L’idea base di Quartiere dei Venti Minuti affonda le radici nel modello insediativo della Città Giardino delineato a fine XIX secolo da Ebenezer Howard. Con un approccio radicale olistico all’urbanistica per creare spazi di vita salubre, ricca di relazioni sociali, dove la ricchezza prodotta dall’incremento di valore dei terreni fosse mantenuta dentro la collettività a sostegno delle economie locali e del benessere degli abitanti. Le Città Giardino originali di Letchworth e Welwyn furono i primi tentativi di trasformazioni urbane sostenibili, concepite per offrire anche posti di lavoro, vari tipi di abitazioni, quartieri fruibili a piedi ricchi di verde, la possibilità per i residenti di coltivarsi l’orto, e non lontano anche di produrre alimenti coltivando su scala più ampia. Purtroppo molti esperimenti del XX secolo ispirati ad alcuni aspetti delle idee di Howard hanno fatto scelte assai meno radicali, quartieri poco compatti e integrati, anche se tanti luoghi oggi vengono etichettati «città giardino» o villaggi giardino. La Town and Country Planning Association ha riassunto i principi di Howard secondo i criteri che poi ispirano il Quartiere dei Venti Minuti. Qualunque nuova città, cittadina, villaggio progettato oggi in Gran Bretagna e che si ispiri ai principi della Città Giardino, può trovarci anche quelli organici del quartiere.
Nella prima metà del XX secolo il modo più diffuso di spostarsi era a piedi; villaggi cittadine e città realizzati sino a quel momento erano concepiti come integrati, compatti, fruibili camminando. Ma verso la fine del secolo scorso molte città avevano subito radicali trasformazioni, con arterie di circonvallazione, strade a varie corsie, allargamenti di vie esistenti, che favorivano lo spostamento delle persone in auto anziché a piedi. Ritrasformare queste zone in quartieri da venti minuti forse non è semplicissimo, ma si può almeno provarci riducendo prima di tutto la quantità di traffico e tornando al sistema stradale originario. Alla fine del ventesimo secolo in molti casi si riteneva che ci si sarebbe spostati sempre e solo in auto o autobus, e che non pesassero molto i bisogni del pedone. Convertire questi luoghi in quartieri dei venti minuti comporta diverse sfide, ma molti orientamenti urbanistici e trasportistici di questo secolo mettono al primo posto la mobilità non veicolare.
A partire dal Manual for Streets, pubblicato nel 2007, che sottolinea l’importanza di vie ben progettate e spazi al servizio dei cittadini, invece di spazi dominati dalle automobili, arterie commerciali attive e affollate così come le vediamo oggi, se ne immaginano di molto diverse. Dal 2012, Building for Life (aggiornato col titolo Building for a Healthy Life) è uno strumento di progettazione ampiamente utilizzato per i quartieri e la mobilità non veicolare. Esistono anche orientamenti per il servizio sociale, dal verde alle scuole alle biblioteche verso quartieri integrati che altrimenti non sarebbero tali. Il modello dei 20 minuti si collega anche ai principi di Active Design sviluppati da Sport England e Public Heath England. Ovvero promuovere una attività fisica inserita nei movimenti quotidiani dentro l’ambiente per stili di vita salubri e dinamici. Active Design è un orientamento che somma salute, progetto, programma, e fissa le precondizioni ambientali individuali e collettive per una esistenza sana e attiva. […]
Meno chiaramente orientato il Planning White Paper, pubblicato per la consultazione nel 2020, approvato all’inizio del 2021. Inoltre la pandemia COVID introduce mutamenti di lungo termine nella società oggi imprevedibili. Il che rende tutto più difficile per una consapevole urbanistica. Ma costituisce anche un’occasione per guardare le cose in una prospettiva diversa. Quando le persone si ritrovano confinate dentro il proprio quartiere nel periodo di lockdown appare chiaro che alcuni spazi coincidono coi bisogni delle persone assai meglio di altri, dove insomma risulta più confortevole rimanere confinati. E questo in molte situazioni genera il desiderio di cambiamento, di riequilibrio […].
Produrre localmente ciò che consumiamo
La realizzazione di Quartieri dei Venti Minuti offre un’occasione per modificare il sistema alimentare, contribuendo a far sì che la comunità abbia cibo sano fresco locale. Un sistema alimentare integrato fa parte dei Principi della Città Giardino e anche le pubbliche amministrazioni possono operare per accrescere le fonti di questi alimenti mettendo a disposizione spazi di coltura, specie nelle zone che ne sono più povere e bisognose. La produzione locale di alimenti può avvenire in vari modi, dalla piccola scala degli orti, all’agricoltura urbana o ai vari metodo socialmente partecipati o di mercato. È essenziale introdurre questo tipo di criteri nelle scelte urbanistiche generali così che chi decide le trasformazioni urbane capisca il senso della produzione locale di alimenti come priorità discriminante. Migliorare la produzione locale significa anche mettere in discussione il monopolio della grande distribuzione che spesso distrugge le reti minori indipendenti di solito rivolte a chi non ha un’automobile. Inoltre, migliorando l’offerta di cibo prodotto localmente, le amministrazioni locali possono sostenere le iniziative che contengono la necessità di importare dall’esterno con le relative emissioni da trasporti, sprechi alimentari, inefficienza idrica ed energetica. Un modo per attivarsi in questo senso è aderire alla Dichiarazione di Glasgow sull’Alimentazione e il Clima. Utili anche azioni occasionali di progetto, dagli orti medio-piccoli all’agricoltura urbana vera e propria. […]
Economie e posti di lavoro locali
Il Quartiere dei Venti Minuti sostiene le piccole impresse indipendenti e il commercio rivolto alla comunità e agli abitanti. Coerentemente ai principi generali fondativi e all’idea di creare anche posti di lavoro locali, per esempio nel polo centrale servizi quotidiani di vicinato. Con questo tipo di organizzazione le persone possono raggiungere quei servizi senza usare mezzi di trasporto, c’è meno pendolarismo e uno stile di vita meno stressante. Le amministrazioni possono adottare politiche per favorire queste attività locali e creare posti di lavoro mantenendo economie integrate. Urbanisti, costruttori, imprenditori, possono concordare metodi e orientamenti, come hanno già fatto alcune amministrazioni locali introducendo nei piani anche la formazione professionale in questo senso. […]
da: 20-Minute Neighbourhoods – Creating Healthier, Active, Prosperous Communities – Town and Country Planning Association, London 2022 – Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini