Un metodo semplicissimo ma scientifico contro il caldo urbano estremo

foto F. Bottini

La città pare sempre più un paradosso, con l’umanità alla ricerca della sua migliore efficienza: si vive densamente consumando meno superficie – e sfruttando al meglio spostamenti più brevi e con mezzi pubblici meno inquinanti – si collabora e si innova come sempre si è fatto. Ma col clima sempre più caldo i cittadini soffrono delle temperature estreme molto più dei loro colleghi delle campagne a causa della «isola di calore urbana». Tutto quel cemento, asfalto, mattoni, assorbono l’energia del sole portandole temperature molto più in alto di quanto accada nella regione circostante meno urbanizzata. Negli Stati Uniti il caldo ha già ucciso più persone di qualunque altrs manifestazione di evento e climatico estremo, e i luoghi più pericolosi sono le città. Dunque scienziati e progettisti sono alla frenetica ricerca di contromisure, soprattutto nella regione del Sud-Ovest: non certo più aria condizionata ma tecniche semplici di raffreddamento passivo. Ad esempio i «tetti freschi» respingono l’energia del sole utilizzando particolari materiali di copertura o tegole riflettenti. Oltre a utilizzare gli spazi verdi per raffreddare l’atmosfera circostante.

«Nello stesso modo in cui gli ambienti urbani che abbiamo realizzato in passato esasperano il problema delle temperature elevate, possiamo modificarli per ridurle» spiega Edith de Guzman, ricercatrice alla UCLA che dirige la Los Angeles Urban Cooling Collaborative. Investendo insieme anche nella capacità di riflettere il calore dei materiali urbani potremmo ridurre radicalmente gli interventi sanitari di emergenza e la quantità di decessi, in certo casi oltre il 50%». Gli scienziati conoscono da molto tempo il fenomeno dell’isola di calore, ma da poco raccolgono dati specifici per capire meglio quali interventi si possano fare sulle città. Capendo i vantaggi del verde al suolo le amministrazioni locali incentivano la piantagione di alberi. Ma si potrebbe fare molto di più sostenendo la diffusione dei tetti freschi in grado di rendere molto meno pericolose le ondate di calore.

Nuove ricerche indicano come trascurando questa potenzialità i rischi siano elevatissimi. Uno studio pubblicato dalla rivista Geophysical Research Letters qualche giorno fa rileva quanto più fresca potrebbe diventare Londra rispetto alle due giornate roventi dell’estate 2018, se la città adottasse i tetti freschi, oltre a quelli verdi, pannelli solari, vegetazione. Semplicissimi dal punto di vista tecnico i tetti freschi si sono rivelati il metodo di gran lung più efficace per ridurre le temperature. «Li consideriamo praticabili ovunque» commenta Oscar Brousse, geografo specializzato in climatologia urbana allo University College London e principale autore dello studio citato. «Dato che non pare esistere alcuna ragione — salvo una tutela monumentale o dell’UNESCO e smili — che lo impedisca».

Coi tetti freschi ci si può permettere il lusso di operare sulle grandi dimensioni: si sostituisce un materiale di copertura scuro che accumula calore con un altro riflettente o si dipìnge di bianco (e qui basta ricordare quanto stiamo meglio noi in una rovente giornata estiva se vestiti di bianco o di nero). Lo si può fare anche con le tegole di argilla di colori più chiari. Forse più complicato sulle casette unifamiliari data la proliferazione delle coperture in legno scuro.«È un problema del settore edilizio fissato su un singolo modello e anche delle amministrazioni locali che non spingono a sufficienza per inserire nei regolamenti materiali migliori, nonostante l’importanza del problema» commenta Vivek Shandas, che studia l’isola di calore urbana alla Portland State University anche se non ha partecipato allo studio.

Con adeguate strategie e incentivi, le città possono sostenere l’introduzione corrente di tegole riflettenti. Nel 2015, Los Angeles è diventata la prima a imporre tetti freschi su titti i nuovi fabbricati residenziali. Costano uguale o poco più di uno tradizionale, e il Los Angeles Department of Water and Power offre ai proprietari di coprire la differenza. Ma finché le norme edilizie non spingeranno i costruttori in quella direzione «l’adozione di massa non avverrà nelle dimensioni proporzionate al problema» spiega Shandas.

Una singolarità delle isole di calore è che non colpiscono mai allo stesso modo i quartieri. Differenze geografiche, come la vicinanza a specchi d’acqua che rinfrescano o alture che fermano il vento, determinano vantaggi e svantaggi delle zone e insieme rendono più o meno efficaci alcuni interventi. Quartieri più benestanti sono tendenzialmente anche i più ricchi di vegetazione, mentre dove abitano i redditi più bassi spesso abbondano le attività industriali: grossi edifici cemento e asfalto tali da assorbire calore. «Ciascun quartiere ha una propria specifica propensione a scaldarsi – prosegue Shandas – dobbiamo partire dal dato di fatto di queste differenze e non prendere in blocco una città come area di intervento».

La nuova ricerca citata rileva come l’introduzione dei tetti freschi ridurrebbe le temperature di Londra di circa due gradi Fahrenheit in media, ma in alcune zone i gradi diventano anche 3,6. Non funzionerebbe tanto bene né aumentando la vegetazione al suolo né installando pannelli solari sui tetti: l’abbassamento medio calcolato delle temperature qui sarebbe di solo mezzo grado. I tetti verdi rinfrescano durante il giorno, ma poi di notte rilasciano il calore accumulato cancellando il vantaggio. A dire il vero lo studio si occupava esclusivamente delle temperature e non degli altri numerosi vantaggi degli interventi per diminuirle. Un tetto verde per esempio funge da rifugio per specie vegetali e animali locali. Il verde al suolo opera in funzione di drenaggio e anti alluvione se consapevolmente concepito. Poi le piante sono anche bellezza e salute, fisica e mentale.

I pannelli solari magari non rinfrescano Londra quanto i tetti rinfrescanti ma adeguano certamente meglio un edificio al cambiamento climatico. L’elettricità dai pannelli può alimentare pompe di calore, per il riscaldamento invernale e il condizionamento estivo. «Anche senza far abbassare la temperatura si diminuisce quella interna migliorando l’abitabilità» secondo Brousse. Con più condizionatori comunque si alzerebbero le temperature medie di Londra di 0,27 gradi Fahrenheit che diventano 1,8 gradi nell’area centrale più densa: accade siccome i condizionatori prelevano semplicemente il caldo all’interno e lo scaricano fuori, o riciclano nella metropoli. 

Più tecnologie di rinfrescamento passivo significa meno impianti di condizionamento di interni per i più vulnerabili. Quanto meglio la scienza e le discipline urbane riescono a individuare le perimetrazioni dei quartieri propensi alle ondate di calore, tanto più sapranno elaborare soluzioni adeguate. «Dobbiamo evitare di cercare una soluzione buona sempre e comunque – avverte de Guzman del Los Angeles Urban Cooling Collaborative – perché da un punto di vista scientifico-tecnico vince un approccio misto caso per caso».

da: Grist, 16 luglio 2024; Titolo originale: The surprisingly simple way cities could save people from extreme heat – Traduzione di Fabrizio Bottini

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