«Gli uomini combattono e perdono la battaglia, e la cosa per cui avevano combattuto si verifica nonostante la loro sconfitta e poi si scopre non essere quello che intendevano e altri uomini devono lottare per quello che intendevano sotto un altro nome» (William Morris, A Dream of John Ball, 1886, citato da Lewis Mumford). Si potrebbe riscrivere il medesimo passaggio per l’opera senza tempo sviluppata dalla decina circa di componenti la Regional Planning Association of America RPAA, club di intellettuali newyorchesi votati alle discipline urbane e al tema della casa, riformisti, nata nel 1923 attorno soprattutto alla personalità di Clarence Stein. I suoi componenti scrivono criticamente sulla metropoli e le trasformazioni urbane dai primi anni ’20 ai primi anni ’30. Concettualizzano una formazione territoriale denominata «regional city» in quanto alternativa alla metropoli, realizzando seminali esperimenti di nuovi spazi e quartieri secondo questo modello.
RPAA – Una storia
I componenti della Regional Planning Association si impegnano, individualmente e collettivamente, in moltissimi progetti, dall’idea e varo di un sistema regionale inter-statale di 4.500 chilometri di sentieri, alle prime proposte di incentivi fiscali per la casa o sostegno ai mutui per famiglie a bassi redditi. Vicende e idee di politiche urbane e territoriali spazianti da un bacino fluviale alla gestione di piani di scala statale, a concezioni rivoluzionarie per complessi residenziali urbani. Gran parte di tutte queste idee sono il prodotto di una riflessione di gruppo. Nel 1933 la RPAA sospende formalmente le proprie riunioni, lavori e studi, in quanto gruppo, ma quegli ideali e idee rimangono alla base del pensiero occidentale sulla pianificazione urbana e regionale, sulle trasformazioni dei quartieri, sui grandi programmi territoriali e ambientali, sulla realizzazione di prototipi pilota.
Ad esempio la «Dorsale di spazi aperti» dell’Appalachian Trail di Benton MacKaye è l’antenata di tantissimi sistemi di percorsi che oggi chiamiamo Greenway. La stessa Regional City trova addirittura eco anche nell’idea attuale di Edge City, elemento di quelle forme emergenti che gli studiosi definiscono «città poli-nucleata». Il Piano di Radburn di Clarence Stein e Henry Wright inizia una generazione di quartieri coordinati e realizzati su larga scala. Tantissime cose sono riflesso, a volte certamente indistinto, di concezioni elaborate da RPAA. Anche in molte capitali europee – da Londra a Parigi a Stoccolma a Copenhagen – verranno sviluppate nel dopoguerra idee RPAA sulle regioni metropolitane e i quartieri. Vällengby e i trenta nuclei satellite organizzati sul trasporto ferroviario a Stoccolma rappresentano forse il più chiaro esempio di realizzazione della Regional City, anche se non si basano dichiaratamente su essa. E l’organizzazione per quartieri coordinati a Stoccolma riprende con modifiche il sistema di Radburn.
Anche molte delle new town britanniche del dopoguerra incorporano le idee di Radburn sulle aggregazioni residenziali, con la città scozzese di Cumbernauld a fungere da esempio cristallino di sistema pedonale del tipo innovativo concepito da Stein e Wright. Ma il modello influenza anche le realizzazioni di Reston, Columbia, Woodlands, e tanti nuovi quartieri e città satellite americane. Come nella citazione di Morris riportata all’inizio, tanti urbanisti riprendono le medesime battaglie con nuove parole d’ordine. Negli anni ’60 Roy Lubove pubblicava la prima ricostruzione critica della vicenda RPAA, e più tardi Carl Sussman ne approfondiva alcuni aspetti riproponendo articoli di sei componenti dal numero speciale di Survey Graphics dedicato alla pianificazione regionale del 1925, e inserendo anche testo, grafici e mappe del Report of the New York State Commission on Housing and Regional Planning, redatto da Henry Wright nel 1926 su incarico del Governatore Al Smith e per conto della Commissione presieduta da Clarence Stein. L’introduzione di Sussman a questa riedizione di materiali rappresenta un approfondito bilancio delle idee RPAA: «sostituire alla nostra attuale società metropolitana accentrata e orientata al profitto un sistema più decentrato e specializzato di regioni ambientalmente equilibrate».
Mumford scriveva nel 1938 che la regional city «avrebbe sostituito quella mono-nucleata» con un nuovo tipo «poli-nucleato in cui gruppi di insediamenti adeguatamente definiti e separati svolgono la funzione della città concentrata». Un’idea condivisa dai cinque membri che costituivano lo inner core RPAA: Clarence Stein, Benton MacKaye, Alexander Bing, Lewis Mumford e Henry Wright. Proseguiva Mumford: «Venti di queste città in una regione ad ambiente e risorse adeguatamente pianificati hanno i medesimi vantaggi di una metropoli da un milione di persone senza i suoi grossi limiti». Molti altri componenti originari dell’Associazione come Roberyt Kohn, Stuart Chase, Charles Whitaker, Robert Bruère, Frederick Ackerman e Charles Escher, contribuiscono ai suoi obiettivi, così come chi aderirà in seguito, da Catherine Bauer a Henry Churchill o Albert Mayer, ma dal 1923 al 1933 è il nucleo centrale di Stein, MacKaye, Bing, Mumford e Wright a svolgere il ruolo catalizzatore.
Collaborano strettamente per un decennio in parecchi ambiti di conoscenza e azione. RPAA è nota per alcuni specifici progetti e idee sviluppati da sotto-gruppi minori: MacKaye, Mumford, Stein e Wright sostengono la realizzazione di nuovi nuclei in area metropolitana per favorire il decentramento urbano, l’espansione, la riqualificazione; Stein e Wright inventano nuove forme di planimetrie per i quartieri su larga scala; Ackerman, Stein,Wright e Bing sviluppano metodi di costruzione e finanziamento per abitazioni economiche in proprietà rivolte a redditi medio-bassi; MacKaye, Mumford, Wright e Stein formulano nuovi concetti strutturali per una regione urbana il cui sviluppo e crescita sono guidati dallo spazio aperto tutelato a questo scopo; Ackerman, Bing, Stein, e in seguito Catherine Bauer, sostengono l’idea di abitazioni più economicamente accessibili, meglio organizzate e progettate; Stein, Kohn, Whitaker, e più tardi Mumford e Bauer, sostengono la necessità di interventi legislativi statali per la casa e il territorio. Clarence Stein fa parte di tutti i sotto-gruppi.
Non si possono spiegare idee e progetti RPAA meglio di quanto non abbiano già fatto Roy Lubove, Carl Sussman, o gli stessi membri dell’Associazione. La produzione individuale o di gruppo di articoli, saggi, libri, insieme ai vari progetti, costituisce una grossa fetta della letteratura disciplinare e della storia della pianificazione urbana e regionale americana dal 1920 al 1950. Sono sempre più gli studiosi e critici che ne valutano l’importanza e influenza sull’urbanistica internazionale, le politiche, i programmi e i progetti. Recentemente Eugenie Birch, Daniel Schaffer e altri ne hanno confermato l’influenza anche sulle politiche urbane di fine XX secolo. Ma la vera ragione per cui l’Associazione contribuì con così tante idee ancora attuali alla pianificazione urbana e territoriale deve ancora essere approfondita. Quale fu l’apporto specifico dei cinque membri del nucleo centrale all’opera collettiva? Come ci si riuniva e si lavorava? Che tipo di interazione ci fu sull’arco di dieci anni di operatività? Come agiva il gruppo nel suo insieme per sviluppare, sostenere, modificare le idee dei singoli componenti? E come si rapportavano le conoscenze, idee, interessi, valori, energie, personalità ed esperienze dei singoli col collettivo, nel produrre, divulgare, mettere in pratica, tutte le innovazioni che oggi consideriamo eredità della RPAA? In breve, quale era la natura di questo vero e proprio «genio collaborativo»?
