In Cina, a Shenzhen, circolano seimila (6.000) e passa veicoli a emissioni zero, in assoluto la quantità maggiore al mondo, e qui tutti subito a commentare e per forza là è tutto gigantesco, smisurato, che saranno mai miseri seimila veicoli che non emettono, con tutti gli altri a emettere alla grande. Ma è solo l’inizio, perché il progetto prosegue per arrivare alla prossima tappa in due anni a quarantamila, veicoli, e comunque la riduzione di emissioni da quando si è iniziato nel 2009 è già avvertibile. Dall’altra parte del globo, in Brasile, a Rio de Janeiro, si sono costruite sedi proprie attrezzate ad autobus veloci, per 150 chilometri, e la gente che prende il mezzo pubblico è aumentata e sta aumentando, dal 18% del 2009, sino a una proiezione del 63% nel 2016 quando i chilometri di percorsi attrezzati saranno 450.
A Dacca invece l’eccellenza si cerca nei rifiuti, che come si sa sono una risorsa preziosa sotto ogni punto di vista. Il Piano Integrato di Gestione dei Solidi intende riorganizzare totalmente la rete dei siti e dei processi. Così la riduzione delle emissioni ha un obiettivo di meno 276.000 tonnellate l’anno, e i rifiuti da raccogliere nella circoscrizione metropolitana in una quota del 68%. Ancora interventi sui trasporti sostenibili per Londra, col progetto “Nuovi Taxi” a zero emissioni, in collaborazione con le case produttrici e mirato al classico parco delle auto pubbliche nere della capitale britannica. La riduzione delle emissioni sarà del 100% nell’area centrale, del 75% nel resto della città. Infine a Vancouver ci sono dei piani per l’energia decentrata nei quartieri con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 60% rispetto ai metodi di riscaldamento tradizionali, e offrire ai cittadini sistemi affidabili, economici, ma low carbon. E anche qui, entro il 2020 le tonnellate emesse in meno saranno 9.000.
Quelli riassunti sopra sono solo alcuni esempi delle attività, concrete, per nulla simbolicamente dimostrative, intraprese da amministrazioni locali, da enti territoriali, che via via si stanno dimostrando assai più fattivi ed efficaci di quanto non sia per l’altro livello, quello di cui si parla sempre come nell’ultimo mega vertice climatico di New York, ovvero i governi statali. Quelli da lustri ormai si riuniscono, discutono, deliberano, e alla fine escono con un bel documento che rinvia alla riunione successiva ogni concreto passo avanti. Intanto le calotte polari si sciolgono, cresce il numero dei profughi climatici, ma chi se ne accorge dentro le aule delle commissioni di studio, che chissà cosa staranno mai studiando. Se ne accorge chi invece ha il territorio come base e motivo di esistenza, l’amministrazione cittadina o metropolitana che sia, eletta direttamente dai cittadini o di parziale nomina, sempre e comunque legata a filo doppio a cosucce come terra, acqua, aria, e le varie cose che le mescolano, non ultima l’attività economica e la qualità della vita sottesa. La differenza sta tutta lì, ma l’aspetto più interessante è che finalmente queste amministrazioni, queste comunità, si sono accorte di poter fare anche a meno, in una certa misura, dei moloch statali sonnecchianti sui loro mega obiettivi per il pianeta. C’è tanto da fare, e praticabilissimo, anche dentro i propri confini e competenze, i quali confini e competenze come sappiamo tutti poi pesano parecchio: demograficamente con quote maggioritarie, politicamente se si pensa alla statura di certi sindaci rispetto ai loro colleghi ministri.
Nasce così qualche anno fa C40 Cities, oltre duecento amministrazioni in rappresentanza di quasi mezzo miliardo (!) di persone. Le quali sono poi le persone che, per inciso, producono gran parte del valore aggiunto, dell’innovazione, della cultura, mica solo cattivo odore delle ascelle in autobus. Oggi risulta chiaro come, indipendentemente dalle azioni o inazioni statali, le reti di città possono e devono muoversi autonomamente quanto coordinatamente verso obiettivi che le riguardano nell’immediato, perseguendone altri di carattere più generale come appunto la riduzione delle emissioni di gas serra. In sostanza il ragionamento corre così: esistono piani e programmi comunque utili e virtuosi, poniamo far respirare a cittadini, lavoratori, visitatori un’aria meno puzzolente, muovendosi di più e meglio da un luogo all’altro per le proprie faccende, godendo degli spazi pubblici eccetera. Ciò significa sistemi di mobilità innovativi, tecnicamente e organizzativamente, i quali in modo pressoché automatico coincidono con approcci molto più sostenibili, a emissioni assai ridotte o zero. Due piccioni con una fava, e ancor meglio se (tutto si tiene, nella complessità metropolitana) le varie politiche poniamo energetiche, dei rifiuti, della casa e sviluppo economico, dei trasporti e alimentazione, riescono a intrecciarsi, come per esempio quando parliamo di chilometro zero, biomasse, gestione rifiuti, produzione di energia, trasporti, una filiera potenzialmente unica.
Certo così su due piedi è difficile, diciamo ragionevolmente impossibile, conseguire risultati davvero di eccellenza in tutti questi campi, magari in uno, forse due, ma entra in campo qui la rete delle città: ciascun polo si impegna ad essere laboratorio di produzione know-how e sperimentazione sulla propria pelle, conoscenze poi messe sistematicamente a disposizione di tutti gli altri componenti della rete. A questo servono strutture collaborative volontarie come C40 Cities. Che ha appena predisposto un ennesimo rapporto tematico di sintesi scaricabile di seguito: quanta differenza rispetto allo spettacolo offerto a New York dai grandi leader statali bloccati dai veti incrociati delle varie lobbies, fino al premier indiano che dichiarava seriamente: il nostro paese per il clima può fare molta meditazione yoga. Roba da ricovero urgente, ma dato che non è possibile lasciamolo lì a spararne anche di peggio e rimbocchiamoci le maniche, un giorno magari ci verrà a implorare, e non certo per respirare meditando.
Riferimenti:
Global Aggregation of City Climate Commitments, rapporto redatto in collaborazione, settembre 2014 [pdf di 8 pagine si scarica direttamente da qui via Google Drive]