Hygeia: la città della salute (1876)

Catalogo Morrison, Ingram sanitary engineers, Manchester 1900

[…] Quante volte Mr. Chadwick ci ha ripetuto che si potrebbe costruire una città in cui la mortalità scenda dagli oltre cinquantamila ai cinque mila o anche meno l’anno. Sono convinto che Chadwick sia perfettamente realistico, ed è per questa ragione che ho concepito una città con la più bassa mortalità possibile. Inutile dire che di città del genere non ne esistono e spero mi scuserete se vi obbligo a uno sforzo di immaginazione quando la descrivo. Proponendo però niente altro se non quanto è già facilmente realizzabile al momento attuale, tento di tradurre adeguatamente in realtà un luogo non particolarmente benedetto da risorse naturali, ma che grazie all’introduzione delle conoscenze scientifiche accumulate nell’ultimo paio di generazioni, possa esprimere una vitalità forse non naturale ma che ad essa si avvicina molto. Volendo una composizione artistica forse sarebbe stato meglio scegliere di immaginare una città piccola o anche un grosso villaggio, da descrivere; ma considerando come i maggiori tassi di mortalità di qualunque nazione si verifichino tra gli abitanti delle città maggiori, meglio prendere a modello queste meno favorite. Cambiando i grandi centri il resto può seguire.

La nostra città, che chiamiamo Hygeia, ha il vantaggio di essere di nuova fondazione, ma concepita in modo da poter essere imitata da moltissime città esistenti. Stabiliamo una popolazione di 100.000 abitanti, che vivono in 20.000 case, su una superficie di circa1.600 ettari, vale a dire una densità media di 60 persone l’ettaro. La si può considerare una popolazione numerosa per lo spazio che occupa, ma, visto che la densità ha effetti sulla vitalità solo oltre certe soglie molto elevate, come succede a Liverpool o Glasgow, possiamo avventuraci anche su quell’ipotesi. Una cautela contro gli eccessi di densità della popolazione è costituita dal tipo e organizzazione degli edifici che garantiscono una distribuzione omogenea di persone. Le case alte incombenti sulle vie e in cui è necessario entrare in parecchi alloggi da un solo ingresso, come oggi accade nei complessi in affitto, qui non sono consentite. Nelle strade degli affari e degli scambi, dove si può organizzare un laboratorio o un mercato, gli edifici raggiungono i quattro piani, e in alcune delle vie nella zona occidentale ancora sorgono fabbricati molto spaziati di tre o quattro piani, ma nulla di più: un piano non è più alto di quattro metri e nessun edificio supera complessivamente i 18 metri.

Il substrato su cui sorge la città è di due tipi. Nella zona settentrionale e più elevata argilloso; in quella meridionale e orientale ghiaioso. Qualunque svantaggio possa sorgere altrove dalla tendenza dei suoli argillosi a trattenere acqua, qui è stato affrontato col sistema applicato generalmente, di costruire tutti gli edifici su solidi archi di mattoni. Così, là dove in altre città si trovano locali vari usati come cucine o per la servitù, qui troviamo passaggi liberi in cui scorre l’aria e viene trascinata via l’acqua. La superficie della nostra città modello ci consente spazio a sufficienza per tre ampie vie o viali principali, che scorrono da est a ovest, e costituiscono i principali percorsi di comunicazione. Tra di essi una ferrovia che serve al traffico più pesante. Le vie che scorrono da nord verso sud e tagliano quelle principali ad angolo retto, o quelle parallele minori, sono comunque ampie, e grazie alle contenute altezze delle case molto ventilate, di giorno soleggiate. Su ciascun lato hanno alberature e spesso siepi e cespugli. Tutti gli spazi tra un edificio e l’altro o sul retro sono a giardino.

Chiese, ospedali, teatri, banche, sale riunioni e altri edifici pubblici, o alcuni privati come magazzini e stalle, sorgono isolati, definiscono quel tratto di strada, occupano il posto di parecchie case. Sono circondati dal verde, che contribuisce non solo alla bellezza ma alla salute della città. Le case più ampie dei benestanti sono organizzate in modo simile. Le vie della città sono tutte pavimentate col medesimo materiale: legno e asfalto, giudicato oggi il migliore, silenzioso, pulito, durevole. Vietati i tram a cavalli si considera sufficiente per ogni necessità il sistema dei treni sotterranei. I marciapiedi, larghi tre metri, sono in pietra bianca o grigio chiaro. Leggermente inclinati verso la strada, che a sua volta è in pendenza verso i margini dei marciapiedi.

Visto che la nostra città modello si basa sulla ferrovia sotterranea, non è difficile tenere pulite le strade, almeno non più difficile di quanto sperimentato a Parigi. Quella disgrazia della civiltà contemporanea, il carro del letame, là è sconosciuta, così come quel dispositivo per la rimozione del fango e letame dalle strade inventato da Mr. E.H. Bayley – indispensabile a Londra come in altre città di analoga concezione. L’accumulo di fango e polvere sulle vie è dilavato grazie ad aperture laterali dentro i passaggi sotterranei, e convogliato dalle fognature ontano dalla città. Così ovunque le strade sono asciutte, pulite, senza buche o tombini. Quei bambini che giocano per divertirsi nei fossi di scolo qui non possono esistere. Invece del fosso anche i più poveri hanno i giardini, invece della puzza di fogna la fragranza dei fiori e dell’erba.

Catalogo Morrison, Ingram sanitary engineers, Manchester 1900

Come si capisce da quanto già esposto, nella nostra città non esistono cantine sotterranee, o cucine o altri cavernosi ambienti del genere, che in condizioni forse peggiori di quelli delle antiche spelonche ancora visibili a Nottingham dove vivevano i suoi selvaggi progenitori, ancora oggi ospitano fungendo da casa tanti milioni di lavoratori industriali del nostro paese. Non lasceremo che ci possa essere anche un solo locale sottoterra. La parte abitabile di un edificio inizia al livello della strada. Le case sono costruite di mattoni che garantiscono vantaggi sanitari: induriti in superficie e impermeabili, così che durante la stagione piovosa le pareti non si saturino di tonnellate d’acqua come succede oggi a tante nostre abitazioni. Mattoni con cavità trasversali e una apertura all’estremità dentro cui non entra il cemento e che sommandosi l’una all’altra in una sorta di vespaio fanno circolare l’aria, riscaldabile a piacere.

I mattoni delle pareti interne che delimitano le varie stanze sono intonacate a vari colori a scelta dell’abitante, e così graziose da non ritenere necessario alcun ornamento, considerato addirittura discutibile. In tal modo si risolve anche il problema di liberarsi di quelle malsane parti della casa come strati di gesso, o carte da parati o elementi colorati. Lavabili in qualunque momento usando semplicemente acqua, anche per i soffitti, che grazie al rivestimento in mattoncini o piastrelle sono lavabili nello stesso modo. Il colore scelto per i mattoni degli interni è di norma grigio, più riposante per la vista; ma ci possono essere gusti diversi e interviene anche l’arte, come nelle case delle persone più agiate con squisiti motivi pompeiani che saranno presto introdotti.

Come succede coi mattoni, anche cemento e legno impiegati nelle costruzioni tentano per quanto possibile di evitare l’umidità. Materiali come la sabbia di mare che contiene sale, o legname saturo d’acqua, comuni nell’edilizia di bassa qualità, non trovano posto nella nostra città moderna. Ma il cambiamento più radicale per le case sta nei camini, nei tetti, nelle cucine e spazi annessi. I camini, concepiti col metodo proposto da Mr. Spencer Wells, sono collegati a un condotto centrale che risucchia il fumo, e dopo il passaggio in un dispositivo a gas per abbattere i residui di carbone, scarica limpido nell’aria aperta. La città quindi al netto di una piccola quantità di fumo si libera del tutto di ciminiere e di quell’intollerabile nube nera. I tetti delle case sono solo lievemente curvi, praticamente piatti. Sono ricoperti o di asfalto, che come ci insegna l’esperienza si è dimostrato durevole e facile da riparare, oppure di tegole piatte. Queste coperture, circondate da parapetti di ferro verniciato con gusto, rappresentano un eccellente affaccio all’aperto per ogni abitazione. Ci si possono anche coltivare dei fiori.

