla pianificazione urbanistica
Il limitato campo di interessi delle commissioni urbanistiche in genere é rivelato e determinato dalla loro composizione. La concezione ristretta della pianificazione urbanistica e il generale disinteresse dimostrano che questi organismi sono rimasti estranei ai fatti principali dell’amministrazione cittadina e della vita collettiva. Che le commissioni urbanistiche esistano sulla carta é già qualcosa, ma le limitate funzioni che esse svolgono possono far pensare al grosso pubblico che la pianificazione sia una attività di scarsa importanza, il che é evidentemente in netto contrasto con l’ampio concetto della pianificazione verso il quale si orientano i moderni urbanisti:
«Gli organi di pianificazione urbanistica sono oggi pressoché inattivi. Perfino nelle città principali, molte commissioni si interessano esclusivamente della zonizzazione e delle opere pubbliche. In alcune località, i tecnici pianificatori cercano di estendere il loro campo di azione, ma salvo poche eccezioni i membri delle commissioni non hanno molto influito sulle attività di questi ultimi anni. Gli incaricati della pianificazione vengono scelti soprattutto tra i dirigenti industriali e i professionisti strettamente legati alle costruzioni, come gli agenti immobiliari, gli architetti e gli ingegneri. L’importanza economica della zonizzazione ha fatto introdurre nelle commissioni anche una percentuale abbastanza forte do avvocati. Ben di rado vi si trovano invece persone che si occupino del lavoro, dell’assistenza sociale, dell’educazione ecc. In generale i membri delle commissioni hanno una visione sociale molto limitata ed una concezione troppo ristretta della pianificazione. Molti dei primi pionieri in questo campo sono scomparsi e spesso i funzionari che li hanno sostituiti non hanno più l’interesse e l’entusiasmo dei loro predecessori».
È probabile che questa situazione muti nel dopoguerra, e già ora, in molte località, la partecipazione di membri attivi della comunità ha molto contribuito ad allargare il campo d’azione. Martin D. Myerson cita alcuni esempi che, pur costituendo delle eccezioni, rivelano l’evoluzione che si sta compiendo da qualche anno a questa parte.
«Soltanto con l’appoggio e la partecipazione concreta dei cittadini si può arrivare ad una pianificazione locale organica ed efficace. In alcuni casi sono gli stessi gruppi di cittadini a promuovere programmi di pianificazione mentre in altri casi sono gli organi pianificatori ad assumere l’iniziativa di sollecitare l’appoggio del pubblico. L’interesse attivo dei cittadini ha fatto sì che in molte città la pianificazione si é estesa dall’aspetto puramente fisico a tutti i problemi collettivi del luogo. L’attività delle organizzazioni sorte a Louisville, Syracuse e High Point (Carolina del Nord) dimostra ciò che si può fare».
«La Commissione per la Pianificazione post-bellica di Cleveland sorse in seguito ad und riunione cui parteciparono circa 200 dirigenti di comunità: rappresentanti dell’amministrazione civica, dell’industria, del lavoro, delle varie professioni e di altre categorie particolari. Al comitato esecutivo – composto di 17 membri – appartengono il presidente del consiglio comunale, il presidente della commissione di contea, il presidente della commissione urbanistica di Cleveland, altri funzionari pubblici e rappresentanti del lavoro, dell’industria, e di altri campi. La Commissione funziona attraverso un organico poco numeroso coadiuvato da vari comitati costituiti da cittadini e funzionari addetti rispettivamente ai lavori pubblici, ai trasporti, al traffico e al transito, ai problemi dei reduci, agli alloggi e ai quartieri da risanare, all’assistenza sociale, ai rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, ai rapporti inter-razziali, alle finanze e imposte pubbliche, all’educazione e alla cultura e all’iniziativa privata».
