La Cristianità Protestante è uno dei fattori determinati della vita americana. Si è corso il rischio reale che questa enorme influenza potesse essere non avvertita in parte nel processo di redenzione delle città, a causa dei difetti di cooperazione tra le varie circoscrizioni, che a volte procedono ciascuna per conto proprio. Fortunatamente si tratta di un pericolo passato. La rapida crescita dei grandi centri urbani nell’ultimo decennio, ha creato problemi e responsabilità a cui non si pensava in passato. Sono finiti i giorni in cui ciascuna comunità decideva programmi senza badare a quelli delle altre riuscendo comunque a rendere i servizi a Nostro Signore. Le commissioni urbanistiche dedicano molto tempo e riflessione alla crescita e sviluppo futuri delle città, e nello stesso modo gli esponenti delle nostre chiese devono affrontare le situazioni metropolitane alla dimensione adeguata, non solo ragionando sull’arco di un anno, ma guardando al futuro, studiando tendenze, interpretando i nuovi bisogni che dovessero sorgere, considerando come sfruttare al meglio le risorse umane e finanziarie disponibili.
Uno sguardo. Ci sono molte prospettive di osservazione. Tutte le principali chiese protestanti hanno le proprie comunità riferimenti e specifiche responsabilità nella vita religiosa delle grandi città. La cosa più importante è che si guardi all’obiettivo nel suo insieme, che si studi adeguatamente, che si compiano scelte e si conferiscano incarichi da parte di ciascuna congregazione. Là dove esiste un Consiglio o Federazione di Chiese, qualche tipo di comitato speciale avrà il compito di sviluppare studi e definire obiettivi da assegnare a singoli gruppi. In una città si sono riuniti recentemente i rappresentanti ufficiali di quindici diverse congregazioni in una giornata di studi. Si sono comparati dati e ricerche delle Compagnie Telefoniche, statistiche delle Commissioni Reti Idriche, delle compagnie del Gas, e altri erogatori di servizi urbani, discutendo anche coi convenuti rappresentanti del mondo edilizio e immobiliare. Si sono attentamente considerate alcune tendenze nei movimenti demografici e nelle trasformazioni urbane sia nelle aree vecchie della città che nelle nuove periferie. Quindi i rappresentanti delle comunità si sono assunti il compito di visitare e verificare personalmente in ogni caso la città che cresce, conferendo poi i dati e le informazioni in un rapporto da presentare a organismi centrali. Deciso questo a ciascuna denominazione, composta da volontari o da membri nominati, sono stati assegnati compiti specifici. Eliminando in tal modo in partenza possibili rivalità, e facendo sì che ciascuna comunità riceva l’attenzione e considerazione che si merita.
Il nostro studio sulla Idea di Città Cristiana Protestante e delle sue attività si sviluppa su quattro articolazioni:
I – Protestantesimo e Istituzioni Civiche;
II – Protestantesimo e Servizi Sociali;
III – Protestantesimo e Attività della Chiesa Evangelica;
IV – Programma per un Consiglio Cittadino delle Chiese.
Protestantesimo e Istituzioni Civiche
La Chiesa e la Città. Alcune responsabilità per il benessere materiale e morale della vita pubblica riguardano le istituzioni civiche, vuoi di livello cittadino che statale. Quantità e qualità di questa offerta pubblica variano notevolmente nella storia ma hanno probabilmente raggiunto il livello più alto ai nostri giorni. Servizi come ospedali, ambulatori, scuole, o anche parchi, campi da gioco, e tanti tanti altri, appartengono alla città e allo stato. Ci sono state epoche in cui praticamente tutte queste attività venivano coperte volontariamente, col sostegno e il contributo di tanti meritevoli cristiani delle nostre comunità. In molti casi organizzati nelle chiese. Oggi riconosciamo che il dovere appartiene alle istituzioni pubbliche sostenute dalle tasse. Esiste però il rischio che questo impegno possa degenerare, scadere a livello routinario perdendo qualunque valore spirituale o visione di prospettiva. È a questo punto che deve intervenire la nostra cristianità conferendo lo spirito del divino amore a queste attività. E il Protestantesimo non può sottrarsi al dovere.
