A gennaio la guardia nazionale della Louisiana insieme ad altre forze ha invaso gli accampamenti di homeless in centro a New Orleans, caricato sugli autobus oltre cento persone, portandole lontano dove i turisti del Super Bowl non possano vedere più così evidente la crisi dei senzatetto. L’ufficio del Governatore ha dichiarato all’Associated Press che nessuno era stato forzato ad andare nei nuovi centri, ma che rischiava l’arresto se non lasciava l’accampamento. Un senza casa, Christopher Aylwen, ha però ufficialmente dichiarato di essere stato minacciato di arresto se non accettava di trasferirsi nella nuova sede. Da cui se ne è andato dopo aver verificato le condizioni.
Il cosiddetto «Transitional center» come lo chiamano negli uffici statali, non aveva nemmeno il riscaldamento all’inizio, per quei duecento posti letto e tre pasti al giorno per gli ospiti. Un tecnico comunale l’ha descritto come inadeguato per abitazione umana, in una intervista al Guardian. Gli esponenti delle associazioni che si occupano di homeless temono che queste tattiche siano un segnale delle politiche future dell’amministrazione Trump e del suo ministro Scott Turner, responsabile per la Casa e le Aree Urbane, l’ufficio federale che si occupa di abitazioni pubbliche sovvenzionale e senzatetto. Di solito non agisce negli sgomberi dei campi, ma certamente può usare le proprie risorse per promuovere certe politiche.
Oggi non abbiamo nessuna prova del fatto che l’amministrazione Trump preveda investimenti federali in strutture come il centro usato a New Orleans in occasione del Super Bowl. Gestito da Workforce Group, ente privato che di solito si occupa di emergenze e disastri naturali, molto vicino al governatore della Louisiana Jeff Landry. Ai contribuenti statali l’operazione è costata 17,5 milioni di dollari per 90 giorni, con dipendenti pagati molti più di quanto non succeda con quelli pubblici per ruoli analoghi. Per adesso il rischio peggiore è che Trump finanzi queste operazioni di invisibilità dei campi di homeless negli Stati e nelle città, convogliando persone in strutture a gestione privata con rigide regole. E non è un vago timore, trattandosi di una cosa tentata da diversi esponenti sia Repubblicani che Democratici negli anni. La vera differenza rispetto al passato è che oggi anche gli amministratori locali che esitavano affermino di non avere altra scelta.
Le oscure minacce di Turner e Trump
Prima della sua nomina a ministro per le aree urbane, Turner non aveva chiarito l’intenzione o meno di «sostenere lo sgombero dai campi di americani senzatetto» come chiesto dalla Senatrice Tina Smith. Invece, Turner citava le cifre record calcolate dai suoi uffici riguardo agli homeless nel 2024. Se la prendeva anche col modello degli interventi «Housing First» affermando che «mi è chiaro come il metodo attuale di affrontare il tema dei senzatetto sia fallimentare». Un’opinione su Housing First che corrisponde a quella dei conservatori negli ultimi anni. Come il Cicero Institute, che ha esercitato pressioni per criminalizzare la condizione di homeless in diversi stati. Notoriamente il fondatore di Cicero, Joe Lonsdale, è da sempre assai vicino a Elon Musk, sostenitore del Vicepresidente J.D. Vance, e l’Istituto è grande sponsor del programma DOGE di Musk.
In una dichiarazione poco precedente la nomina di Turner, il National Homelessness Law Center affermava «Turner non ha immediatamente respinto l’accusa che il governo voglia istituire questo tipo di campi di detenzione dimostrandosi inadeguato alla carica che dovrebbe ricoprire». E tutto avviene dopo che Trump durante la campagna elettorale prometteva nel 2023 di «lavorare perché gli Stati proibiscano i campi homeless nelle aree urbane [sostituendoli con] superfici di terreno libero a basso costo attrezzate a tendopoli con medici, psichiatri, operatori sociali, specialisti di sostanze». Commenta Jesse Rabinowitz, portavoce del National Homelessness Law Center: «Pare terrificante che un ministro della casa e delle aree urbane si rifiuti di respingere l’idea stessa di campi di concentramento per i senzatetto, e che la cosa non basti ad evitare la sua nomina da parte della maggioranza dei senatori».
La narrazione sulle tendopoli non appare chiarissima ma i programmi di attuazione paiono basati su ciò che già si è sperimentato nelle città della West Coast ad amministrazione Democratica. San Francisco e Portland contrastano ufficialmente i campi homeless – strutture che sono definite e rispettano criteri di sicurezza con orari di entrata-uscita – e altri tipi di insediamento più informale. Le strutture organizzate non si possono certo definire «detentive» come quelle contestate a Turner, dato che in teoria le persone possono andarsene a piacimento. Ma definendo le aree dove possono stare legalmente le persone senza casa, e contemporaneamente tagliare i fondi di edilizia pubblica e sovvenzionata, significa che chi non può permettersi affitti di mercato venga di fatto obbligato a star dentro quei regolamentati recinti.