«A Louisville per iniziativa del sindaco, venne istituita la Area Development Association con il compito di coordinare tutte le attività di pianificazione della zona. I fondi necessari per i primi due anni di lavoro vennero raccolti in due settimane. Tra i membri vi sono i rappresentanti del Sindacato Centrale dei Lavoratori di Louisville, della Commissione di contea per la Pianificazione e la Zonizzazione di Louisville e Jefferson, delle banche, della stampa e delle imprese di servizi pubblici. Il consiglio direttivo, costituito da 11 membri, é presieduto dal sindaco. Come a Cleveland, l’Associazione svolge la sua attività attraverso comitati ognuno dei quali ha una particolare funzione come la viabilità, le indagini e le ricerche, l’assistenza, i parchi e la ricreazione, i trasporti, la salute, gli edifici pubblici, le abitazioni, le fognature e l’idraulica, la finanza e le imposte».
«La locale Commissione per lo sviluppo economico funge da comitato per l’industria e il commercio dell’Associazione. L’organico fornisce ai vari comitati le informazioni necessarie e ogni comitato é tenuto continuamente aggiornato sul lavoro svolte dagli altri comitati per evitare frammentarietà e interferenze. I membri degli enti di amministrazione locale che si occupano dei problemi trattati dai vari comitati sono membri aggiunti dei comitati stessi. Anche il Comitato per la Pianificazione Post-Bellica di Syracuse e della contra di Onondaga, New York, abbraccia l’intera area metropolitana ed ha intrapreso numerose iniziative per conoscere l’opinione della popolazione e per tenerla informata sullo svolgimento del successivo programma di pianificazione». Ecco alcuni metodi adottati a Syracuse e alcune considerazioni sulla partecipazione:
«Una sana partecipazione pubblica dovrebbe iniziare ancona prima del processo di pianificazione, con un’ampia divulgazione dei motivi che rendono necessaria la pianificazione stessa. La partecipazione alla pianificazione é il nocciolo di tutti il concetto di partecipazione. I vostri piani mi possono sembrare balordi e i miei piani vi sembrerebbero certo assurdi … ma i nostri piani sembrerebbero eccellenti sia a voi che a me. Innanzi tutto ci si preoccupò di stabilire se la gente era disposta a dedicare tempo e interesse al futuro della comunità mentre c’era ancora la guerra. Si ottenne un risultato sorprendente con un questionario intitolato Siate sindaco per un minuto, compilato in modo molto semplice e conciso e distribuito secondo un criterio di «assaggio». Questo spaccato dell’opinione cittadina rivelò non soltanto che la gente vedeva di buon occhio l’idea di cominciare subito la pianificazione, ma che era persino disposta a farsi tassare fin d’ora per spese necessarie dopo la guerra per attuare i piani.
I giornali locali e la radio hanno contribuito a divulgare la pianificazione. Attualmente esce una rivista della Commissione Pianificatrice. Gli studenti dei corsi di letteratura e di pittura delle scuole pubbliche scrivono saggi sul tema I difetti del mio quartiere, e disegnano manifesti illustranti i diversi aspetti delle condizioni locali. Si é già tenuta una grande riunione pubblica ed altre se ne terranno. I pianificatori sanno che il problema della partecipazione pubblica é in definitiva il problema dei mezzi e dei fini. Piani di vasta portata non si potranno realizzare né a Syracuse né altrove finché il pubblico non li capirà interamente e non pretenderà che vengano attuati. Gli abitanti delle città pensano spesso che la congestione del traffico, i quartieri malsani, il sovraffollamento e i molti altri mali della vita urbana rientrino nel naturale ordine delle cose. E anche quando sanno che questi mali si potrebbero eliminate, molti si scoraggiano all’idea del costo.
La reazione più diffusa, a Syracuse, é proprio questa: «Dove si trovano i soldi?» Esaminiamo dunque un poco più attentamente ciò che vorremmo far capire ai cittadini di Syracuse e delle altre comunità urbane. Naturalmente non é necessario che diventino dei tecnici: basta she si sforzino di giudicare col loro normale buon senso le iniziative che i tecnici vogliono intraprendere. Basta soprattutto che capiscano la differenza che passa tra un piano di massima e un piano esecutivo particolareggiato. Una volta afferrata questa differenza, capiranno anche che si possono attuare importanti piani urbanistici gradualmente, per successivi stadi, senza che occorra raccogliere in una volta sola somme troppo rilevanti.