L’Associazione introduce idee ancora valide e numerosi esempi di innovativi progetti realizzati che le mettono in pratica. Qualità e ampiezza della collaborazione si spiegano con la diversità dei talenti dei vari membri, la loro specializzazione in varie discipline e professioni, oltre che diversi caratteri e capacità personali. La stretta amicizia che lega Stein, MacKaye, Mumford, Wright e Bing, le convergenze di obiettivi, rappresentano la chiave di lettura della grande capacità di collaborazione dimostrata su un lungo periodo. Ma è soprattutto la leadership di Stein, la sua determinazione a spostare l’ambito di tutti dal dibattito all’azione, dalle idee teoriche alle leggi, dalle strutture associative ai progetti pilota, a definire questo «genio collaborativo». Scopo del presente saggio è proprio l’analisi del ruolo guida di Stein, la sua idea di Associazione, i contatti con gli altri membri e la sua gestione operativa; per approfondire come si organizzava il gruppo, come operava nello sviluppo di specifiche strategie urbane: in breve, spiegare come un club riuscisse a formulare idee, sostenerle, lottare per esse e attuarle, fino a conquistarsi fama e duratura influenza sulla pianificazione urbana e regionale. Vorrei sostenere che l’organizzatore Clarence Stein sviluppa la propria leadership e i propri indirizzi politici a partire dalla filosofia dell’apprendimento sociale così come teorizzata dal Movimento per una Cultura Etica di Felix Adler. Inoltre, è Stein a concettualizzare RPAA, sceglierne i componenti, fissarne il percorso, prima di coinvolgerli e sviluppare il programma. E gestire così la formulazione delle idee, diffusione, attuazione pratica tra leggi, norme, progetti sperimentali di scala regionale, di spazi aperti, riforme edilizie, trasformazioni urbane.
Charles Whitaker, il Catalizzatore
Nel 1918, diversi anni prima che Stein manifesti la sua idea originale di Regional Planning Association of America, Charles Whitaker ne riunisce parecchi dei futuri membri. Stein poco prima della fine della Prima Guerra Mondiale si trova a Washington per incontrarsi con Whitaker e Robert Kohn, allora Direttore per la Realizzazione di Abitazioni della Emergency Fleet Corporation, USA Shipping Board. Clarence Stein, sottosegretario per l’urbanistica del New York City Club, porta a Kohn diversi studi per quartieri della propria città e rapporti sull’abitazione economica in tempo di guerra. Si incontra anche con l’architetto e paesaggista Henry Wright, e con Frederick Ackerman, entrambi impegnati nell’ufficio diretto da Kohn, con l’economista dei consumi Stuart Chase, e col consulente di relazioni del lavoro Alexander Bing, pure attivi nella Capitale durante la guerra.
Terminato il conflitto Stein torna a New York ad organizzare il proprio studio professionale di architettura, associato a Robert Kohn e Charles Butler. Prosegue la collaborazione al Journal of the American Institute of Architects (JAIA) e allarga le proprie attività di impegno sul fronte della casa come segretario dello Housing Committee istituito dal Governatore dello Stato di New York, Al Smith. Nel 1920 Charles Whitaker sposta la sede JAIA a New York, nomina Stein condirettore per l’urbanistica: inizia la collaborazione con Mumford, Ackerman, Henry Wright e altri sui temi della casa e delle trasformazioni urbane. Mumford redige numerosi documenti pubblici dello AIA Committee for Community Planning presieduto da Stein. È Whitaker a presentare Benton MacKaye a Stein nel 1921 alla Hudson Guild Farm di Netcong, New Jersey, vicino alla sua casa di campagna. Discutono il coraggioso piano di Mackaye per un sentiero lungo migliaia di chilometri lungo la Catena dei Monti Appalachi. Whitaker presenta Stein a Mumford nel 1920, quando quest’ultimo sta lavorando ai suoi libri sulla Letteratura Americana, oltre a scrivere di architettura per il Journal AIA. Insomma sono molti gli incontri promossi da Whitaker tra i membri di quella che sarà RPAA.
Clarence Stein: l’Organizzatore
Nel 1922, durante un viaggio di ritorno in nave dall’Europa, Stein decide di organizzare un gruppo di studi sulla città e l’urbanistica, che dovrebbe comprendere alcuni suoi amici dal direttore del Journal of the American Institute of Architects, Charles Whitaker, a Robert Kohn suo associato nello studio newyorchese di architettura e compagno di Ethical Culture, a Frederick Ackerman, suo primo mentore e associato, ad Alexander Bing, costruttore a New York e pure compagno di Ethical Culture; si aggiungono parecchie vecchie conoscenze del periodo di lavoro nello studio di Bertram Grosvenor Goodhue. Il gruppo assume dapprima il nome di «City Planning Atelier». Gli incontri vengono fissati ad «ogni seconda settimana» a cena «a discutere e studiare l’ambiente fisico dell’uomo così come influenzato dai suoi bisogni sociali economici estetici, nonché degli strumenti tecnici per rispondere a tali bisogni creando ambienti nuoviı». I membri saranno idealmente «Architetti, Ingegneri, Paesaggisti, Sociologi, Economisti, Amministratori pubblici, Sindacalisti, Scrittori». Lo scopo è di mettere in contatto diversi gruppi di persone per un panorama critico della città, sviluppando in modo collaborativo e diffondendo idee, promuovendo politiche, attuando progetti. Stein ritiene che si possa «sviluppare un sistema di città satelliti nella regione urbana attorno a New York» e anche «un sistema di leggi sulla casa» e «una pianificazione territoriale di scala regionale e statale». Esempio di un approccio di quel tipo è lo Appalachian Trail.
Il 18 aprile 1923, la RPAA tiene un’assemblea organizzativa nell’ufficio di Robert Kohn a New York. Presenti otto persone: Alexander Bing, presidente; Clarence Stein, segretario; Henry Klaber, compagno di studi a Parigi di Stein; Robwert Kohn; Benton MacKaye; Lewis Mumford; partecipano anche gli architetti John Bright e Sullivan Jones, della New York State Housing Commission del Governatore Al Smith. Il club crescerà rapidamente di una decina di nuovi membri, tenendo i propri incontri regolari su un arco di dieci anni, prima dopo cena al City Club, poi nello studio che Stein condivide con Kohn, e dal 1926 dopo cena nell’appartamento di Stein e della moglie Aline MacMahon a Manhattan, Sessaquattresima Strada Est, affacciato sul Central Park. Stein, Mumford e MacKaye redigono insieme gli ordini del giorno degli incontri. Nei primi tempi ci sono sottogruppi che si riuniscono anche più volte la settimana. Primo progetto, il perfezionamento e attuazione del piano per l’Appalachian Trail di MacKaye, per cui vengono investite anche parte delle risorse economiche dell’Associazione.
Benton MacKaye, l’Ambientalista
Stein descriveva MacKaye come «un uomo del New England molto simile a Henry Thoreau». La loro storica amicizia e collaborazione comincia quando Whitaker li presenta nel 1921. Si aggiungeranno poi altri membri RPAA naturalmente, ma il naturalista conservazionista filosofo umorista MacKaye resterà sempre ‘l’amico più stretto di Stein, insieme a Mumford, per oltre mezzo secolo. L’idea del Sentiero sugli Appalachi «percorso continuo nella natura dal Maine alla Georgia» che MacKaye definisce «un riavvicinamento della civiltà all’ambienta naturale selvaggio» vede la luce nel 1921 quando il JAIA pubblica l’articolo «An Appalachian Trail – A Project in Regional Planning». Il pezzo verrà ristampato poi e diffuso con una introduzione di Stein che ne loda «l’impostazione da pianificazione territoriale … così da conservare per quanto possibile l’intera catena montuosa degli Appalachi lungo il percorso per la ricreazione dello spirito oppresso dalla città industriale moderna». Generosamente MacKaye definisce il progetto come cosa comune con Stein in cui Clarence si era sempre dimostrato disponibile «ad aiutare costruttivamente e consigliare». L’Appalachian Trail è l’antenato di molti sentieri regionali degli Stati Uniti.
