Un Piano per la Grande Londra (1944) – Parte 3

LA POLITICA A CUI MIRIAMO NEI MOVIMENTI DETTAGLIATI DI POPOLAZIONE E LAVORO

Questa è la cornice di sostegno, la tela sulla quale deve essere disegnato un piano di maggior dettaglio. E per grandi che siano le difficoltà di fornitura dei trasporti (inclusa la gestione di un vecchio problema – breve distanza quotidiana e attraversamento di lunga distanza – e la creazione di un sistema completamente nuovo – la via aerea); per enorme che sia il bisogno di proteggere la produttività agricola; per quanto vitale sia la conservazione degli spazi di campagna per il tempo libero e dell’aria pura, nondimeno è il riaggruppamento di popolazione e industria il vero scopo di questo Piano per la Grande Londra. Lavorando sull’assunto di Barlow, secondo cui Londra è troppo grande, o almeno grande quanto basta, devono essere fatti alcuni tentativi definiti per redistribuire popolazione e industria all’interno della regione, così come considerare cosa possa uscirne. 

Ma qui il pianificatore dell’Area Esterna avverte due flussi di pensiero negli obiettivi gemelli di casa e lavoro. Le autorità della zona interna (per esempio il London County Council e i super-densi Boroughs adiacenti) sono principalmente interessati a rendere i loro quartieri industriali salubri, efficienti e piacevoli. Per farlo, devono decentrare. Verso coloro che partono, hanno il dovere di verificare che per quanto possibile essi portino con sé il proprio lavoro, o in ogni caso si spostino in un luogo dove possono impegnarsi in un lavoro simile a quello che si sono lasciati dietro. Ognuno, naturalmente, sa in generale, e alcune indagini particolari l’hanno provato, quanto graduale e complesso questo processo sia. L’enfasi quindi è sulle Persone. 

Ma c’è un altro approccio, in cui l’enfasi è sull’Occupazione: I custodi della nostra prosperità industriale stanno studiando dove si vuole l’industria; può essere il bilanciamento di una zona pencolante o monofunzionale; può essere il rilancio di una zona depressa; si può, ancora, mirare all’uso di un bacino di lavoro disponibile; oppure si può trattare di trovare acquirenti per industrie di guerra atte ad adattarsi a produzioni civili. In generale, di questo approccio si può dire che porta più lontano dell’altro.
Ci siamo sforzati di seguire entrambi questi approcci, e nonostante il nostro interesse si collochi in prima istanza all’interno della regione, abbiamo proposto alcuni suggerimenti di massima per due tipi di dispersione, oltre questi limiti. Una politica nazionale per la distribuzione industriale naturalmente li modificherebbe o rimpiazzerebbe. 

All’interno di Londra nel suo insieme (sia interna che esterna) si può dire ci siano due tipi di movimenti di popolazione, entrambi in massima parte centrifughi (se ne è fatta allusione all’Assunto 2). Possono essere chiamati Decentramento Sporadico e di Massa, il primo inconsapevole, il secondo organizzato; entrambi sono esistiti nel passato ed entrambi dovranno essere usati in futuro. C’è stato un flusso costante di popolazione che abbandonava la zona edificata più vecchia di Londra per i nuovi sobborghi, e ci sono stati gli interventi residenziali su larga scala del London County Council al di fuori dei suoi confini amministrativi, il più vasto dei quali è quello di Becontee. 

C’è stata una tendenza a considerare che il percorso inconsapevole verso l’esterno desse in qualche modo la misura delle dimensioni di quello di massa. Così, se 50.000 persone all’anno lasciavano Londra sporadicamente in dieci anni, si trattava dell’equivalente di un movimento di massa di mezzo milione dall’East End. Si tratta di un’immagine fuorviante; il movimento sporadico è di uomini di tutti i tipi e condizioni, che cambiano la loro dimora per ogni genere di motivi – non semplicemente insoddisfazione per l’alloggio degradato. Se mezzo milione di persone fossero rimosse dal Centro di Londra come parte di uno piano organizzato, con ad accompagnarli l’industria e verso aree correttamente predisposte per l’accoglienza, ciò rappresenterebbe una concezione e un risultato infinitamente superiori, sia quantitativamente che qualitativamente.
Ma noi prospettiamo il proseguimento di entrambi questi movimenti, quello sporadico probabilmente su una scala più piccola, quello di massa su scala fortemente incrementata.

MOVIMENTO SPORADICO O OSCILLAZIONE, EDILIZIA SPECULATIVA, VILLAGGI

È forse opportuno considerare il movimento sporadico prima della più grande e spettacolare decentralizzazione scientifica. L’abbiamo chiamato una Oscillazione, perché se considerato correttamente non è in alcun modo solo un movimento verso l’esterno (nonostante la preponderanza sia stata in quella direzione) ma un movimento dentro e fuori, da e verso la città e il suburbio. Rappresenta il margine per il movimento libero e individuale che deve sempre esistere in una comunità umana, un margine sia di case che di siti disponibili. Alcune persone lo valutano come una quota percentuale sul totale della popolazione – per esempio fra il 5 e il 10%; noi abbiamo affrontato il tema dal lato opposto, individuando quali sono i siti nella Regione che possono essere utilizzati senza sovrabilanciare le comunità suburbane esistenti. Perché deve essere ovvio, viste le premesse generali su cui si basa il Piano, che l’edificazione speculativa con scelte illimitate di localizzazione non deve più continuare. 

C’è stato a Londra, e a dire in vero è ancora in pieno fervore, un’orgia di edificazione residenziale basata sulla previsione che la metropoli avrebbe continuato a risucchiare una quota totalmente sproporzionata dell’incremento nazionale di popolazione. La misura di questa offerta ubiqua può essere valutata dal panorama di interventi non terminati, che lo scoppio della guerra ha improvvisamente interrotto. Questo è stato fatto con grande cura nei tre anelli, quello Suburbano, la Cintura Verde e quello Aperto, e il risultato mostra la quantità di lotti frontisti residui pronti per l’edificazione, con strade parzialmente o totalmente realizzate, e servizi stesi o pronti da ottenere. La cifra totale per tutti e tre gli anelli rappresenta la disponibilità a sistemare 386.000 persone; ci sono a sufficienza tutti i tipi di localizzazioni, a tutte le normali densità, in tutte le parti della Grande Londra, per tutti i variabili bisogni di questo decentramento sporadico o oscillazione. La cifra, si noterà, rappresenta circa il 4% della popolazione totale, e se si concede ad una certa quota di questo movimento senza metodo di essere inclusa nei gruppi pianificati, dovrebbe bastare per molti anni.
Si vedrà che la cifra di 386.000 non rappresenta un incremento della popolazione di Londra, eccetto quello dovuto alla fertilità naturale, che se le tendenze nazionali proseguono e sono rappresentative anche di Londra, potrebbe essere coperto da esso. 

