Aldo Putelli: un progetto coerente per la città italiana (1992)

Tecnica, democrazia, coerenza Esistono, nella pubblicistica italiana sulle città, molti indizi di un percorso coerente , che oltre le discontinuità dovute a contingenze interne ed esterne alla disciplina urbanistica, ha determinato negli anni della sua prima legittimazione una evoluzione lineare, tanto quanto complessi e contraddittori erano i fenomeni con cui di volta in volta si…

Copenhagen, 1948: il Piano delle Cinque Dita

Nel 1948 Copenhagen avvia il poi celebrato Finger Plan, il «Piano delle cinque dita», così denominato per la forma della futura città che tanto somiglia ad una mano aperta. Alle sue origini una proposta piuttosto radicale elaborata alcuni anni prima da un gruppo di professionisti indipendenti, che nel 1947 sarà poi sottoposta ad un team…

Il «Quartiere dei Venti Minuti» secondo la Town and Country Planning Association

L’idea base di Quartiere dei Venti Minuti affonda le radici nel modello insediativo della Città Giardino delineato a fine XIX secolo da Ebenezer Howard. Con un approccio radicale olistico all’urbanistica per creare spazi di vita salubre, ricca di relazioni sociali, dove la ricchezza prodotta dall’incremento di valore dei terreni fosse mantenuta dentro la collettività a…

Bologna: rianimare il volto spirituale della città (1956)

Dedichiamo anzitutto la nostra attenzione ai seguenti grandi problemi: l’ispirazione comunitaria del volto urbanistico della città la urgente necessità di articolare la città – per quanto è ancora possibile – in quartieri organici il coordinamento di tutti i problemi inerenti alla così detta educazione popolare RIANIMARE IL VOLTO URBANISTICO DELLA CITTÀ Non si tratta ancora…

Dal tugurio ai nuovi quartieri villaggio in periferia (1930)

Il problema della demolizione dei tuguri ci accompagnerà a lungo. Si ritiene che soltanto una piccola quota degli abitanti riesca a diventare affittuaria delle nuove case popolari, e che siano ancora meno coloro che riescono a mantenere i requisiti minimi per abitare quei complessi. Forse meglio concentrarsi su un diverso modello abitativo meglio adatto agli…

Il quartiere modulo della dimensione urbana nel suo sviluppo territoriale (1967)

Quando verso la metà degli anni cinquanta la cultura urbanistica italiana, più sensibile, propose in termini scientifici uno sviluppo urbano che avvenisse attraverso l’istituto del quartiere, attraverso cioè un organismo che fosse contemporaneamente parte della città ma anche nucleo definito e autonomo della stessa città, la situazione delle aree urbane era estremamente preoccupante. Si poteva…

Organizzazione di un quartiere per unità di vicinato (1932)

La correlazione tra un abitante di un alloggio e la città o la regione metropolitana, è certamente diversa da quella col quartiere in cui vive. Una dimensione, quella del quartiere-vicinato, che può corrispondere a pochi isolati, a un complesso unitario più ampio, a volte a una intera piccola cittadina, comunque a un’area che tendenzialmente costituisce…

Post-urbano o antiurbano?

Quando Gouverneur Morris, l’estensore materiale della Costituzione degli Stati Uniti d’America, giurista e latifondista dello Stato di New York, insieme ai suoi colleghi della Commissione Strade redige nel 1811 il primordiale, paradigmatico piano urbanistico della griglia di Manhattan, pare avere degli intenti e delle opinioni piuttosto convergenti con quelle espresse tanti anni dopo dalla «collega…

Il quartiere spontaneo e l’Unità di Vicinato (1954)

Negli ultimi vent’anni l’idea di sviluppo per quartieri si è ampiamente affermata, ma si tratta più che altro di una affermazione di principio, a cui non corrispondono le pratiche, salvo nel caso delle new town britanniche. Contemporaneamente è nata una tendenza opposta, critica a questo principio, che è quella di unità che nulla hanno a…