Comunità Responsabili. Ogni città ha caratteristiche proprie. Ovunque esistono gruppi e specificità di soggetti e di zone. È d’aiuto conoscere questi quartieri e i motivi della segregazione. In moti casi è il risultato di barriere naturali che separano le popolazioni. In altri sono antichi villaggi esterni assorbiti dentro la grande città, o in altri ancora i quartieri sono determinati dal raggruppamento razziale o di nazionalità. In alcuni casi esistono in questi quartieri parchi, luoghi di riunione, campi da gioco, giornali locali, chiese, negozi, occasioni di svago. La chiesa deve trarre vantaggio da tali divisioni naturali o organizzative della città. È lo spirito di quartiere lo strumento da usare per innalzare il livello morale e sociale delle comunità. Spesso al centro delle attività si viene a trovare l’edificio della scuola. Il Protestantesimo ha certamente l’obbligo morale di innalzare i livello e rafforzare questi centri di attività, senza dimenticarsi che tutti si inseriscono dentro la grande città.
Protestantesimo e Servizi Sociali – Dall’alba della cristianità sino ai nostri giorni esprimiamo il più grande interesse in ogni forma di welfare sociale. La fede ha sempre bisogno di sfociare in opere di bene. È dunque nel corso delle passate generazioni che l’influenza cristiana sviluppa gran parte degli utili servizi che oggi fanno parte della vita civile. Lo Stato e il suo ruolo si sono Cristianizzati. Appariva dunque naturale e giusto che fosse lo Stato ad occuparsi di ciò che oggi chiamiamo servizio sociale. Ma la Cristianità conserva comunque il proprio grande interesse e ha il dovere di arricchirlo con di spiritualità e contenuti. Riconosciamo con gratitudine lo splendido lavoro dai servizi sociali. In grado di cristallizzare le esperienze comuni a un livello tale che oggi è possibile parlare di scienza e tecnica di tali servizi. Le chiese non si pongono certo come antagoniste a tutto ciò, né tanto meno lo ignorano. Al contrario le chiese cristiane riconoscono sia il valore dei servizi che le possibilità offerte da un approccio scientifico.
Il Protestantesimo è al servizio della comunità nell’evangelizzazione, un ambito di responsabilità esclusiva nel quale nessuna altra organizzazione deve interferire o criticar. Quando però la chiesa esce dal campo esclusivo dell’evangelizzazione, per esempio occupandosi di accoglienza dei bambini, cessa anche di trovarsi fuori dall’ambito delle critiche attive. Deve allineare il proprio lavoro ai criteri condivisi accettati e svilupparne una migliore qualità. La chiesa partecipa, non si ritira affatto dalle attività filantropiche della comunità. Sarebbe poco leale nei confronti di Nostro Signore scordarsi di chi ha bisogno, atrofizzare in un certo senso l’esistenza spirituale dei nostri membri. Anche in questo caso il rischio è di sistematizzare e standardizzare eccessivamente il lavoro, sviluppandolo come routine. Il Protestantesimo deve invece coltivare il calore della vita spirituale e la sincerità dell’amore divino in ogni azione. Occorre sempre considerare l’intero ambito della filantropia e dei servizi sociali prima di giungere a conclusioni confermate dai fatti. In alcuni casi può essere necessario contribuire al lavoro già sviluppato da altri. In altri intervenire là dove esso non arrivava e dar sollievo sociale là dove necessario.
Pare interessante qui riferire di una indagine comparativa sul caso di St. Louis:
La filantropia a St. Louis divisa tra fonti di sostegno e promozione |
||||
Valore in dollari | Percentuale | Costi annuali di gestione | Percentuale | |
Enti cittadini |
3841167 |
22% |
1742697 |
29,00% |
Chiese Protestanti |
7214897 |
42% |
2221616 |
37,00% |
Chiesa Cattolica |
3764000 |
22% |
756490 |
13,00% |
Comunità Ebraica |
831500 |
4% |
264091 |
4,00% |
Collaborazioni |
1724375 |
10% |
928355 |
17,00% |
TOTALE |
17375939 |
100% |
5913249 |
100,00% |
Si noti come rispetto alle spese filantropiche della Chiesa Cattolica quelle delle denominazioni Protestanti appaiano molto superiori sia in valore assoluto che in proporzione alle dimensioni delle rispettive comunità. Inseriamo questa nota perché può sorprendere, così come ha sorpreso anche noi. Siamo soliti saltare a conclusioni senza prima correlare tutti i fatti che ne starebbero alla base. In fondo la situazione delle chiese Protestanti nelle grandi città non è così disperata come credono tanti di noi.
Protestantesimo e Attività Evangelica della Chiesa – Arriviamo ora al punto della nostra riflessione che considera specificamente il lavoro della chiesa Cristiana.
1 – Distribuzione delle Chiese. Le zone più vecchie delle città sono in massima parte anche quelle più servite da chiese Protestanti (con alcune anche importanti eccezioni a New York, Chicago, San Francisco, Boston, Filadelfia, da cui sono quasi completamente sparite). Prima che la circoscrizione di Allegheny diventasse una parte di Pittsburgh, e prima che le persone cominciassero a spostarsi oltre la collina verso la zona più pianeggiante, praticamente tutte le chiese venivano costruite nella zona piana della vecchia città, e tutti scendevano dalla collina per andare in chiesa. Quando più tardi la dimensione della città si era allargata col migliorare dei trasporti, e la zona più vecchia era occupata da attività commerciali amministrative e produttive, divenne indispensabile chiudere molte di quelle chiese. Una congregazione possedeva otto grossi edifici a chiesa, saggiamente ridotti a quattro, utilizzando i proventi della vendita in parte per migliorare i quattro rimasti e il loro servizio alla comunità, in parte per realizzarne altri nei nuovi quartieri.
A Detroit, in una zona oggi occupata in gran parte da edifici ad appartamenti, una congregazione possiede cinque chiese in un raggio di circa un chilometro e mezzo, mentre se ci spostiamo in un’altra zona non molto lontana da lì, e altrettanto fittamente popolata, entro il medesimo raggio non se ne trova nessuna. In molte grandi città la popolazione di sposta tantissimo e costantemente. Quella che solo quindici anni fa poteva essere una zona residenziale di alto profilo, si è degradata a quartieri di pensioncine per immigrati dal Nord Europa. I quali poi lasciano il posto all’arrivo di tantissimi italiani, a cui ancora negli anni più recenti si sostituiscono neri arrivati dal Sud. Questo continuo cambiamento di popolazioni crea enormi problemi di servizio per le chiese rivolte a gruppi diversi. Appare perfettamente evidente come sia necessario un allerta costante per rispondere a situazioni cangianti. Occorre studiare e saggiamente gestire come un politico accorto fusioni, spostamenti, rilocalizzazioni.
In una zona della vecchia Detroit esistevano nel 1918 tre magnifiche chiese in mattoni: una Metodista, una Battista, una Presbiteriana. Oggi l’edificio che era Metodista è occupato da una congregazione italiana, quello Battista da una comunità di neri, e quello Presbiteriano si rivolge a tutta la popolazione anglofona bianca rimasta. Tutto ciò è sia molto saggio che molto cristiano. La cosa importante è che il Protestantesimo non venga escluso semplicemente perché se ne vanno da una zona i rappresentanti di alcune chiese. Occorre pensare a riorganizzarsi garantendo al tempo stesso la presenza dell’evangelizzazione, il lavoro per la salvezza della comunità.