Quando si afferma che oltre a riempire i lotti frontisti disponibili l’edificazione speculativa su larga scala deve cessare, ciò non significa che non ci sarà una domanda di case per Londra, sia per la ricostruzione interna che per il decentramento esterno. Ci sarà spazio quasi illimitato per ogni tipo di agenzia connessa alla costruzione di case del tipo giusto e nei posti giusti, giustamente indirizzata.
Ci si potrebbe chiedere se questi lotti frontisti disponibili negli interventi speculativi residenziali non terminati restringano la libertà di scelta che le persone ora hanno a disposizione. La risposta è triplice: in primo luogo, si tratta di localizzazioni e dintorni (molti parecchio attraenti) ai quali la scelta individuale era limitata in passato, e si possono trovare in qualunque distretto della Grande Londra; secondo, è una raccomandazione essenziale del nostro progetto, che queste distese di case possano essere saldate in vere comunità, i loro bordi sfrangiati arrotondarsi, i centri sociali e commerciali essere pianificati correttamente, e realizzate le cinture verdi locali. L’edificazione indistinta e spesso degradata nell’aspetto architettonico a dire il vero resterà: ma la natura aiuta il giardiniere e il tempo riuscirà forse ad ammorbidire anche queste asperità; in terzo luogo, sarebbe uno spreco economico non fare uso di queste opere stradali e servizi pubblici, così come sarebbe egualmente sciocco consentire qualunque nuova costruzione su nuovi siti sin quando questi lotti disponibili non fossero in buona parte edificati.

In aggiunta a queste aree residenziali, molte a ridosso di comunità più antiche, alcune che hanno già ingolfato piccoli insediamenti, e altre che stano in aperta campagna o si distendono a nastro lungo le strade, ci sono molti vecchi villaggi che hanno sino ad ora mantenuto la propria integrità. Consentire aggiunte ad essi come parte del programma di oscillazione e libertà di scelta è pericoloso, anche se queste aggiunte fossero su lotti frontisti interni alla cerchia del villaggio (e non addizioni esterne ad esso). Sarebbe difficile proibire ogni edificazione eccetto per scopi agricoli, e nello stesso tempo non ci sarebbero localizzazioni a «libero accesso», con ogni autorizzazione esaminata da vicino sul lato architettonico così come su quello sociale. I vecchi e intatti villaggi e cittadine di campagna sono una qualità di primaria importanza per Londra.

L’entità della cifra totale per il riaggruppamento di massa della popolazione, di poco più di un milione, è stata predisposta secondo cinque ampie titolazioni. La suddivisione non è stata fatta in modo arbitrario o teorico (eccetto per un punto), ma è stata basata sulle somme di calcoli individuali e minuziosi, infine sistemati per mantenere in vista determinati principi di massima.
Per quanto riguarda la destinazione di questa popolazione decentralizzata in massa, sarà utile fornire le cifre nella forma più semplice prima di descrivere con maggior dettaglio come esse siano state calcolate (vedi tavola).
Si vedrà che questa sotto-divisione e destinazione di popolazione decentrata corrisponde da vicino a quella suggerita nel Capitolo 2 del County of London Plan, con l’eccezione che in questo studio regionale naturalmente non ci occupiamo del possibile completamento di piani nell’area della Contea. Deve anche essere evidenziato che il terzo tipo (nel County of London Plan), per esempio «centri Satellite localizzati all’interno della Metropolitan Traffic Area», è stato suddiviso per scopi di studio più dettagliato in «Aggiunte a Città Esistenti» e «Nuove Localizzazioni», e si riferisce all’Anello Rurale Esterno dell’area della Grande Londra. Le titolazioni (a) e (b) della tavola saranno poi esposte con maggiore dettaglio.

TABELLA RIASSUNTIVA

(a) Decentramento all’interno e attorno alla Regione
(i) Aggiunte a Città Esistenti 261.000 persone
(ii) Nuove Localizzazioni 383.000 persone
(iii) Quasi-Satelliti 125.000 persone 

(b) Dispersione all’esterno della Regione
(iv) Aggiunte a Città entro un raggio di 50 miglia 163.750 persone
(v) Oltre l’influenza Metropolitana 100.000 persone

TOTALE POPOLAZIONE RIAGGRUPPATA 1.033.000 persone

DECENTRAMENTO ALL’INTERNO E ATTORNO ALLA REGIONE, SUA APPLICAZIONE ALLE COMUNITÀ ESITENTI, QUASI-SATELLITI

Forse, oltre ogni altro aspetto di questo lavoro, è stato dedicato più tempo e sforzo a valutare gli effetti e l’attitudine delle città esistenti ad accogliere sia popolazione che industria addizionale. Alcuni dei fattori utilizzati sono descritti alla Sezione 110. Con tanti e tanto diverso luoghi, è impossibile riassumere la varie ragioni di queste cifre: se ne possono trovare i dettagli nel Capitolo 10. In alcuni casi si tratta di un «arrotondamento» di una comunità rispetto alla quale sembra desiderabile, in altri un’aggiunta può essere pianificata; alcune località sono passibili di ampia espansione, altre di una quota molto più piccola; in alcune, ancora, l’espansione non avverrà all’interno, o come aggiunta alla cittadina in quanto tale, ma prenderà la forma di una serie di centri satellite minori, come lune attorno ad un pianeta. In ogni caso l’aggiunta è abbastanza grande da consentire un’aggregazione comunitaria basata sugli standards che abbiamo adottato. In questo senso, si marca una netta distinzione fra il movimento sporadico e quello di massa: l’oscillazione può continuare ad avvenire nello stesso luogo, riempiendo i singoli lotti frontisti residui. In molti casi queste aggiunte possono avvenire in terreni già destinati ad abitazioni e industria, ma quasi sempre sarà necessaria qualche revisione del piano regolatore (in qualsiasi stadio dell’iter si trovi), visto che come avviene comunemente nei piani regolatori in tutto il paese, è stato destinato troppo terreno all’edificazione. È meglio zonizzare in difetto e rivedere i piani se si verifica una crescita inaspettata, che lasciare margini tanto ampi che né la localizzazione sistematica, né le dimensioni, possono essere nemmeno approssimativamente previste. L’Oscillazione, pure, prevede alcuni margini, così che non ci sarà pericolo di sovra-ristrettezza. 