Il piano di MacKaye diventa poi un prototipo per successive azioni di RPAA in cui la strategia si concettualizza, si organizza, diventa divulgazione e attira la partecipazione attiva di altri. A metà degli anni ’30 gran parte del sentiero sulla catena montuosa era tracciato, realizzato da gruppi locali ispirati dall’idea originaria, dagli spunti RPAA, dall’azione dei Mountain Club federati a scala regionale sotto l’egida della Appalachian Trail Conference istituita nel 1925. Benton MacKaye e Clarence Stein avevano diversi percorsi personali interessi e formazioni alle spalle; ma il loro atteggiamento, valori, metodi di lavoro e obiettivi erano complementari. MacKaye apparteneva a una famiglia di origine scozzese del New England, conservazionista forestale amante della vita all’aria aperta, con una cultura rurale e dei boschi ma educato ad Harvard. Visse trovandosi bene in molte diverse città, ma trovava stimolo soprattutto nell’esperienza con la natura o i piccolissimi centri, sia in gioventù che negli anni della maturità.
Insieme alla moglie, Jessie H. Stubbs (morta nel 1921) visse a Washington, Milwaukee, New York, Knoxville, ma più tardi sperimentò abitare a Shirley Center, Massachusetts, che definiva la «Capitale dell’Impero degli Appalachi» (una terminologia che faceva sobbalzare Mumford). Quell’esistenza pacifica da piccola cittadina venne poi utilizzata come prototipo della comunità americana così come narrata da dal film documentario di Pare Lorenz, The City (da un’idea di Stein e con testo di Mumford). MacKaye era un naturalista intellettuale: idee sofisticate e di ampio respiro, ma pensieri semplici e diretti sui rapporti tra l’uomo la civiltà e l’ambiente naturale, la conservazione, la complementarità tra questa e le politiche urbane e territoriali.
Stein era certamente molto più urbano di MacKaye. Figlio di una famiglia ebrea immigrata di seconda generazione artigiana, architetto, riformatore, formato nei quartieri di New York, alla Ethical Culture Workingman’s School e alla École de Beaux Arts a Parigi. Certamente apprezzava ambienti rurali e paesaggi ma trovava maggiore stimolo al pensiero e all’azione nel contesto e culture della città dentro cui si era formato. Si interessava anche di politica, teatro, musei, viaggi all’estero. Era dunque l’essenza del cittadino sofisticato, con una vita elegante insieme alla moglie Aline immersi nel mondo intellettuale e dello spettacolo tra New York e Hollyvood. Viaggiavano moltissimo e si incontravano con amici de mondo della politica, dell’arte, dell’architettura, negli appartamenti, ristoranti, uffici, studi, strade (era un grande camminatore, Stein), parchi, gallerie, musei, scuole e università. Le idee di Stein partivano dalla progettazione urbana e dall’ambiente sociale: nuovi concetti di interazione, di rapporto tra casa e verde, la struttura regionale delle metropoli, idee rivoluzionarie per la società, l’economia, la progettazione, la costruzione.
Stein condivideva però con MacKaye l’orrore per gli aspetti dell’urbanizzazione moderna definita da Mumford «la città industriale insensata», la povertà, il sovraffollamento, le persone stipate negli alloggi senza alcun accesso al verde o all’esperienza del contatto con a natura. Le diverse prospettive dei due, e quelle comuni, si fondevano in una salda amicizia e collaborazione in occasione dello «A. Trail». Fino ad arrivare a uno dei pilastri centrali delle idee RPAA: la conservazione di vaste aree naturali e selvagge, come matrice e nerbo della Regional City a definire l’insediamento di città articolate e distinte. Gli interessi complementari di MacKaye e Stein si mescolavano a quelli di Mumford sulla città regionale. Una forma utopica di uso della conservazione di una dorsale naturale composta da zone di campagna, parchi e oasi su cui innestare una miriade di insediamenti di varie dimensioni la cui organizzazione di insieme era definita proprio dallo spazio aperto. Un’idea stretta parente americana di quella della città giardino/greenbelt di Ebenezer Howard. Così nella Regional City si fondevano i valori di MacKaye conservazionista naturalista, dell’urbanista e progettista Stein, e di Mumford, critico letterario e della società.
Le diversità complementari tra MacKaye e Stein sarebbero state evidenziate in quanto tali da Mumford molti anni più tardi in una lettera a Stein sul fatto che le realizzazioni concrete (MacKaye le chiamava «cose che riesci ad avviare») devono arrivare abbastanza presto: quel progetto prototipo di Benton per l’Appalachian Trail si poteva definire «finito ma non completo» nel 1935, così come a nuova città di Radburn a Fairlawn, New Jersey, prototipo di Stein e Wright era pure nel 1935 «finita ma mai completata» per colpa della Depressione. Continuava Mumford scrivendo che «avevano vissuto a sufficienza per vedere le proprie idee e progetti [che avevano sostenuto per tanti anni] accettati universalmente, anche da persone che non li aveva mai sentiti nominare e non sapeva quanto doveva loro».
Lewis Mumford, l’Autore
Più di qualunque altro componente RPAA, Lewis Mumford comunicava le proprie idee a un pubblico internazionale molto diversificato di architetti, urbanisti, amministratori, studiosi e critici sociali. Fu il principale teorico e conferenziere dell’Associazione. Persona di molte e diverse capacità e interessi, aveva una «difficoltà emersoniana» a decidere cos’era in realtà: più giornalista, o critico di architettura, oppure romanziere, esperto di letteratura, storico, sociologo. Il suo primo libro, Storia dell’Utopia, si pubblica nel 1922, e sta lavorando alla successiva opera, Stick and Stones, primo studio approfondito sulla storia dell’architettura americana in rapporto alla cultura americana. È perfettamente adeguato in quanto critico e scrittore al ruolo di teorico e divulgatore delle idee RPAA. Come giornalista si esprime in uno stile chiaro ed elegante, pubblicando una quantità infinita di articoli e libri su una serie di argomenti importanti per ogni ambito di intervento dei vari componenti l’Associazione.
La sua opera integra e allarga il campo delle teorie urbane e degli esempi storici, tagliando trasversalmente diversi campi disciplinari di conoscenza. Sparge i semi dell’opposizione RPAA al modello di crescita della megalopoli e a favore invece della Regional City a un vasto pubblico internazionale. Amplia anche la visione del futuro urbano attraverso le proprie ricche letture di carattere letterario, storico, economico, sociologico, filosofico, politico, oltre che l’incessante impegno a comprendere la storia delle città, a spiegare il mutamento, a suggerire azioni contro i suoi mali. Mumford introduce anche ai suoi amici dentro l’Associazione le teorie di sviluppo regionale e urbanistico di Patrick Geddes – nell’estate del 1923 organizza anche un incontro faccia a faccia con quel vero e proprio vulcano di idee di Geddes. Ne aveva scoperto dal 1915 gli studi biologici, culturali, sociologici, storico-geografici alla biblioteca del City College. Aveva iniziato una corrispondenza con Geddes e a leggere tutti i suoi libri, da The Evolution of Cities a City Development, assorbendone il valore dell’osservazione diretta per comprendere i fenomeni urbani.