La casalinga non resti stupefatta sentendo come le cucine della nostra città modello, e tutti gli spazi accessori, si trovino appena sotto questi tetti-giardino; cioè ai piani superiori anziché a quelli inferiori. Da qualunque punto di vista sanitario o economico questo tipo di collocazione funziona magnificamente. La cucina è perfettamente illuminata, così da poter individuare subito la sporcizia. L’odore dai fornelli non si sparge per le varie stanze della casa. Quando si servono i cibi in tavola portandoli dalla cucina così i piatti pieni e pesanti (se non c’è un montacarichi) si portano giù e invece si risale poi con quelli vuoti più leggeri. L’acqua calda dal bollitore della cucina si distribuisce facilmente attraverso tubature nei locali inferiori,così da servire facilmente ogni stanza o camera, per lavaggio o toelettatura; ad ogni piano anche un lavandino di scarico per l’acqua sporca così che non sia necessario portare pesanti secchi da un livello all’altro. Nel locale accessorio accanto alla cucina stanno tutte le attrezzature per la lavanderia, e se si fa il bucato a casa poi il tetto rappresenta un ottimo spazio per stenderlo.

Nella parete del locale accessorio è ricavato un pozzetto di scarico per la polvere che prendendo aria dal tetto scende sino ai sotterranei. Si apre con uno sportello scorrevole e ci sono accessi identici ciascun piano. Separato invece lo stanzino del carbone, e ventilato da un altro pozzetto dal tetto. La stanza da bagno si trova sul pianerottolo del secondo piano o di quello intermedio negli edifici su tre livelli, e riceve acqua calda e fredda dalla cucina di sopra. Il pavimento della cucina, così come quelli di tutte le stanze superiori, è lievemente rialzato al centro, in piastrelle lisce grigie; lo stesso per il pavimento del bagno. Negli altri locali il pavimento è in legno, con una profonda striscia in quercia in ciascuna stanza. Non serve alcun tappeto e lo si tiene lucido e pulito col vecchio metodo della cera d’api e trementina, ripulendo e ozonizzando anche l’aria nel frattempo.

Calcolando che circa un terzo della vita umana si passa, o si dovrebbe passare, dormendo, si sono curate molto le stanze da letto, così da renderle luminose, spaziose, ventilate. Ogni persona che le usa ha a disposizione 34 metri cubi, e sono esclusi dalle stanze tutti i mobili non indispensabili o per tenere vestiti. Abiti vecchi, scarpe sfondate e altri articoli sgradevoli dello stesso tipo non trovano alcuno spazio. In generale sono adibite a stanze da letto quelle del primo piano, e da soggiorno al piano di sotto. Nelle case più grandi esistono anche camere da letto al piano superiore per i domestici.

A rendere più efficienti le comunicazioni tra cucina e ingresso della casa, perché cibo combustibile e altri articoli possano salire, un pozzo tra due edifici vicini consente il passaggio di un canestro nel caso i piani siano più di due. Così le cose pesanti da e per la cucina o tra i diversi piani dal seminterrato al tetto si spostano risparmiando fatica. Quando i piani solo solo due il sistema non è necessario e basta una rampa di scale esterne fino al piano cucina. Riscaldamento e ventilazione sono garantiti da un semplice sistema. Non si sacrifica l’allegria del caminetto perché resta l’apertura in ciascuna stanza, ma dietro il focolare vero e proprio una «scatola d’aria» distinta dal camino che comunica con l’esterno, oltre che con la stanza. Quando il fuoco scalda il metallo del contenitore, si risucchia aria fresca dall’esterno, diffondendola nel locale secondo il sistema studiato dal Capitano Galton.