La scelta dei siti per nuove comunità è sempre un aspetto eccitante nel lavoro dell’urbanista: è impossibile sottrarsi alla conseguenza, che ci venga offerta l’opportunità per la creazione di una città che darà corpo alle più aggiornate idee di progettazione urbana. La Regione di Londra è fortunata nel possedere due di queste nuove comunità, Letchworth e Welwyn, entrambe dovute al genio del compianto Ebenezer Howard. Ricerche recenti tendono verso unità in qualche misura più grandi di quelle che proponeva Howard, ma senza variazioni di densità. La quantità di popolazione che abbiamo adottato è di 60.000 come massimo; questo comporta sette Nuove Città dentro la Regione di Londra, ma dato che come accade nel caso di parecchie località, ci sono insediamenti di popolazione già presenti sul territorio (ma non grandi abbastanza da costituire un allargamento di città esistente, così come descritto nel paragrafo scorso) ci saranno otto di queste nuove comunità nella Regione di Londra. Sulle tavole che accompagnano questo rapporto sono mostrate dieci possibili localizzazioni da cui possono essere selezionate le otto proposte. Le altre consentiranno un certo grado di ampiezza nella selezione definitiva e saranno anche sufficienti a coprire un incrementato decentramento dalle aree centrali se sarà adottata la densità più bassa, di 100 abitanti acro.

Per individuare siti che possano essere raccomandati dal punto di vista dell’insediamento industriale e che non si scontrino indebitamente con le necessità agricole, o invadano le caratteristiche di paesaggio rurale necessarie a Londra nel suo insieme, abbiamo esaminato siti nell’Anello Rurale Esterno. Non c’è forse bisogno di aggiungere che le località che abbiamo scelto sono adatte ad un progetto economico e possono essere fornite dei servizi pubblici necessari. Abbiamo realizzato uno studio di New Town in uno di questi siti.
In tutti i piani regolatori ci sono certe decisioni urgenti o opere cui occorre metter mano, a volte prima ancora che il piano sia completato, e in ogni caso prima che se ne possa avviare l’attuazione complessiva. Nonostante la decisione di spingere tutta la nuova edificazione su larga scala oltre la zona di Cintura Verde, ci sono alcune cittadine situate al suo interno che possono costituire casi di proseguimento della crescita per un periodo limitato, sin quando la dimensione prevista sarà raggiunta.

Un’altra eccezione sono le necessità della sovraffollata Zona Interna, che deve iniziare a decentrarsi contemporaneamente alla ricostruzione immediatamente dopo la cessazione delle ostilità. Per questi primi passi, devono essere trovate località che soddisfino due requisiti apparentemente contraddittori: devono essere abbastanza vicini ai luoghi originari di lavoro per facili spostamenti, e devono tener presente la possibilità futura di lavoro nelle vicinanze. A causa dello scarto di tempi fra movimenti di persone e di industrie (descritti alla sezione 56) questa disponibilità di lavoro sarà già esistente, o destinata ad esistere in breve tempo, in una città vicina. Per contro, i quasi-satelliti offendono qualunque regola di decentramento pianificato: sono, in primo luogo, residenziali, e sono troppo vicini. Nondimeno, essi sono caratteristiche necessarie nella politica di breve termine, per i bisogni di abitazione dell’immediato dopoguerra; una quota massima di 125.000 persone è stata destinata a questo scopo.
Infine, ovunque possibile, questi satelliti quasi-metropolitani, diventando integrati socialmente e industrialmente con le più vecchie comunità vicino alle quali sono situati, ricadranno in quel sistema di «lune satellite» già accennato.

POPOLAZIONE DISPERSA ALL’ESTERNO DELLA REGIONE

Non è possibile proseguire con studi egualmente dettagliati al di fuori della Regione, ma è emerso indubitabile ed evidente che industriali e lavoratori sono pronti, se comunque si muoveranno, ad andare fino a 50 miglia senza perdere del tutto i benefici delle connessioni metropolitane: ci possono essere alcuni vantaggi, negli affari e nei trasporti, ad essere più vicini ad altri centri industriali, come Birmingham. Si vedrà che abbiamo destinato una quota più piccola alle cittadine nel raggio di 50 miglia, che a quelle esistenti dentro la Regione.
Tutta la popolazione che potrebbe lasciare Londra migrando, per esempio, verso lo Yorkshire o il Sud Galles, è un problema aperto. È possibile che in questo caso, solo, l’industria si dimostri più mobile delle persone. D’altra parte, alcuni di coloro che sono migrati verso l’area di Londra dal 1925 potrebbero essere pronti a tornare alle loro case quando vi fosse disponibile un impiego. La cifra di 100.000 persone potrebbe essere composta principalmente da operai e dalle loro famiglie.

I QUARTIERI DA DECENTRARE E L’ANELLO SUBURBANO

Lo stesso studio dettagliato è stato compiuto sui County e Municipal Boroughs che richiedono venga ridotta la loro densità, e le comunità dell’anello suburbano che (con l’eccezione dei lotti residui) non hanno terreni da utilizzare per ulteriore edificazione, eccetto che per ridurre il sovraffollamento locale. Le caratteristiche generali di entrambe queste zone sono state descritte (vedi sezioni 26 e 27).

