Delle campagne inglesi, si prendono cura in gran parte gli agricoltori, come avviene da centinaia di anni.
Il nostro paesaggio è la principale componente dell’eredità storica di Inghilterra. Le attività agricole giocano un ruolo cruciale nel conformare il paesaggio, ma mancano informazioni precise sulla quantità e tipi di interventi di gestione del paesaggio effettuati dagli agricoltori, in particolare quando questi vengono intrapresi al di fuori dei programmi agro-ambientali. Campaign to Protect Rural England (CPRE) e National Farmers’ Union (NFU) si sono unite per effettuare una prima stima sulle quantità di questo “lavoro non pagato”, quello non compreso nei piani agro-ambientali, e per valutare cosa potrebbe accadere se l’economia agricola fosse sottoposta ad ulteriori pressioni. Entrambe le organizzazioni auspicano un futuro sostenibile per la bella e varia campagna inglese. CPRE e NFU ritengono che gli agricoltori abbiano il ruolo principale nell’assicurare questo futuro.
Questo rapporto contiene uno studio sui coltivatori inglesi. La prima parte prende in esame quale tipo di lavori di manutenzione del paesaggio vengono intrapresi dagli agricoltori. La seconda parte della ricerca consiste in una serie di interviste dirette ai partecipanti al sondaggio, a verificare le loro reazioni ai risultati, e come le loro attività di manutenzione potrebbero essere influenzate se fossero ulteriormente ridotti i sostegni al settore.
L’analisi statistica dei risultati dell’indagine è stata condotta dal Centre for Agricultural Strategy dell’Università di Reading, insieme a NFU e CPRE. Il questionario è stato inviato a 2.084 agricoltori in tutta l’Inghilterra. Le interviste sono state condotte dalla P. Baker Consultancy in collaborazione con l’Università di Plymouth. Sono state realizzate sette interviste dirette a coltivatori che avevano partecipato al questionario, per verificarne i risultati.
Il rapporto presenta casi studio di singoli operatori, alcuni dei quali estratti dalla ricerca.
Abbiamo calcolato che il lavoro di manutenzione del paesaggio condotto nella media delle aziende agricole inglesi, non sostenuto da finanziamenti agro-ambientali, ammonta a 2.410 sterline l’anno. Ciò sulla base di quanto costerebbe pagare altre imprese per il medesimo lavoro. I costi di questi operatori sono quelli desunti dal sondaggio. L’indagine rivela che alcuni dei lavori di manutenzione, come ad esempio la potatura delle siepi, sono già in gran parte condotti da imprese esterne.
Su questa base, i costi totali di manutenzione del paesaggio per gli agricoltori al di fuori dei piani agro-ambiente in tutta l’Inghilterra possono essere valutati in 412 milioni di sterline l’anno. Riteniamo si tratti di una cifra per difetto. Non calcola del tutto i mancati introiti della relativa minor produzione. E le nostre valutazioni non considerano la quota effettiva della copertura dei piani agro-ambientali per le attività richieste agli agricoltori, né il valore dei vantaggi da esse apportati. Infine, questo rapporto non analizza i benefici più generali indotti dalle attività di gestione del paesaggio, come la tutela delle risorse naturali o il fatto di attirare visitatori che spendono.
Cosa accadrebbe se venissero ridotti i finanziamenti agro-ambientali? E cosa se fossero eliminati i Single Payment Scheme disponibili per tutti gli agricoltori? Le nostre ricerche indicano, e la cosa non sorprende, che l’opera di manutenzione del paesaggio ne sarebbe gravemente danneggiata, in entrambi i casi.
Agli agricoltori mancherebbero tempo, denaro e manodopera per svolgere i lavori sui propri terreni, o per incaricare altri di eseguirli per conto loro. Dovrebbero, o ridurre queste attività, o eliminarle completamente.
Perché i caratteri del paesaggio possano essere conservati, occorre sia mantenere la redditività delle aziende, sia finanziare i lavori di manutenzione in modi proporzionali all’effettivo costo e valore. Se non si fa questo, possono accadere due cose. Parte dei terreni potrebbe essere abbandonata, invasa dalla vegetazione e perdere i propri caratteri distintivi. La parte rimanente potrebbe venire sfruttata in modo anche più intensivo per una massima produttività al minimo costo, o urbanizzata.
Entrambe queste ipotesi eroderebbero la qualità della magnifica, diversificata, e altamente apprezzata campagna agricola inglese. Ciò potrebbe condurre a una spirale viziosa, in cui il pubblico apprezza sempre meno la campagna, e i coltivatori, con conseguente ulteriore calo dei sostegni finanziari ad essi.
Non si deve consentire che ciò avvenga. CPRE e NFU sostengono il bisogno di una consapevolezza collettiva molto superiore riguardo all’opera svolta dai coltivatori per la cura del paesaggio che tutti abbiamo caro. Ci devono essere molti più studi e dibattito sui modi di compensare questo lavoro, a seguito dell’introduzione dei “pagamenti disaccoppiati”. Speriamo che questo rapporto contribuisca ad aumentare la consapevolezza del pubblico e a stimolare un dibattito sulla gestione futura del paesaggio.
Lavoro retribuito e non retribuito
Per gli obiettivi di questo rapporto, il lavoro svolto nel quadro dei programmi agro-ambientali si intende come lavoro retribuito. Quello che viene effettuato al di fuori di essi, come non retribuito.
Introduzione
Spesso si dice che non si apprezza ciò che si ha, finché non ci viene tolto. La campagna coltivata inglese, nonostante tutta la sua popolarità e fascino, è sempre più minacciata dalle pressioni edilizie e dal mutamento climatico. Ma esiste una terza, grande minaccia, che noi riteniamo venga pericolosamente sottovalutata se si vuole mantenere il valido contributo apportato alla bellezza e ai caratteri del paesaggio inglese dalle aziende agricole. La sopravvivenza di agricoltura e agricoltori come agenti principali della manutenzione territoriale di quasi dieci milioni di ettari di Inghilterra non ancora urbanizzati, è cruciale nel lungo termine per il valore della campagna per il paese.
Ciò appare evidente anche a uno sguardo casuale. Ma sempre più superfici si trovano al limite della redditività per l’agricoltura. In alcune aree l’attività agricola non si esercita più. Al declino del settore si accompagna quello delle attività di servizio ad esso: servizi veterinari; mattatoi, commercio di sementi e fertilizzanti, mercati e vari servizi di consulenza.
Il paesaggio inglese, soprattutto, è un luogo in cui l’agricoltura produttiva, gli habitat naturali e la storia locale sono intimamente legati l’un l’altro. La volontà del governo di aumentare al Massimo la produzione alimentare dopo la seconda guerra mondiale ha significato una crescente pressione sulla natura e sul paesaggio. Ma dopo gli anni ’80 è diventata sempre più evidente l’interdipendenza fra gli interessi di natura e paesaggio, e quelli agricoli, in particolare con l’introduzione dei piani agro-ambientali e delle norme di “adempimento incrociato”. Se agli agricoltori vengono forniti adeguati incentivi e linee d’azione, la gestione del territorio rurale può trovare un nuovo armonioso equilibrio: imprenditorialità e conoscenze tecniche possono dare al paese sia un settore produttivo che una varietà di paesaggi ricchi di specie vegetali e animali, accessibili al godimento di tutti.
Ma cosa accadrebbe se la quantità di agricoltori, la loro capacità di gestire il paesaggio, diminuisse al punto tale da privare il territorio della presenza costante di questa capacità professionale?
Come si potrebbe prendersi cura delle campagne se fosse troppo costoso per gli agricoltori affrontare alla pari la concorrenza dei mercati mondiali mirando ad altro se non alla produzione alimentare, o se essi, insieme ad animali e macchinari, semplicemente non fossero più presenti? Che differenza porterebbe questa assenza, ai caratteri del paesaggio inglese, al complesso intreccio di vegetazione che rappresenta la base del nostro habitat, alla possibilità dalle persone di accedere alla campagna, alla sua “identità spaziale”? In breve, quanto spende per la propria attività, chi gestisce il territorio rurale, e come la svolge?