Organizzazione approvata da una sentenza della Corte Suprema, su richiesta di esponenti sia Democratici che Repubblicani. Che consente alle amministrazioni locali di sgomberare i campi homeless anche quando non esista sistemazione alternativa alle persone. Le associazioni per i senzatetto temono che con l’amministrazione Trump si possa andare molto oltre il semplice obbligo a sistemazioni di tipo carcerario, e cercare di trasformarle in detenzione a tempo indeterminato, nonostante la dubbia legalità. Il potere del governo federale di detenere cittadini senza fissa dimora non dovrebbe essere diverso da quello per chi la casa ce l’ha, ma molti stati e amministrazioni locali hanno approvato norme che di fatto criminalizzano la condizione di homeless, gli accampamenti, il dormire nelle auto, l’accumulo di effetti personali negli spazi pubblici, e altro. Solo nell’ultima settimana a Fremont, California, si è approvata una delibera che proibisce di prestare assistenza a chi dorme all’aperto.
E il governo federale può sostenere le amministrazioni locali nell’attuazione di quelle norme. Probabilmente risulterebbe illegale una ordinanza esecutiva che proibisca i campi, sia direttamente che indirettamente non erogando fondi, ma sembra coerente con la linea attuale. «Che forme potrebbe prendere? Ancora non lo sappiamo, ma dobbiamo prenderli in parola – spiega Rabinowitz – potrebbero usare qualche strumento federale, i militari, le amministrazioni statali che già hanno espresso orientamenti simili di proibizione. Vedremo». Anche gli attacchi di Turner ai programmi Housing First sono causa di allarme. Si ritiene da tempo che un’abitazione fissa sia il prerequisito per risolvere altri problemi, e si possa accoppiare ad altre politiche come consentire animali domestici e non discriminare disabilità mentali o questioni di abuso sostanze. Si fa così dai tempi di dell’amministrazione George W. Bush, anche se secondo molti Housing First non ha mai avuto finanziamenti adeguati alle necessità.
Il ministero delle aree urbane tiene i cordoni del borsellino
Turner, nella sua audizione per la nomina, ha riconosciuto che ci vorrà un atto del Congresso per proibire i campi a livello nazionale, e non si ha notizia di alcun progetto in quel senso. Ma resta lo strumento principale con cui l’amministrazione Trump potrebbe allargare le proprie politiche carcerarie per gli homeless: tagliare i fondi HUD, sarebbe un incentivo per le amministrazioni locali a criminalizzare i senzatetto. L’amministrazione Biden operava nella direzione opposta: si è tentato di sfruttare i finanziamenti HUD perché localmente si pensassero programmi non detentivi verso gli homeless. Non ne sono chiarissimi gli effetti sulla diffusione o meno delle proibizioni ai campi, molto aumentati in epoca Biden. La direzione opposta e assai più dura di Trump potrebbe cambiare davvero le cose, in particolare se si incentivano le amministrazioni a fare qualcosa che già stava nelle loro intenzioni.
Trump ha già congelato una serie di fondi bloccando le azioni di vari enti. Un giudice federale ha provato a ostacolarlo ma proseguono i blocchi a parecchie iniziative. Le agenzie dell’edilizia convenzionata per la gestione delle risorse HUD mancano di finanziamenti sin da gennaio. Le associazioni che abbiamo intervistato a proposito spiegano che anche a febbraio si conferma la medesima situazioni di indisponibilità di fondi ad esempio per le case rifugio di coniugi maltrattati.
Ricoveri coatti
Si teme che l’amministrazione Trump possa proseguire queste politiche repressive riprendendo i ricoveri coatti negli istituti psichiatrici per problemi mentali. Già si fa qualcosa del genere in alcune città: a New York, per esempio, il sindaco Eric Adams ha accresciuto i poteri della polizia locale per l’ospedalizzazione psichiatrica d’ufficio, e anche la Governatrice Kathy Hochul ha intenzioni analoghe. A gennaio gli uffici di Hochul affermavano di voler aggiornare le norme sull’igiene mentale statali nel caso di rischi «a causa di incapacità di soddisfare bisogni di cibo, alloggio, salute». E in quegli emendamenti proposti ci saranno gli strumenti di ricovero coatto in istituti psichiatrici per gli homeless, di cui si vuole accrescere la capienza.
Nel 2022, il Governatore della California, Gavin Newsom, iniziava il programma «CARE Courts» che consente a familiari, erogatori di servizi sanitari e altri soggetti di chiedere trattamenti obbligatori per affetti da schizofrenia, facilitando poi altre misure se dopo un anno non si risolve la situazione. L’ultraconservatore Cicero Institute, grande sostenitore di politiche nazionali anti-homeless, esercita forti pressioni per leggi che facilitino l’ospedalizzazione coatta.
Anche Trump è favorevole ad una maggiore ospedalizzazione psichiatrica. Ma si tratta di misure tutte a dir poco inadeguate se rivolte al problema dei senzatetto, visto che in gran maggioranza non sono certo affetti da disabilità mentali gravi. «Fanno di tutta l’erba un fascio, senzatetto, salute mentale, abuso di sostanze, e si preparano a sostenere la tesi che si possa risolvere così – conclude Rabinowitz – naturalmente senza finanziare nemmeno i ricoveri volontari di chi vorrebbe curarsi. Poi tagliano i fondi alla sanità. Non stanno né cercando né usando soluzioni».
da: Next Amercan City, 14 febbraio 2025; Titolo originale: Could Trump’s New HUD Create Homeless Detention Camps? Here’s What’s We Know – Traduzione di Fabrizio Bottini