LA LOCALIZZAZIONE INDUSTRIALE COMPARATA CON LA RESIDENZA

Nei precedenti paragrafi può sembrare eccessiva l’enfasi posta sulle persone, coinvolte in vari tipi di nuova localizzazione, decentrata o dispersa. Naturalmente, questi aspetti non sono mai stati considerati in modo separato dall’occupazione: il nostro interesse è in primo luogo la «distribuzione della Popolazione Industriale», nonostante la Regione di Londra non cesserà mai di essere casa per pensionati o inoccupati (se ce ne saranno, nel futuro). L’occupazione all’interno della Regione, inoltre, probabilmente non sarà solo industriale, ma anche impiegatizia. A questo è stata dedicata molta riflessione, e molte conoscenze sono state acquisite dal Rapporto Barlow (inclusa la Documentazione), dalla Ricerca Nuffield, e dal particolare aiuto da parte del Board of Trade e dei suoi Uffici Regionali. 

I fattori locali di localizzazione sono complessi; non solo è necessario studiare le cause che hanno agito, quasi incontrollate, sino ad oggi, per cui sembra che Fiumi, Strade e Ferrovie siano stati i fattori determinanti più cogenti; è possibile farsi qualche idea su quali sembrano essere i siti più adatti per ricollocare ciascun tipo di industria. Ma è anche desiderabile verificare che questi siti non siano immotivatamente lontani dalle popolazioni che devono essere rilocalizzate. Nel decentramento pianificato c’è sempre un ceto scarto di tempi fra persone e fabbriche – l’industria può ricollocarsi volontariamente per prima, come a Slough – più spesso si muovono le persone e gradualmente le fabbriche le seguono, come a Becontree. Questo accade perchè il potere di rapportarsi, sino ad un certo punto, con la localizzazione delle persone, esiste da lungo tempo (su iniziativa municipale), mentre non abbiamo ancora effettivo controllo su quella delle industrie. D’altra parte il costruttore speculativo, il più grosso acquirente di abitazioni nel passato, avendo libera scelta di dove operare, esercitava di conseguenza anche un controllo su dove avrebbe vissuto la popolazione.

Aveva una vasta scelta di localizzazioni speculative – davvero ampia – comunque imposte, così come il tipo e la dimensione delle case. Lo speculatore a sua volta dipendeva frequentemente dai trasporti, che agivano nel suo stesso interesse. Così la rapidità o lentezza nella crescita di un luogo erano determinate da finalità private: la libertà del costruttore era la misura della limitatezza di scelte del pubblico.
È solo dedicando studi dettagliati all’armonizzazione del movimento umano e industriale, che ne appare l’estrema complessità. Non è questione di trasferire una produzione e i suoi lavoratori, diciamo, da West Ham a una località di campagna in Essex. Molte delle persone di un borgo lavorano nelle fabbriche situate in un altro; le occupazioni dei membri di una famiglia sono spesso del tutto differenti. Nondimeno, una ampia politica riguardo ai movimenti di popolazione e lavoro deve essere perseguita. Ma si deve riconoscere che ci vorrà un tempo considerevole perché possano essere fatti gli aggiustamenti finali. L’improvviso trasferimento di una solida massa di lavoratori da un luogo, in una vecchia e consolidata città con tradizione e occupazione, può in prima istanza spezzare l’equilibrio e creare una sorta di colonia aliena, pericolosa per la struttura sociale. 

Un piano di decentramento di questa magnitudine è una politica che va perseguita con persistenza e vigore, ma anche con discrezione e simpatia per i naturali sentimenti e debolezze umane.
Come parte del meccanismo amministrativo regionale, non solo sarà necessario avere un funzionario per gestire qualunque potere o strumento di persuasione ci possa essere per la localizzazione industriale, ma anche un egualmente importante direttore sociale o di popolazione che possa sostenere l’aspetto umano sopra a tutto, e che possa tener d’occhio che lo spirito del piano per il riaggruppamento regionale della popolazione sia messo in opera.

STUDI DI DETTAGLIO

Abbiamo sviluppato alcuni studi di dettaglio, soltanto come esempi di cosa si intende per azione locale di completamento o riempimento nei dettagli della nostra ampia cornice. Essi sono intesi ad illustrare alcuni dei problemi tipici della Regione.
Primo, un progetto per una città nuova in un sito aperto. Può essere interessante compararlo con l’esistente e ben riuscita «nuova» città di Welwyn Garden City.
Secondo, un tentativo di assemblare un insediamento sparpagliato di industria blandamente connessa alla vecchia cittadina di Hatfield. La fabbrica della de Havilland sta sul By-pass di Barnet; un’altra sta su un lotto isolato all’intersezione di questo con la North Orbital; un altro stabilimento spunta dai campi più oltre. Condomini e strati di abitazioni sbucano dappertutto, ovunque sia reperibile uno spazio; non c’è un vero e proprio collegamento con la vecchia città, oltre la quale c’è una delle più grandi ville con parco del paese, tutelata per sempre dall’edificazione: una strana miscela di moderno disordine e antico ordine. Per produrre una comunità unita è stato necessario suggerire una piccola quota di demolizioni ed un certo ammontare di crescita addizionale. Ancora, è possibile una comparazione con Welwyn Garden City, che si è sviluppata contemporaneamente con la nuova Hatfield.
Terzo, le proposte di ricostruzione a densità ridotta di due aree in una delle municipalità che richiedono decentramento, e che ha sofferto anche danni su vasta scala per mano del nemico.

STANDARDS

In aggiunta agli studi di dettaglio per alcune località, ci sono i necessari standards dettagliati di applicazione generale in tutta le Regione. Molto lavoro è stato fatto di recente, e molto rimane da farne, per stabilire alcune basi di calcolo per le maggiori componenti delle comunità, per la densità delle abitazioni, le zone per gli spazi aperti, gli edifici pubblici, ecc., le unità in cui possono essere suddivisi secondo le varie funzioni: per centri civici e sociali; per scuole di vario grado; per centri commerciali di tipologia variabile; per mercati; per ospedali, ecc. Forse il più ovviamente importante di tutti è la dimensione ottimale di una comunità satellite di tipo perfettamente attrezzato: la sua popolazione e la superficie che dovrà ricoprire. Ebenezer Howard, un pioniere in questo come in ogni altro avanzamento civile, proponeva una popolazione di 30.000 abitanti: recenti ricerche basate su tutti i fattori noti suggeriscono qualcosa come il doppio di questa cifra. 