Inizia così ad esplorare le strade di Manhattan e di aree simili a Pittsburgh, Boston, Filadelfia. Questo seguire con variazioni personali lo stimolo di Geddes che ammoniva sempre a conoscere prima di progettare [survey before plan] consente a Mumford di raccogliere materia prima per tantissimi articoli e saggi sulla città e l’architettura. Il primo pezzo sulle idee di Geddes è pubblicato dal Journal of the American Institute of Architects nel 1919. Nella primavera 1923 Geddes arriva a New York e Mumford lo presenta ai membri della RPAA nell’occasione della prima conferenza alla Hudson Guild Settlement House Farm di Netcong, New Jersey. È dopo averne discusso con Geddes, che il gruppo allarga l’idea originale di definirsi Garden Cities and Regional Planning Association of America, sino ad adottare un programma più vasto pur contenendo il concetto della città giardino. Si ribattezza così Regional Planning Association of America e introduce all’ordine del giorno delle attività per il giugno 1923 «proseguire il lavoro col professor Geddes» oltre a «serio impegno a sviluppare il concetto di A. Trail da MacKaye».
Più tardi Mumford ricorderà la particolare intesa tra Geddes e MacKaye, che lo spinse ad avvicinarsi di più anche personalmente all’ambientalista per la pianificazione regionale. MacKaye fu stimolato dalla conferenza di Netcong ad allargare l’idea dell’Appalachian Trail da solo percorso continuo attraverso una serie di parchi locali, statali, nazionali, ad organico sistema di sviluppo regionale su spazi aperti a contenere la «invasione metropolitana». Mumford collaborerà con MacKaye al libro sulla pianificazione regionale per tre anni, sino alla pubblicazione col titolo The New Exploration, a Philosophy of Regional Planning. Mumford ribadisce le teorie di Geddes sulla pianificazione regionale in una serie di lunghi articoli del 1927-1928 in cui richiama anche le idee dei regionalisti francesi e di Pëtr Kropotkin, oltre ai concetti filosofici di Dewey per «spazi sociali organizzati e di apprendimento». Idee che stanno alla base del Mountain Club legato allo Appalachian Trail, strategia per realizzare incrementalmente i vari segmenti di cui si compone, a partire dal concetto generale, tra il 1925 e il 1935. E base anche del coinvolgimento via via più ampio di tanti gruppi locali a partire da quello centrale RPAA, in un processo democratico senza fine.
Lewis Mumford cura anche il numero speciale RPAA del Survey Graphic nel 1925, scrive l’introduzione e un proprio saggio. Funge più in generale da curatore editoriale per l’Associazione e i suoi componenti, da MacKaye a Stein o Wright, aspetto che appare in grande evidenza nel caso dei lavori di Stein, Ascher, MacKaye, oltre che naturalmente in quelli di Mumford stesso. Spesso ci si rivolge ad altri membri per revisione di bozze di articoli o manoscritti di libri, e Mumford collabora molto con altri componenti per saggi, come nel caso della «autostrada senza città» di MacKaye nel 1931. Sempre Mumford scrive e rivede regolarmente i documenti politici RPAA e i memorandum interni, gli ordini del giorno, i resoconti delle discussioni e seminari tenuti a Netcong nei fine settimana. La nomina del Governatore Al Smith di Stein a presidente della New York State Commission on Housing and Regional Planning nel 1926 offre a molti l’occasione di approfondire gli studi sulla dimensione regionale.
Per Mumford un’occasione di osservare, apprendere, scrivere su esempi verificabili di politiche per la casa e realizzazione di quartieri, si presenta quando Stein, Wright e Bing iniziano la loro sperimentazione sul campo di community design con Sunnyside nel 1924 e a Radburn nel 1927. Molto più osservatore che partecipe diretto, Mumford, nelle politiche per la casa RPAA. Contribuisce a organizzare i seminari di valutazione dell’esperienza Sunnyside, partecipa alle riflessioni sulla revisione di obiettivi, aspetti economici e sociali di Radburn nel 1927. Fornisce anche un contributo personale all’esperienza di Sunnyside andandoci ad abitare con la moglie, Sophie, e il figlio Geddes, dal 1925. Lì approfondisce l’amicizia col vicino Henry Wright, partecipa alla vita del quartiere e a lunghe discussioni con altri dell’Associazione tenute proprio nella casa di Wright.
Alexander Bing, il Costruttore
Nel 1922, quando Stein ritorna a New York dopo aver studiato le città giardino e la questione delle abitazioni in Inghilterra, incontra Alexander M. Bing, che insieme al fratello Leo ha creato con successo l’impresa immobiliare Bing & Bing. Alexander sta allora «decidendo in quale modo essere più utile … se nelle trattative sindacali in cui aveva lavorato nel periodo della guerra, o sul problema della casa». Stein valutandone sia le capacità nel settore immobiliare che la comune condivisione di alcuni valori, suggerisce «Costruire una Città Giardino» sancendo così l’inizio della collaborazione di Bing alla RPAA. Mumford scriverà più tardi che «Stein trovava in Bing un riecheggiare di sé stesso». Condividevano l’esperienza della Ethical Culture Society, pur con qualche significativa differenza. Dalla partecipazione familiare alla società immobiliare, Bing aveva sviluppato una sensibilità per i bisogni dei più poveri, i meno privilegiati, gli immigrati specie ebrei a cavallo tra i due secoli. L’esperienza di Stein con la Ethical Culture Society si orientava più alle sue ramificazioni istituzionali modello, la Workingman’s School, la Hudson Guild Settlement House fondata dal suo mentore John Elliott, ai club civici giovanili animati da quest’ultimo, al riformismo urbano del City Club.
Le diverse esperienze di Bing e Stein con Ethical Culture conducono a un insieme di valori simili, diversi ma complementari anche negli sviluppi. Interessi condivisi e caratteri complementari si saldano definitivamente nella RPAA a partire dai progetti innovativi per la casa. Daniel Schaffer descrive il ruolo di Bing nello sviluppo dei progetti sperimentali di quartiere nella sua storia di Sunnyside a Radburn nel 1982, ma lo stesso Bing dà anche altri contributi di pensiero alle attività dell’Associazione, riguardo ad aspetti organizzativi e di finanziamento. Eletto a presiedere RPAA nel 1923, Bing dà un contributo finanziario personale superiore a quello degli altri membri alle casse dell’Associazione. Le sue conoscenze del mondo immobiliare e risorse rendono possibile concepire e realizzare i progetti, Bing rappresenta ciò che che l’economista Richard T. Ely definisce «determinato uomo d’affari di vasta esperienza» che si rivela «essenziale a contenere e orientare le energie dei più entusiasti» i quali sempre secondo Ely sarebbero in realtà «timorosi sino a condurre al fallimento» i progetti. Lo stesso Ely si farà promotore della partecipazione di John D. Rockefeller Jr. a finanziare Sunnyside Gardens e Radburn.
La City Housing Corporation viene fondata nel 1924 per la realizzazione di una città giardino. Sperimentalmente e per raccogliere il capitale necessario si inizia a lavorare su un progetto di scala minore a Queens, in terreni adiacenti lo scalo ferroviario di Sunnyside. Scopo della CHC è «realizzare buone abitazioni al prezzo più basso possibile, farne un investimento sicuro, utilizzare tutta l’opera di costruzione e vendita come laboratorio per ideare progetti migliori di case, isolati, sistemi costruttivi». Nei primi anni ’20 tutti i tentativi di capitale privato di investire in alloggi a buon mercato nello Stato di New York erano falliti. Anche le esenzioni fiscali offerte al proposito dalla City of New York avevano prodotto solo quelle che Stein giudicava case di pessima qualità e densità esagerate. Bing si impegna personalmente a raccogliere il capitale con l’interesse al 6% per realizzare abitazioni con la City Housing Corporation nel tipo di quartieri auspicati dai riformatori e filantropi. Sono la sua fama di uomo d’affari di successo, le sue riconosciute capacità di gestione, le sue abilità di persuasore, a determinare la riuscita della raccolta di capitali.
