Urbanistica a Genova tra le due guerre mondiali: una «Bibliografia Ragionata»

«Il Parco della Rimembranza e il Monumento ai Caduti in Guerra», Il Comune di Genova, 30 aprile 1923

«La Civica Amministrazione si è … preoccupata … di provvedere a commemorare degnamente i Caduti con un’opera d’arte monumentale. Le difficoltà che si presentavano alla risoluzione del problema erano diverse e di vario ordine, e riguardavano tanto la forma e l’importanza materiale da darsi al monumento, quanto la località da prescegliersi per la sua erezione: questione quest’ultima di non poco interesse, se si consideri la plastica speciale della città nostra e la ristrettezza dello spazio disponibile in confronto con la necessità della scelta di una località degna. Una Commissione speciale venne costituita e questa propose all’Amministrazione civica, che l’accettò, l’idea della costruzione di un arco trionfale. Quanto alla scelta della località, nessun luogo sembrò migliore di Piazza di Francia, considerando che questa piazza, secondo il pensiero dell’Amministrazione civica, dovrà rimanere sgombra di fabbricati e sistemata a giardino pubblico, tale da costituire un giorno una vasta zona a verde a sud di Piazza Verdi, dove invece saranno eretti edifici in armonia con la Stazione Orientale, alla sistemazione dei quali provvederà un pubblico concorso» (p. 371).

«La sistemazione della Spianata del Bisagno (dai primi progetti all’attuale concorso)», Il Comune di Genova, 31 dicembre 1923

«La sistemazione edilizia della Spianata del Bisagno e la questione della copertura di un tratto del torrente furono oggetto di studi da parte di amministrazioni comunali e di ingegneri, prima ancora che il Comune procedesse all’acquisto di Piazza d’Armi, avvenuto, per la Piazza Verdi fin dal 1883, e per la Piazza di Francia nel novembre 1910. Ma fu durante le trattative per quest’ultima convenzione fatta col Governo dall’Amministrazione Da Passano, che gli studi per lo scioglimento di questo grave problema di edilizia cittadina ebbero nuovo vigore. L’Amministrazione Da Passano, nell’intento di procedere a una rapida sistemazione della grande area, promuoveva infatti l’elaborazione di varii progetti, tra i quali si segnalava quello dell’architetto Benvenuto Pesce-Maineri. Questo piano contemplava una parziale fabbricazione di Piazza Verdi e di Piazza di Francia, mediante un aggregato di edifici a portici … Il progetto recava inoltre la rettificazione, canalizzazione e copertura del torrente Bisagno nel tratto fra il ponte della ferrovia e il mare, dando luogo così ad un viale sulla copertura del greto con una larghezza di 62 e una lunghezza di 1100 metri. … Alla seguente Amministrazione, che fu quella presieduta dal Generale Massone, l’architetto Pesce-Maineri presentava una terza volta il proprio progetto al quale aveva aggiunto tra il Cantiere della Foce, il Ponte Bezzecca, Corso Aurelio Saffi ed il mare, un vasto bacino porto per imbarcazioni sportive. Tale progetto, dopo l’approvazione della Commissione Edilizia, del Genio Civile, e dopo alcune varianti in esso introdotte dall’Ufficio Tecnico Municipale, fu approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 24 marzo 1917, e ne veniva stabilito l’acquisto, restando però libero il Comune “di svolgere, se, come, e quando crederà meglio, la sistemazione della Spianata del Bisagno e dell sue adiacenze” senza che il progettista avesse diritto ad ulteriori incarichi o compensi» (p. 1357).

«L’Amministrazione attuale ritenne … di bandire … concorso per la sistemazione della vasta zona, nel centro della quale dovrà sorgere il Monumento che Genova intende dedicare ai suoi Caduti in Guerra. La gara venne indetta con deliberazione del Consiglio Comunale del 5 aprile 1923 e recava fra l’altro le seguenti norme:1°) il piano dovrà raccordarsi col piano regolatore di Piccapietra e San Vincenzo, approvato dal Consiglio comunale, nonché con la viabilità locale; 2°) dovrà basarsi sulla situazione attuale del Bisagno, cioè la sua arginatura a letto scoperto; ma tener presente anche l’eventualità della sua copertura; 3°) la piazza Giuseppe Verdi dovrà essere sfruttata con intensità dal punto di vista della fabbricazione; ma dovrà presentare una conveniente piazza davanti alla Stazione Brignole; 4°) la piazza di Francia dovrà essere tenuta interamente sgombra di fabbricati da Via XX Settembre al prolungamento della via A.M. Maragliano. Verrà sistemata a giardino; nel quale dovranno trovar posto, a sud una arena, o stadium o teatro all’aperto, o altro edifizio pubblico; a nord, in prossimità della via XX Settembre, il monumento ai Caduti, in forma di arco monumentale (il progetto del quale è però escluso dal presente concorso)» (p. 1358).

«Ristrettasi all’esame dei progetti che ritenne i migliori, la Commissione si trovò di fronte, nelle risoluzioni di piazza Verdi, a concetti planimetrici che si possono essenzialmente ridurre a due. Il concetto che diremo radiale, il quale fa partire dalla stazione Brignole due strade diagonali … ed il concetto che diremo per analogia ortogonale, che ha per elemento fondamentale questa strada diretta presso che perpendicolarmente su via XX Settembre … La Commissione espressamente dichiara di non ritenersi chiamata a pronunziarsi sul merito di questi due principali, ai quali si dovranno forse, ridurre, almeno sommariamente, tutte le soluzioni che si possano escogitare. E perciò si è limitata ad esaminare, tra i fautori di un principio e dell’altro, quali fossero i risultati migliori che dalle rispettive premesse fossero stati ottenuti. … E segnala quelli dei quali riscontrò doti notevoli, che potranno fornire buoni elementi per lo studio di una soluzione definitiva. … Genova, 12 novembre 1923. A. Scribanti presidente, ing, M. Preve, ing. G. Reggio, ing. A. Portunato, Alberto Terenzio, Mario Labò, ing. Cesare Parodi, ing. arch. Armando Baghino. La Giunta Municipale nella sua seduta del 22 novembre, preso atto della Relazione della Commissione, … ha constatato che il comm. Arch. Marcello Piacentini di Roma è l’autore del progetto contrassegnato col motto “Bartolomeo Bianco” al quale venne aggiudicato il premio di Lire 10.000; che i progetti contrassegnati coi motti “Italica Gloria” e “San Giorgio (1)”, ai quali vennero conferiti ex aequo i due premi di L. 5.000, risultavano rispettivamente dei signori arch. Oriolo Frezzotti di Roma e arch. Annibale Rigotti di Torino» (p. 1359).

Da: Cronologia delle opere di Marcello Piacentini [Mario Lupano]

  • Progetti (variante A e variante B) del concorso bandito dal Comune per il Piano Regolatore della Spianata del Bisagno a Genova (motto: Bartolomeo Bianco), 1923-
  • Progetto di concorso (prima fase) per l’Arco di Trionfo ai Caduti di Genova da erigersi in Piazza di Francia, sulla spianata del Bisagno, (motto: Beatissimi Voi), 1923- In collaborazione con Arturo Dazzi per le parti scultoree
  • Due progetti per il concorso bandito dal Corriere Mercantile per la “sistemazione artistica di tutta la Spianata del Bisagno” a Genova, 1924- Il concorso nasce in aperta polemica con il risultato dell’analoga gara bandita nel 1923 dal Comune, che aveva visto Piacentini – architetto romano – vincitore a Genova
  • Progetto di concorso (seconda fase) per l’Arco di Trionfo ai Caduti di Genova (motto: Beatissimi Voi), 1924-
  • Progetto per il Foro Littorio de “La Grande Genova”, maggio 1926- Evoluzione dei progetti concorsuali per la spianata del Bisagno del 1923 e del i924, base per l’elaborazione del progetto comunale del 1928, inscritto poi nel “Piano Regolatore delle zone centrali della città” del 1932, e definito con il piano particolareggiato del 1934
  • Consulenza per la definizione architettonica del piano particolareggiato di piazza della Vittoria a Genova, 1934-35. In collaborazione con l’Ufficio Tecnico comunale
  • Consulenza per la variante al piano particolareggiato di Piazza Dante, Genova, 1935- In collaborazione con l’Ufficio Tecnico comunale
  • Palazzo dell’Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale, sull’area d’angolo nord-est di Piazza della Vittoria, Genova, 1935-38
  • Palazzo Garbarino e Sciaccaluga sul lato est (accanto al palazzo INFPS) di Piazza della Vittoria, Genova, 1937-39. In collaborazione con Aldo Caposampieri. Con questo edificio Piacentini fissa il modello per gli edifici gemelli sui lati est e ovest della piazza
  • Grattacielo Invernizzi, Piazza Dante, Genova, 1937-41. In collaborazione con Angelo Invernizzi