Completata ciascuna casa con tutti i suoi dettagli e dispositivi, non sono necessarie quelle che si chiamano aggiunte sul retro. Ciò lascia ampio spazio sull’affaccio posteriore per un giardino che si può coltivare a fiori e alberi, attrezzato a campo giochi per bambini piccoli e meno piccoli. Essendo gli edifici realizzati sopra i passaggi sotterranei risulta piuttosto comodo far passare gli scarichi fognari e le tubature dell’acqua e del gas a servizio dei diversi alloggi. Ogni condotto arriva fin sotto i fabbricati e da lì può entrare una derivazione. I controlli di apertura e chiusura stanno sempre a portata di mano per individuare immediatamente perdite. I responsabili tecnici del servizio possono accedere ai sotterranei e mantenere tutto in perfetto ordine.

Le fognature scorrono alla base dei sotterranei e sono realizzate in mattoni. Comunicano con tre condotti principali.Ogni casa provvede da sé alla pulizia dei propri condotti di scarico grazie al flusso continuo ed esistono anche aperture di pulizia nel condotto principale dove i responsabili tecnici possono effettuare in qualunque momento altre operazioni. I gabinetti sono installati al piano intermedio e sotterraneo, e l’acqua scorre senza rischi per i condotti della potabile o i cattivi odori, sempre in agguato col metodo attuale di usare cisterne comuni da cui si preleva sia acqua da bere che per i gabinetti.

Scendendo per strada nella nostra città modello notiamo l’assenza di locali pubblici dove si vendono liquori. Forse potremmo chiederci se si tratti di una astensione volontaria in pia adesione alla Lega Nazionale della Temperanza, o degli effetti del Permissive Bill di Sir Wilfrid Lawson, o ancora dell’opera dei Bravi Templari. Ma guardiamo invece ai fatti. A una città a cui si potrebbe applicare la vivida descrizione fatta da William Hepworth Dixon, di Johnsbury, in Vermont: «Nessun bar, taverna o saloon a lordare quelle strade. E neppure l’inferno delle case da gioco o di altre di dubbia reputazione» [il breve brano citato è da White Conquest, 1875, Vol II n.d.t.]. In ogni via vediamo comunque una folla di persone occupatissime in varie attività e il centro è noto per la sua industria manifatturiera, ma a qualunque temperatura calda o fredda non si consumano liquori. In pratica siamo in una città di astemi totali, chiunque sorpreso ubriaco sarebbe evitato da tutta la comunità e non potrebbe neppure restare in pace.

Dato che bere e fumare vanno sempre a braccetto, ed entrambe le pratiche sono state oggetto di scambio e degrado sociale tra uomini civili e selvaggi, coi selvaggi a perderci di più, anche il fumare è in gran parte scomparso. Pipa e boccale, sigaro e calice dello sherry, come gemelli siamesi, sopravvivono solo insieme, e nella città modello insieme sono morti. Il tabacco, forse il più innocente della coppia è sopravvissuto un po’ di più come forse in fondo si meritava, ma poi è scomparso, il suo bancone come quello della mescita non esiste più. Le vie della nostra città pur piene di persone attivissime sono anche piuttosto silenziose. I treni sotterranei risparmiano il traffico più pesante, e le fabbriche stanno fuori città per quanto abbastanza vicine, salvo quelle che producono senza rumore o altri fastidi. Il che ci porta a parlare di alcuni edifici pubblici importanti per il nostro studio.