Alla fine del 1926, Bing ha raccolto la metà dei due milioni di dollari prefissati come capitale CHC, da oltre 400 diversi investitori. Insieme al fratello Leo contribuisce per 150.000 dollari di azioni. Tra gli altri principali contributi, quelli di John Agar, William Sloan Coffin, Edward Harkness, Valentine Everett Macy, J.P. Morgan, Robert Simon (padre del futuro costruttore di Reston, Robert Simon Jr.), Samuel Lewisohn, John D. Rockefeller Jr.. Mrs. James Roosevelt. Pacchetti minori anche da esponenti del mondo della riforma delle abitazioni, come Felix Adler, John Elliot, Andrew Thomas, Frederick Ackerman. Oltre a raccogliere fondi, Bing organizza un comitato consultivo ampio a comprendere diverse figure chiave dal mondo dell’urbanistica e della pubblica amministrazione o del riformismo politico newyorchese: per esempio Thomas Adams, Sullivan Jones, John Nolen, Lawson Purdy, Mary Simkhovitch, Lilian Wald, Eleanor Roosevelt, Edith Elmer Wood. Bing inserisce anche Charles Ascher, altro membro Ethical Culture Society, nella commissione legale della City Housing Corporation. Ascher gestirà le acquisizioni dei terreni per entrambi i progetti e la redazione delle convenzioni per gli spazi aperti sia di Sunnyside che di Radburn. Funge anche da mediatore tra Bing e Wright, o Bing e Mumford, non sempre d’accordo.
Uno dei principali contributo del costruttore Bing agli esperimenti di realizzazione RPAA su abitazioni e quartieri è la prima garanzia dei mutui CHC per chi acquista case del secondo lotto a Sunnyside, e poi per quelle di Radburn. Una novità che pone quelle abitazioni alla portata delle famiglie di lavoratori assicurando che rate verranno poi pagate e comunque coperte dalla City Housing Corporation. Si provvedono anche mutui particolarmente agevolati per chi è economicamente molto svantaggiato. Un esempio di finanziamento agevolato e garantito privato che sarà in seguito di ispirazione per quanto previsto nel Federal Housing Act 1934, e più tardi dei programmi di mutui assicurati che spingeranno nel dopoguerra alla crescita suburbana degli Stati Uniti. Il sistema di proprietà e finanziamento di Sunnyside differenzia l’intervento da gran parte degli altri di origine filantropica e riformista in affitto dell’epoca a New York.
Dal 1924 al 1928 mentre si sta realizzando Sunnyside nelle varie sezioni e lotti, viene perfezionato il sistema finanziario CHC, nello stesso modo in cui migliorano i progetti esecutivi di Stein, Wright e Ackerman. Vari esperimenti sono tesi a migliorare e rendere più economiche di migliore qualità le abitazioni. Alla fine del 1927 la Corporation sta conseguendo il proprio obiettivo di alloggiare 1.200 famiglie. Accantonamenti e una linea di credito da 3,4 milioni di dollari da uno dei principali investitori, John D. Rockefeller Jr., rendono possibile un primo acquisto di terreni per il progetto di Radburn. Le medesime risorse coprono anche i costi di progettazione architettonica e ingegneristica, oltre a quelli per le reti idriche e fognarie. A metà 1928 le capacità organizzative di Bing, quelle di raccolta di capitali e sistemi di finanziamento delle abitazioni, hanno preparato la City Housing Corporation a proseguire verso fasi successive del programma di realizzazioni. Verso la metà del 1929 si definiscono i dettagli del finanziamento di John D. Rockefeller Jr. per Radburn.
Henry Wright, l’Analista
«La figura di Henry Wright si accende improvvisa come una fiamma a illuminare e rendere più semplici problemi che parevano complicatissimi», scrive Clarence Stein del suo amico e associato nel 1936. Wright, che Stein aveva incontrato tramite Robert Kohn a Washington nel 1918, arriva a New York come associato del suo studio di architettura nel 1923. La loro prima collaborazione con Bing sono gli studi di quartieri che sfoceranno nella progettazione di Sunnyside; nel 1924 compiono un viaggio in Inghilterra a visitare e studiare le opere di Unwin e Parker,a incontrarli insieme a Ebenezer Howard a Letchworth. La formazione architettonica di Wright all’Università della Pennsylvania si era perfezionata lavorando come paesaggista e progettista di lottizzazioni per lo studio Kessler di St. Louis, specie partecipando alla realizzazione dei cosiddetti «quartieri di vie private» della città. Un’esperienza che costituisce il precedente per il suo lavoro sugli spazi aperti e condivisi sia a Sunnyside che a Radburn.
Ha in comune con Stein un atteggiamento analitico verso la progettazione di case, quartieri e trasformazioni urbane, anche se le rispettive capacità sono ben differenziate per quanto complementari. Le capacità progettuali di Stein più raffinate sono di tipo concettuale, anche se certo è in grado di risolvere problemi complessi o di dettaglio sia a scala architettonica che urbana. Entrambi hanno una grande capacità di valutazione delle varie alternative planimetriche, di analisi dei problemi dell’abitazione attraverso lo studio spaziale, economico e sociale. Le planimetrie di Wright dimostrano la capacità di sfruttare efficientemente l’organizzazione di insieme degli edifici a schiera per ricavare vaste superfici di spazio aperto comune. Nelle situazioni di terreni irregolari e pendenze è probabilmente più inventivo di quanto non sia Stein, anche se entrambi sono estremamente dotati nella progettazione di abitazioni. Difficile distinguere i rispettivi contributi quando progettano assieme, e non sorprende che gli schemi di insieme per Sunnyside a Queens, Radburn in New Jersey, o Chatham Village a Pittsburgh risultino alla fine di gran lunga qualitativamente superiori a qualsiasi altra realizzazione americana degli anni ’20 e ’30. A Wright, osserverà Stein, «terreni, reti tecniche, strade, pendenze, edifici, rappresentano un tutto, vanno concepiti come strettamente integrati per abitarci, non per venderli meglio». Cosa che forse può apparire ovvia oggi, ma che non lo era negli anni ’20 delle lottizzazioni residenziali americane concepite a griglia ortogonale su strettii lotti, pensate proprio per vendere facilmente. Continua Stein: «Molte delle concezioni di Wright apparivano rivoluzionarie, ma nascevano dal puro buon senso pratico».
Henry Wright lavora anche su idee di scala regionale per il rapporto del 1926 alla Commission on Housing and Regional Planning del Governatore delloStato di New York, Al Smith. Le sue analisi storiche del processo di urbanizzazione nello stato in rapporto alla topografia, rete dei trasporti e distribuzione di energia, rappresentano le base per la «previsione/programmazione». Le logiche proposte del rapporto finale per la rete dei trasporti, l’organizzazione urbana, le funzioni agricole, gli spazi naturali e per il tempo libero dello Stato di New York, vengono presentate con una grafica chiara e testi succinti. Benton MacKay collabora con Wright alle ricerche su cui si basa l’analisi, e Stein, che presiede la Commissione, senza dubbio contribuisce con proprie idee, ma l’autore principale del rapporto è senza dubbio Wright. Le cui qualità concettuali eguagliano e vanno in parallelo con quelle dello Appalachian Trail di MacKaye, con proposte tuttora di grande interesse.
Wright rappresenta un potente stimolo alla chiarezza di pensiero per tutti i componenti della Regional Planning Association of America. Il suo inflessibile spirito di analisi contribuisce produttivamente alle discussioni, e anche ottime proposte «definitive» di progetto spesso non sfuggono alle sue contestazioni. Talvolta suggerisce nuove possibilità anche nel corso delle presentazioni ai committenti o ad altro pubblico di altissimo profilo decisionale. Ed è il motivo per cui Bing si spazientisce, o Stein teme questa incessante riflessione di Wright, che potrebbe anche essere confusa con inconcludenza. Ma Wright, sempre desideroso di apprendere, è costantemente alla ricerca di qualcosa di meglio, non riesce ad arrestare il proprio pensiero creativo. La sua mente analitica e inquisitiva come osserverà Mumford «lo spinge da una questione all’altra, da una soluzione all’altra, e poi ad una ancora migliore».
