Il «complotto antiliberale» della Città dei Quindici Minuti

foto F. Bottini

L’idea che chiunque possa fruire di qualche servizio essenziale in un raggio di un quarto d’ora a piedi da casa non dovrebbe essere oggetto di alcuna discussione. Si tratta di un concetto urbano basato sul principio essenziale di accessibilità. Ma qualche teorico dei complotti alleato agli opinionisti di destra sta sfruttando l’idea per disinformare sui limiti alla libertà individuale e le tecnologie della sorveglianza. Carla Francome sul suo profilo Twitter a febbraio scriveva che il padre di 78 anni abitante a Bounds Green poteva in pochi passi risolvere qualunque necessità. E ne concludeva: «Per mio padre significa libertà e indipendenza, poter contare su servizi e strutture a portata di mano». Ma quel breve testo su Twitter era destinato a generare reazioni spropositate, in cui altri profili affermavano che la città dei 15 minuti è un attacco alla libertà personale. Uno in particolare replicava a Francome: «Andrà bene a te, ma non è detto che tutti siano d’accordo. Nessuno può dirmi cosa devo fare e cosa mi piace di più. Potrebbe anche darsi che il mio bar preferito stia a quaranta minuti in automobile, il ristorante a mezz’ora di guida. Magari non mi piace fare la spesa al negozio Tesco più vicino: voglio scegliere io dove andare!». Ma come è potuto succedere che una premiatissima idea urbanistica scivolasse in questo incubo di sorveglianza sociale e complotto sull’ingerenza del potere pubblico?

Cosa è la Città dei 15 Minuti

Una città dei quindici minuti è il concetto urbano secondo cui le abitazioni possano avere ogni servizio essenziale e utile – dall’ambulatorio medico alle scuole ai negozi per fare alcuni esempi – camminando al massimo un quarto d’ora. Si può andare da casa al lavoro o a qualche attività culturale a piedi o in bicicletta. L’idea è quella della accessibilità pedonale anziché per forza in automobile. Se l’obiettivo è di trasformare gli spazi rendendoli più accessibili e abitabili, succede anche che diminuendo l’uso dell’auto diminuiscono anche le emissioni. Uno modello sviluppato dallo studioso franco-colombiano Carlos Moreno, che ha vinto il premio Obel nel 2021. L’idea di Moreno è in realtà del 2016, ma è diventata molto nota dopo che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, l’ha inserita come pilastro della sua campagna elettorale usando anche Moreno come consulente scientifico.

Perché i teorici della cospirazione se la prendono così contro la Città dei 15 Minuti

I complottisti assaltano la diligenza della città dei quindici minuti iniziando a disinformare su un’idea che secondo loro imprigiona gli abitanti dentro quel raggio da casa, impedendo di spostarsi sia in altri quartieri che fuori città. Sostengono che il concetto consiste nel chiudere le persone nei loro alloggi, con la possibilità di allontanarsi dalla propria area poche volte l’anno chiedendo un apposito permesso. Pare che chi crede a queste cose stia facendo una gran confusione coi limiti al traffico. Il profilo Jordan Peterson scrive su Twitter: «Adorabile il fatto che un quartiere sia fruibile a piedi. Assolutamente perverso che un tiranno burocrate deliberi di “consentire di prendere l’auto”, ma anche quello fa parte integrante del medesimo progetto». I teorici del complotto sostengono che faccia parte integrante del piano anche la tecnologia della sorveglianza a controllare che gli abitanti non escano di casa e dal quartiere. Katie Hopkins è fra coloro che scrivono di varchi elettronicamente controllati a rilevare le targhe dei veicoli che li attraversano. E Hopkins sta a suo modo descrivendo l’esempio dei Low Traffic Neighbourhoods (LTN) di Oxford, per disinformare.

Traffico limitato a Oxford

Nel luglio 2022, dopo pubblica consultazione, l’amministrazione di Oxford ha reso permanente l’ordinanza sui quartieri a traffico limitato. Questi LTN contengono la quantità di auto in attraversamento nelle vie residenziali, e si tratta di un provvedimento che data dagli anni ’60. Si installano varchi di rilevamento, e le auto che li attraversano devono essere dotate di un permesso. Liberi di andare e venire invece pedoni ciclisti e veicoli di servizio-emergenza. Il comune di Oxford spiega la propria decisione in un comunicato che recita: «L’obiettivo è di ridurre il traffico e la congestione, migliorare il flusso e puntualità degli autobus, rendere più sicuri pedoni e ciclisti, migliorare l’abitabilità. Oxford merita un tipo di mobilità più sostenibile, affidabile, inclusiva, specie a chi – il 30% delle famiglie – non possiede un’auto».

Migliaia di oppositori alle zone a traffico limitato hanno manifestato violentemente con cinque fermati. Non tutti i manifestanti credono alle teorie del complotto però. I contrari hanno varie divergenti opinioni, qualcuno crede che danneggi i negozianti, altri che sia contro il diritto alla libertà degli automobilisti. Il comune di Oxford ha anche adottato indipendentemente dalle limitazioni del traffico un suo programma di città dei quindici minuti, inserito nel Piano Generale 2040, pubblicato nel settembre 2022. Ma i teorici del complotto mescolano tutto, contro LTN e contro i 15 minuti insieme.

In conclusione cosa è vero e cosa no?

È vero che i provvedimenti di limitazione del traffico per zone a Oxford impediscono di guidare su alcuni percorsi se non si ha l’autorizzazione. Ma gli abitanti possono comunque andare ovunque desiderino, salvo appunto in auto nelle zone coperte da quelle regole di accesso. Il concetto dei quindici minuti significa avere in quel raggio ciò di cui si ha bisogno raggiungibile a piedi o in bicicletta, senza automobile. Nessuno si sogna di chiudere i residenti dentro il proprio quartiere, di sorvegliarli, di proibire in generale di usare l’auto.

da: The Evening Standard, 18 agosto 2023; Titolo originale: What is a 15-minute city? How the urban-planning idea is tangled in a conspiracy – Traduzione di Fabrizio Bottini

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