Questi standards sono avanzati come applicabili alla sola area della Regione di Londra; perché nonostante una scuola secondaria possa servire nello stesso modo un’area a Gloucester, Manchester o Londra [il centro da centomila abitanti, quello da un milione, quello da dieci milioni], la presenza della Metropoli inevitabilmente influenza necessità come quelle per ospedali, commercio, mercati, teatri, gallerie d’arte, musei, ecc.
Le densità residenziali adottate sono basate sui metodi di calcolo dati nel Rapporto per la Contea di Londra. Non c’è densità netta superiore alle 100 persone per acro; l’adozione di questa e di quella da 75 nell’Anello Urbano, e di 50 in quello Suburbano, produce la cifra di decentramento che deve essere aggiunta a quella data dal Piano per la Contea. Per le nuove localizzazioni è stata presa una densità netta generale di 30, combinata con una massima di 50 persone per acro.

SERVIZI PUBBLICI

Il grosso spostamento di persone proposto all’interno della Regione avrà un profondo effetto sulle previsioni di servizi pubblici. È già stato affermato che invece di una minore e meno densa popolazione nell’East End e sul lato di Londra dalla parte del Surrey, i tipi moderni di edifici, che secondo le proposte del Piano diventeranno universali in un relativamente breve periodo di tempo, consumeranno meno acqua dei più densamente pressati edifici del passato. La conservazione di acqua pura è vitale; la politica di rovesciarla in mare come qualcosa di cui liberarsi, per assicurare migliore drenaggio dei suoli per l’agricoltura, dovrebbe essere ripensata in base al bisogno di assicurare adeguate forniture per Londra.
C’è già in vasta misura un coordinamento dei servizi – acqua, elettricità, gas, telefoni, drenaggio e impianti di fognatura; ma questi servizi sono stati inquadrati su aspettative di crescita illimitata, e in ogni caso su politiche di raggruppamento di popolazione differenti. Essi dovranno, quanto prima possibile, essere riesaminati. Si spera che siano molto pochi i progetti avviati che questo Piano dovrà far abortire; ma è chiaro che l’insediamento di quasi mezzo milione di persone nei nuovi satelliti tasserà le risorse e la capacità di spesa degli acquirenti di pubblici servizi in modo piuttosto considerevole. In ogni caso, se questo o un altro modificato piano si attuerà, invece di nessun piano, essi avranno un programma di richieste ordinate secondo intervalli di tempo, sulle quali basare i propri calcoli.

ATTUAZIONE: PROGETTO E AMENITÀ

Va tutto bene quando si delinea uno schema completo di popolazione, industria, comunicazioni, spazi per il gioco, centri sociali, negozi, forniture d’acqua e fogne: si propone di aggiungere qua, di colonizzare là di rigenerare e riaggruppare; il tutto scritto su carta ed evidenziato su mappe a due dimensioni. Il grosso svantaggio, nell’arte e nella scienza della pianificazione, è che la realizzazione deve essere graduale, che resta sulla carta a lungo, iniziando a vivere un pezzettino qui e uno là, singole tessere di un mosaico il cui schema completo si perde di vista facilmente. È anche un freno fin dal principio, il fatto che debba essere presentato in questo modo piatto; nessuno si sognerebbe mai di giudicare il lavoro di un architetto soltanto dai suoi disegni. Wren ne verrebbe fuori piuttosto miseramente coi suoi disegni per St. Paul, comparati con la cattedrale così come l’abbiamo davanti. I disegni in prospettiva, il tentativo dell’architetto di anticipare la realizzazione, i modelli, che si avvicinano ancora di più: anche questi possono essere usati solo superficialmente per illustrare singoli aspetti o dettagli, in un grande schema di piano che copre 2.599 miglia quadrate. 

Nondimeno, deve essere affermato con la più grande enfasi che anche il più logico e sociologico piano concepibile su carta sarà alla fine giudicato nelle sue realizzazioni, in opere di architettura, ingegneria, arte del paesaggio. Non c’è solo un obiettivo, ma la necessità delle più alte professionalità in ogni settore della progettazione edilizia, individuale e di massa. Strade e ponti, le nuove autostrade, danno nuove grandi opportunità; come è stato mostrato negli U.S.A., possono essere oggetti di bellezza per l’utenza, e calarsi nel paesaggio in modo non ingombrante a migliorarlo. 

Non è sufficiente per coloro che devono fornire case o altri edifici contare su qualche «autorità di controllo» con poteri per respingere o modificare la progettazione di bassa qualità, e ritenere che tutto vada bene se queste autorità hanno personale attrezzato per questo scopo. Dobbiamo tendere ad una buona progettazione, in primo luogo, che non si appoggi all’essere limata nella giusta forma da un funzionario, per quanto competente e scrupoloso, fino a che possa superare l’esame. Una comunità non è fatta di un certo numero di singoli edifici, senza alcuna relazione l’uno con l’altro, e che al meglio riescono ad essere innocui e senza infamia. I costruttori di case, in special modo, che hanno sbagliato nel recente passato, devono assestarsi su uno standard più alto. Si tratta di un obiettivo gigantesco perché, al posto di una grande singola concezione, abbiamo un mosaico costituito da innumerevoli pezzi [mezzo milione di sole case, con l’aggiunta di edifici più grandi e piccoli dettagli come lampioni, corrimano, marciapiedi] che non possono essere progettati da un singolo ufficio ma che devono essere armonizzati e provarsi degni dell’idea centrale, Londra, la capitale dell’Impero. 

La parola «amenità», a cui l’uso ufficiale ha dato un suono raggelante che in nessun modo aveva nel contesto originario classico (Velox amoenum saepe Lucretilem. Mutat Lycaes Faunus. Non c’era niente di raggelante in Orazio), attiene agli aspetti in cui il progetto propositivo non ricerca tanto l’originalità, quanto la conservazione di un ambiente piacevole, prima fra tutte l’aria pulita, con niente di peggio della foschia che ci può dare il Tamigi, non ispessita in un minestrone.
Lo sbottare contro il cambiamento, da parte di persone che vivono in dintorni piacevoli, è stata in generale giustificata, visto che quasi ogni cambiamento nella campagna attorno a Londra nel recente passato è stato in peggio. Coloro che sono abbastanza fortunati da ricordarsi i villaggi nella pianura del Middlesex (pochi, miracolosamente, rimangono ancora), i sentieri dell’Hertfordshire, le brughiere e valli calcaree del Surrey, i boschi e pendii del Buckinghamshire, i frutteti del Kent e le solitudini rurali dell’Essex a trenta miglia da Londra, non può che infuriarsi di fronte a quello che li ha sostituiti. 

