No sprawl = libertà

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Foto M. B. Style

Chi basa il proprio consenso politico sul modello cosiddetto di sviluppo del territorio, ovvero dello sprawl suburbano insieme di stili di vita in fondo da molti condivisibili, appaganti, auspicabili, di solito sa benissimo quel che fa. Sa benissimo, ad esempio, che tutta la rabbiosa enfasi degli oppositori ecologisti per cose come la riduzione della biodiversità, l’obliterazione di paesaggi tradizionali, l’allontanamento delle attività agricole altamente produttive dal nucleo metropolitano centrale, può facilmente trovare un contrappeso in grado di rilanciare il business as usual. Questo contrappeso può essere espresso in forme strategiche, esemplificate dalle tabelle sulla crescita e il reddito, la nascita di imprese, ovvero tutto ciò che comprendono benissimo associazioni di categoria o sindacati dei lavoratori, oppure rivolgersi direttamente alla pancia della società, parlando di casa, servizi, consumi, cose che ciascuno di noi vive direttamente ogni giorno.

Mutuo differito

Ci sono ovviamente tante cose che non funzionano, nella dispersione insediativa, e sono più o meno sempre le stesse che da subito denunciavano i suoi critici all’epoca fra gli anni ’30 e il ’50, quando quel modello prima fu perfezionato come paradigma territoriale e socioeconomico, e poi imposto come sistema di sviluppo. Ma appunto si tratta di un sistema che ha grossi vantaggi, e continuare a sventolare lo spauracchio degli impatti ambientali, o i pure evidenti guai alla socialità e alle relazioni, sinora non ha mai fatto sì che l’equilibrio si sia invertito, iniziando di nuovo a pencolare verso la città densa, una ragionevole sostenibilità, e insomma tutte quelle cose che facciamo girare attorno all’aggettivo “urbano” usato in senso proprio. La crisi economica ha però evidenziato un aspetto interessante che era sinora un po’ sfuggito agli studi critici mainstream: suburbanizzazione non significa automaticamente ceto medio, benessere, alta qualità della vita, sicurezza eccetera eccetera. Anche nel suburbio esiste la povertà, eccome se esiste, e la si vede sia nelle forme classiche urbane (dallo homeless altre forme di disagio) solo articolate in modo differente nello spazio, sia in forme specifiche, come quella legata ai trasporti. Sappiamo infatti che il suburbio è una organizzazione del territorio plasmata sull’auto privata al 100%, ma forse il concetto di “mutuo differito” ovvero pagato poco a poco anche con la benzina, non riassume tutto. C’è molto di più, oggi gli studi lo rilevano.

L’aria della città rende liberi

Un posto dove tutto ruota attorno all’automobile, sta a significare che chi l’auto non ce l’ha, o ce l’ha in modo molto limitato, è tagliato fuori. Pensiamo per esempio a quelle fermate di autobus piuttosto isolate nel nulla ai margini dei quartieri, dove si vede solo qualche collaboratrice domestica, evidentemente un po’ fuori posto, unico pedone su quel marciapiede lungo una decina di metri in tutto: l’immagine stessa dell’apartheid virtuale a cui sono sottoposti anziani che non guidano, ragazzi senza patente, e anche a tempo diciamo parziale tutti coloro che non hanno soldi a sufficienza per sostenere le spese di un’auto. Quindi quando cala il reddito, magari anche non di tantissimo, i costi del suburbio iniziano a diventare sempre più evidenti: tutto costa di più perché si paga la tassa all’auto privata, sempre. Chi non può o non vuole pagare, diventa una specie di carcerato, dove invece delle mura ha il portafoglio vuoto a impedirgli di fare qualsiasi cosa, perché qualsiasi cosa comporta pagare la gabella all’universo automobilistico. Tutto ciò che in una città sarebbe quasi banale, qui diventa un sogno fantastico, ha cessato di esistere perché è stato reciso il cordone ombelicale dell’auto, della benzina, della superstrada. Ecco: forse riflettere su questa inedita declinazione del famoso detto secondo cui l’aria della città rende liberi, aiuterebbe a capire meglio cosa vuol dire, fare politiche anti-sprawl, che devono essere e sentirsi politiche di libertà, non a reprimerla. Di seguito, un percorso ricco di links tra varie considerazioni sul rapporto fra suburbio, povertà, mobilità.

Riferimenti:

Liz Borkovski, Transportation and poverty in the suburbs, Science Blogs, 12 gennaio 2015

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