Dieci anni dopo l’esplosione di violenza nei quartieri, la periferia di Woippy nella zona nord-orientale di Metz ha avuto finanziamenti statali per la casa, le trasformazioni urbane e stradali, addirittura la realizzazione di una spiaggia fluviale e insediamenti di agricoltura urbana didattica, completi di alveari e un lama. Ma tutti questi investimenti, nel quadro di quelli nazionali francesi per il rinnovo urbano, non hanno impedito che i giovani scendessero di nuovo in strada a saccheggiare negozi o incendiare scuole la scorsa settimana, dopo che la polizia aveva sparato a un adolescente di origini nordafricane nella periferia di Parigi. «Vedere dei cittadini mettere a fuoco qualcosa realizzato proprio per loro fa davvero male» commenta il sindaco Cedric Gouth in una classe mezza bruciata della «Scuola della Seconda Occasione» concepita per gli studenti problematici.
Anche le ultime rivolte hanno stimolato in tutto il paese riflessioni su quanto possa essere efficace una strategia sociale sulle periferie a contrastare disagio e problemi economici con le trasformazioni urbane o investimenti nell’istruzione. Dopo una riunione d’urgenza con Gouth e altri Sindaci che hanno subito i danni maggiori, il Presidente Emmanuel Macron ha riconosciuto che la risposta data sinora dal centro al complesso problema locale non basta. In molte zone della Francia nella scorsa settimana sono stati giovani in media diciassettenni ad attaccare quelle strutture specificamente concepite per migliorare la vita nei quartieri, che fossero scuole, piscine, trasporti pubblici, asili. La Scuola della Seconda Occasione di Woippy, che offriva corsi di lingua francese matematica e indirizzo professionale a chi non aveva alcun titolo di studio, era già stata devastata dai vandali nel 2010 dopo che era morto un adolescente in motorino inseguito dalla polizia. «La mia reazione spontanea è stata: No, no, no, no! Ma poi anche: Perché?» commenta l’insegnante Farid Hamoudea. Due studenti ci raccontano di temere che l’assalto possa peggiorare l’immagine stessa della scuola come luogo di formazione e avviamento al lavoro.
Basta una mano di bianco?
Nel cuore dell’Europa, a meno di un’ora di macchina da Belgio, Germania, Lussemburgo, Woippy è cresciuta da villaggio a caratteristica periferia francese a partire dagli anni ’60, con la realizzazione di complessi ad appartamenti per abitanti molti dei quali di famiglia originaria delle ex colonie, oggi più di 14.000. La regione un tempo mineraria si è disindustrializzata velocemente, e i quartieri di Woippy si sono impoveriti e dimezzati di popolazione. Classificata tra le 1.500 aree «a priorità di intervento» particolare, verso questa periferia si sono orientati 100 milioni di euro di finanziamenti pubblici nell’ultimo decennio, calcola il sindaco Gouth. Per progetti che vanno dalla riqualificazione dei complessi abitativi invecchiati, alla realizzazione di spazi verdi, a un «Centro per la Scoperta della Natura» dotato di serre, animali domestici e il citato lama, per insegnare ai più piccoli l’ecologia e l’agricoltura.
La Francia si è impegnata a investire dodici miliardi di euro in questi programmi di rigenerazione urbana fra il 2014 e il 2030, e le zone prioritarie possono anche contare su altre forme di sostegni aggiunti. I ricercatori ritengono comunque che rispetto alla spesa pubblica totale questa per le zone povere non superi l’1% annuo. Localmente si osserva che così non si affrontano le vere questioni alla base di esclusione e discriminazione. «Riverniciare qualcosa è pur sempre positivo naturalmente. Ma i problemi vanno assai più in profondità di quella superficie» commenta Mouhad Moradab, 42 anni, operatore sociale molto noto per la presidenza del club di calcio di Woippy. «Non ci danno le medesime occasioni degli altri, abbiamo questa sensazione» continua Moradab, padre marocchino ex ferroviere in Francia, ma che ha visto il figlio in una posizione lavorativa meno qualificata della propria. «Chi ha lasciato trasformare posti come Woippy in ghetti?».
La questione razziale e della discriminazione resta un tabù in un paese dove non si raccolgono mai dati su base etnica per non contraddire il principio repubblicano delle pari opportunità, indipendentemente dal colore della pelle: un’idea piuttosto lontana da ciò che vedono gli abitanti di Woippy, con la sensazione di abitare in un ghetto privo o quasi di occasioni». «Diventa tutto più facile se sei bianco» spiega Chad Jallouz, piccolo imprenditore ventunenne di discendenza algerina-tunisina che abita poco lontano dalla scuola vandalizzata. Macron ha dichiarato che accelereranno i programmi di rinnovo urbano cambiando obiettivi e criteri: «Il nostro principale nemico è la scarsa ambizione».
Cittadini di seconda categoria
Moradab, Jallouz e altri abitanti che si sono fatti intervistare da Reuters, si dichiarano tutti contrari alla violenza. Alcuni si sono anche organizzati in gruppi di cittadini dopo le rivolte. Ma dicono anche di capire la rabbia di chi è sceso nelle strade, condividendone le difficoltà, sia con la polizia che con la disoccupazione. «Qui c’è tanta gente che si è preso un diploma ma poi deve andare in Lussemburgo per farsi accettare» dice Moradab. Thomas Kirszbaum, sociologo all’Università di Lille che si occupa di integrazione e politiche urbane, riconosce che gli interventi di rinnovo forse migliorano i quartieri ma fanno poco per allontanare la sensazione di essere discriminati. «È più importante in quelle zone iniziare a sentirsi parte della società e dello stato francese, che vedere le facciate rifatte».
Dopo la peggiore violenza di strada dai tempi dei gilet gialli per le tasse sulla benzina cinque anni fa, il governo di Macron promette maggior ascolto e adeguamento delle politiche. Ma sinora, l’idea che il problema sia proprio quello del razzismo non compare nella comunicazione pubblica, anche se addirittura una indagine del Ministero del Lavoro rilevava una probabilità del 50% inferiore di trovare lavoro se si porta un cognome africano, rispetto a un equivalente candidato di capacità analoghe ma con un nome europeo. Mentre da parte governativa si sostiene che i programmi di rigenerazione urbana abbiano migliorato sia la condizione materiale delle periferie che la percezione stessa dell’esclusione sociale. Chi è toccato da questi programmi secondo la pubblica amministrazione spesso un lavoro lo trova e riesce a trasferirsi in zone meno problematiche, uscendo però dalle statistiche. Seduto nel cortile della scuola vandalizzata, Jallouz continua a non essere convinto. «La rivolta a qualcuno pare l’unica arma possibile per cittadini di seconda categoria».
da: Reuters, 7 luglio 2023; Titolo originale: For many, French urban spending can’t shake the ghetto feeling – Traduzione di Fabrizio Bottini