Questo congresso internazionale per le case popolari è l’ottavo in ordine cronologico ed il più importante per la serietà degli argomenti all’ordine del giorno e pel numero degli intervenuti. Più di 400, fra i 600 adesionisti, sono membri che presenziano le discussioni e di essi la maggioranza è composta di rappresentanti delle nazioni e città estere, il che come osservano i giornali inglesi, dimostra pienamente l’interesse che il problema delle abitazioni ha destato in tutti i paesi civili. Il Governo d’Italia è rappresentato dal comm. Magaldi, l’Istituto di Roma dal conte Sabini, il Municipio di Milano dall’avv. Cattaneo. Di Milano oltre all’Unione Cooperativa è rappresentata la cooperativa Case Alloggi del Prof. Pellandi, e vi sono, inoltre, l’ing. Pugno, gli avvocati Ambrosoli e Orti ed il sig. Soldini, venuti al Congresso per conto proprio.
Il Congresso venne aperto, con uno splendido discorso, dal ministro John Burns, che sostenne la necessità di rivolgere gli sforzi a combattere il fenomeno dell’urbanismo, costruendo abitazioni salubri ed a buon mercato, lungi dai grandi centri, a questi congiungendole con un sollecito e frequente mezzo di trasporto. Tale idea è prevalentemente appoggiata dai membri inglesi del Congresso, nel quale, più che discutere, si fa una grande propaganda in favore dell’idea stessa. Gli inglesi giustamente vantano gli splendidi risultati ottenuti dalle città-giardino di Letchworth, Port Sunlight e Bournville, tutte costituite da casette isolate, occupate da una famiglia soltanto, o due al più.
In massima tutti i congressisti convengono nell’opportunità di costruire dei quartieri lontani dalle città; ma non è unanime il consenso dei delegati esteri sull’assoluta superiorità, in linea tecnica e finanziaria, delle casette isolate, in confronto alle case a più piani, con parecchi appartamenti di due o tre locali ciascuno. I milanesi, che hanno presenti le belle e solide costruzioni eseguite dal Comune, dall’Umanitaria, dalla società Case e alloggi ecc., sono contrari a dare incondizionatamente il loro voto per le casette, considerano che queste, da noi, non potrebbero essere costruite coi sistemi economici che seguono in Inghilterra, date le diverse condizioni di clima e le diverse abitudini delle nostre classi popolari.
Ampia e feconda è stata la trattazione dei temi riguardanti le imposte sulle aree fabbricabili ed i mezzi per opporsi al fittizio aumento del valore delle aree stesse nelle grandi città, per effetto della speculazione. A questo proposito venne in modo speciale lodata la relazione d’un congressista venuto dalla Nuova Zelanda, il quale espose i mezzi energici adottati dal Governo di quella lontana colonia, appunto per combattere la speculazione. Il Governo compera lui stesso vasti terreni, che cede, senza lucrarvi, perché vi si costruiscano case popolari. Limita il quantitativo di terreno che un privato può possedere. Esonera dalla tassa sulle aree piccoli appezzamenti, ed applica la tassa stessa progressivamente agli appezzamenti importanti. Così, disse il congressista, noi non abbiamo i milionari che raccolsero la loro ricchezza dalla lamentata speculazione. Il Congresso si chiude oggi, e da domani per tre giorni si visiteranno le città-giardino sorte presso Manchester e Liverpool.
da: Corriere della Sera, 10 agosto 1907
immagine di copertina Town Planning Conference, R.I.B.A., Londra 1910