La tragedia urbanistica spopola sul grande schermo

foto F. Bottini

Forma urbana e relazioni sociali sbarcano sul tappeto rosso delle grandi occasioni con la prima cinematografica di The Emergent City Zoning, nuovo documentario che racconta la battaglia per il futuro di una dozzina di ettari di spazio dismesso sul waterfront di Brooklyn che oggi si chiama Industry City. Molti fra quanti sono venuti martedì sera per la serata tutto esaurito al Tribeca Film Festival avevano vissuto quello scontro da protagonisti perché cittadini di Sunset Park, dove si trova quell’area: 129.000 abitanti, di cui il 41% ispanici, 25% asiatici, 28% bianchi e 2,4 % neri. C’era Marcela Mitaynes, militante dei comitati inquilini nel film poi eletta dal 2021 a rappresentare la circoscrizione all’assemblea statale. C’era Elizabeth Yeampierre, responsabile esecutiva di UPROSE, associazione senza scopo di lucro di Sunset Park, e una delle personalità di riferimento per la giustizia ambientale sia a livello statale che nazionale. Non poteva mancare neppure Carlos Menchaca, al centro della vicenda Industry City come consigliere eletto di zona rappresentante del quartiere negli eventi raccontati dal film.

Diretto da Kelly Anderson e Jay Arthur Sterrenberg, Emergent City ha impiegato più di dieci anni di lavoro. Anderson, già autrice di parecchi documentari premiati e direttrice del dipartimento tematico allo Hunter College, City University of New York, negli ultimi quattordici anni a Sunset Park ci ha anche abitato. «Quando ho iniziato a frequentare Industry City e a vedere cosa ci stava succedendo, partecipando alle discussioni, mi sono accorta della potenzialità narrativa» ci spiega Anderson nel corso di una breve conversazione a margine della prima, al cinema Village East di New York. «E non si tratta semplicemente di un lavoro ispirato alla anti-gentrification, ma che rivendica giustizia ambientale, questione che risale fino agli ani ’90».

La saga attuale inizia nel 2013 con l’acquisizione di Industry City da parte di un consorzio di operatori ben forniti di risorse finanziarie. A quell’epoca, Sterrenberg e i suoi colleghi lavoratori-proprietari del MeerKat Media Collective, di Sunset Park, iniziano il lavoro con abitanti e rappresentanti politici eletti nella circoscrizione. Per i dieci anni che seguono le troupe di MeerKat filmano incontri e scontri fra i costruttori di Industry City e a volte degli abitanti tra di loro. Chiodo fisso di quelle discussioni la variante urbanistica che i costruttori ritengono indispensabile per realizzare il proprio programma, usando capitali interamente privati per il riuso del grosso vecchio e sinora sottoutilizzato complesso produttivo. Una strategia che si appoggia a un grosso incremento del commercio, degli uffici, addirittura di un albergo, tutte cose che rendono assai di più dell’industria.

Protagonista di punta del consorzio costruttori Jamestown Properties, tra i cui progetti a a Manhattan spicca il Chelsea Market, e ad Atlanta il Ponce City Market, entrambi piani di riqualificazione con la riconversione di spazi industriali a commercio di fascia superiore. Mitaynes, Yeampierre e altri che compaiono nel film diventano i leader della comunità di Sunset Park opposta alla variante urbanistica. A loro parere il piano per Industry City è già un programma di espulsione dal loro quartiere. Le proprietà già cominciano ad aumentare gli affitti in prospettiva ben oltre quanto abitanti ed esercenti possono permettersi, per cominciare presto a sfruttare l’effetto di Industry City su Sunset Park ch ediventa prima di tutto una meta di consumatori di fascia alta, lavoratori del terziario e per chi cerca svago. La variante butta benzina su un fuoco già acceso. Quasi il 70% degli abitanti di Sunset Park vive in affitto, il che corrisponde complessivamente al resto di New York City.

La comunità arriva anche ad elaborare una propria visione alternativa per l’ex spazio industriale, con un piano urbanistico che mantiene la destinazione produttiva, riconvertita al settore elettrico dal solare ed eolico. Yeampierre e UPROSE si impegnano anni su questo piano cercando sostegno dei rappresentanti eletti e per finanziamenti statali e federali. «La questione di gran lunga principale con questi grossi spazi industriali è sempre la stessa in tutto il paese» spiega l’esperto di sviluppo economico Armando Moritz-Chapelliquen, che è stato consulente per il gruppo di lavoro del film e lavorava a New York City per gran parte del tempo coperto dal documentario. «Qui a New York diciamo che l’ecosistema può essere più complesso ma il metodo e i problemi sono quelli identici di tanti altri casi».

Un dibattito con momenti molto infuocati, ma il film coglie anche momenti più tranquilli e costruttivi, quelli in cui si discute nella comunità sui particolari urbanistici e socioeconomici, man mano il piano proposto dai costruttori attraversa le varie fasi nella pubblica amministrazione. Alcuni dettagli sono unici e specifici di New York ma si capisce benissimo che si tratta di cose piuttosto familiari anche a chi vive in altre città: per esempio il ruolo dei consiglieri locali eletti. Esiste la regola non scritta secondo cui a scala cittadina l’amministrazione in caso di varianti urbanistiche si accoda alla linea degli eletti nella circoscrizione interessata. Con poche eccezioni, sia che si approvi sia che si respinga un piano, si segue quel criterio. Durante la vicenda Industry City, quel ruolo di riferimento spetta al consigliere Menchaca. Ma attenzione all’epilogo: Menchaca alla fine si schiera con gli oppositori obbligando all’ultimo minuto i costruttori a ritirare la proposta.

Poi a fine mandato il consigliere è tornato nella sua città di origine, El Paso, ma era presente alla serata di presentazione del documentario Emergent City. Intervistato per l’occasione Menchaca dichiara di sentirsi «provato, fiero, ma ancora con qualche dubbio» nel rivedere ricostruita sul grande schermo la saga di Industry City. Ma arriviamo a cosa accade oggi: martedì scorso Mitaynes e Yeampierre celebrano l’inizio di un progetto di riuso in manutenzione di impianti eolici offshore localizzati nella baia di fronte al sito Industry City, ovvero il primo passo di una visione alternativa per l’area, del tipo che UPROSE promuoveva da decenni.

Le associazioni locali e i loro leaders stavolta hanno vinto la propria battaglia urbanistica, ma il film mostra anche come prosegua implacabile la guerra per il futuro della città. Andrew Kimball è stato CEO di Industry City, il fronte dei costruttori, per tutto l’arco di tempo comerto dal documentario, per poi essere nominato amministratore delegato della New York City Economic Development Corporation. Non c’era, Kimball, alla prima del documentario, ma certamente anche se non fisicamente era tangibile il suo ruolo nelal promozione dello hub per le energie eoliche nella baia. Mentre Eric Adams, che nel film compare come Presidente del Borough di Brooklyn, favorevole al piano dei costruttori per la variante Industry City, è la stessa persona che diventato Sindaco della città nomina Kimball nel nuovo ruolo. «È il sistema ad essere tutto sballato – commenta Menchaca alla fine della proiezione – dobbiamo cambiare il sistema».

da: Next American City, 14 giugno 2024; Titolo originale: The Drama of Zoning Finally Makes It to the Big Screen – Traduzione di Fabrizio Bottini TRAILER DEL DOCUMENTARIO

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