In tutto il mondo questo fine settimana di vacanza si consumeranno centinaia di milioni di uova e coniglietti pasquali, ingurgitando quantità di cioccolato che possono anche superare gli otto chili pro capite nel Regno Unito, i cinque chili in USA ed Europa continentale. Ma la carenza globale di cacao – il seme da cui si ricava il cioccolato – suscita timori di chocolate meltdown con brusco ulteriore calo dell’offerta e impennarsi dei prezzi. Questa settimana i valori degli scambi sono arrivati ai massimi tra Londra e New York, toccando per la prima volta i diecimila dollari la tonnellata, dopo il terzo consecutivo pessimo raccolto in Africa occidentale. Ghana e Costa d’Avorio, che insieme producono più della metà del totale, sono stati duramente colpito dagli eventi estremi del cambiamento climatico e da quelli meteorologici di El Niño. Situazione esasperata anche dal disinvestimento, dalle malattie delle piante, dalla mancata innovazione.
Questi scarsi raccolti hanno indotto i produttori di cioccolato alla corsa per accaparrarsi le scorte, tra annunci di nuovi impennarsi dei prezzi e riduzione dei volumi dei prodotti in commercio, barrette e cioccolatini. Un portavoce di Nestlé, ovvero di marchi come KitKat, Smarties o Quality Street, afferma che i prezzi al consumo devono crescere al crescere di quello della materia prima cacao, triplicato in un anno. Gli hedge fund speculativi ci scommettono, e ci hanno investito più di otto miliardi di dollari come ci informa il Financial Times. Ma nemmeno un centesimo di questi enormi movimenti andrà ai piccoli produttori dell’Africa occidentale, con Ghana e Costa d’Avorio che hanno già ceduto il raccolto di quest’anno in blocco, lasciando molti coltivatori a secco.
Insieme a caffè, tè, banane, il cacao è uno dei prodotti base alimentari minacciati dal riscaldamento globale, e la ricerca lavora freneticamente per trovare varietà più resistenti al secco che si prevede per il futuro. Ma a differenza di altri raccolti del mondo, il cacao arriva da piccoli produttori, parecchi dei quali faticano ad affrontare i costi di sostituzione delle vecchie piante o acquisto di nuovi fertilizzanti. «I prezzi del cacao hanno raggiunto livelli record sul mercato internazionale. Ma paradossalmente ciò non significa maggiori redditi ai produttori» spiega Amourlaye Touré, esperto della ONG Mighty Earth. «I prezzi record avvantaggiano forse un po’ i paesi produttori, dopo che la materia prima è stata lavorata ed esportata».
Martijn Bron, ex manager del gigante Cargill, ci spiega che il mondo non sta affatto finendo il cioccolato, ma che i prezzi resteranno alti per un bel po’. «C’è scarsità di semi freschi di cacao. La disponibilità mondiale di norma è sui cinque milioni di tonnellate, ma oggi sono mezza tonnellata di meno». A differenza di altre merci come fagioli di soia o grano «non si può piantarne di più e aspettarsi raccolti maggiori a breve: si tratta di alberi. Oggi il mercato si sta chiedendo se si tratti di una situazione passeggera oppure strutturale. Nel secondo caso è un problema impossibile da risolvere agendo solo sul lato dell’offerta. Ci vorranno almeno cinque anni per recuperare. E sui tempi lunghi ci sarebbero anche vantaggi per i produttori dai prezzi più alti, conclude Bron.
Tra Regno Unito e resto del mondo i prezzi del cioccolato cresceranno ancora, dopo i picchi dello scorso Natale. Ci dichiara un portavoce Nestlé: «I prezzi del cacao sono triplicati in un anno. Ai consumatori abbiamo spostato una piccola parte della crescita nel 2023 … ma dovremo fare pur controllati adeguamenti in futuro vista la persistenza del problema». Secondo un’altra fonte, Lindt & Sprüngli, che produce i noti Coniglietti Pasquali, aumenteranno i prezzi per tutto il 2024 e 2025, anche senza ulteriori incrementi di quello della materia prima, anche se per adesso non si modifica la ricetta del prodotto stesso.
da: The Guardian, 4 aprile 2024; Titolo originale: Extortionate Easter eggs and shrinking sweets: fears grow of a ‘chocolate meltdown’ – Traduzione di Fabrizio Bottini