2 – Centri Cristiani. Le tendenze attuali ci confermano come il modello della piccola chiesa familiare da cittadina non basta. Predichiamo sempre il medesimo vangelo, auspichiamo la conversione dei singoli, ma in ciascun caso dovremo agire diversamente a seconda dei diversi gruppi con cui ci confrontiamo. Quindi il Protestantesimo deve studiare e conoscere i bisogni della città. Si sono dimostrati di notevole valore i Centri Cristiani da cui irraggia una influenza religiosa. Centri che non sono vere e proprie chiesa, anche se vi si svolgono alcune funzioni e sono connessi alle organizzazioni religiose. Svolgono sommariamente un tipo di lavoro sociale, del genere che svolge una magnifica funzione in tante delle nostre città, ma lo fanno su basi distintamente cristiane e con obiettivi cristiani. Questi centri devono collocarsi in particolare là dove abitano i più poveri o chi è nato all’estero e non ha familiarità coi valori americani, o nelle zone di maggiore sovraffollata concentrazione di neri. Evitare di concentrarne troppi sovrapposti. Secondo un criterio quasi politico devono stare sparsi per la città così da fare del bene ovunque, in cooperazione tra tutte le congregazioni per quanto possibile.
3 – Espansione della Chiesa. L’opera più strategica e di effetto nelle nostre città in rapida espansione è la crescita delle chiese verso i nuovi quartieri suburbani. In città come Cleveland, Los Angeles, Detroit, nelle zone di Brooklyn o Queens a New York City, e tante altre simili, chilometri e chilometri quadrati di territori vengono lottizzati, e inizia l’espansione della città. Cosa particolarmente rapida dall’avvento dell’automobile. Migliaia e migliaia di bambini in questi quartieri ignorano l’esistenza delle Scuole Domenicali che si tengono in centro. Se non ci pensa il Protestantesimo a portare il vangelo a queste persone esse continueranno a restare abbandonate o diventare vittime di qualunque improvvisato credo o setta. Le zone suburbane sono quelle che suscitano più speranze e promesse. È possibile iniziare una attività ovunque e trovarsi nel giro di pochi anni con una chiesa ben avviata. La congregazione che trascura questo ambito limitando le proprie attività ai quartieri cittadini tradizionali non rende in realtà un buon servizio, manca di visione e nel giro di un decennio o poco più sarà lasciata indietro, non riuscirà a svolgere proporzionalmente il proprio ruolo di responsabilità nella comunità religiosa.
Le fasce suburbane in qualunque metropoli in crescita devono essere studiate dal Protestantesimo come un insieme. Almeno una volta l’anno, si devono svolgere verifiche e aggiornamenti, secondo una suddivisione del territorio tale da evitare una presenza eccessiva di chiese in alcune zone e una totale assenza in altre. Con analisi adeguate si rileverà facilmente come esistano sempre risorse sufficienti tra le varie comunità Protestanti per affrontare qualunque situazione problematica. Se non si studia il campo nel suo insieme ma si lasciano le cose al capriccio degli interessi di qualche congregazione per non parlare di egoismo, si faranno certamente degli enormi errori. E si tratta dell’obiettivo principale del Protestantesimo: cristianizzare le generazioni future delle grandi città.
4 – Consigli di Chiese. Per la predisposizione della presente ricerca sono stati distribuiti dei questionari in cinquanta città dove sono presenti degli organizzati Consigli o Federazioni di Chiese. Una analisi delle risposte ci fornisce i seguenti spunti:
(1) Contrastare vecchie e nuove Federazioni. Dovrebbe esistere un Consiglio delle Chiese in ogni grande città a coprire l’intera area metropolitana. A inizio secolo esistevano federazioni di chiese in varie città. A partire dalla pionieristica New York Federation of Churches. In generale si trattava di un tentativo di cooperazione da parte di alcuni pastori e delle loro comunità. Ma non rappresentavano il Protestantesimo in sé e neppure le varie organizzazioni su cui poggia la possibilità di esercitare una missione nelle grandi città.
Si intuì quanto fosse necessario costruire un tipo di organizzazione diversa. La prima fu a Pittsburgh nel 1914, la seconda a Detroit nel 1919 col nome Council of Churches. La differenza è che questi Consigli di Chiese sono rappresentativi e sostenuti da tutte le principali organizzazioni delle città, mentre le vecchie Federazioni di Chiese erano corpi separati da esse e talvolta in conflitto. Quando la Commission on Council of Churches of the Council of Churches of Christ in America tenne il congresso di Cleveland nel giugno 1920, si discussero approfonditamente i vari tipi di organizzazione, approvando poi il programma di Consiglio delle Chiese come il più adatto per le grandi città. Sulle cui basi si è riorganizzata poi la New York City Federation pur mantenendo la vecchia denominazione.