Le capacità organizzative di Stein e la sua determinazione a rispettare i tempi delle decisioni, insieme allo spirito pratico di Bing, si sommano a questo incessante processo creativo di Wright verso la soluzione perfetta, sino al punto in cui Stein finisce per perdere la pazienza. Nell’estate del 1933 Stein, convinto di avere l’autorità e responsabilità di una «decisione definitiva e ultima» assegna per il futuro a Wright un ruolo «di consulente» dello studio anziché di associato. Scrive alla moglie Aline: «Devo moltissimo a Henry, così tanto che non potrò mai ripagarlo a sufficienza. La fiamma del suo aiuto mi illumina la strada. Sarà molto diverso doverne fare in qualche modo a meno, ma da oggi preferisco proseguire da solo, anche se a volte potrei smarrire la strada». A metà del medesimo anno Wright insieme ad altri componenti RPAA costituisce il gruppo di ricerca The Housing Study Guild, che assorbirà moltissime energie portandoli lontano dall’Associazione. L’allontanamento fra Stein e Wright è amichevole, e Stein fa addirittura parte del consiglio della Guild, ma da quel momento in poi le riunioni RPAA, che si tratti di eventi sociali o di occasioni intellettuali, momenti chiave della riflessione collettiva come metodo di lavoro, diventano meno frequenti.
Catherine Bauer, entrata nell’Associazione nel 1931 a fungere da prima segretaria esecutiva a tempo parziale, si unisce al gruppo di Wright e si trasferisce a Filadelfia nel 1933 per lavorare insieme a Oscar Stonorov sul ruolo del movimento dei lavoratori nella questione della casa. Poco dopo troncherà la relazione che aveva con Lewis Mumford. Benton MacKaye si trasferisce in Tennessee per collaborare alla sezione territorio della TVA. Spostamenti di persone che segnano la fine della prossimità fisica, e in qualche misura anche dell’amicizia di tanti componenti RPAA. I contatti di Wright con Mumford si erano parecchio ridotti dal 1930, quando il secondo aveva cominciato a trascorrere le estati a Armenia un centinaio di km a nord di New York, e a viaggiare per studi e ricerche in Europa. Wright si trasferisce nel New Jersey, dove fonda nel 1932 una scuola per disegnatori di architettura senza lavoro, e nel 1934 col sostegno di Stein una scuola di progettazione di abitazioni. Negli ultimi tre anni della sua vita, le formidabili energie e capacità di Wright si concentrano sull’attività della Housing Guild, la scuola in New Jersey, l’insegnamento di urbanistica alla Columbia University, il completamento del suo libro Rehousing Urban America.
Clarence Stein, il Manager
Leggere la corrispondenza tra Stein e Mumford, insieme agli atti RPAA, conferma l’opinione di Roy Lubove, o di Mumford, o di tanti altri, secondo cui la forza organizzativa e propulsiva centrale dell’Associazione era senza dubbio Stein. Il suo atteggiamento modesto non evidenziava certo la sua inflessibile determinazione a cambiare la cultura americana, le idee, le politiche, le leggi, su questioni come lo sviluppo metropolitano, la progettazione di case e quartieri, la disponibilità di abitazioni economiche accessibili a molti di elevata qualità. E tutto il lavoro di RPAA coincideva con l’attuazione del programma di Stein. Per dieci anni, da 1923 al 1933, si impegna a tempo pieno nel lavoro dell’Associazione così come in quello personale, e scrive trenta articoli dedicati ad entrambi.
Stein è anche attivissimo lobbista nella capitale dello Stato di New York, Albany, e in quella federale Washinton, indirizza moltissime lettere a rappresentanti eletti e alla stampa, predispone dichiarazioni pubbliche RPAA su varie questioni territoriali e per la casa. Sviluppa l’amicizia col Governatore Al Smith che lo nominerà in diversi Comitati e Commissioni dal 1923 al 1928. Un rapporto questo che offre a tutta l’Associazione sbocchi per le proprie idee presso gli uffici statali e gli organi legislativi, a partire dall’organizzazione finanziaria per le case economiche che renderà possibili tanti progetti a New York anche se non specificamente Sunnyside e Radburn.
La determinazione di Clarence Stein per le riforme nel campo delle abitazioni e dell’urbanistica trova origine nelle sue esperienze con la Ethical Culture Society e la Workingman’s School, frequentata dall’età di otto anni nel 1891. La famiglia si era trasferita a New York da Rochester, dove Felix Adler, fondatore di Ethical Culture, era stato occasionalmente ospite a casa loro. Stein non sarà mai in età adulta membro attivo della Società, ma il suo immaginario, la sensibilità estetica, il suo forte interesse per la vita urbana e la responsabilità sociale, sono certamente stimolati dai metodi innovativi utilizzati nella didattica della Scuola, oltre che dal messaggio riformista della Società. Da bambino e ragazzo studia arte, «lavori manuali» (artistici e artigianali) impara direttamente dalla città attraverso viaggi e visite. Più tardi parteciperà ai «club civici» del suo insegnante John Lovejoy Elliot, fondatore della Hudson Guild Settlement House. Attraverso Adler e Eliot (entrambi attivi in filantropia e nella riforma delle abtazioni) Stein è coinvolto nel movimento per le Riforme Progressiste di New York a cavallo tra i due secoli. Al ritorno da Parigi dove ha studiato architettura alla École de Beaux Arts, nel 1912, prosegue il lavoro nei club cicivi di Eliott e alla Hudson Guild Settlement House.
L’interesse di Stein per le politiche riformiste e la questione delle abitazioni insieme a Al Smith è stimolato da uno dei cardini fondamentali della Ethical Culture Society: la convinzione che la crescita e il miglioramento di ciascun individuo si realizzi «perseguendo il miglioramento degli altri». Un’idea che plasma la morale, gli obiettivi sociali, le interazioni col prossimo. Nell’opera di Stein spicca «il miglioramento degli interessi» di chi è povero, come le classi lavoratrici, per non parlare del miglioramento delle capacità spesso solo potenziali dei suoi amici riformisti.. Sempre il valori di Ethical Culture ispirano la sua collaborazione coi colleghi RPAA e il suo ruolo di coordinatore: negli anni più produttivi dell’Associazione ne è il vero e proprio manager. Il programma di Clarence Stein del 1922 per un «city planning atelier» cresce rapidamente perché riesce a coinvolgere persone simili con una serie di diverse «capacità eccellenti».
Nel suo modo pacato si impone come la forza propulsiva e garante di continuità per far evolvere l’azione. Si allargano gli obiettivi rispetto a quello iniziale delle abitazioni economiche e delle città giardino, fino agli effetti dell’urbanizzazione a scala regionale e alle politiche ambientali di area vasta. Sa integrare le proprie idee di progettazione architettonica e di quartiere con quelle di Wright. Contribuisce a quelle di MacKaye per la conservazione della natura a scala regionale, a quelle di Mumford a loro volta ispirate da Geddes di decentramento e inserimento della natura nelle culture urbane. Collabora con Bing e Wright nella progettazione e realizzazione di quartieri verificandone gli esiti con Sunnyside nel 1924 e Radburn nel 1928. Il contributo specifico di Stein, distinto da quello organizzativo, a RPAA sta certamente nella qualità dei suoi progetti architettonici, di quartiere e urbanistici. In questo ambito spesso, anche se non sempre, collabora con Ackerman, Wright, Bing.