Questa naturale e giustificabile reazione contro il cambiamento deve essere «conquistata», convinta, che al posto di innumerevoli case di tutte le dimensioni, senza alcuno schema di gruppo o punti focali, polverizzate sulla campagna o infilate lungo le strade, è possibile creare vere comunità, dove la gente sia fiera di vivere. Guardare dalla scarpata gessosa su un castello medievale o una cittadina rinascimentale a due o tre miglia di distanza nel Weald non è certo offensivo: delizia l’occhio, delimitato dalle sue mura, magari con una cerchia di percorsi alberati a contornarlo, con il suo profilo a tagliare la linea delle South Downs, il colore in armonia, o in contrasto, con il verde della campagna. Non può, tutta l’abilità degli architetti e paesaggisti di oggi, produrre qualcosa di egualmente bello, sia osservato da lontano che da vicino? 

Per fortuna la maggior parte della normale campagna, come enfatizzato dal Rapporto Scott, trae la propria bellezza in gran parte dalle azioni e dalle opere della coltivazione, basate sulla natura del territorio con la sua varietà di rilievi, geologia, qualità dei terreni, e con le sue caratteristiche dinamiche, il Tamigi con i suoi tributari, grandi e piccoli; abbiamo, anche, ereditato molte delle aggiunte storiche dell’uomo sotto forma di villaggi, fattorie, piantagioni di alberi e parchi progettati. L’agricoltura, per produrre la tipica bellezza dell’Inghilterra rurale deve, come pure indica il Rapporto Scott, essere prospera: i terreni agricoli in declino non sono la stessa cosa della natura selvaggia. Bisogna dare un’opportunità all’Agricoltura, e non invaderla con ingombranti costruzioni. 

Ci sono, infine, sfregi che tipicamente si ritrovano nei pressi delle grandi città: la pubblicità mal sistemata è forse il principale. È anche facile per i rifiuti, che nella forma effimera per quanto discutibili possono sempre essere spazzati via, assumere qui la quasi permanente e disordinata forma di cumuli, lavori abbandonati, ecc.
Sfortunatamente alcune essenziali attività industriali, basate su caratteristiche geologiche, diventano sfregi, in particolare quando si scontrano con l’uso ricreazionale degli spazi. Le tre principali, produzione di mattoni, fabbricazione di calce e cemento, e cave di ghiaia, sono tutte legate all’attività costruttiva, di cui ci sarà una domanda senza precedenti dopo la guerra. Fortunatamente la produzione di mattoni su larga scala, il cui danno maggiore e pervasivo è il fumo, si colloca fuori dalla Regione. Le altre richiedono un più attento ed equilibrato esame, incluso in particolare il ripristino del sito dopo che i lavori si sono esauriti. Queste, ed alcune altre produzioni industriali, confutano la teoria secondo cui se un’attività produttiva è utile ed efficiente, deve per forza essere anche bella. 

ATTUAZIONE: LA MACCHINA AMMINISTRATIVA

C’è un altro aspetto dell’attuazione oltre a quello fisico: la creazione di un meccanismo amministrativo armato di poteri e risorse finanziarie per tradurre in esecuzione il piano.
Non è necessario a questo stadio indicare quanto sia utile un incremento dei poteri legali: essi sono stati pienamente discussi davanti alla Commissione Barlow principalmente in relazione alla localizzazione industriale ed a quella consequenziale della popolazione, e dal Comitato Uthwatt per quanto riguarda i suoli.
Ne segue che qui, come del resto in tutto il paese, i Piani Regolatori Generali esistenti necessitano di drastiche revisioni: in particolare per le aree destinate a case e fabbriche. Ci saranno senza dubbio casi di controversie, soprattutto dove le licenze edilizie erano state concesse prima della guerra, che ne aveva impedito il completamento. Molti di questi progetti dovranno essere abbandonati. 

Potrebbe anche essere necessario stabilire i mezzi per ottenere un’equalizzazione di carichi o vantaggi fra autorità locali. Il diritto di ciascuna di mirare alla crescita maggiore e di attrarre quanta più industria si riesca ad incamerare, ora deve essere limitato. Anche alcune opere intraprese con sanzione ministeriale potrebbero rivelarsi non necessarie.
L’attivazione di poteri di piano è problema nazionale; ma l’individuazione dell’autorità più adatta ad amministrarli è questione che riguarda solo la Regione Metropolitana. Non c’è niente che le assomigli in tutto resto del paese. Si suggerisce, che la Regione sia divisa in una serie di Comitati Congiunti di Pianificazione, pienamente rappresentativi delle autorità locali dotate di poteri di piano, e nessuno di essi troppo grande da subire interessi o contatti locali. Questi Comitati sarebbero responsabili della preparazione e amministrazione dei piani regolatori, in conformità al Piano Generale. Ci sarebbe diritto di presentare appello al Ministero dell’Urbanistica per quanto riguarda le decisioni dei Comitati Congiunti di Pianificazione. A presiedere l’insieme dei Comitati, un Ufficio Regionale di Piano, con membri nominati dal Ministro. L’Ufficio non avrebbe un ruolo semplicemente consultivo o di coordinamento, ma poteri di gerarchia superiore, occupandosi direttamente di questioni urbanistiche e riferendo al Ministro. Per alcune questioni, l’Ufficio potrebbe attivare un braccio esecutivo, ad esempio per l’obiettivo delle Cintura Verde, o per la creazione della Regional Housing Corporation. Per le altre funzioni tutte le competenze delle autorità locali saranno da esse esercitate come prima. (questo, naturalmente, non preclude la possibilità di accorpamento di alcune autorità esistenti). 