Sostanzialmente, la differenza è che i Consigli di Chiese sono composti da rappresentanti delle congregazioni, anziché da rappresentanti locali delle medesime congregazioni. Nelle grandi città tutte le principali congregazioni hanno varie presenze e organizzazioni affiliate con vari nomi, che svolgono e organizzano il lavoro nell’area metropolitana: ben organizzate, con forte radicamento, programmi precisi per il futuro. Pare poco saggio creare federazioni di chiese senza coinvolgere queste entità e con l’idea di rappresentare l’insieme del Protestantesimo. Così si finisce inevitabilmente per provocare sovrapposizioni e conflitti. Molto meglio federare tutte le entità legate alle congregazioni, costruendo unità e prestigio attorno a un Consiglio locale di Chiese. Nei centri non grandi fino a trecentomila abitanti circa dove manca una certa capillare organizzazione di settore e non ci sono tantissime chiese presenti, diventa praticabile anche provare a coinvolgere tendenzialmente tutti a unirsi in consiglio.
(2) Per Denominazioni. L’opera del Consiglio di Chiese si deve considerare parte del lavoro di missione chiesa-città. E in quanto tale ciascuna comunità deve farsi carico della propria quota di spese per portarlo avanti adeguatamente. Il metodo più semplice pare quello di un calcolo pro-capite di ciascuna denominazione,inserendo poi la somma relativa vuoi nel bilancio missionario vuoi in altri ambiti a propria scelta. Così le risorse necessarie al lavoro comune si mettono a disposizione una volta per tutte senza campagne raccolte e simili. Il che pone anche il Consiglio delle Chiese in una luce migliore rispetto alla città. E libero di dedicarsi al proprio lavoro senza preoccupazioni di finanziamento. Nel caso sorgessero necessità particolari non si esclude la possibilità di qualche specifica campagna. Appellandosi allo spirito pubblico degli amici della cristianità per l’appoggio alla questione che interessa in particolare. Un modello sperimentato a Pittsburgh, Detroit, e altre città, e verificato più funzionale di altri.
(3) Esempi. Esistono molte linee di lavoro affrontabili da un Consiglio di Chiese. In alcuni casi l’iniziativa appartiene alla comunità locale, in altre alle varie congregazioni con la capacità che riescono da esprimere. In altri casi ancora si può operare solo uniti coinvolgendo tutte le forze cristiane della città.
Lincoln, Nebraska. Il Segretario del Consiglio delle Chiese di Lincoln, Nebraska, scrive:
«Se vogliamo raggiungere tutti i fratelli delle comunità pare senza senso osservare un problema con sguardo Metodista oppure Battista o magari Presbiteriano o altro, dato che il 50% di tutti questi figli delle comunità non li raggiungeremo mai così, non “appartengono” alla chiesa. Se vogliamo davvero introdurre in ogni fase dell’esistenza civica ideali cristiani, dobbiamo unire tutte le forze, ciascuno certo operando dentro la sua piccola cerchia, ma tutti con una sola voce e mostrandosi una sola cosa. Alla competizione si sostituisca la cooperazione, in ogni aspetto dell’attività delle chiese, così che l’esempio, oltre che la predicazione, accelerino l’avvento del Regno di Dio».
Kansas City, Missouri. Da Kansas City, Missouri, un contributo aggiunge:
«La nostra esperienza ci dice che un Consiglio riesce là dove le singole congregazioni si erano fermate. Per esempio, così si accede meglio ai rapporti con le istituzioni cittadine, carceri, tribunali, ospedali e via dicendo, servendole meglio di quanto non possa mai fare una singola comunione o chiesa. Un Consiglio può organizzare manifestazioni di piazza più riuscite perché la polizia collaborerà di più. Un Consiglio tiene assemblee più efficaci di una singola entità. Parlando in generale, così ci si rapporta con la cittadinanza e le istituzioni e le amministrazioni molto meglio che da una singola posizione».