Si adeguano così piani già innovativi all’avvento dell’automobile, si realizzano i raggruppamenti di edifici pensati per ridurre rumore, inquinamento, pericoli del traffico crescente, mettendo a disposizione degli abitanti accessibilità diretta al verde su percorsi pedonali. Le aggregazioni a due edifici, a schiera e ad appartamenti vengono continuamente riviste e migliorate nel corso delle realizzazioni, secondo un metodo di lavoro in grado di costruire grande varietà negli spazi comuni di Sunnyside e Radburn. Una varietà di spazio condiviso e caratteristiche visive di luoghi che contribuirà anche allo sviluppo di un senso di comunità tra i residenti. I progetti di Stein e Wright sono anche dotati delle basi per fondare forme di «associazioni di quartiere» e gestire così gli spazi comuni e altre iniziative. Strutture ben esplicitate nelle realizzazioni finanziate con l’aiuto di Bing a Sunnyside e Radburn che diventeranno dei prototipi, anche delle idee di MacKaye per la tutela ambientale in rapporto allo sviluppo metropolitano di scala regionale.
Radburn diventa presto nota per lo «schema Radburn» modello di tantissimi progetti successivi negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Svezia. RPAA attinge agli studi teorici di Clarence Perry a cui chiede consiglio per Radburn, e nel 1932 Stein coinvolge Catherine Bauer nella programmazione degli interventi di «community equipment» a Hillside Homes, quartiere da 1.400 famiglie a media densità nel Bronx. La particolare preoccupazione di Stein per gli aspetti comunitari lo spinge poi a coinvolgere nel progetto la paesaggista Marjory Cautley. Tutti gli spazi «di risulta» ai livelli più bassi poco adatti a realizzare alloggi vengono destinati all’uso comune: chi abita a Hillside può sfruttarli per istruzione, salute, servizi sociali, arte, musica. La collaborazione tra Stein e Bauer si allarga alla scrittura di un articolo a quattro mani e stimolerà poi una più approfondita riflessione di Bauer negli anni successivi sulle questioni sociali nell’abitazione e in urbanistica. Hillside Homes diventa un prototipo per case economiche pubbliche rivolte a famiglie a basso reddito, che fino alla seconda guerra mondiale comprenderanno spazi sociali e ricreativi. Il sostegno di Stein alle iniziative di Bauer è anche conferma della sua capacità di enfatizzazione delle capacità altrui e leadership.
RPAA: la Forza della Collaborazione
Perché funziona tanto efficacemente l’opera in collaborazione della Regional Planning Association of America nel produrre e sperimentare nuove idee urbanistiche? Forse il genio è da ricercare nello stesso modo in cui lo si valuta per una compagnia teatrale, un’orchestra, una squadra sportiva, i cui componenti posso anche essere molto preparati e dotati, alcuni veri brillantissimi solisti o geniali esecutori in coppia o in trio. Parecchi appartenenti a RPAA possiedono capacità multiple, ma tutti decisamente spiccano per eccellere in almeno un campo. Sembra che la combinazione migliore riesca quando si collabora in gruppi di due, tre, quattro. Nelle operazioni più complesse si lavora bene anche tutti insieme, così come succede nelle compagnia teatrali, orchestre, squadre sportive. Tutti sono pensatori innovativi, tecnici raffinati, scrittori coinvolgenti. Alcuni sofisticati nell’analisi dei problemi o nella redazione di progetti, o nella loro gestione e descrizione. Tutti creativi. Collaborano molto bene insieme perché si apprezzano vicendevolmente, rispettano idee e capacità altrui, si stimolano l’un l’altro, e possono contare su un eccellente direttore-coordinatore-manager.
Dal 1923 al 1933 la leadership personale di Clarence Stein, la sua capacità ed esperienza di organizzatore e amministratore riescono ad unire, sintetizzare e sviluppare obiettivi, orientare la produzione di saggi, articoli, progetti. È Stein a far convergere dentro un proprio programma i tanti contributi personali su casa e quartieri. Orchestra e dirige le ricerche la divulgazione e le realizzazioni. Fa anche sì che il morale rimanga alto trasformando gli incontri in occasioni sia intellettuali che sociali. Si fanno pranzi al New York City Club o a casa sua, complice l’ottimo cuoco e il panorama del Central Park. Si sta in buona compagnia a teatro, o nelle scampagnate di lavoro in New Jersey a mettere a fuoco nuovi progetti e strategie.
Benton MacKaye, che per primo inizia a collaborare con Stein sulla dimensione regionale, è un contributo in idee grandiose. Il piano del 1921 per l’Appalachian Trail è davvero inventivo. Lo stesso MacKaye poi sarà centrale nello sviluppo del concetto di Regional City. Nel gruppo è l’umorista, fonte di spirito cameratesco, e insieme a Stein, Mumford e altri contribuisce alla coesione e di conseguenza alla collaborazione. La risposta positiva e pratica di Alexander Bing all’idea di Stein di realizzare una città giardino nel 1922 innesca un processo graduale che porterà fino all’esperimento di Sunnyside e alla parziale realizzazione con Radburn. Stein condivide con Bing obiettivi di riforma sociale per la casa, che rendono possibile mediare anche tra certi intellettuali più idealisti e il pragmatico costruttore immobiliarista. Il principale contributo di Bing al successo di RPAA sta nella sua capacità di trovare capitali, elaborare meccanismi di finanziamento tali da promuovere la casa in proprietà alla portata dei lavoratori, sviluppare tecniche efficienti di costruzione.
Mumford è il terzo componente della cerchia più stretta, ed è il principale teorico, filosofo, critico, oltre che il più prolifico e brillante scrittore, anche se qualcuno potrebbe definirlo troppo loquace. È il principale portavoce del gruppo, autore dei libri e articoli che meglio descrivono i temi fondanti. Sfrutta le proprie competenze diventando di fatto segretario e direttore editoriale dell’Associazione, migliorandone la comunicazione anche interna e dei singoli componenti. Dopo il decennio 1923-1933 Mumford proseguirà a scrivere, tenere conferenze, girare film, guadagnandosi fama di personalità di alto profilo nel dibattito sulla casa e l’urbanistica.
Henry Wright, ultimo tra i cinque della cerchia più interna RPAA, è il progettista più innovativo e il più dotato analista. Opera con disinvoltura sia a dimensione regionale che su quelle più piccole. Lo studio approfondito di ogni variabile nelle componenti (topografia, forme, verde, soleggiamenti, traffico) di uno spazio residenziale porta fino all’eccellenza la collaborazione con Stein in tre straordinari esempi di grandi realizzazioni: Sunnyside, Radburn, Chatam. Le sue ricerche insieme a MacKaye sulle condizioni storiche delle trasformazioni spaziali nella regione di New York contribuiranno alla redazione di un piano assolutamente brillante. Wright riflette sempre con chiarezza, pone questioni dirette, è un vero e proprio pungolo a proseguire nelle ricerche RPAA verso concetti e idee più avanzate.
Molti altri partecipano all’Associazione nel decennio più produttivo, pur non essendone protagonisti così caratterizzanti. Robert Kohn è mentore di parecchi membri, li mette insieme, dirige alcuni dei primi lavori di Ackerman e Wright nella progettazione residenziale. Ma non è attivo nella elaborazione di idee, politiche, concetti di spazio comune. Charles Whitaker gioca un ruolo importante nei primi tempi offrendo occasioni di ricerca e pubblicazione a Ackerman, Stein, Wright e MacKaye, ma già verso la metà degli anni ’20 è disilluso sulle reali possibilità riformiste in America, e si ritira nella casa di campagna in New Jersey svolgendo un ruolo del tutto marginale per RPAA. Stuart Chase partecipa a molte delle prime riunioni, ma da quel che si capisce non porta importanti contributi tra il 1923 e il 1933. Forse aiuta nel comunicare a Rexford Tugwell alcune idee, e poi altre a Marriner Eccles, che poi troveranno sbocco nello Housing Act 1934.