«La “Grande Genova”», Il Comune di Genova, 31 dicembre 1925

«Il Consiglio dei Ministri riunitosi il 30 dicembre 1925 a Palazzo Viminale, sotto la presidenza di S.E. l’on. Mussolini, ha approvato, su proposta del Ministro degli Interni, lo schema di decreto che provvede all’ampliamento della città di Genova, aggregando ad essa 19 comuni limitrofi, e cioè: Apparizione, Bavari, Bolzaneto, Borzoli, Cornigliano Ligure, Molassana, Nervi, Pegli, Pontedecimo, Prà, Quarto dei Mille, Quinto al Mare, Rivarolo Ligure, Sampierdarena, S. Quirico, S. Ilario Ligure, Sestri Ponente, Struppa e Voltri. Portando i suoi estremi confini da Voltri a Nervi, a Pontedecimo, Genova aumenta di oltre due terzi la sua popolazione che dalla cifra di 316.217 sale a quella di 553.999, secondo la popolazione presente risultante al censimento 1921; invece, computando la popolazione esistente nei diversi comuni al 31 dicembre 1925, la cifra sale da 334.986 a 588.121, raggiungendo uno sviluppo litoraneo di oltre 25 chilometri e uno sviluppo di profondità di circa 12» (p. 1413).

La Grande Genova nella relazione dell’On. Ing. Eugenio Broccardi», Il Comune di Genova, 31 dicembre 1926

«L’idea della Grande Genova era stata lanciata da tempo da uomini eminenti, ma piuttosto come una concezione ardita che avrebbe dovuto essere tenuta presente per l’avvenire che come una proposta matura e concreta. … Il Duce era favorevole alla Grande Genova. Egli aveva vagliati gli argomenti pro e contro ed aveva trovato che i primi erano superiori ai secondi. Genova allargava il suo porto e già afferrava coi moli di questo il litorale di Samperdarena; evidentemente la necessità ineluttabile dell’espansione commerciale e marittima di Genova precorreva la volontà degli uomini. Genova, posta al centro di una popolazione di quasi 600.000 abitanti subiva tutti gli oneri di una città, ben maggiore di quello che realmente è. … Era nel momento, in cui il Paese vedeva sorgere, mercé il Fascismo e l’opera audace, preveggente e illuminata del Duce, una nuova era di prosperità, che si doveva rompere ogni indugio, ogni falsa e miope resistenza per creare questa grande e potente unità demografica che può iniziare veramente la nuova e grande storia di Genova, della regione ligure e della potenza marittima e commerciale della nostra Nazione. LA Grande Genova è una necessità economica e storica» (p. 1365).

Ennio Poleggi, Paolo Cevini, Genova, Laterza, Bari 1981

«Nel 1926 si attua definitivamente l’annessione dei Comuni contermini a Genova, con atto formale [R.D.L. n. 662 15 aprile] voluto da Mussolini per compensare la sproporzione esistente ormai tra i limiti demografici e territoriali della città e la ricchezza dei suoi traffici e delle sue attività. Opere “grandiose” seguono il provvedimento, come l’apertura di via di Francia e lo sbancamento del promontorio di San Benigno per un più diretto collegamento col Ponente e con la val Polcevera. … Con l’annessione e l’unificazione amministrativa dei diciannove comuni della “cintura”, si confermano certi indirizzi generali che sottolineano da tempo, ormai, la tendenza alla concentrazione industriale e operaia nel ponente e nella val Polcevera. Viene così configurandosi un disegno di polarizzazione delle funzioni a livello urbano che si è tentati di descrivere attraverso formule – quali “ponente industriale e operaio, levante residenziale e borghese” – certamente schematiche e assai lontane dal discoprire la complessa e articolata realtà storico-culturale dei singoli centri» (p. 232).

«Le condizioni più favorevoli all’avvio di un radicale programma di rinnovamento urbano, in grado di riconquistare le aree centrali – o per lo meno talune di esse – al gioco della speculazione ed alla logica della città, maturano definitivamente sotto il fascismo, quando si realizza una obiettiva convergenza tra le esigenze di rappresentanza del regime, da un lato, e gli interessi della grande borghesia genovese dall’altro. Su questo terreno, dell’intervento sistematicamente rivolto a riprodurre in città, nelle aree antiche, quegli stessi meccanismi speculativi applicati nelle aree esterne, si stabilisce un’alleanza che darà cospicui risultati non solo per l’immediato ma in una lunga prospettiva futura. Nel 1932, con le consuete motivazioni formali di ordine viabilistico, è varato il Piano Regolatore di massima delle zone centrali della città [RDL 8 settembre 1932]» (p. 239).

Roberto Mansueto, Silvio Ardy e la cultura municipalista a Genova negli anni trenta, in Cristina Bianchetti (a cura di), Città immaginata e città costruita. Forma, empirismo e tecnica in Italia tra Otto e Novecento, F. Angeli, Milano 1992

«La nomina nel 1927, di Silvio Ardy a segretario del comune di Genova, è preceduta da una profonda riforma degli organi municipali locali, le finalità della quale sono singolarmente in sintonia con quelle indicate da Ardy … il nuovo organismo metropolitano denominato Grande Genova, tramite l’unificazione del comune con diciannove unità amministrative confinanti» (p. 162). «L’elemento di connessione tra la riforma genovese e la proposta formulata da Ardy nel 1926 è costituita dalla comune volontà di intervenire sul livello tecnico operativo dell’amministrazione locale, di creare, cioè, una struttura organizzativa che sia moderno ed efficiente strumento di governo del territorio urbano. Con la nomina di Ardy, in definitiva, si esprime l’intenzione di porre a capo degli uffici comunali un funzionario in grado di condurre il rinnovamento e la modernizzazione e di rispondere contemporaneamente alle esigenze di aggiornamento professionale di tecnici e amministratori municipali» (p. 163).

«Il Concorso per il piano regolatore delle aree centrali di Genova, con il quale si vuole dare una prima formalizzazione agli interventi sul centro storico, viene vinto nel 1931 dal responsabile ai piani regolatori del comune, ingegner Viale, mentre la redazione del piano regolatore definitivo, che rielabora ipotesi da decenni sollecitate dagli imprenditori locali, viene affidata alle strutture tecniche municipali, con la consulenza di professionisti esterni … a Genova il controllo e la gestione degli strumenti urbanistici restano di competenza dei tecnici comunali: agli architetti si chiede di operare all’interno delle ipotesi di piano individuate precedentemente dagli “speciali funzionari”. Il ruolo di Piacentini nelle realizzazioni genovesi riflette sostanzialmente questa situazione [sulla base dei progetti presentati da Piacentini al comune dal 1923 al 1926, l’Ufficio municipale dei lavori pubblici redige nel 1928 un progetto di massima per la sistemazione della piazza, approvato da Piacentini e definitivamente modificato, quattro anni dopo, con il piano regolatore del centro]. Dopo l’approvazione, avvenuta nel 1932, del piano regolatore definitivo del centro di Genova, Piacentini viene nominato “consulente del comune per la formazione delle tre piazze” indicate dall’Amministrazione come punti nodali della nuova organizzazione dello spazio urbano: Piazza Dante, ottenuta dallo sventramento di vasta parte del tessuto storico cittadino e destinata ad accogliere nuove funzioni terziarie; Piazza della Vittoria, centro rappresentativo e monumentale della Genova nuova, anch’essa destinata all’insediamento di enti finanziari e assicurativi; piazza al Mare, destinata a diventare polo ricreativo e turistico alberghiero di Genova» (p. 166). «emergono i riflessi di una concezione dell’urbanistica fondata sulla distinzione tra pianificazione “scientifica” dello spazio urbano e progettazione dello spazio fisico. Concezione che, se prende piede nella prima metà degli anni Trenta all’interno dell’Amministrazione genovese [In una pubblicazione … si afferma che … si deve distinguere “l’azione tecnico urbanistica” … da “un’altra di natura essenzialmente estetica, intesa cioè a fissare i contenuti architettonici di massima”. Cesare Marchisio, L’edilizia nuova nelle tre piazze di Genova, Genova 1936], sebbene con una portata assai limitata rispetto alle ipotesi avanzate da Ardy un decennio prima, rimane tuttavia isolata in Italia» (p. 167).

Silvio Ardy, «Rassegna urbanistica», La Grande Genova, gennaio 1928 [Presentazione dell’omonima rubrica mensile]

«l’urbanistica non può essere riguardata soltanto come un’applicazione dell’architettura o come l’arte dei piani regolatori. Ogni aspetto della vita urbana – demografia, polizia, circolazione, igiene, istruzione, beneficenza, politica dei prezzi, trasporti, illuminazione, servizi industriali in genere – è da essa considerato come suo vero e proprio campo d’azione, al quale non potrebbe rinunciare senza compromettere l’organicità dei suoi studi e l’efficacia dei suoi risultati. Tanto meno può rinunciare all’esame dei migliori sistemi amministrativi e dei più adatti congegni finanziari, poiché essi costituiscono il cervello e le braccia del grande organismo urbano».

Virginio Semino, «Imponente rassegna di opere nella Superba», Il Popolo d’Italia, 21 ottobre 1932

«Oggi, quanti capitano a Genova, restano, come quelli giunti ieri, ammirati davanti alla ciclopica opera compiuta: la copertura del Bisagno. Ed essi non possono a meno di ammirare le nuove grandiose arterie che corrono sopra la copertura, i spaziosi giardini che fra l’una e l’altra via sono stati tracciati per rompere col verde la lunghezza e l’ampiezza delle nuove strade. Ed ancor più restano meravigliati, quando così notano dirò, lo innesto che i giardini sul Bisagno fanno con quelli di Piazza Verdi. Perché la sistemazione di Piazza Verdi non è un’opera a se stante, ma è parte principale di quella generale di tutta la spianata del Bisagno, a sua volta collegata con quella della viabilità del centro. … Il Podestà, uniformandosi al criterio di fare un tutto omogeneo della Spianata del Bisagno e più precisamente di Piazza della Vittoria e di Piazza Verdi, ha approvato e fatto attuare un progetto, che porta alla radicale trasformazione delle aiuole, dei viali e delle strade di Piazza Verdi, creando un viale centrale sull’asse del Monumento, per richiamare immediatamente anche su Piazza Verdi la struttura della Piazza della Vittoria. Chi uscirà dalla Stazione di Brignole non terrà più conto della obliquità dell’edificio, ma avrà subito un indirizzo netto e preciso della struttura della zona ed una visuale di tutto l’insieme, visuale subito indirizzata dalla grande linea fondamentale che corre dall’ingresso principale della Stazione al Monumento ai Caduti e da questo alla retrostante collina, che verrà sistemata con scalee e spalliera verde, avente in centro una cascata d’acqua a simiglianza di Piazza Corvetto, con uno sviluppo complessivo di ben 750 metri. … Queste le opere che avranno degna celebrazione nel decennale della Rivoluzione Fascista. Esse dicono come anche nell’anno decimo si sia fervidamente lavorato, perché al grande serto di opere pubbliche che circonda l’Italia fascista, non manchi la fattiva operosità di Genova Superba, Dominante del Mediterraneo» (p. 8).

Paolo Sica, Storia dell’urbanistica. III. Il Novecento, Laterza, Bari 1978

«Intorno al “piano regolatore” del ’32, all’interno e all’esterno dei suoi confini, ruoteranno i pinai esecutivi di dettaglio, i concorsi e le proposte degli anni successivi: per l’area della Foce, per il centro storico, per l’area di Piccapietra, per l’espansione secondo la direttrice orientale. Per la sistemazione di uno dei punti nodali della zona già largamente urbanizzata intorno al Bisagno, la Piazza della Foce, un concorso si svolge nel ’34. Già alcuni anni prima un altro concorso ha portato a definire la sistemazione di Piazza della Vittoria di fronte alla stazione di Brignole, dove Piacentini aveva realizzato nel ’24 l’arco monumentale omonimo: è lo stesso Piacentini ad attribuirsi l’incarico, con un progetto che tuttavia subirà numerose variazioni nella fase esecutiva. Per il complesso della Foce la vittoria è assegnata al progetto presentato da R. Morozzo della Rocca e B. Ferrari, mentre il secondo premio va al gruppo di C. Daneri e A. Bagnasco. In seguito è Daneri a realizzare l’imponente complesso residenziale-alberghiero alla foce del Bisagno trasformando le indicazioni del piano regolatore per una serie di edifici con chiostrina interna in una soluzione più snella e di maggior rendimento economico» (p. 450).

«La canalizzazione e la copertura del Torrente Bisagno», La Grande Genova, aprile 1929

«Il torrente Bisagno … fiancheggiato da orti, trovavasi completamente al di fuori della cinta orientale della città, a poco a poco venne raggiunto e sorpassato dalle nuove arterie allungantisi verso la collina di Albaro ma ostacolava col suo corso il logico sviluppo delle costruzioni edilizie, formando una zona insalubre, una bruttura in pieno centro, ed ingiustamente svalutando le aree che lo fiancheggiano. Appare quindi naturale come quanti avevano a cuore gli interessi e l’avvenire di Genova si preoccupassero di questo stato di cose e si studiassero di porvi rimedio … le idee dapprima erano assai disparate, e chi affacciava quella di una possibile deviazione del torrente trovava altri pronto a sostenerne la impossibilità e a caldeggiare la proposto di fare dell’ultimo tratto del torrente un canale navigabile, agevolando l’afflusso dell’acqua marina, mentre altri avanzava l’idea audace di ricoprirlo nella zona attraversante il centro cittadino. … Fu così che la canalizzazione del Bisagno e la sua copertura, divennero oggetto, per molti anni, di attenti studi da parte di numerosi ed illustri cultori della tecnica fluviale, fin che nel 1900 il Sindaco di Genova nominò all’uopo una Commissione, della quale chiamò a far parte il Sen. Ing. Prof. Gaudenzio Fantoli … Tale Commissione ebbe incarico di risolvere le questioni attinenti alla precisazione della portata massima piena del torrente, ed alla canalizzazione di esso dal ponte della ferrovia Genova-Pisa sino alla Foce» (pp. 198-199). «si passò a studiare il problema tecnico della canalizzazione, ed infine il Podestà Sen. Eugenio Broccardi, considerando la copertura del Bisagno come opera fondamentale ed ormai indilazionabile della Genova moderna, diede a tali studi un vero impulso fascista … il 3 ottobre 1928, alle ore 15,30, nel salone maggiore di Palazzo Tursi, il Podestà procedeva all’appalto dei lavori, che ebbe luogo per licitazione privata … Il progetto comprende la canalizzazione e la copertura del torrente dal ponte della ferrovia Genova-Pisa fino a 100 metri a valle del Ponte Bezzecca e lascia la possibilità tecnica tanto di prolungarla fino al mare quanto di ricavare dal limite suddetto alla foce un canale scoperto, che potrebbe venire reso navigabile mediante un conveniente abbassamento sotto il livello del mare del letto del torrente in quest’ultimo tratto» (p. 200).

Cesare Marchisio, «Le grandi opere pubbliche della Genova Nuova. La strada galleria fra via Dante e via A.M. Maragliano», La Grande Genova, luglio 1929

«Il progetto dell’Ufficio Tecnico Municipale comprendente il piano regolatore di via Dante ed adiacenze, particolarmente studiato dall’Ingegnere Capo Cav. Cesare Parodi, venne approvato dalla Commissione Edilizia nella seduta dell’8 aprile 1927; con unanime voto e con plauso agli elevati concetti informativi di esso, diligentemente svolti fino al dettaglio … Le caratteristiche principali di questo progetto, naturalmente di massima … sono: a) una grande piazza in luogo dell’antigienico isolato di vecchie e cadenti case situato tra la casa di Cristoforo Colombo, Via Borgo Lanaiuoli, Vico Schiavi, Salita Ripalta, ecc.; b) una grande arteria a portici, di collegamento fra detta piazza ed il mare; c) sistemazione della zona a tergo dei palazzi della Banca d’Italia e del Credito Italiano; d) una grande galleria a vetri, a crociera, della quale un braccio andrebbe dalla suddetta piazza alla Via XX Settembre, e precisamente al distacco fra i due palazzi che si trova di fronte alla Via Sofia Lomellini, e l’altro dal palazzo delle RR.Poste all’attuale Piazza Ponticello; e) prosecuzione della Via Dante mediante una grande arteria parte allo scoperto e parte (sotto il colle di Carignano) in galleria, fino all’incrocio della via A.M. Maragliano con la via Ippolito d’Aste; f) sistemazione della zona circostante il Seminario Arcivescovile» (p. 405). «La nuova arteria è prevista dal progetto lunga complessivamente 486 metri, e consta di tre tronchi distinti. Il primo tronco si parte da Via Dante, all’angolo del palazzo della Banca d’Italia … scende a lieve pendenza (5%) fino a Borgo Lanaiuoli … interrompendo Vico Schiavi e tagliando in parte Vico Frangipane, indi, avendo preso una direzione quasi parallela alla via XX Settembre, prosegue fino a raggiungere l’imbocco della galleria, dopo un percorso di m. 250, sotto l’ala di ponente del Seminario Arcivescovile. Il secondo tronco è costituito dalla galleria propriamente detta … Il terzo tronco, scoperto, è lungo appena 30 metri, e va dallo sbocco della galleria, sotto a Via I. Frugoni, a raggiungere la Via A.M. Maragliano proprio nella curva principale, all’incrocio don la via Ippolito d’Aste, in un punto, cioè, indicatissimo per la distribuzione del traffico» (p. 407).

«Un concorso per il piano regolatore di alcune zone della città», Genova, maggio 1930

«[8 febbraio 1930] Bando di concorso per un progetto di piano regolatore di Genova nelle zone di Piccapietra, San Vincenzo e in quella a sud di via XX Settembre. 1° Il Comune di Genova bandisce un Concorso nazionale fra gli ingegneri ed architetti italiani per un progetto di piano regolatore di Genova nelle zone di Piccapietra, S. Vincenzo ed in quella a sud di via XX Settembre; i limiti del progetto di piano regolatore sono così definiti: piazza Banco San Giorgio (già Caricamento) – piazza Raibetta – piazza Cavour – il mare fino a corso Italia – via Casaregis – linea ferroviaria di levante – piazza Brignole – via Serra – piazza Corvetto – via Roma – piazza De Ferrari – piazza Umberto I – via San Lorenzo – piazza Raibetta – piazza Banco San Giorgio (già Caricamento). È però in facoltà dei concorrenti estendere la compilazione del piano regolatore anche alle zone limitrofe a quella sopra determinata e ciò specialmente per la direttiva e lo sviluppo delle arterie di collegamento. 2° il progetto dovrà contemplare tra i principali obiettivi: a) la risoluzione completa del problema della viabilità attraverso le zone predette e a tal uopo dovrà tener conto di tutti i lavori in corso di esecuzione o recentemente ultimati per migliorare le condizioni del transito a traverso a tali zone di Genova. Così pure il progetto dovrà rispettare le linee dei piani regolatori approvati sia per parti di essi cadenti nel territorio sopra limitato, sia per gli sbocchi in esso delle arterie previste da tali piani regolatori limitrofi» (p. 344).

«L’Arco trionfale ai Caduti genovesi e alla Vittoria italiana», Genova, giugno 1931

«Marcello Piacentini, ideatore dell’Arco di Genova, è giunto a creare questa forma architettonica riassuntiva quando già aveva elaborato, con la sua geniale attività, infinite altre concezioni, che abbracciano veramente tutti i campi dell’arte architettonica, dal palazzo pubblico a quello privato, dalla villa al teatro, dallo stadio al piano regolatore» (p. 418). «Opere insigni, molteplici e diverse, come accadeva agli artefici della Rinascenza. Ma fra tutte, indubbiamente, quella che ha segnato per Marcello Piacentini il travaglio più lungo e profondo, che ha influito grandemente su quello ch’egli ha concepito dopo, e che influirà sempre sulle sue concezioni future, è proprio l’Arco Trionfale di Genova, frutto di anni di continuo, intimo tormento ed elaborazione diuturna come nessuna altra opera gli ha richiesto, ma che tuttavia egli ha compiuto con vero artistico entusiasmo» (p. 419). «osservando il Monumento, si ritrovano compiutamente soddisfatte ed espresse le diverse esigenze rappresentative. L’Arco Trionfale, felice connubio della facciata classica del propylon con la costruzione a volta, qui non si limita a ripeterci la nota figura storico-architettonica sorta per celebrare il ritorno del Duce vittorioso, ma assume veramente l’aspetto di un monumento perenne, commemorativo ed esaltativo dei Caduti per la Patria. È quindi Arco di Trionfo e Tempio insieme, e con la sua stessa struttura caratterizza la sosta oltre e più che il passaggio. In luogo di un grosso muro traforato da archi voltati a botte – che ricorda le origini dell’arco di trionfo derivato dalle porte della città attraverso le quali entrava acclamato l’esercito vittorioso – ecco un vano quadrato circondato da porticati e coperto da una grande volta a vela, così come un Tempio, e, sotto, la Cripta, a guisa di sacrario» (p. 421).

«Il concorso per un piano regolatore di alcune zone del centro della Città. Relazione della Commissione giudicatrice», Genova, agosto 1931

«Il territorio delimitato dal bando comprende a levante una porzione della zona già soggetta al Piano regolatore della “Parte piana delle Frazioni Suburbane”, approvato nel 1876, piano quasi totalmente eseguito ma che mantiene inalterati i vecchi quartieri di S. Zita e dell’ex Cantiere Odero i quali, per la sopravvenuta copertura del Bisagno e per il progettato prolungamento del Corso Italia, sono suscettibili di una sistemazione più adatta alla loro importanza ed ubicazione. La Piazza della Vittoria dove sorge il monumento ai Caduti, in unione alle contigue aree fabbricabili costituisce un nucleo isolato al quale necessariamente deve trovar rispondenza l’adattamento generale della località con i dovuti raccordi e gli opportuni sfondi verso piazza Verdi e verso le Mura del Prato» (p. 634). «Scaduto con il 31 gennaio 1931 il termine per la presentazione dei progetti … veniva costituita la Commissione per l’esame dei progetti presentati al concorso nelle persone dei signori: … Marcello Piacentini … Cesare Albertini … Silvio Ardy» (pp. 637-638). «La Commissione, dopo aver esaminati e discussi i singoli progetti e le loro speciali caratteristiche, ritenendo oltremodo difficile poter dare un globale giudizio su ogni singolo progetto presentato, stante il rilevante numero dei concorrenti e la vastità ed importanza dei problemi di viabilità e di edilizia da risolvere, è venuta nella determinazione di dividere il proprio giudizio complessivo sui vari progetti mediante diverse votazioni separate riflettenti i problemi più importanti da risolvere … i quesiti approvati sono i seguenti: 1 Sistemazione viabile ed edilizia del cantiere Odero- Piazza del Popolo e lungo la strada binata sul torrente Bisagno ed adiacenze – … 2 Sistemazione della zona compresa fra la stazione Brignole e le Mura delle Cappuccine ed occupata dalla Piazza Giuseppe Verdi e Piazza della Vittoria e relativi raccordi» (p. 639). «Motto “Janua” … la Piazza Verdi e quella della Vittoria sono sistemate regolarmente in modo da essere riquadrate con quattro grandi edifici (due per ciascuna piazza) ubicati in modo da lasciar libera la visuale del monumento dalla stazione Brignole e dalle Mura delle Cappuccine. Razionale appare anche la sistemazione edilizia lungo il lato di sinistra della copertura del Bisagno e quella dell’area già Cantiere Odero che è ottenuta in modo da formare una piazza a pianta rettangolare sistemata a giardino di fronte al mare. La Piazza del Popolo è messa in diretta comunicazione con la strada binata ricavata sopra la copertura del Bisagno in modo da incanalare … il movimento principale … dalla Piazza della Vittoria … in modo da consentire all’antistante piazza al mare il suo carattere di zona di riposo» (p. 646). «La soluzione B prevede una diversa sistemazione … la Piazza Verdi viene sistemata con fabbricazione densa, tale da ostruire dalla stazione Brignole rettificata ed ingrandita la visuale del monumento ai Caduti. Alla Foce l’area del Cantiere Odero è sistemata in modo da ricavare una piazza racchiusa da edifici con la stessa caratteristica dell’attuale Piazza Paolo da Novi» (pp. 646-647). «Il progetto “Janua” si distingue particolarmente per le numerose e variate soluzioni che in esso vengono prospettate; la soluzione C, che contempla l’accoppiamento di diverse parti delle soluzioni A e B, dimostra praticamente le possibilità che ha il progetto di trovare attuazione parziale o progressiva in tempi diversi» (p. 649).

«Motto “Antoniotto Usodimare” … La piazza Verdi viene edificata con una serie di fabbricati costituiti da una serie di rientranze e sporgenze (costituenti piccole piazze di sosta per veicoli e pedoni). La sistemazione edilizia della Foce è fatta geometricamente sull’asse di via della Libertà, sistemazione che lascia scoperte le case di carattere popolare di questa strada secondaria e che destina spazi troppo limitati per pubblico giardino» (p. 652).«La sistemazione di Piazza Verdi risulta di discutibile effetto architettonico e di scarso valore pratico, mentre quella della zona a sud del Monumento ai Caduti ostacola il traffico proveniente dalla galleria di via Dante e diretto verso la zona della Foce, traffico che si prevede molto intenso. Alla Foce, data la vastità dello spazio libero disponibile, è più logica e razionale soluzione quella che contempla la formazione di una piazza in terra ferma, anziché sopra una strada ricavata sul mare che comporta ingenti e costose opere marittime» (p. 653). «Motto “Genuensis Ergo Mercator” … La piazza Verdi viene completata con due aree fabbricabili in continuazione di quelle progettate in Piazza della Vittoria; queste due aree sono raccordate con una costruzione più bassa ed a carattere architettonico allo scopo di riquadrare la Piazza della Vittoria, la quale, a sua volta, viene integrata con altre due aree verso sud, pure in prosecuzione degli edifici progettati dal Comune. Le aree in corrispondenza al Monumento vengono ad assumere una posizione tale da permettere con l’ampiezza del distacco un più largo campo di visuale verso il Monumento tanto dalla via Malta che dalla strada opposta. Anche le aree nello sfondo della piazza, lasciando una maggiore visuale delle pendici sotto le Mura delle Cappuccine sono progettate in conformità dei corrispondenti lati della Piazza della Vittoria. L’Autore non prevede nel progetto la prosecuzione della copertura del Bisagno e conseguentemente la sistemazione edilizia verso levante è progettata con una linea divaricata dall’asse del torrente stesso. Tale sistemazione edilizia però è facilmente adattabile nel caso in cui la copertura del Bisagno fosse progettata ed eseguita fino alla foce del torrente, ciò che lo stesso autore ritiene necessario per fini igienici ed economici per il riflesso che questa copertura avrà sul valore delle aree prossime. La sistemazione edilizia e stradale del cantiere Odero e della Piazza del Popolo avviene in modo che una grande piazza giardinata è rivolta verso il mare. Un edificio di carattere monumentale trovasi al centro e nello sfondo di questa e viene racchiuso in un piazzale a linee convergenti verso il mare. …La sistemazione del cantiere Odero sarebbe apparsa più logica e convincente se il tracciamento della piazza la mare fosse stato fatto con linee ortogonali e superflua appare la chiusura della piazza stessa con porticati inquantoché questi, se costituiscono una nota decorativa della piazza dal lato architettonico, turbano alquanto la libera visuale del mare» (pp. 654-655). «1° premio – Ing. Aldo Viale coadiuvato dal prof. Giulio Zappa, per il progetto “Janua”. 2° premio – Ingg. Luigi Carlo Daneri e Luigi Ferrari, per il progetto “Genuensis Ergo Mercator”. 3° premio – Architetti Griffini Enrico, Bottoni Pietro e Pucci Mario, per il motto “Antoniotto Usodimare” … idee e … materiale che serviranno per redigere, in una ulteriore fase ed in seguito a più accurato studio del Civico Reparto Lavori Pubblici, un piano regolatore completo» (p. 672).

Eugenio Fuselli, «Concorso per il piano regolatore della città di Genova, Architettura, febbraio 1932

«Per debito di cronaca non possiamo esaurire l’argomento su queste pagine, che appartengono all’organo ufficiale del Sindacato Architetti, senza ricordare che il Concorso ha avuto un seguito, non privo di spunti polemici, a cui hanno partecipato anche i Sindacati Architetti di Milano e di Genova. La questione è stata sollevata da un gruppo di concorrenti per il fatto che l’autore del progetto vincitore è apparso in posizione privilegiata nei confronti degli altri concorrenti, in virtù del suo Ufficio di Ingegnere Capo del Piano Regolatore di Genova. Senza infirmare le indiscutibili qualità del progetto vincitore, e tanto meno l’operato della Commissione giudicatrice, la questione, che è stata deferita alle superiori Autorità Sindacali, ci presenta l’opportunità di reclamare ancora una volta che in materia di concorsi si giunga finalmente a delle norme regolatrici ben definite che, tutelando il prestigio di questa bellissima tradizione nostra, diano ai concorrenti l’assoluta garanzia del rispetto e del riconoscimento delle loro fatiche» (p. 91).

Aldo Viale, «Il piano regolatore generale di Genova», Genova , gennaio 1931 (I) pp. 25-37, febbraio 1931 (II) pp. 107-118, marzo 1932 (III) pp.269-280

«per Genova il piano regolatore verrà ad assumere, nelle particolari contingenze odierne, le quattro caratteristiche fondamentali di piano d’ampliamento, di collegamento, di trasformazione, e di risanamento. Di ampliamento perché sanzionerà con una realtà tecnica l’unificazione amministrativa dei comuni contermini; di collegamento poiché stabilirà una riunione effettiva dei territori aggregati al vecchio comune in modo che ne risulti un organismo cittadino omogeneo; di trasformazione perché renderà il centro abitato adatto ad assorbire ed a distribuire il traffico che l’aumento di territorio ha grandemente intensificato; di risanamento infine perché nella trasformazione del centro per migliorare le condizioni della viabilità si preventiveranno sventramenti di vecchi quartieri e demolizioni di agglomerati edilizi che costituiscono le zone insalubri ed antigieniche della vecchia Genova» (p. 25). «mentre le comunicazioni ferroviarie di Genova con l’alta Italia, Piemonte, Lombardia ed alta Valle Padana, nonché coi valichi internazionali del Cenisio, del Sempione e del Gottardo si svolgono razionalmente per mezzo dei tre valichi Appenninici dei Giovi, della Succursale e del Turchino, quella invece per la bassa Valel Padana, l’Emilia, la costa Adriatica, il Veneto ed il valico alpino del Brennero potrebbero più efficacemente svilupparsi con nuove linee ferroviarie congiungenti Genova a Piacenza, a Borgotaro e Parma. Tali nuove linee ferroviarie, di cui esistono diversi progetti di massima, non sono da molti ritenute utili e ne è stata lungamente discussa la convenienza … È d’uopo però tener presente che oggi le condizioni dei mercati del centro Europa sono mutate e che quindi Genova col suo porto può ambire al rifornimento dei mercati germanici … ora, se le linee congiungenti Genova con Piacenza e Parma sono facilmente prolungabili sino a raggiungere la Verona-Trento … l’importanza del progettato allacciamento ferroviario con la bassa valle del Po assurge ad un’importanza più internazionale che locale. Inoltre la Genova-Piacenza può rivestire anche grande interesse per i bisogni locali, poiché tutta la regione interclusa fra la Scrivia ed il Taro è ancora oggi del tutto priva di comunicazioni ferroviarie mentre la Genova-Borgotaro-Parma, oltre a raccorciare sensibilmente la distanza dei mercati emiliani dal Porto di Genova, potrebbe essere impiegata anche come linea sussidiaria e succursale della Genova-Spezia che, svolgendosi in condizioni difficili di terreno, può facilmente essere interrotta e congestionata» (p. 272). «Per la stazione Brignole, che sempre più crescerà d’importanza … è da prevedersi l’ampliamento possibile del fabbricato viaggiatori su Piazza Verdi, quello a nord col nuovo piano di carico fra via Canevari e corso Monte Grappa ed altri ingrandimenti interessanti la copertura di un tratto del torrente Bisagno e la zona tra corso Galilei e via Archimede» (p. 277).

Cesare Marchisio, «Il nuovo piano regolatore del centro», Genova, febbraio 1932

«in Genova, pur esistendo ed essendo allo studio molti piani parziali che sommati comprendono tutto il territorio del Comune unificato, non esiste un Piano Regolatore generale nel senso comune della parola, cioè un piano scritto e depositato, e ciò perché non necessario. Vero è che tale mancanza è stata qualche volta lamentata, specie da coloro che nel 1930 avrebbero desiderato che il Comune, nel bandire il noto concorso, ne rendesse oggetto tutto il territorio entro i confini in luogo della sola zona centrale, ma si tratta di teorici oppure di non profondi conoscitori della città. … se si guarda appena il grande plastico del Comune unificato ci si accorge subito che tanto le così dette zone di espansione quanto le grandi arterie sono già obbligate senza la possibilità di una qualunque deviazione, a meno che non si tratti di brevi tronchi parziali: zona centrale (vecchia Genova) con le colline già tutte raggiunte dall’abitato, stretta striscia litoranea di 33 km. dal confine di levante a quello di ponente, sulla quale incombono le montagne, e due punte verso l’entroterra costitute da Val Bisagno e Val Polcevera. Di lì non si scappa. Un’unica grande striscia litoranea levante-ponente (via Aurelia), un’arteria in fondo valle lungo il Polcevera (via dei Giovi) ed una pure in fondo valle lungo il Bisagno (via Piacenza) ed ecco il piano generale delle arterie di grande comunicazione a Genova, piano che esiste sì, ma è quello tracciato dalla stessa natura del luogo. Quindi si potrà dire senza tema di errare che il nuovo piano della zona si innesta perfettamente con quello generale idealmente e praticamente delineato dalla natura quando esso tenda a soprattutto risolvere il problema della detta viabilità longitudinale, intersecando il gran nucleo abitato e intenso di bisogni e di traffici con nuove strade in detto senso le quali, oltrepassata la zona centrale e scemato il traffico urbano, fatalmente poi convergono e si innestano nella stretta striscia litoranea di levante ed in quella di ponente, dalla quale parte del traffico si dirama poi a nord, imboccando la Val Polcevera» (p. 144). «il concorso e quindi la compilazione definitiva del piano stesso sono giunti nel momento più felice, quando cioè l’opera trasformatrice viene impostata nel giusto momento per essere attuata: il piano era quindi, come suol dirsi, maturo, circostanza questa che ha contribuito senza dubbio alla scelta di quelle particolari soluzioni che ormai apparivano nettamente indicate non tanto da una immaginazione teorica quanto, e specialmente, dalla logica emergente della realtà delle cose. Per citare alcuni esempi, come la questione del Bisagno è stata affrontata e risolta proprio quando in seguito alla costruzione delle Gallerie Vittorio Emanuele III e Regina Elena importante traffico premeva sulle sponde del torrente in località diverse da quella dei ponti preesistenti … D’altra parte con la inaugurazione del Monumento ai Caduti veniva a ripresentarsi il problema della definitiva armonica sistemazione di tutta la Spianata del Bisagno, mentre il ritorno al Comune di tutta la vasta zona a mare già del Cantiere della Foce poneva a sua volta il problema di una sua sistemazione. Da questo insieme di circostanze è sorta precisamente quella maturità del Piano cui accennavamo e che lo ha circondato fin dal bando del concorso della più benevola attesa» (p. 145).

«Per quanto riguarda i grattacieli, è noto che ha incontrato generale favore quello che è in via di ultimazione nella nuova piazza centrale di Brescia, ideato dall’architetto S.E. Marcello Piacentini, autore, come è noto, del nuovo piano regolatore di quella città. Tale edificio consta di 16 piani ed è alto 55 metri. Come appare dalla planimetria che pubblichiamo [piazza Dante ndr] tutto attorno alla piazza e nelle strade confluenti i palazzi sono dotati di portici, la cui utilità è apprezzatissima dai genovesi … il centro di Genova assumerà un carattere spiccatamente moderno e degno delle grandi tradizioni edilizie della nostra città. Ci piace però a questo punto .. osservare che là ove era necessario sacrificare l’altezza degli edifici a superiori esigenze di estetica lo si è saputo fermamente imporre, come è accaduto, per esempio, per i palazzi che dovranno fare corona al Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria: essi, che avranno l’onore di essergli accanto, dovranno lasciarlo prevalere in tutta la sua monumentale bellezza» (p. 150).

«È noto come il porto, e, fuori di questo, la diversità delle quote impediscano, salvo che nel brevissimo tratto in fondo a via Casaregis, una intima unione della Città con il mare, ed è quindi alto titolo di benemerenza di chi ha studiato il Piano Regolatore l’avere imposto la sistemazione di tutta la zona sulla base dello sfruttamento estetico dello sfondo marino attraverso la creazione di una piazza monumentale avente precisamente la spiaggia per un quarto dei suoi lati, dando così alla zona della Foce il carattere di centro di vita mondana primaverile-estiva, di luogo preferito per i bagni, il passeggio, i divertimenti, vero polmone per un ampio respiro d’aria e di vasto orizzonte. … ciò che la Natura non aveva dato agli uomini questi, con quella profonda conoscenza delle forze del mare e con la tenacia che son caratteristiche peculiari dei liguri, si sono a poco a poco conquistato. … in fondo a via Casaregis, il Corso Italia si partiva proprio dalla spiaggia, costeggiato in basso da una fila di blocchi di calcestruzzo che costituivano un lungomare … dopo una saggia politica delle pubbliche discariche a poco a poco si è andata costituendo una nuova e ampia spiaggia, quella che oggi si vede, e che ha allontanato le acque con i connessi pericoli di erosione, creando altresì una magnifica area litoranea capace di ospitare la sede stradale della nuova circonvallazione a mare, che passerà tangenzialmente lungo la nuova grande piazza prevista dal Piano Regolatore. Prendendo per base la creazione di una grande piazza a mare, la Commissione per il Piano Regolatore ha eliminato l’attuale Piazza del Popolo, spostando a mare l’area destinata a pubblica piazza. … Compresa fra la copertura del Bisagno e il Corso Torino, il suaccennato corso di 40 metri e la strada a mare, sta la zona della piazza, attorniata da numerosi edifici, dimodochè essa, che doveva avere carattere di riposo, verrà lambita dal traffico solo tangenzialmente a mare. Gli edifici che l’attorniano sono, come chiaramente appare dalla planimetria, a grandi gruppi di 4 palazzi ciascuno, due verso la piazza e due esterni, mentre nel lato nord un’area identica a quella di un gruppo di 4 edifici, e cioè di 10.000 mq., è stata prudenzialmente prevista non suddivisa, per un eventuale grande edificio avente bisogno di una vastissima area, quale in Città non si troverebbe. … già sono stati iniziati i lavori di costruzione delle strade di questa zona. Le opere vi fervono con celere ritmo, essendovi occupati oltre 80 operai … Anche i lavori di prosecuzione di corso Torino sono già in corso, e man mano che l’ultima ala del Cantiere Odero viene abbattuta, il materiale residuato viene posto a formare il fondo della massicciata stradale del nuovo tronco del corso» (pp. 160-162).

«fu … l’atto energico e coraggioso del Podestà, che con larga visione del problema unita alla coscienza dell’avvenire della città decise e con fermezza volle attuata la copertura del Bisagno, a costituire la vera base del definitivo assetto della spianata, con pari riguardo alle necessità del decoro e dell’estetica ed a quelle della viabilità. L’aver saldato le due parti divise ha reso possibile finalmente sia lo studio che la logica realizzazione pratica di progetti di sistemazione al nucleo stradale cittadino – vale a dire del Piano Regolatore … progetti che altrimenti avrebbero dovuto restringere le loro possibilità a soluzioni parziali e locali, mentre oggi il Piano ha potuto essere concepito con larghezza di vedute, dando vere e proprie grandi direttive al traffico, collegandovi la soluzione dei problemi estetici» (164). «limitandoci alla parte estetica rileviamo che balza evidente la constatazione che il piano generale della sistemazione comprendo tutta la spianata, da Brignole alle Mura, dai caseggiati di via Fiume e Brigata Liguria a quelli oltre la copertura, ed è stato ispirato ai criteri di dare una grandiosa cornice al Monumento ai Caduti, facendone il fulcro di tutta la sistemazione, di abbandonare l’asimmetrica Stazione Brignole, e di riunire effettivamente la piazza della Vittoria alla piazza Verdi, in modo da formare un unico grandioso complesso. Si è venuti così … alla radicale trasformazione, già in atto, delle aiuole di piazza Verdi, creando un viale centrale sull’asse del Monumento, per richiamare immediatamente anche su piazza Verdi la struttura della piazza della Vittoria, formando così un tutto organico ed omogeneo. … Tale visuale complessiva del motivo generale architettonico ha uno sviluppo, dalla porta centrale di Brignole alla cascata, di ben 750 metri, quale cioè è ben difficile riscontrare nelle più grandiose sistemazioni che si conoscono. … In un primo tempo i palazzi erano stati da S.E. Marcello Piacentini progettati tre per lato, mentre un settimo, destinato a teatro, avrebbe dovuto sorgere sull’asse del Monumento. A ragion veduta, e per somma fortuna, si è rinunciato al teatro presso il ricordo ai Caduti … eliminato il palazzo-teatro in centro, si sono allungati i lati fabbricati portando a quattro per parte i palazzi. Quelli estremi, come si vede, sono di dimensioni identiche a quelli presso l’arteria De Ferrari-Tommaseo, costituendo così i quattro piloni fondamentali della sistemazione edilizia, mentre i due palazzi centrali di ciascun lato saranno arretrati di dieci metri, non solo, ma i portici, a differenza di quelli dei quattro palazzi d’angolo, saranno esterni … Lo sfondo … sarà felicemente costituito dalla collina opportunamente sistemata a spalliera verde, con rampe e scalee architettonicamente intonate e con in centro una grande cascata sul tipo della Villetta Di Negro. Ai lati chiuderanno due signorili palazzi, dei quali quello di levante, come è noto, sarà sede della R. Questura» (p. 166). «Questa è la zona che da sé sola basterebbe a nobilitare il piano e lo rende veramente degno della Grande Genova dell’epoca nuova» (p. 168).

Eugenio Fuselli, «Il piano regolatore di Genova», Architettura, dicembre 1932

«il Piano regolatore di Genova, dal Concorso nazionale dello scorso anno, è maturato felicemente, nel giro di pochi mesi, fino alla redazione del progetto definitivo, che ha già ottenuto le necessarie sanzioni delle supreme Autorità. Un risultato così soddisfacente è dovuto soprattutto alla fede, alla personale applicazione del Podestà di Genova, Sen. Broccardi, il quale … ha coordinato questi studi con il lavoro di redazione del progetto, compiuto dal Civico Reparto dei Lavori pubblici, il cui Ufficio dei Piani Regolatori ha dimostrato una organizzazione e una preparazione perfette. Il largo favore incontrato da questo Piano regolatore, oltre che nella bontà tecnica delle sue soluzioni, si deve ricercare nel fatto che la popolazione fu continuamente tenuta al corrente dei lavori della Commissione ed il progetto ufficiale, appena pronto, venne esposto ed ampiamente illustrato nella stampa … è da considerarsi come una prova di saggezza e di maturità civica questa reciproca confidenza tra Autorità ed opinione pubblica, che pone l’una e l’altra nella esatta consapevolezza dei propri doveri e delle proprie possibilità, in uno spirito di buona volontà e di collaborazione» (p. 687). «L’annoso problema della spianata del Bisagno non poteva avviarsi ad una soluzione decorosa senza la copertura del torrente, che è oggi un fatto compiuto per merito dell’Amministrazione podestarile: unite le due parti della città e creata una duplice arteria sulla copertura, è stato possibile concepire la Piazza della Vittoria con le funzioni di un grande centro cittadino moderno, il “foro” della Genova avvenire. Sui lati della grandiosa Piazza, a fare da quinta al Monumento ai Caduti, sorgeranno, otto palazzi di alto pregio architettonico e nello sfondo, sul pendio della collina, sarà creata una grande composizione da giardino con rampe, scalee e cascate. Dopo la scomparsa del cantiere navale della Foce si imponeva la sistemazione di tutta la zona litoranea compresa tra lo sbocco del Bisagno in mare e l’inizio del Corso Italia: è questa la sola parte di Genova dove la vita della città, impeditane altrove dal porto e dai forti dislivelli, poteva venire a contatto con il mare, e dove l’orizzonte amplissimo poteva servire da sfondo luminoso per tutto un quartiere. Questo necessario sfogo, questo desiderato contatto col mare, sarà felicemente ottenuto con una Piazza che si pensa possa divenire un centro animatissimo di vita mondana. Chiusa ai venti su 3 lati con palazzi a portici, così da renderla accogliente e riparata in ogni stagione, lambita dalla nuova strada di circonvallazione a mare, questa piazza non perderà nulla della sua bellezza e potrà forse guadagnare se le dimensioni assegnatele dal progetto potranno essere un poco ridotte» (pp. 692-693).

«Il Duce per Genova», Genova, giugno 1932

«il Podestà firmava la … deliberazione in data 21 Aprile, di cui riferiamo il testo: “Premesso che il grande sviluppo edilizio accentuatosi in Genova in questi ultimi anni e l’accresciuta intensità del traffico nelle vie centrali hanno determinato la necessità di predisporre un organico piano di sistemazione edilizia per alcune zone atto a risolvere, mediante un razionale tracciato di nuove arterie stradali, la costruzione di nuovi fabbricati e la formazione di nuovi pubblici giardini, il grave problema della viabilità e dell’edilizia urbana nonché quello del risanamento di vecchi quartieri, in armonia con le esigenze presenti e future della Città e senza alterarne, anzi mettendone in maggior luce le caratteristiche ambientali. Premesso ancora che con deliberazione podestarile 8 febbraio 1930-VIII la Civica Amministrazione, nell’intendimento di predisporre in tempo tale sistemazione edilizia, bandì un concorso … che tale concorso, al quale parteciparono 22 concorrenti, raggiunse pienamente lo scopo di apportare un largo contributo di idee e di studi, di cui hanno potuto utilmente valersi il civico Ufficio Tecnico e la speciale Commissione consultiva incaricata in seguito di tracciare sotto la presidenza del Podestà il piano regolatore definitivo di massima … Considerato che il problema del piano regolatore del Centro appare studiato in modo completo ed organico, con quella previdente cura che l’incremento demografico, edilizio ed economico di Genova ed il suo sviluppo urbanistico impongono, cosicchè le soluzioni proposte appaiono rispondenti all’interesse della Città anche dal punto di vista storico, artistico e panoramico. Ritenuto che occorre conseguire la dichiarazione di pubblica utilità del progetto come sopra elaborato e costituente per ora piano di massima, con riserva di provvedere in seguito alla compilazione dei piani particolareggiati di esecuzione … delibera … di approvare l’unito progetto di piano regolatore di massima per alcune zone del centro della Città di Genova» (p. 563). «il giorno 23 Aprile il Podestà Sen. Broccardi veniva ricevuto da SE. Il Capo del Governo, al quale presentava i progetti del Piano Regolatore, corredati di un’ampia ed esauriente relazione con le indicazioni finanziarie e da molte fotografie dei lavori preparatori già in corso. S.E. il Capo del Governo approvò nelle sue linee generali il piano regolatore: si compiacque vivamente col Sen. Broccardi e si riservò di dare immediatamente istruzioni ai competenti Ministeri per l’approvazione del piano e per la sua presentazione in Parlamento» (p. 564).

«Le Opere pubbliche genovesi nell’ultimo anno del Decennale», Genova, ottobre 1932

«A due anni di distanza dal compimento del grandioso solettone di cemento che ricopre per sempre lo squallido greto del Bisagno saldando definitivamente il centro cittadino con i moderni quartieri di levante; ad un anno dalla solenne inaugurazione del Monumento ai Caduti, che con il già iniziato primo edificio preludeva alla sistemazione di Piazza della Vittoria; ed a pochi mesi dalla approvazione del nuovo Piano Regolatore che tale sistemazione definitivamente e per legge sanziona, ecco, nella vasta spianata, inaugurarsi nel decennale la rinnovata piazza Giuseppe Verdi» (p. 960). «La sistemazione … che ora si inaugura non è quindi un’opera a sé stante, ma parte precipua di quella generale di tutta la spianata del Bisagno, a sua volta collegata con quella della viabilità del Centro cittadino» (p. 961). «La espansione irresistibile dell’abitato aveva bensì saltato l’ostacolo, ed una città nuova era sorta oltre il Bisagno, ma purtroppo il torrente consentiva a che le strade dell’una e dell’altra parte venissero tracciate senza alcun senso unitario. … L’aver saldato le due parti divise ha reso possibile finalmente sia lo studio che la logica realizzazione pratica di progetti di sistemazione al nucleo centrale cittadino – vale a dire del Piano Regolatore – concepiti con larghezza di vedute, dando vere e proprie direttive al traffico e collegandovi la soluzione dei problemi estetici. E per quanto degli otto edifici della piazza della Vittoria uno solo sia già sorto, tuttavia non sfugge a nessuno il senso unitario della soluzione adottata, che oltre ad una razionale distribuzione della rete stradale appare ispirata ai criteri di dare una grandiosa cornice al Monumento ai Caduti, facendone il fulcro della sistemazione stessa, di abbandonare l’asimmetrica Stazione Brignole verso la quale erroneamente si orientavano le soluzioni del passato, e di riunire effettivamente la piazza della Vittoria e la piazza Verdi in un unico complesso» (pp. 962-963).