Chicago – Il Segretario della Chicago Church Federation ritiene che:
«Una Federazione di Chiese deve comunque rappresentarle in correlazione cooperativa . Deve certamente rappresentare in modo diretto le chiese o congregazioni che siano. Deve limitare le proprie attività a quelle su cui concordano tutte le chiese partecipanti. E non aspettarsi di poter sovrapporre lavoro missionario, di evangelizzazione, di educazione religiosa, sempre demandato alle rappresentanze locali delle varie chiese, ma certamente sostenere in modo organizzato ed efficiente tantissime attività. Sempre nel rispetto reciproco della non sovrapposizione tra le Chiese Protestanti si svolge poi la collaborazione di ispirazione religiosa con istituzioni cittadine, dai tribunali alle carceri alle scuole alla temperanza, e funziona il sistema Federativo».
Programma per un Consiglio Cittadino delle Chiese – Ecco alcuni altri aspetti che un Consiglio delle Chiese può rafforzare e sostenere in nome di tutto il Protestantesimo:
1 – Evangelizzazione. Non si tenterà di svolgere questa opera invece delle congregazioni locali o interferire coi programmi delle varie comunioni. Se si affronta preventivamente il tema è possibile fissare un vasto programma in cui si sostengono tutte le chiese, i piani futuri, le attività delle varie stagioni dell’anno, il lavoro organizzativo per le assemblee e altro. Non dobbiamo mai dimenticare che il primo passo per la vita spirituale è sempre personale, verso il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e primo dovere della Chiesa Cristiana quello di spingere l’individuo a instaurare quella relazione. Fatto questo adeguatamente ci sono tutte le basi e i presupposti per tutto il resto.
2 – Rispetto reciproco. Bisogna sempre promuovere il rispetto reciproco tra le comunità. C’è stata un’epoca in passato in cui si riteneva necessaria la guerra tra una congregazione cristiana e l’altra. E questo aspetto pare ancora la parte più delicata da considerare. Il Segretario da una città del Kansas scrive, «Il Kansas pare vivere ancora in un’epoca pre-cristiana per quanto riguarda il rispetto reciproco»
E il Segretario della Chicago Federation afferma splendidamente:
«Tra i settori più importanti di una Federazione potrebbe figurare proprio una Commissione Rispetto Reciproco. Opera per commissioni. Con un ruolo semplicemente consultivo, ma anche ad autorità limitata ad una sorta di “gentlemen agreement” per così dire, risponde perfettamente alla necessità. Nel caso della nostra Federazione questa Commissione ha funzionato molto bene. Qualunque problema sorto alla fine veniva risolto in modo soddisfacente. Oggi per il futuro pensiamo a un Segretario di Commissione a tempo pieno che svolga lavoro di rilevazione e informazione sui cambiamenti demografici lo sviluppo della città e altri argomenti simili»
La questione rilievi e dati sui cambiamenti in corso è della massima importanza. Se chi guida le comunità Protestanti non sa valutare con intelligenza cosa accade nel proprio territorio non saprà nemmeno come portare le giuste influenze e individuare i giusti obiettivi. A Detroit il Committee on Missions and Church Locations si riunisce una volta l’anno per la durata di un giorno intero a studiare questi aspetti. E poi delega altri sotto-gruppi per lo studio di sezioni i cui risultati verranno sottoposti al Consiglio delle Chiese per ulteriori decisioni. Se le energie di evangelizzazione cristiana si fossero sviluppate in queste direzioni negli ultimi decenni forse si sarebbero evitati tanti tristi errori.
3 – Educazione Religiosa. Merita grande attenzione il tema dell’educazione religiosa. Ciascuna chiesa locale e ciascuna congregazione hanno le proprie responsabilità, con cui non bisogna interferire, ma oltre queste esiste, in ogni grande città, un campo immenso dentro cui un Consiglio di Chiese può operare con grandi speranze in materia di educazione religiosa. Esistono molti nuovi ambiti emergenti da occupare. Degni di una chiesa responsabile. Occorre formare saggiamente i giovani e gli insegnanti. In questo è importante il contributo e l’ispirazione di consiglieri e direttori. Praticamente tutte le risposte ai questionari su questo tema convergono sul fatto che non convenga avere due organizzazioni distinte a rappresentare il Protestantesimo, ma che tutto il lavoro dell’educazione religiosa (ex Sunday School Association) debba essere inserito come sezione del Consiglio delle Chiese, anche se per le varie congregazioni poi esso si inserisce nell’opera più generale. È una ottima occasione di impegno comune.