Quanto costerà? Questa è la prima cosa che molti, dal Ministero del Tesoro in giù, chiedono del Piano. E nonostante non sia facile, è pur sempre possibile ricomporre in termini di prezzi al 1939 il costo totale delle abitazioni proposte, aggiungere una cifra per opere di urbanizzazione, servizi pubblici per nuovi insediamenti, chilometri di nuove strade, superficie degli spazi aperti (secondo gli standards raccomandati), edifici pubblici, scuole, negozi, ospedali, ecc. (le fabbriche possono essere lasciate all’iniziativa degli industriali), e con l’aggiunta di un ampio margine di sicurezza, arrivare a una cifra totale generale. 

Ma se guardiamo le cose in un’altra luce, si può dire che tutte queste cose dovrebbero essere realizzate comunque, e sarebbe più istruttivo se fosse possibile mostrare se costerebbe di più farle sulla base di un piano, oppure a casaccio e secondo semplici quantità. Per esempio, costa di più raggruppare le case in comunità, con i propri centri commerciali, edifici comunitari, scuole ecc., sistemate convenientemente, oppure metterle su in una massa indistinta, e poi cercare spazi per tutti questi servizi? Una casa ben sistemata internamente ed esternamente in armonia con il vicinato, o conforme ad un alto standard architettonico, costa di più di una che non risponde a queste caratteristiche? Le domande potrebbero andare oltre: se le più ampie proposte di riaggruppamento di industrie e popolazione si materializzeranno, quale sarà il valore dei risparmi in trasporti, tempo ed energia, lunghi viaggi al lavoro evitati? O di risparmi in salute, e aspettative di vita, nella città ricostruita a nel nuovo centro satellite? Alcuni del vantaggi del Piano sono imponderabili, ed è facile scordarseli nel piatto della bilancia. 

Ma non si può negare il fatto che il rifiuto di affrontare un lieve costo addizionale nell’acquisizione di terreni per le strade di comunicazione veloce dopo l’ultima guerra, è risultato alla lunga per la collettività il dover pagare molto più cari interventi consequenziali – per esempio strade di servizio o allargamento di passi carrai – oltre alla perdita delle piene potenzialità di traffico con l’edificazione continua dei fronti ad abitazioni e fabbriche. 

La più brillante, forse, innovazione fra le proposte di questo Piano è la tela di arterie a scorrimento veloce, sovraimposta all’esistente sistema di strade. Si tratta di qualcosa che può essere affidato direttamente al Piano, specialmente visto che molte delle vecchie strade devono ancora essere allargate. Ancora, devono essere messi in conto molti fattori, oltre al fatto che le vecchie strade allargate non saranno mai autostrade efficienti: dovrebbe essere valutato il valore commerciale di questo nuovo tipo di strade, che forniscono trasporto rapido e senza ostacoli; c’è anche il sollievo che darebbero alla congestione sulle comuni strade multi-funzione. Per finire, il risparmio di vite umane e di incidenti deve pur essere considerato, se le strade possono essere rese più sicure. Chi può calcolare in £ sterline il preciso valore di un essere umano ammazzato su una strada antiquata?
L’aspetto finanziario non è facile da proporre: l’ottenere una risposta dipende dall’ampiezza o ristrettezza del concetto, della parola economia.

Strettamente legata al costo di un piano, è la sua realizzazione per stadi: è stato frequentemente sottolineato che un piano si presenta senza indicazioni riguardo al fattore tempo. Sembra destinato ad attuarsi tutto in una volta. Comunque, e naturalmente, le proposte devono essere sottoposte ad una cauta a graduale politica di priorità. Se si deve indicare una data per la completa esecuzione (una procedura piuttosto avventata in un paese democratico e in un progetto dove così tanti nuovi campi devono essere dissodati, se lo compariamo con la ricostruzione delle aree distrutte dalla guerra) bisogna tentare di dividerne gli elementi componenti secondo alcuni periodi. Come già accennato, ci può essere un considerevole scarto di tempo fra la localizzazione di case, e quella di industria, nello stesso nuovo sito; e ancora, certi centri satellite possono essere più urgenti o più rapidamente realizzabili di altri. Nei primi tempi, possono rivelarsi necessari alcuni espedienti temporanei nel trasporto. 

A questo stadio, non è stato fatto alcuno sforzo per collocare priorità in un modo sistematico, con l’eccezione del quasi-satellite descritto nella sezione 52, e di alcuni mezzi di trasporto, per esempio le autostrade e gli aeroporti.
Gli oppositori congeniti della pianificazione non potranno mai cogliere la teoria dell’attuazione, per stadi, di un’idea complessa. Per loro è sufficiente fare bene qualunque cosa gli capiti sotto mano, e sono inclini a delimitare queste singole operazioni. Rifiutano di pensare al futuro, usando argomenti noti e confidando in qualche mano invisibile che saldi insieme le parti separate. Una caratteristica essenziale del metodo di realizzazione per periodi, è che quando ciascun stadio è completato e i suoi vantaggi conseguiti, conduce ad un tutto che è più grande della somma delle sue parti; ed per concludere, gli stadi finali devono essere capaci di modificazioni per adattarsi a cambiamenti non previsti in partenza. 

L’IMMAGINE A CUI GUARDIAMO

L’immagine che queste mappe e questo Rapporto tentano di presentare alla mente, o più precisamente all’immaginazione (visto che su questo si basa) del Londinese, è una diretta emanazione del Piano per la Contea di Londra. A dominare gli scopi di entrambi c’è l’idea di comunità – da un lato la comunità della Capitale dell’Impero, all’altra estremità le comunità di persone semplici il cui lavoro ed esistenza per sorte si svolge dentro questa regione metropolitana imperiale. Il centro va dagli splendori di Westminster e della City alle miserie delle file di case bombardate nell’East End. La Londra Esterna è più esclusivamente interessata dagli aspetti residenziali e industriali, con l’eccezione delle principali arterie di traffico che le passano attraverso e il cui principale obiettivo è il centro: Ferrovie Principali, Autostrade mono-scopo e Aeroporti di rango da mondiale a nazionale, sono situati lì, ma non appartengono al luogo. Un’altra eccezione al dominio delle comunità locali nella regione esterna è la fascia di terreni aperti – sia la Cintura Verde che gli Anelli Rurali – di cui tutta Londra partecipa.

