Per oltre mezzo secolo le trasformazioni del territorio negli Usa sono avvenute attorno all’uso dell’automobile individuale. Oggi i veicoli in condivisione, la propulsione elettrica, l’automazione, presentano nuovi scenari e occasioni di organizzazione urbana.
Il veicolo autonomo
L’organizzazione urbana oggi si basa in gran parte sull’idea che si usi l’auto per spostarsi da casa al lavoro e per fruire di vari servizi. Ma le ricerche più recenti indicano un probabile fondamentale impatto delle nuove tecnologie dell’automazione in almeno tre comparti: le scelte individuali di spostamento, il sistema dei mezzi pubblici, la logistica. Può essere necessario un certo periodo di tempo, perché i sistemi di pilotaggio automatico vengano adottati su grande scala in massa. Sono in corso numerose sperimentazioni su strada, ma i meccanismi di autoapprendimento dei logaritmi necessitano di periodi abbastanza lunghi per perfezionarsi. E anche gli altri meccanismi, quelli che riguardano la regolamentazione e la sicurezza del settore, probabilmente non verranno messi a punto molto a breve. Nondimeno, non c’è alcun dubbio che la driverless car rappresenti il futuro del trasporto urbano.
Che effetto avrà però l’auto senza pilota nel settore immobiliare e sulla città costruita? Fra le teorie più condivise, quella che prevede un forte incremento della domanda di abitare nelle zone centrali, grazie alla disponibilità di questa forma di trasporto. In questo scenario, circolano molti meno veicoli— in alcuni casi con molti passeggeri diversi che utilizzano la medesima app di condivisione— a lavorare senza sosta caricando e scaricando persone. Decresce la domanda di spazi di sosta, e quelle che erano le piazzole stradali laterali si trasformano in percorsi ciclabili o ampliamenti del marciapiede, mentre altre funzioni urbane subentrano negli ex autosilo. Possibile anche, che i veicoli autonomi stimolino una nuova fase di suburbanizzazione, dato che i passeggeri saranno in grado di lavorare o riposare durante gli spostamenti pendolari quotidiani. Quindi l’auto senza pilota potrebbe provocare dispersione aumentando le distanze che si è disposti a percorrere.
Si tratta di una evoluzione che apparirebbe naturale per le zone oggi del tutto basate sull’auto privata, e che sono poco o nulla servite dai trasporti pubblici. Se non si mettono in campo efficaci politiche di uso condiviso dei veicoli autonomi, la riduzione dei tempi e dei costi degli spostamenti porterebbe a un incremento dei viaggi con un solo passeggero in un sistema insediativo a sprawl metropolitano. In sintesi le nostre previsioni sono duplici: adottare il veicolo senza pilota rafforza la tendenza alla densificazione nelle aree dotate di un solido nucleo urbano,ma contribuisce anche alla dispersione e ulteriore decentramento nel caso di «edge cities»
L’affermazione del veicolo automatizzato ridefinisce radicalmente il sistema complessivo dei trasporti. Sensori consentono a diverse auto di comunicare una con l’altra spostandosi molto più velocemente in sicurezza, e quindi riducendo i tempi e aumentando le capacità di flusso delle strade, forse riducendo anche la congestione. Secondo Carlo Ratti, che al MIT dirige il Senseable City Lab, con l’automazione diminuiscono dell’80% le auto circolanti, e quindi ampie superfici di territorio che oggi sono occupate dalle superfici stradali potrebbero essere rese disponibili per altri usi.
Alcuni esperti ritengono che l’effetto maggiore sarà sui parcheggi. Nelle aree urbane più dense la necessità potrebbe letteralmente crollare. Oggi una superficie urbana viene mediamente occupata dalle auto per il 30% circa, e l’auto in sosta o in movimento influenza la localizzazione di uffici, commercio, attività produttive. Per esempio anche a Washington, DC, con un ottimo sistema di trasporti pubblici, le superfici a parcheggio occupano quasi il 45% dell’area di downtown. Alcuni studi di architettura oggi progettano già dei garage dotati di rampe di accesso esterne, così che in seguito le medesime strutture possano essere facilmente ridestinate ad altre funzioni, ad uffici. A Los Angeles, AvalonBay Communities Inc. sta costruendo un complesso ad appartamenti nella zona degli artisti coi garage a parcheggio già predisposti alla conversione: per quando la sosta non sarà più necessaria.
Veicoli elettrici
Chi costruisce case ritiene che la propulsione elettrica sia una aspettativa molto diffusa tra la propria clientela. Secondo una recente ricerca di New Energy Finance, le auto elettriche stanno per diventare una valida alternativa a quelle a benzina o diesel grazie alla riduzione nei prezzi delle batterie a lunga durata, e si prevede che le vendite raggiungeranno quota 41 milioni entro il 2040, ovvero il 35% a scala globale. Oggi già in tutti gli Usa le realizzazioni residenziali di fascia superiore comprendono tra gli accessori le stazioni di ricarica, nella Florida meridionale ad esempio, Mast Capital sta costruendo 3.900 Alton, condominio a otto piani a Miami Beach. Progettato dallo studio dello spagnolo Ricardo Bofll, il complesso da 78 appartamenti comprende anche parecchi punti di ricarica per veicoli elettrici.
Poi ci sono i vari esperimenti di introduzione della trazione elettrica con organizzazione tipo car sharing come quello di ReachNow, con gli utenti che si prenotano via app e pagano una tariffa fissa a minuto, potendo ricaricare molto rapidamente. Partito dai complessi di appartamenti a Manhattan il servizio si renderà disponibile in altri centri città e nelle stazioni di interscambio (per il turismo del weekend). L’auto elettrica parcheggiata in postazioni fisse di ricarica è di gestione più semplice perché non richiede spostamenti ad hoc per rifornirsi. Nel futuro potrebbe espandersi anche al suburbio oltre che nelle zone urbane, dove esiste trasporto ferroviario, anche se non può funzionare in una logica inter-city. È un servizio intermodale «ultimo miglio» insieme al trasporto pubblico.
Droni
Il veicolo volante senza pilota, conosciuto in genere come drone, ha già rivoluzionato le tecniche militari, e si appresta a farlo coi trasporti e l’immagazzinaggio. La tecnologia del drone ha fatto pensare anche a radicali riorganizzazioni urbane. C’è un’applicazione studiata dalla Wake Forest University per usarli nel rilevamento in tempo reale degli inquinanti, e a West Des Moines, NAI Optimum, azienda commerciale di brokeraggio, offre alla propria clientela un servizio di controllo via droni sui cantieri edilizi in corso. Anche oltre il ruolo di sorveglianza aerea, ci sono altre interessanti applicazioni dei veicoli volanti autonomi nell’organizzazione urbana. Certo si tratta di un uso che farà sorgere conflitti legali e politici, ma riteniamo comunque che una volta calmate le acque da quel punto di vista, prevarrà il potenziale di una tecnologia comunque teoricamente in grado di spostare pacchi, lettere, prodotti vari, andare a prendere qualcosa di smarrito, ovunque e nel giro di pochissimo tempo. Ma per esempio dove li metteremo, questi droni urbani?
Gli studenti della University of Pennsylvania alla Graduate School of Design, Mohammad, Zhao, e Zhu, hanno proposto il concetto di un grattacielo soprannominato Alveare da usarsi esclusivamente come deposito-stazione di droni. L’idea ha vinto il secondo posto al concorso 2016 della rivista di settore eVolo. Concetto certamente difficile da mettere in pratica dentro a mercati immobiliari centrali assai competitivi, dove potrebbero prevalere funzioni diverse del costoso spazio, ma anche Amazon recentemente ha brevettato qualcosa di simile, che magari potremmo anche vedere davvero nelle città coi suoi veicoli elettrici ronzanti nel lontano futuro, e che per usare le loro parole è:
«un complesso multilivello operativo che ospita veicoli volanti automatici in decollo e atterraggio, in un ambiente urbano anche densamente popolato. A differenza di un tradizionale complesso operativo si organizza su molti livelli (i piani di un edificio, per capirci) seguendo le norme urbanistiche di zona. Questo Fulfllment Center è dotato di uno o più spazi di atterraggio e uno o più spazi di deposito-sosta» (dal Brevetto USA n. US20170175413).
Edilizia Ultimo Miglio
La consegna di pacchi via droni attraverso strutture di sosta dedicate indica una soluzione possibile al problema dell’ultimo miglio in logistica. La crescita del commercio via internet pone la questione di questo flusso continuo attraverso la città, e a rendere le cose ancora più complicate alcune aziende come Zara, settore abbigliamento, hanno adottato strategie di rapido turnover delle linee, con poco immagazzinaggio e consegne frequenti. Si realizzano massicci depositi di distribuzione nelle zone industriali lontano dai centri, dove lo spazio costa poco e certe funzioni sono ammesse dalle norme urbanistiche. Resta aperto come terminare la consegna rapidamente e a basso costo sia in centro che nelle località suburbane più remote. Oggi una soluzione è quella proposta dai punti consegna di dimensioni contenute di Amazon. Chioschi-armadietto sul modello di quelli già usati in alcuni uffici postali, e disponibili annessi ad alcuni negozi. Amazon fa consegne regolari nelle mini-strutture, e poi è il consumatore stesso a coprire l’ultimo miglio, prelevando lì e portandoselo a casa. Amazon paga un affitto al negozio per il chiosco. Ma probabilmente ne vedremo altri di esperimenti del genere nelle aree centrali, a unire la distribuzione ultimo miglio con quella più tradizionale.
Anche la stampa 3D ha molte potenzialità di incidere nel campo commerciale e logistico. Non è impossibile un futuro in cui almeno una parte dei prodotti non venga prodotta in loco a richiesta (Production On-Demand On-Site – PODOS). PODOS consente al consumatore del tradizionale shopping mall di personalizzarsi gli acquisti – assistito dal personale del negozio – attraverso un programma CAD, poi stampato in 3D e consegnato. Immaginiamo un ragazzo che va a un «fab-shop» di stampa tridimensionale di sandali, discute coi creativi disponibili e si personalizza l’acquisto. Mentre la stampante 3-D è al lavoro, il consumatore sta a prendere un caffè, o va al multisala a guardare un film. Un sistema complesso di fab-shop PODOS sarebbe una vera e propria attrazione per tanti complessi commerciali, un modo per reintrodurre l’artigianato nelel città e rendere più efficienti le consegne ultimo miglio.
Estratto da: Real Trends: The Future of Real Estate in the United States, Urban Economics Lab, MIT Center for Real Estate, 2017, l’estratto è il cap. 3.3. Transportation and Logistics Innovations and Real Estate, traduzione di Fabrizio Bottini
Immagine di copertina assolutamente profetica e scovata per caso dal traduttore: AUTOMATIC CAR CONTROL WOULD AID THE SAFE DRIVER AND CURB THE BAD DRIVER (Norman Bel Geddes, Magic Motorways, 1944)
In questo sito vedi anche Distribuzione commerciale senza pilota, sui progetti di Amazon, o L’Invasione delle Trottole Volanti sugli studi futuristici di UBER per allargare ai cieli il trasporto locale quotidiano delle persone