Scuole Estive delle Chiese. Quello che chiamiamo Department of Religious Education comprende tutti i cicli dell’educazione religiosa, domenicale, feriale ed estiva. La Scuola Biblica promossa dal Consiglio delle Chiese ne è un buon esempio. Da una delle città dei questionari riceviamo:
«La Church Vacation School da noi fornisce il miglior esempio di cooperazione inter-congregazionale per l’educazione religiosa. Il programma unisce una grande autonomia delle denominazioni a una supervisione più generale, soprattutto nella promozione e organizzazione. La Church Vacation School Commission, attraverso le strutture della Federazione, svolge il lavoro generale, pubblicando opuscoli, organizzando convegni locali cittadini tematici di formazione, sviluppando metodi replicabili di selezione dei programmi didattici, o come impostare la collaborazione congiunta nella medesima scuola di diverse chiese, che poi manderanno un proprio rapporto sia alla propria denominazione che agli uffici della Federazione. La Commissione è composta da esponenti delle denominazioni, così da comprendere e coprire tutti i programmi. Fornisce bibliografie e materiali e ne tiene una scorta disponibile. Ai convegni c’è sempre una piccola mostra bibliografica che comprende tutta la produzione editoriale in materia».
Scuola di Religione feriale. Per quanto riguarda le scuole di religione settimanali correnti c’è bisogno del massimo sostegno di tutte le chiese. Le generazioni attuali ignorano la Bibbia e anche quando la si insegna lo si fa a un livello inaccettabile. Anche quello che si fa nelle nostre Scuole Domenicali pare insufficiente. Occorre trovare nuovi metodi per far sì che le generazioni future possano essere più istruite sulle verità della religione cristiana. Il sistema di educazione corrente settimanale può essere un progresso in questa direzione. È evidente che una congregazione da sola non possa coprire una città da tale punto di vista, però se i Protestanti nel loro insieme propongono un programma troveranno certamente ascolto. In parecchie città ciò sta già avvenendo.
Da Dayton, Ohio, riceviamo:
«L’anno scorso esistevano dieci centri operanti insieme a quindici scuole pubbliche, dotati di sette docenti stipendiati a tempo pieno, con 3.700 alunni delle scuole iscritti. Istituti assolutamente non legati ad alcuna denominazione e attività finanziate dal Council of Religious Education».
Da New York:
«La Protestant Teachers’ Association è stata pioniera in questo campo. Anche singole chiese, come quella Battista attraverso le sue due Società locali (quella di New York quella di Brooklyn), hanno sviluppato programmi scolastici. Più recentemente la Federazione delle Chiese attraverso il proprio Dipartimento per l’Educazione Religiosa ha assunto un segretario a tempo pieno che si occupa della scuola di religione in aula. Un gruppo di sostenitori laici ha messo a disposizione della Federazione un cospicuo bilancio pluriennale. A Pittsburgh, si organizzano Consigli di Chiese di Zona. Con lo scopo quasi unico di sostenere proprio l’educazione religiosa scolastica».
4 – Rapporti con la Filantropia. Tutte le risposte ai questionari concordano che sarebbe poco saggio per un Consiglio di Chiese cercare di organizzare in proprio ospedali cittadini, orfanotrofi, ostelli. Si tratta in ogni caso di espressioni di vita e fede cristiana, che meritano sostegno morale e non delle chiese. Le quali possono fornire soprattutto visione spirituale, contribuire organizzativamente alla rete di relazioni, esercitare influenza costruttiva.
5 – Servizio nei Tribunali. Il Protestantesimo deve esercitare il proprio ministero anche nei tribunali e negli istituti di correzione. Le risposte ai questionari indicano che è auspicabile mantenere la presenza di un rappresentante cristiano al tribunale dei minori per i rapporti con le case di accoglienza dei Protestanti, fornendo tutta l’assistenza possibile. Stato e municipalità coprono le competenze legali in questi ambiti e fungono da sovrintendenti nel lavoro, ma è giusto anche si nomini un ufficiale di sorveglianza da parte delle forze religiose, a confermare non solo l’interesse dei cristiani ma anche la loro utilità.
6 – Servizio negli Ospedali. La nomina di cappellani in ospedali, case di riposo per anziani, carceri, si inserisce nell’insieme dei programmi. Gli amici della Chiesa Protestante Episcopale hanno fatto in questo campo forse più di ogni altra congregazione. I luterani hanno pure fatto molto con la loro Inner Mission Society. Se si unissero gli sforzi, se si aumentasse la presenza tra i meno fortunati, gli ammalati, chi ha problemi legali, si confermerebbe e rafforzerebbe l’impegno delle forze religiose sulla città. Tanti Consigli di Chiese ammettono di non riuscire a fare tutto ciò di cui si avverte il bisogno, ma tutti esprimono la speranza che il Protestantesimo possa affrontare le proprie responsabilità.
7 – Tempo libero. Gioco e tempo libero in città sono temi in genere gestiti dal Municipal Bureau of Recreation o da altre competenze e uffici. Non fa parte dei doveri specifici delle chiese cristiane mettere a disposizione verde e strutture ricreative attrezzate. Ma la vita sociale dei nostri giovani è uno dei grandi problemi della chiesa cristiana. E quindi emerge il dovere di promuovere nelle nostre città tanto affollate le condizioni in cui quei giovani possano giocare e divertirsi. Certo forse non dotando di una palestra qualunque nuova chiesa si costruisca, ma sostenendo comunque le attività ricreative. C’è tanto bisogno di palestre in certi vecchi quartieri, e certamente senza troppe spese può essere possibile risistemare vecchi edifici un tempo adibiti a chiesa. Il Consiglio delle Chiese può sostenere le attività delle comunità locali istituendo responsabili tematici competenti in organizzazione da mettere a disposizione. Che potrebbero collaborare anche con gli uffici municipali per verificare il bisogno di nuovi campi da gioco e verde, la loro cura e manutenzione, tenendo ben presente le necessità materiali e morali dei più giovani. Tutte le palestre devono sottostare a adeguate regole stabilite per i giovani delle comunità, sia che si trovino nelle scuole che altrove. Non è neppure escluso che in alcuni casi si debba sostenere la realizzazione di nuove palestre.
8 – Rapporti Inter-razziali. C’è la grande occasione di promuovere nuova comprensione e cooperazione attraverso il rappresentante del Comitato Interrazziale. La New York Federation of Churches of New York collabora con la Negro Federation, organizzazione legata alla City Church Federation, dentro il proprio Religious Education Department, e oggi si occupa prevalentemente del grave problema della casa. Un comitato interrazziale ha un potenziale grande campo di azione nel Servizio Sociale. Attraverso questo o altri organismi le chiese si devono attrezzare per l’opera nei quartieri rivolta agli immigrati, insegnamento della lingua e formazione agli ideali.
In sintesi, le chiese Protestanti delle nostre grandi città devono allargare la propria idea originaria di parrocchia che svolge il suo servizio cristiano nel villaggio e verso il mondo. I bisogni delle città sono vari e molto più diversificati di quelli dei piccoli paesi. Le chiese cristiane devono prendere molto sul serio il monito di Nostro Signore quando diceva «non vengo per essere servito ma per servire» [Matteo 20:28]. Servire ai bisogni di chi deve essere servito. Cristianità vuol dire servizio, questo ci mostra l’esempio del Signore. Senza regole fisse e metodi stereotipati. A tutto si risponde col cuore, l’amore, simpatia e intelligenza.
da: Charles Hatch Sears (a cura di) Baptist City Planning, The Judson Press, Boston Chicago Los Angeles Kansas City Seattle Toronto, 1926; cap. «Protestant City Planning» di G.S. Daugherty, F.W. Padelford, F.A. Hayward, C.E. Tingley, C.A. Macey, H.C. Gleiss – Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini