Il quartiere spontaneo e l’Unità di Vicinato (1954)

Negli ultimi vent’anni l’idea di sviluppo per quartieri si è ampiamente affermata, ma si tratta più che altro di una affermazione di principio, a cui non corrispondono le pratiche, salvo nel caso delle new town britanniche. Contemporaneamente è nata una tendenza opposta, critica a questo principio, che è quella di unità che nulla hanno a…

Questioni per l’analisi sociologica a scala di quartiere (1915)

Prossimità e contatti di vicinato rappresentano le basi per la forma più semplice ed elementare di associazione con cui ci confrontiamo nell’organizzazione della vita in città. Interessi e associazioni locali danno vita a un sentimento, locale, e là dove la residenza è base per la partecipazione politica, la dimensione del quartiere è la base del…

Q.T.8 Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano (1954)

Prefazione … Sette anni sono molti nella vita di un uomo e pochi nella vita di un quartiere di città che, una volta impostato urbanisticamente, sorge e si ricostruisce per dei secoli nello stesso luogo, Barbarossa o bomba atomica imperante. Per questo, all’impazienza del voler constatare “de visu” i progressi dei programmi che sollecitava me…

Sicurezza in bici: problemi di metodo e di contesto

Il culto esoterico del cordolo pare più pervasivo di quelle tenaci erbacce che dentro i cordoli ci prosperano allegramente e nonostante tutti i programmi di diserbo fisico-chimico del mondo. E a differenza di quelle innocenti portulaca o San Carlino artemisia vulgaris, il culto del cordolo sa presentarsi in raffinatissime forme cangianti. Del resto pare anche…

La natura sociale dell’unità di vicinato (1939)

Nel maggio del 1909, quando chi scrive entrò nel gruppo di lavoro della Russel Sage Foundation, il primo incarico fu quello di studiare la serie di incontri, letture pubbliche, attività di intrattenimento, sportive, e di altro tipo che si svolgevano negli edifici scolastici al di fuori degli orari di lezione. Il movimento per i centri…

L’Unità di Vicinato (1929)

Premessa del traduttore La questione di quanto debba essere grande la «cellula elementare della città», cosa debba contenere, come le sue parti debbano equilibrarsi e rapportarsi l’una con l’altra e con l’intorno, è forse antica quanto l’urbanistica. Ma è nel ventesimo secolo che il problema assume le forme della riflessione scientifica. Come ci ricorda Charles…

Come si progetta una New Town (1946)

Secondo la manualistica ufficiale, la superficie minima necessaria per realizzare un nuovo quartiere residenziale è di circa venti ettari per mille abitanti. Ciò comprende gli esercizi di vicinato, scuole dell’obbligo, chiesa, edifici pubblici per servizi, strade, parcheggi. Si tratta di una base minima, con una densità di circa 80 abitanti ettaro, che però con una…

La vitalità urbana degli anni 2000

Spiace a tutti in fondo quando chiude un’attività commerciale in una via: con la rarissima eccezione di esercizi squallidi o fracassoni detestati dal vicinato, una saracinesca che si abbassa con la prospettiva di restare così più o meno in eterno, evoca degrado, silenzio irreale, meno sicurezza, certamente meno cose da fare in città. A volte…

La comunità locale come base per la progettazione di quartieri (1925)

L’occasione per questa ricerca è stato l’incarico da parte del Comitato del Piano Regionale di New York, di individuare una formula in grado riassumere una auspicabile distribuzione dei campi da gioco nelle varie zone. La dotazione di adeguati spazi da gioco per i ragazzi significa però molto più che non garantire un’ottima accessibilità. Si devono…

La città senza auto è una stupidaggine

Uno spazio di relazione è un intreccio di flussi che determinano la qualità di molti luoghi, tendenzialmente unificandoli in una specie di massa critica. Questa massa critica assume diverse dimensioni, che nel caso della città tradizionalmente si possono articolare sulle tre scale del vicinato o quartiere, dell’area urbana, della regione metropolitana. Ovviamente anche le tre…