Edilizia e fonti di energia fossile

Il settore dei carburanti di origine fossile negli Stati Uniti, Unione Europea e Australia, sta conducendo un’azione parallela per ostacolare le politiche di riduzione delle emissioni di gas serra dagli edifici. Così ricostruisce uno studio pubblicato dal centro ricerche londinese InfluenceMap, che rileva come in tutte e tre le aree geografiche continentali vengano contrastate le leggi che provano a contenere il consumo di gas naturale negli edifici fornito da operatori del settore pubblici o privati. L’azione degli interessi particolari ha avuto importanti effetti sull’attuazione delle leggi e norme, procrastinando le politiche climatiche a scala globale. Partendo da un proprio data-base che raccoglie le iniziative delle varie compagnie sul tema climatico, i ricercatori di InfluenceMap rilevano come singoli e associazioni del settore carburanti fossili sfruttano le capacità di lobbying tattico in diversi paesi, attraverso campagne e pressioni dirette o indirette sui legislatori, oppure di tipo legale. Si sono costruite anche «narrative» su misura per le diverse culture locali a orientare i consumi e promuovere quelli di gas.

Ne risulta complessivamente un «vantaggio di posizione per il settore carburante fossile» spiega la coautrice dello studio Emilia Piziak. «Si sfrutta ogni mezzo per prolungare la vita del gas contro le conoscenze scientifiche e la nostra salute (parliamo di carburante di origine fossile insieme ad altre definizioni che potrebbero essere gas naturale o metano notori gas serra). Tra la costruzione in sé, i consumi elettrici, quelli del riscaldamento, gli edifici sommano il 21% delle emissioni globali, e circa un quarto di queste emissioni dipende dal consumo sul posto di carburanti di origine fossile. La sostituzione di riscaldamento e impianti con pompe di calore o vari dispositivi elettrici – ovvero una strategia di elettrificazione – è uno dei metodi più efficaci per tagliare emissioni e migliorare la qualità dell’aria. Lo studio si concentra sui casi di Unione Europea, Australia, e U.S.A. perché è lì che si sono concentrate le opposizioni del settore fossile alle politiche di elettrificazione.

Negli U.S.A., da tempo spuntano un po’ ovunque politiche locali di proibizione dell’uso del gas, dopo che la città di Berkeley, California, le ha introdotte per prima nel 2019 per i nuovi fabbricati. Ma operatori e distributori di carburanti fossili hanno subito iniziato cause legali, campagne di informazione, dichiarazioni pubbliche, per opporsi a questi divieti. Si sono anche inventate associazioni di cittadini «di base» secondo una strategia che si definisce astroturfing, per attaccare le politiche locali di elettrificazione, come in Colorado o a Eugene, Oregon. Secondo la ricerca, gruppi come American Gas Association, National Propane Gas Association, e Consumer Energy Alliance, hanno esercitato pressioni a livello statale per impedire che le amministrazioni locali introducessero norme del genere. Leggi «preventive» sinora già approvate in 26 stati. Fermando in parte le azioni locali: l’anno scorso anche l’amministrazione di Berkeley ha smesso di attuare le proprie politiche anti-gas dopo la sconfitta nella battaglia legale contro l’associazione ristoratori della California, e molte altre amministrazioni hanno interrotto le proprie azioni analoghe.

Gran parte di queste campagne negli U.S.A. si costruiscono attorno all’idea di «tutelare le libere scelte del consumatore». Itai Vardi, ricercatore dello Energy and Policy Institute, spiega che si tratta di un tipo di comunicazione usato in tutto il paese anche se si può classificare senza dubbio come «niente più di fuorviante propaganda». Gli interessi nei carburanti fossili cercano di sfruttare gli orientamenti culturali dominanti verso la libertà, o la scelta, o ancora l’individualismo, solo a sostegno dei propri interessi economici di protezione degli interessi sul gas. Ma chi fa riferimento a quei valori in realtà sono compagnie di distribuzione o altri enti rappresentanti dei monopoli, che controllano i consumatori nelle loro scelte energetiche». Bryson Hull, portavoce di Consumer Energy Alliance, ci spiega da quel punto di vista che invece «siamo fieri del nostro lavoro per far sì che il gas naturale rimanga una delle opzioni a disposizione di qualunque americano per una energia disponibile, economica, non inquinante».

Karen Harbert, presidente e CEO della American Gas Association, ribadisce questa posizione rispondendo allo studio di InfluenceMap che «Il gas naturale è stato uno dei principali fattori di progresso ambientale, sicurezza energetica, vitalità economica in tutto il mondo. Dalla disponibilità per il consumatore alla riduzione delle emissioni, i vantaggi di questo tipo di carburante per il nostro paese e il mondo restano indiscutibili». La National Propane Gas Association non ha risposto alle nostre domande di commento per questo articolo. Anche in Australia e Unione Europea si utilizzano argomenti e tattiche simili. In UE, le compagnie petrolifere e del gas esercitano pressioni perché vengano concessi incentivi a sistemi di riscaldamento ibridi, che sfruttano anche i combustibili fossili per aumentare l’efficienza energetica degli edifici. Le ricerche rilevano quanto le argomentazioni degli industriali del settore ruotano attorno a un concetto di «neutralità tecnologica», nonostante lo Intergovernmental Panel for Climate Change, massimo organismo scientifico delle Nazioni Unite, ribadisca quanto invece politiche ispirate a «specificità tecnologica» abbiano diminuito le emissioni.

Nello stato di Victoria in Australia, alcune compagnie hanno diffuso messaggi pubblicitari che si opponevano alle proibizioni all’uso del gas nei nuovi edifici, sostenendo che l’elettrificazione significa costi più elevati per le abitazioni e meno sicurezza energetica. Di nuovo contraddicendo la scienza ONU secondo l’energia pulita è più affidabile ed economica. Ma a settembre lo stato di Victoria esentava le stufe a gas dal divieto per le case esistenti. Emerge come «produttori e distributori di energia da fonti fossili conducano sistematici attacchi alle principali politiche pubbliche rivolte al contenimento dei consumi di questi tipi di carburanti» spiega Vardi. Aggiungendo che i costi di queste campagne di pressione vengano poi di fatto sostenuti dai medesimi consumatori.

Solo un piccolo numero di compagnie ha assunto posizioni allineate con la scienza, e a sostegno dell’elettrificazione. Negli U.SA., Advanced Energy United e Trane Technologies sostengono le politiche federali per l’efficienza energetica-climatica degli edifici. E devono rivedere sia il proprio ruolo che i rapporti col resto del settore impegnato nella pressione contro le politiche di elettrificazione, racconta nello studio il ricercatore Vivek Parekh. La rete di distribuzione Eversource, ad esempio, è uscita dall’American Gas Association nel 2023 per «riorientarsi verso organizzazioni interessate alla decarbonization». Ma si tratta ancora di voci piuttosto isolate «soverchiate dalla maggioranza del settore energie da fonte fossile – continua Parekh – ma occorrerebbe rafforzare queste voci per perseguire elettrificazione e uscita dal gas».

da: Grist, 24 febbraio 2025; Titolo originale: The fossil fuel industry is trying to keep buildings hooked on gas. Here’s how – Traduzione di Fabrizio Bottini – Vedi il rapporto The Global Campaign Against Building Electrification su sito InfluenceMap 

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