Iniziative di associazioni di cittadini
Oltre ad essere consultati dai pianificatori e incoraggiati a partecipare alla pianificazione, i cittadini possono esplicare anche iniziative loro proprie, in genere attraverso associazioni a cui appartengono. Una associazione civica nota per la sua attività seria e concreta è la Lega delle Elettrici, organizzazione di importanza nazionale. Un opuscolo della Lega indica la vasta portata che può avere un interesse attivo dei cittadini alla pianificazione e suggerisce dei concreti punti di partenza. In armonia con lo spirito dell’organizzazione, l’opuscolo insiste soprattutto sulle attività che interessano direttamente l’amministrazione civica e mette in guardia le associazioni locali contro il pericolo di imbarcarsi in programmi vaghi e non solidamente impostati.
«Pubblicando Imparate a conoscere il futuro della vostra città la Lega delle Elettrici adopera “piano” e “pianificare” nel loro giusto significato. Noi crediamo che, se le nostre comunità acquisteranno coscienza dei loro scopi e ricercheranno il modo migliore per attuarli,il governo locale ne risulterà vivificato e le “radici” porteranno nuova linfa a tutti i settori dell’amministrazione. Mano a mano che seguirete questo piano vi accorgerete che vi porta ad affrontare sul piano locale i problemi dei massimo impiego, del miglior sfruttamento delle risorse, delle abitazioni decenti, di un organico sistema fiscale, e di altri problemi e programmi che rientrano nell’attività della Lega. Vi accorgerete anche che certi piani economici della vostra città dipendono da una collaborazione internazionale. La vita economica di una comunità ha una grande influenza sui piani, ma la pianificazione economica è un campo molto vasto e complesso ed esige collaborazione tra l’iniziativa privata e l’amministrazione, e in questo campo la lega delle Elettrici non ha molta possibilità d’azione.
Maggiore é il numero delle persone che partecipano a questo studio, meglio sarà sia per la comprensione della pianificazione, sia per lo scopo, generale della lega, che è quello di promuovere una partecipazione illuminata all’amministrazione. Come vedrete, certi problemi richiedono lunghe discussioni a tavolino, mentre altri vanno esaminati sul campo. Anche le persone che svolgono le indagini sul posto dovrebbero prima studiare l’argomento. Le interviste devono essere fatte da almeno due persone, che dovranno astenersi dalla critica e limitarsi al rilevamento dei dati. In alcune comunità esistono già organizzazioni di cittadini che si occupano di questi problemi: naturalmente è necessario documentarsi sull’opera da loro svolta. In molti casi i problemi esorbitano dai confini della giurisdizione politica di una città, e bisogna tenere conto delle leggi statali e dell’amministrazione di contea. Le Leghe Rurali dovranno modificare i questionari adattandoli alle varie situazioni locali. Imparate a conoscere il futuro della vostra città fornisce soltanto un filo conduttore su cui impostare l’indagine. I quesiti da porre sono incompleti. Addentrandovi nel lavoro ve ne verranno in mente molti altri».
Gli architetti Oscar Stonorov e Louis Kahn esprimono concetti analoghi in una serie di opuscoli intesi a divulgare tra i cittadini i concetti basilari dell’architettura e dell’urbanistica. Queste pubblicazioni, ispirate ad una concezione funzionale dell’architettura, rivelano la nuova funzione di guida assunta dagli architetti. Stonorov e Kahn si rivolgono ai cittadini, incitandoli a partite dalla situazione esistente, con tutti i problemi del risanamento delle zone malsane delle comunità. «Badate che l’era del meraviglioso mondo meccanico non è qui dietro l’angolo. Ci vorrà ancora molto lavoro e molti anni prima che si realizzi». Se problemi come quello del traffico, delle abitazioni o della struttura fisica di una comunità possono incitare i cittadini ad occuparsi della pianificazione, anche la partecipazione all’organizzazione delle attività assistenziali e sanitarie e degli altri servizi collettivi può spingere i cittadini a rivolgersi all’urbanista perché li aiuti a risolvere i loro problemi.
Estratto da: Organizzazione e pianificazione delle comunità, Ed. di Comunità, Milano 1953 (ed. or. Community organization and planning, MacMillan 1950, traduzione di Giuliana Baracco)
Immagine di copertina da Paul & Percival Goodman, Communitas (1947)