È stato notato nelle nostre città come in genere uomini e donne impegnati in qualche attività produttiva, come la tappezzeria, la fattura di scarpe, o di abiti, o altri accessorie, lo facciano dentro le proprie case dove stanno anche i loro figli. Ciò è causa di malattie come si sa bene. Ho visto di persona il vestito da amazzone, destinato a una ricca damigella per le cavalcate mattutine, usato come coperta di un bambino affetto da una grave scarlattina.

Catalogo Morrison, Ingram sanitary engineers, Manchester 1900

Situazioni che dovrebbero ricadere via via sotto il controllo dell’imperfetto sistema sanitario, ma nella città modello sono già considerate come rischi, e affrontate semplicemente mettendo a disposizione di chi lavora spazi e laboratori. In adeguati spazi della città ci sono gruppi di edifici concepiti come gli altri che fungono da abitazioni, ma che chi svolge una attività può affittare come laboratori per somme settimanali ragionevoli. Lì può lavorare a qualunque ora, salvo non trasformare quello spazio in abitazione. Ogni isolato destinato a questo scopo viene gestito da un sovrintendente, e controllato dalle autorità sanitari.Famiglie e lavoro vengono così separati, e qualunque lavoratore artigiano avere i medesimi vantaggi di un avvocato, un commerciante, un banchiere; o per rendere l’esempio forse più aderente, i medesimi vantaggi dell’operaio o operaia che lavora in fabbrica ma va a casa a mangiare e dormire.

In gran parte delle città di tutto il paese il sistema delle lavanderie appare estremamente pericoloso. Per quanto ne sappia un sano capofamiglia, i vestiti che indossa e che indossano i suoi figli, prima durante e dopo il lavaggio, con quelli di chi soffre di malattie contagiose. Alcune delle più mortali diffusioni di malattie che ho sperimentatosi sono diffuse in questo modo. Ma nella nostra città modello questo pericolo è evitato grazie alla installazione di lavanderie pubbliche a gestione municipale. Certo nessuno è obbligato a mandare i capi di vestiario a lavare in queste strutture pubbliche; ma se non ne fa uso è costretto a fare il bucato a casa propria.

Sono assolutamente vietate tutte le lavanderie che non siano state controllate da un ufficiale sanitario. Ed è a carico di chi manda eventualmente capii da una casa infettata comunicare l’informazione. Così quei capi vengono destinati a un trattamento speciale in stanze di disinfezione. Lavaggi e asciugatura particolari, li rendono pronti per l’uso futuro. Le lavanderie sono collocate in una posizione comoda, appena fuori città, hanno ampi spazi per l’asciugatura, e sono così efficienti ed economiche da eliminare in pratica quelle invadenti scomode malsane giornate del bucato domestico. E attraversando le strade principali della città notiamo venti strutture, equamente distribuite, edifici circondati da uno spazio aperto: ospedali modello per la cura dei malati. Non si risparmia nessuna spesa per renderli il più avanzati possibile.

Diversi fattori contribuiscono al loro ottimo funzionamento. Sono piccoli e facilmente sostituibili. La vecchia idea di accumulare disagio nelle maggiori dimensioni possibili, vantando le centinaia di letti che si possono offrire, viene totalmente abbandonata. Come pure quella che essa debba durare per secoli come se si trattasse di un castello normanno ma destinato ad ospitare i malati. Via anche il concetto, più assurdo ancora, che gli ospedali possano organizzarsi per la cura di una particolare parte del corpo, come se i vari organi si potessero curare staccati separatamente […].

da: Hygeia – A City of Health – A presidential address made before the Health Department of the Social Sciences Association at the Brighton Meeting, October 1875; MacMillan, Londra 1876 – Estratti e traduzione di Fabrizio Bottini
Per un confronto con l’eredità molto diretta di questo tipo di cultura sanitaria sulla nascente disciplina urbanistica si veda in questo sito per esempio la sovrapposizione tra organizzazione dell’alloggio del quartiere ed esigenze domestiche in Raymond Unwin,
Il villino il quartiere il senso comune [Cottage Plan and Common Sense, 1902]

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