Rider delle consegne nel caldo estremo

foto F. Bottini

New York, la città che non dorme mai, è anche un posto dove prendersi solo un attimo di pausa pare incredibilmente complicato, specie se si lavora nel campo delle consegne in bicicletta pedalando da un capo all’altro per portare pasti e alimentari. «Quando i ritmi rallentano non c’è nessun posto specifico per una pausa dal lavoro» racconta in spagnolo Antonio Solis, che pedala per le app arrivato da Veracruz, Messico, a New York City cinque anni fa. «Molti di noi abitano a Queens o nel Bronx, e devono arrivare fino a Manhattan per lavorare». E anziché riposarsi a casa che è lontana anche decine di chilometri cercano qualche angolino d’ombra nel verde o in una piazza, oppure consumano un caffè e un panino in un locale per approfittare e sedersi al coperto.

La sfida per trovare qualche posto un po’ più sicuro e adeguato a una pausa, in una città di grattacieli cemento e traffico, dura in ogni stagione dell’anno per gli oltre sessantamila lavoratori delle consegne di New York. Ma l’estate rende il problema ancora più urgente, in questi mesi addirittura brutale. Il caldo opprimente è arrivato prestissimo: la prima ondata a metà giugno, ancora prima dell’inizio ufficiale dell’estate. A metà luglio altre due ondate (definite dal Servizio Meteorologico Nazionale come periodi di almeno tre giorni con temperature superiori ai 32 gradi), a cui si aggiungono tantissimi giorni isolati altrettanto caldi, con un record nel 2024. Passare tutte quelle ore esposti a certe temperature in strada è un rischio per la salute e la sicurezza. Ma i riders si stanno organizzando – in forme allargate o meno – per migliorare le proprie condizioni.

«Tutelarsi da caldo è complicato – racconta Solis – ma dobbiamo prepararci». Solis fa parte di Los Deliveristas Unidos, organizzazione di New York City sinora molto efficace nell’agire per i diritti dei lavoratori delle consegne. Come si capisce anche dalla parola deliveristas, moltissimi sono immigrati che parlano inglese solo come seconda lingua. Sin dalla fondazione nel 2020, si sono vinte diverse vertenze, forse la più importante il salario minimo in città per tutti i lavoratori app-based entrato in vigore dalla scorsa estate. Esistono in tutto il paese questi gruppi per i diritti dei lavoratori delle consegne, ma Los Deliveristas agisce in un ambiente molto particolare per via della grande diffusione di e-bike, motorini, monopattini e altre analoghe forme di micromobilità tra questi lavoratori. Che in questo modo possono portare a termine ciascuna consegna in modo efficace e veloce perdendo meno tempo nel traffico, rispondendo meglio alla domanda del consumatore che si rivolge alle app.

I corrieri a New York City sono necessariamente esposti agli elementi, e vulnerabili alle alte temperature, ai colpi di caldo, alle ustioni, episodi di vertigini e svenimenti. Rischi esasperati in caso di ondate di calore concentrate in cui edifici e strade assorbono e restituiscono il caldo con effetti moltiplicati rispetto ad altri contesti con alberi e vegetazione. Il cambiamento climatico rende questi eventi assai più probabili rendendo urgente la dotazione di strutture per proteggere i soggetti più esposti: luoghi rinfrescati, tetti verdi e coperture arboree. Ma complica le cose l’impennarsi della quantità di ordinazioni di consegne proprio in situazioni di tempo estremo, dalle ondate di calore ai nubifragi. «Quando la città raccomanda di restare a casa, chi può farlo lo fa, e ciò fa raggiungere il picco della domanda per i servizi di consegna a domicilio» ci dice Josh Wood, membro di Los Deliveristas che abita a Brooklyn e fa consegne dal 2016. «Noi siamo i più esposti».

Wood ci risponde al telefono da un parco pubblico all’inizio di agosto, in una settimana in cui la città dichiara l’emergenza caldo, è venerdì e il Sevizio Meteorologico Nazionale prevede temperature da 38 gradi e oltre. «Ognuno ha una propria strategia» di sopravvivenza continua Wood. Spiega di sfruttare alcuni punti freschi con l’aria condizionata — dalle biblioteche ai centri civici – ma che sono aperti solo in certi orari. A Midtown Manhattan e nella zona finanziaria esistono alcuni edifici privati dove ci sono atri accessibili. Bisogna affrontare il caldo e bere molta acqua». Arrangiarsi comunque è cosa nota specie a chi ha attraversato il periodo della pandemia, quando i ristoranti non servivano più in sala e tutti ordinavano pasti a casa.

«Abbiamo rischiato la salute per le ditte di consegna durante il Covid e ancora rischiamo oggi» ricorda Bimal Ghale, che abita a Queens ed è membro di Justice for App Workers, coalizione nazionale di lavoratori del settore. A parere di Ghale, la pandemia è stata una crisi che ha dimostrato la necessità del servizio di consegne ma anche messo a rischio la salute di chi ci opera. Oggi la cosa si ripete col caldo estremo.

Per garantirsi in qualche modo sicurezza i lavoratori di New York City seguono una lista di precauzioni standard. Ma siccome sono formalmente lavoratori autonomi e non dipendenti, devono per esempio pagarsi di tasca propria queste precauzioni. «Si usa protezione solare, coprire viso e corpo, per evitare ustioni e simili» spiega Solis. «O ricordare ai tuoi compagni di lavoro di bere molta acqua per restare idratati ed evitare colpi di caldo». Ghale racconta che ha visto molti colleghi interessati a un capo di abbigliamento che si può imbottire di ghiaccio per regolare la temperatura corporea, ma non potevano permetterselo. «La giacca viene minimo cento dollari: chi può pagarla?».