Il Governo ha, in parecchie occasioni, in primo luogo per bocca del Primo Ministro, dichiarato che dopo la guerra ci saranno a disposizione per tutti i cittadini case, lavoro e cibo. Ma metterli a disposizione non è così semplice come appare. Non è solo questione di quantità, non solo di qualità individualistiche, ma di offerta sistematica.
Non è soddisfacente costruire milioni di case, anche buone case, se stanno nel posto sbagliato.; se sono troppo lontane dal lavoro; se perpetuano condizioni di sovraffollamento; se non sono organizzate in unità funzionali, se non sono attrezzate con centri sociali e commerciali; se usurpano senza motivo le migliori terre agricole. Né vale il semplice espediente di realizzarle pro rata, a quote di popolazione o stati di avanzamento di ciascuna autorità locale, come fatto nel passato. Molte autorità hanno bisogni di meno case, ma di migliore qualità; molte che ne necessitano di più non sanno dire quante di più; alcune località, quasi disabitate, potrebbero ospitare grandi (ma non troppo grandi) quantità di popolazione. Enormi aree residenziali buttate dove si poteva acquistare un pezzo di terra a buon mercato, e dove c’era o si poteva inventare un buon servizio per il centro di Londra, sono esempi di costruzione senza pianificazione. 

E non è saggio usare le fabbriche di guerra semplicemente perché gli edifici stanno lì e ci si può cavare denaro facile vendendole; né consentire a qualunque speculatore che trova una chiazza di terra e il permesso di una compiacente autorità urbanistica, di tentare gli industriali a sistemarsi lì, esistano o no una corretta localizzazione per i trasporti e la disponibilità di lavoro. Le aree di crisi, le agglomerazioni ipertrofiche e le vecchie città senza più equilibrio (che prima conducevano una tranquilla esistenza) sono alcuni dei risultati dell’attività economica senza pianificazione.
Infine, le nostre riserve di cibo, fonte non solo di salute ma dello stesso piacere dell’esistenza, sono decurtate dallo sparpagliarsi e allungarsi di case e fabbriche, non solo costruite soprale terre migliori, ma a bistrattare anche ciò che non è completamente perduto, e a spezzare l’unitarietà economica delle aziende agricole; o ancora peggio, spingendo l’agricoltura sempre più lontano, con la capziosa scusa che i mezzi di trasporto veloci possono compensare la distanza riducendo i tempi.

Non è in nessun modo facile integrare questi tre aspetti, e aggiungere l’importante fattore delle comunicazioni locali e di lunga distanza per persone e merci, assicurando al tempo stesso che tutte le comunità emergano con successo (socialmente e finanziariamente) individualmente in sé, e nello stesso tempo a formare una parte del tutto di Londra. Come già accennato, le comunità interessate da questo piano sono grosso modo di quattro tipi: 

(i) i vecchi borghi interni, la maggior parte dei quali richiede travaso e ricostruzione
(ii) i sobborghi consolidati, che necessitano di maggior raggruppamento comunitario, ma che contengono considerevoli aree a carattere statico
(iii) le cittadine esistenti più oltre, molte delle quali sono pronte e capaci di accogliere aggiunte grandi o piccole dalla Londra Interna; e
(iv) le località sulle quali devono essere create comunità completamente nuove 

È impossibile dire quale sia il più difficile di questi quattro compiti di piano: ma tutti meritano un tentativo: sono realmente essenziali.
Se le vecchie municipalità e cittadine nonostante case insufficienti, sovraffollate, obsolescenti, mancanza di spazi aperti e sovrabbondanza di strade pericolose, erano comunque luoghi di calda, umana, simpatica vita, la Londra Esterna costruita fra le due guerre è stata in massima parte un terrificante spreco di abitazioni a-sociali; quasi ogni scrittore che si è occupato della crescita di Londra ne ha parlato, e uno dei più recenti (G.D.H. Cole) commenta: «
C’è uno sbalorditivo numero di sobborghi attorno a Londra che sono molto simili a questo mio … e dubito che, nell’intera storia dell’umanità, ci sia mai stato un tipo di posto così povero di spirito della comunità, o della democrazia, o di qualunque tipo di unità salvo quella della semplice sovrapposizione fisica»

È stato condotto un meditato studio di un quartiere di case più piccole di quelle appena descritte, realizzate da una autorità locale, per ricostruire la cronologia dei tentativi di edificare una comunità, e le ragioni dei suoi originari successi e parziali fallimenti; tra le molte di natura sottile, ci sono cinque semplici ragioni; l’assenza di qualunque previsione o realizzazione di un centro sociale; una linea di confine poco chiara, con il quartiere originariamente circondato da campi, ora ingolfato in un mare di case; la dispersione quotidiana in tutte le direzioni, verso posti di lavoro lontani; una popolazione immigrata; l’amministrazione di tre diverse autorità locali. Questi sono senza dubbio dettagli, ma è solo studiando attentamente questi esempi che si possono evitare il loro errori. 

«Quando si pianifica per la pace, così come quando si pianifica per la guerra, la parola d’ordine del Governo è: le prime cose per prime» (dal Discorso di Capodanno di Mr. Attlee). Questo è molto vero, ma la più semplice parete di mattoni, che può far ottenere a chi la costruisce il suo certificato sindacale, ha bisogno di solide fondamenta, che non saranno visibili quando la struttura di superficie sarà completata; l’uomo che ha fretta di risultati superficiali detesta questo tipo di lavoro, solido ma nascosto. Le cose, all’inizio, devono in primo luogo essere presentate bene e chiaramente.
L’obiettivo di questo Piano è di costruire le fondamenta per la Grande Londra, sopra le quali si possano avere case, lavoro, alimenti freschi, non solo in fretta, ma in modo pieno e permanente. Incidentalmente «tutti i bisogni che possono essere soddisfatti» (id.) rappresentano le componenti essenziali del Piano, da realizzarsi man mano emergerà la nuova comunità.

Da: Greater London Plan 1944, by Patrick Abercrombie, His Majesty’s Stationery Office, London 1945, pp. 1-20. Estratti e traduzione a cura di  Fabrizio Bottini – Fine della Parte 2 Segue – Qui la Prima Parte Qui la Seconda Parte Articoli analoghi nei tags in fondo alla pagina

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