Charles Ascher dà un concreto contributo legale nella realizzazione di Sunnyside e Radburn, per la stesura delle convenzioni per organizzare lo spazio pubblico, mentre nella CHC il suo ruolo risulta secondario rispetto a quello di Bing, e non verrà coinvolto in altre iniziative. Catherine Bauer porta moltissime idee e stimola riflessioni di altri membri sulle questioni sociali della casa e del quartiere, ma lo fa solo per un breve periodo dopo il 1931. Frederick Ackerman svolge una importante funzione di «riflessione alternativa» per Wright, ed è forse il componente più politicamente radicale di RPAA. Ma sconta il fatto che tutto il lavoro possa o meno cambiare il sistema economico di mercato su cui si opera.
Quindi il nucleo centrale dell’Associazione si compone di Stein, MacKaye, Bing, Mumford e Wright. Le loro conoscenze individuali, le capacità personali, la loro coesione, rendono possibili la chiarezza di pensiero e qualità delle idee e della loro diffusione e sperimentazione in progetti realizzati. Misura del genio è la capacità di Stein di svolgere leadership, organizzazione, progettazione, di MacKaye a sviluppare i propri concetti semplici ma di ampio respiro sul modificare le relazioni tra uomo e natura, o di Bing per reperire risorse e organizzare l’uso dei capitali, o ancora la conoscenza di Mumford della cultura occidentale, della storia, delle teorie di organizzazione sociale e spaziale, oltre alla sua straordinaria capacità di scrittura, e infine il talento di Wright per l’analisi, la sintesi, il progetto. Queste straordinarie diverse individualità, mescolate nel movimento riformista degli anni ’20, compongono il genio collaborativo RPAA.
Come funziona l’Associazione
Da dove traggono le proprie idee i membri RPAA, le loro narrazioni di come cambiare la società occidentale? Le biografie individuali indicano come le idee fondamentali vengano elaborate a partire da alcune teorie e filosofie portate a convergenza. Dalla visionaria utopia di Ebenezer Howard per comunità metropolitane autosufficienti ma non isolate; dalle ipotesi pragmatiche di John Dewey sui processi sociali, che l’Associazione ritiene di poter praticare per i propri obiettivi. Da Ethical Culture di Felix Adler e John Elliot coi suoi esempi pratici di riforme, la costruzione del City Club, dell’Hudson Guild ecc. Da Patrick Geddes, le sue idee sull’evoluzione delle città basate su qualità fisiche e sociali. Le proposte RPAA affondano le proprie radici sia nelle visioni utopiche che nelle teorie più pragmatiche dell’apprendimento/comportamento, progetto e attuazione.
Il programma di trasformazioni materiali urbane auspica una interpretazione americana del modello di città giardino descritto da Howard nel suo Garden Cities of Tomorrow, con organizzazioni spaziali e di quartiere ispirate al progetto di Raymond Unwin per Hampstead. Si attinge alle idee di conservazione della natura sviluppate da BentonMacKaye a partire da quelle del suo mentore Benjamin Marsh. Probabile anche l’influenza dell’idea di apprendimento sociale di John Dewey sul metodo collaborativo di RPAA e sull’approccio sperimentale all’attuazione dei progetti. II maestri di Stein, Felix Adler, John Lovejoy, Al Smith, tutte figure di spicco nel movimento progressista newyorchese, forniscono stimoli filosofici e politici. A questa bouillabasse intellettuale, Lewis Mumford aggiunge le rimuginazioni di Patrick Geddes sull’evoluzione delle città a scala regionale.
Il quadro filosofico RPAA probabilmente è influenzato anche dalle idee di Henry George, John Dewey, Felix Adler, su come individui e gruppi operano per scopi morali, su come comunità società e individui apprendono nel fare. L’Associazione è coinvolta nell’apprendimento e trasformazione dell’ambiente spaziale (visivamente percepito) e sociale. I suoi programmi di lavoro e apprendimento si esplicitano tra progetti (dall’Appalachian Trail a Radburn) e scritti, a cui seguono valutazioni e discussioni da parte dei vari componenti sul significato dei progetti e quanto se ne è imparato. I membri sperano che le proprie idee contribuiranno a cambiare ciò che considerano un percorso della civiltà occidentale di incontrollabile distruzione delle risorse naturali e dei valori umani a causa dell’urbanizzazione indiscriminata. Intendono guidare la società verso nuove forme di insediamento urbano utilizzando le potenzialità spaziali offerte dalle nuove tecnologie: l’energia elettrica, le comunicazioni, l’automobile. Alcuni membri RPAA propongono che l’insediamento urbano assuma organizzazione regionale, disperdendosi su aggregazioni sistematiche grandi e piccole, più o meno autosufficienti, delimitate da spazi aperti agricoli, naturali e per il tempo libero. Tra queste forme urbane ne esistono di minori e molto specializzate, e altre vaste e complesse, tutte interagenti attraverso le «autostrade senza città».
Tra i vari progetti anche quelli che promuovono l’apprendimento sociale. L’attuazione dell’Appalachian Trail di Benton MacKaye passa attraverso i Mountain Club per le decisioni attuative. I progetti di abitazioni e complessi residenziali vengono continuamente rivisti a Sunnyside e Radburn. Clarece Stein nel piano per Hillside Homes lascia spazi aperti alle decisioni degli abitanti per gli usi comuni. RPAA spera che gli insediamenti definiti nella Regional City, dotati di mobilità pedonale interna e strade veicolari di collegamento esterno, miglioreranno l’esistenza individuale, familiare e collettiva. Si strutturano percorsi, spazi aperti, raggruppamenti, sia per funzioni private che condivise, per una più agevole accessibilità al godimento e contemplazione della natura, a stimolare la cultura urbane. I sentieri progettati che si inoltrano nell’ambiente naturale o in quello urbano sono concepiti per arricchire le relazioni sociali e spaziali, e a stimolare idee che le rafforzino. Si vogliono rendere possibili nuove correlazioni tra le persone, tra le persone e gli spazi urbani, tra persone e natura, tra zone urbane e aree rurali e naturali.
Il «genio collaborativo» espresso così da RPAA si può forse valutare comparativamente col nostro attuale sforzo di integrare quei contributi e altri nella pianificazione urbana e regionale della civiltà occidentale. Le prime e più semplici idee sono state assorbite rapidamente. L’Appalachian Trail ha catturato l’immaginario realizzandosi e diffondendosi ampiamente. L’idea di organizzazione insediativa della Regional City metropolitana è forse più complessa, così come lo è il progetto per Radburn coi suoi obiettivi multipli. A Radburn c’è un’idea di relazione tra spazio comunità e natura, non un modello da replicare. Concetti che solo col tempo sono stati compresi e in parte utilizzati.
La più difficile e ambiziosa è forse la Regional City, visto che l’interesse particolare nel valore dei terreni domina lo spirito degli Stati Uniti e insieme le dinamiche territoriali locali. Tutte le idee e l’azione di RPAA fanno riferimento a vari stadi di cooperazione – lavorare insieme – ma paiono destinate a restare tristemente nell’ambito dell’ideale anziché del reale. La collaborazione di tanti diversi specialismi è caratteristica del lavoro di pianificazione urbana e territoriale. Il decennio di esperienze della Regional Planning Association of America ci insegna che si può realizzare una efficace cooperazione tecnica su un periodo anche lungo, ma a patto di riunire persone altamente qualificate, motivate, con una leadership altrettanto qualificata e obiettivi condivisi. Essenziali, anche alcuni obiettivi intermedi realizzati dentro un processo di apprendimento dall’esperienza. Bastano i prototipi, dall’Appalachian Trail a Radburn, a fungere da esempio di cosa possa realizzare questa cooperazione.
da: Journal of the American Planning Association, vol. 60, n. 4, 1994 – Titolo originale: Collaborative Genius. The Regional Planning Association of America – Traduzione di Fabrizio Bottini
In questo sito vedi anche tra i testi citati nell’articolo:
– Benton MacKaye, L’Autostrada senza città
– Clarence Stein, Un Piano per lo Stato di New York
– Benton MacKaye, Un Sentiero sugli Appalachi