Senza protezioni adeguate e precauzioni come le soste al fresco, i lavoratori posso trovarsi in pericolo. «Abbiamo notizia di persone colpite da affaticamento da caldo, o vertigini, ci sono anche stati degli incidenti» spiega Ligia Guallpa, direttrice dei Worker’s Justice Project, che collabora con Los Deliveristas. Quando c’è stato qualche incidente da cui riprendersi con una pausa dal lavoro le app penalizzano riducendo le ore o disattivando il collaboratore. «Col cambiamento climatico e le temperature estreme le consegne sono diventati uno dei lavori più pericolosi, oltre agli effetti economici sulle esistenze degli addetti». Julian Crowley, portavoce di DoorDash, nega che la stessa DoorDash disattivi gli addetti rimasti incidentati, e considera l’accusa «spropositata e totalmente incredibile. Parla del programma assicurativo dell’azienda che coprirebbe tutti i corrieri incidentati. Ma le accuse di disattivazione non sono cosa nuova per la compagnia, e DoorDash sta provando a rispondere anche legalmente alle accuse di deattivazione indebita.

Crowley difende anche le politiche della compagnia riguardo al tempo atmosferico in cui operano i lavoratori, con un controllo in tempo reale delle eventuali condizioni estreme, allerta per chi sta facendo consegne ed eventuale sospensione in alcune aree. «Noi di DoorDash consideriamo molto seriamente gli effetti del caldo su milioni di americani e abbiamo attuato misure di precauzione e sicurezza per i Dashers» (così sono chiamati dall’azienda gli operatori delle consegne DoorDash). Durante gli eventi estremi si invitano tutti gli operatori a seguire le precauzioni di sicurezza locali e «Cosa importante, se non si sentono sicuri oppure avvertono troppo caldo devono fermarsi immediatamente» conclude Crowley.

Il portavoce di Grubhub, Patrick Burke, dichiara «Nel corso di eventi estremi, specie ondate di calore, suggeriamo ai nostri collaboratori delle consegne estrema cautela e soste se necessario». Aggiunge che l’app è associata alla piattaforma di noleggio e-bike JOCO dall’anno scorso per offrire aree di sosta ai lavoratori delle consegne di New York City, ai quali si offre anche la copertura assicurativa per incidenti sul lavoro e RapidSOS, altra app che interagisce localizzando le chiamate di emergenza al 911. «Suggeriamo alla clientela di pazientare coi ritardi e di pensare a mance più generose quando ci sono situazioni difficili» conclude Burke. UberEats, anch’essa diffusa e operante a New York City, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.

Secondo il rider Solis tutte le app che guadagnano sui lavoratori delle consegne hanno troppo a lungo ignorato la sicurezza. «Credo che ci siano parecchie cose da fare» per i deliveristas. «Non si sa chi sia in realtà chi fa praticamente il lavoro». Il caldo provoca più vittime di tutti gli altri eventi atmosferici negli USA, secondo il Servizio Meteorologico Nazionale; il rischio per chi opera all’aperto in strada è sempre più all’attenzione delle istituzioni, e le statistiche sui decessi dei lavoratori decisamente sottostimate. All’inizio di luglio l’amministrazione Biden ha pubblicato una bozza di norma per imporre alle aziende pause, acqua da bere, controlli sulla salute dei dipendenti in condizioni estreme, ma senza comprendere chi lavora nelle consegne perché qualificato lavoratore autonomo indipendente.

Secondo Los Deliveristas questi lavoratori non avrebbero solo bisogno di più tutele, ma anche di un ambiente urbano adeguato ai propri bisogni. Quando emerse la necessità delle aree di sosta durante la pandemia, Los Deliveristas propose un progetto di riuso di alcune strutture e zone già occupate da chioschi di giornali, a servizio dei propri associati. L’idea era per dei deliverista hub: ricoveri attrezzati per rinfrescarsi nel caldo estivo e riscaldarsi d’inverno. Punti dotati anche di ricarica batterie e-bike e acqua fresca, per riposarsi un po’ prima di riprendere. Grazie all’appoggio del senatore Chuck Schumer, verrà realizzato entro fine anno il primo di questi deliverista hub — vicino a City Hall, nella zona finanziaria di Manhattan, secondo Guallpa. Le realizzazioni sono state più volte rinviate per difficoltà a ottenere le autorizzazioni, ma secondo Los Deliveristas non c’è alcuna ragione per non aprirne in tutta la città: «Secondo noi il deliverista hub è un magnifico modello in grado di adattarsi ed evolversi». Aggiunge Kelsey Jean-Baptiste, dell’ufficio stampa del settore parchi comunale, «Siamo orgogliosi di poter collaborare alla realizzazioni di spazi pubblici innovativi adatti alla sicurezza e comodità dei lavoratori delle consegne». Individuata la necessità di ripensare gli spazi urbani, adesso Guallpa spera anche che gli uffici pubblici capiscano quella di coinvolgere i lavoratori delle consegne nella prevenzione di eventi estremi e progettazione urbanistica. Cosa non ancora accaduta ma assai promossa dalle associazioni di settore. Conclude Guallpa: «Chi può conoscere meglio la strada di un deliverista quando si tratta di rispondere alle emergenze?».

da: Grist, 30 agosto 2024; Titolo originale: NYC’s food delivery workers are sweltering in the heat — and demanding more protection – Traduzione di Fabrizio Bottini

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