I coltivatori sono di gran lunga la forza principale nella manutenzione del paesaggio. Questo lavoro viene svolto nel quadro di una complessa sequenza di attività, per una serie di ragioni, tutte influenzate o dipendenti dall’uso produttivo del suolo. Pascolo, mietitura, coltivazione dei campi, definizione dei margini fra di essi, non accadono per caso o per magia. Questo rapporto indaga sulle dimensioni del contributo degli agricoltori agli aspetti esteriori del paesaggio. Il modo in cui esso viene gestito ha anche implicazioni per la vita naturale che ospita, e per la facilità di goderne da parte di tutti.
Conoscendo le dimensioni del contributo degli agricoltori alle manutenzione del paesaggio, possiamo decidere come assicurare che esso prosegua. Con un investimento adeguato di risorse, non ci ritroveremo così a rimpiangere la perdita di chi tiene le chiavi per il paesaggio del futuro. […]
Conclusioni
I contadini in Inghilterra investono notevoli quantità di tempo e denaro nella manutenzione del paesaggio rurale che fa la nostra campagna tanto bella e varia. Se questa opera di gestione dovesse essere pagata, senza il coinvolgimento degli agricoltori, ci vorrebbero somme enormi.
Se aggiungiamo ai costi valutati di manutenzione degli elementi del paesaggio quello delle indicazioni governative per il ripristino della biodiversità, e li uniamo ai costi di adeguamento ad altri obblighi ambientali europei, cominciamo a capire come gli attuali livelli dei soli finanziamenti agro-ambientali non possano rispondere a questi impegni.
Se il reddito da attività agricole scendesse ulteriormente in termini reali, e di conseguenza diminuisse il numero di contadini, ne soffrirebbero la manutenzione e conservazione degli elementi del paesaggio tradizionale, per due motivi. Potrebbe venir abbandonata una quantità superiore di terreni, che perderebbero i propri caratteri distintivi. E, seguendo le domande del mercato, probabilmente ci sarebbero più terreni utilizzati in modo intensivo per un massimo prodotto al minimo costo. Ciò probabilmente sarebbe accompagnato da una spinta alla diversificazione che potrebbe danneggiare la qualità delle campagne.
É tempo che la conservazione e manutenzione del paesaggio coltivato entri a far parte del dibattito principale sulle riforme della politica agricola comune e dei sostegni al settore dopo il 2013. Il governo deve valutare con attenzione i vantaggi generali collettivi di un paesaggio rurale bello e vario, insieme agli altri benefici offerti dalla campagna: il mantenimento della biodiversità e il contributo agli ecosistemi, oltre ai vantaggi sociali.
Conservare il paesaggio consente di:
• Mantenere una massa critica di produzione alimentare interna in previsione dei mutamenti climatici che, insieme ad altre condizioni globali in rapida trasformazione, potrebbe farci diventare dipendenti da sempre maggiori e costose importazioni
• Gestire in modo sostenibile le risorse naturali
• Disporre di un reddito derivante dal turismo interno e internazionale
• Ottenere un maggiore benessere e salute collettivi
• Avere comunità rurali vitali.
Se vogliamo conservare i nostri paesaggi coltivati, abbiamo anche bisogno che continui ad esistere una massa critica di agricoltori al loro interno, ad agire da custodi dei territori che utilizzano in modo produttivo. CPRE e NFU auspicano finanziamenti pubblici adeguati sul lungo periodo, ad assicurare l’opera di conservazione del paesaggio da parte di questa massa critica di agricoltori, e insieme gli altri vantaggi che l’attività offre, ma che non vengono compensati dalla vendita dei prodotti agricoli.
Accettiamo il fatto che questi sostegni debbano essere legati alla realizzazione dei paesaggi rurali che assicurano il massimo vantaggio alla collettività. Auspichiamo più studi e analisi a proposito di questi vantaggi, e una ulteriore discussione e consapevolezza rispetto ad essi. Il presente rapporto costituisce un contributo a questo vitale dibattito.
Titolo originale del rapporto (redatto in collaborazione con NFU, National Farmers Union): Living landscapes: hidden costs of managing the countryside – Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini
l’Italia in questo senso è molto più avanti dell’Inghilterra: quello che li qualche anno fa si temeva, qui è compiuto: tutto abbandonato lungo l’Appennino e nessuna speranza di recupero di competenze