«L’ultimazione della copertura del Bisagno», Genova, aprile 1934

«I lavori di canalizzazione e copertura del torrente Bisagno iniziati il 28 ottobre 1928, allo scopo di poter sistemare decorosamente la spianata del Bisagno dalla ferrovia Genova-Spezia fino al corso Aurelio Saffi, sono ultimati da circa tre anni ed hanno permesso l’attuazione di quel complesso di opere che, collegando le due parti di Genova, prima separate dal torrente, sono destinate a sistemare degnamente le adiacenze del Monumento ai Caduti e a risolvere il problema della viabilità in una zona di traffico molto intenso. Ma la demolizione dell’ex Cantiere Odero, la costruzione del prolungamento di Corso Italia, l’approvazione del piano regolatore della zona della Foce e l’inizio della realizzazione di questo mediante la costruzione delle strade e la vendita delle aree fabbricabili, hanno già resa necessaria la continuazione dei lavori di copertura fino al mare, onde collegare Piazza della Vittoria con Corso Italia attraverso il nuovo ridente quartiere che andrà formandosi in riva al mare, sull’area prima occupata dai Cantieri Odero. Perciò l’on. Podestà, oltre ad un complesso di opere tendenti a completare e sistemare degnamente Corso Italia, ha approvato anche il prolungamento della copertura del Bisagno fino al mare e le opere marittime necessarie a difendere lo sbocco della canalizzazione dai danni delle mareggiate. Il nuovo tratto di Bisagno da coprire è lungo 455 metri» (p. 317). «I lavori approvati riguardano le sole opere murarie, ma in seguito sarà provveduto alla costruzione del viale binato sulla copertura e alla decorazione della facciata a mare della copertura stessa mediante tre alti fasci littori eretti in corrispondenza delle pile e visibili dal mare. La loro ultimazione è prevista per il 28 ottobre 1935» (p. 319).

«Concorso per un progetto di sistemazione edilizia della nuova piazza della Foce. Relazione della Giuria», Genova, giugno 1934

«Il Comune di Genova, con deliberazione podestarile in data 24 novembre 1933-XII n. 47990 ha bandito un concorso tra Ingegneri ed Architetti italiani per un progetto di sistemazione edilizia della nuova Piazza della Foce, prevista dal Piano Regolatore di massima delle zone centrali, approvato con RDL 8 settembre 1932 n. 1390 e delimitato dal piano particolareggiato di esecuzione della zona II» (p. 477). «”San Pietro”. Il Progettista pone a sfondo della Piazza il Palazzo dello Sport. Nei fianchi, a levante ed a ponente, edifici per pubblici divertimenti, per abitazioni, per manifestazioni artistiche. Caratteristica di questo progetto è il movimento altimetrico delle masse, conseguenza di uno studio planimetrico notevole per l’importanza urbanistica della piazza stessa» (p. 478). «”La Vela”. Prevede nello sfondo il Palazzo dello Sport, ai lati, divisi da strade interne, il Palazzo per le manifestazioni culturali, per pubblici divertimenti, per alloggi ed alberghi. Buona la soluzione planimetrica dell’insieme della Piazza avvantaggiata dal concetto felice di smussare gli edifici verso il mare facilitando ed ampliando la vista verso di esso. Con giusto criterio il porticato che fiancheggia la piazza negli edifici laterali viene continuato anche sulla facciata del Palazzo dello Sport» (p. 479). «”Città Nuova”. Il concorrente ha studiato il progetto per ottenere un insieme a concezione planimetrica completamente consono allo spirito moderno. Prevede nello sfondo il palazzo dello sport trasformabile opportunamente in piscina e teatro. Sui fianchi pone alberghi e case signorili. Caratteristica di questo studio è la lottizzazione che imposta sul tracciato comunale, riduce il perimetro fabbricabile aumentando le dimensioni dei distacchi» (p. 482). «”Zena Foxe”. Il progettista presenta tre soluzioni. La soluzione A mette come misura della piazza un palazzo per esposizioni, per “auditorium” e per le manifestazioni d’arte. Ai fianchi un grande albergo con incluso un cinema teatro e lo stadio con piscina. La soluzione B ha nello sfondo la piscina ed il palazzo dello sport, ai fianchi gli altri edifici» (p. 483). «Il terzo progetto, che si può considerare una variante suscettibile di adattamento agli altri due, prevede la sistemazione della piazza con introduzione di case per appartamenti. In questa piazza i lati anziché essere paralleli, sono tra di loro convergenti verso il mare. Questa correzione ottica, che si completa col prolungamento rettilineo sulle strade sboccanti verso Piazza del Popolo, è fatta in ossequio alla maggior armonia che la conformazione della piazza ne ricava. … il Presidente propone e la Giuria unanime approva, di assegnare il premio di L. 12.000 al progetto contrassegnato col motto “Zena Foxe”. La Giuria delibera inoltre di suddividere la somma di L. 8.000 a disposizione, tra i seguenti altri tre concorrenti come segue: 1 “Città Nuova” lire 4.000; 2 “La Vela” lire 3.000; 3 “San Pietro” lire 1.000. Aperte le buste contrassegnate con i singoli motti … 1° Dot. Arch. Robaldo Morozzo della Rocca e Arch. Bruno Ferrari per il progetto “Zena Foxe”; 2° Dott. Ing. Luigi Carlo Daneri e Dott. Ing. Adriano Bagnasco per il progetto “Città Nuova”; 3° Arch. Beniamino Bellati per il progetto “La Vela”; 4° Dott. Ing. Eugenio Fuselli e Dott. Arch. Ernesto Puppo per il progetto “San Pietro”» (p. 484).

Mario Braccialini, «Le demolizioni di via Dante», Genova, maggio 1935

«Già con la costruzione della strada-galleria “Cristoforo Colombo”, il piccone demolitore attaccava una parte del quartiere di Ponticello compresa fra la Salita Piola, la Via Madre di Dio, Vico Schiavi e Vico Dritto Ponticello, costituita da vetuste costruzioni che formavano (e la rimanente parte forma tuttora) una cornice poco decorosa attorno alla principale e monumentale arteria cittadina, per aprire un varco della lunghezza di centosessanta metri per una larghezza di venti verso la nuova galleria. Eppure in così minima superficie furono compiuti ben centosessantatremila metri cubi di demolizioni! … Ma risolto il problema della viabilità il Comune non avrebbe potuto sviluppare maggiormente il piano regolatore del Centro per la formazione della piazza Dante e delle strade di raccordo alla Via XX Settembre, se non avesse prima convenientemente piazzate le aree fabbricabili previste dal piano stesso ed in primo luogo le quattro grandi a margine della piazza sulle quali come noto è consentita la formazione di caseggiati di altezza superiore al normale» (pp. 352-353).

Cesare Marchisio, «Il piano di esecuzione per la zona di Corso Aurelio Saffi», Genova, gennaio-febbraio 1937

«Nella sua seduta del 4 febbraio … la Consulta Municipale ha approvato un nuovo progetto di piano regolatore particolareggiato di esecuzione di Genova Centro per la zona di corso Aurelio Saffi in corrispondenza della copertura del Bisagno (Zona I). Com’è noto, il piano particolareggiato di esecuzione relativo a detta zona, facente parte del piano regolatore di massima del Centro, deliberato nel giugno 1935, contemplava la rettifica del primo tronco del corso Aurelio Saffi per renderlo parallelo alla binata sulla copertura del Bisagno, e lo sfruttamento intensivo edilizio della striscia così ricavata a ponente e di tutta la zona che costituisce il dorsale collinoso fra il corso stesso e le sovrastanti Mura delle Cappuccine. Senonchè sia la R. Sovraintendenza all’Arte Medioevale e Moderna che il Genio Civile osservarono che con ciò sarebbe stata sacrificata tutta la cospicua zona verde, riccamente alberata, che ricopre il detto dorsale collinoso e che costituisce una tipica caratteristica paesaggistica ben visibile dalla binata del Bisagno, dalla piazza al mare, dal primo tratto di corso Italia e da Albaro. Inoltre, si sarebbe ridotta a ben poca cosa anche la zona verde sovrastante la scalea da costruirsi a sud di Piazza della Vittoria, fra la Questura e il Liceo d’Oria. Prendendo atto, accogliendole, di tali osservazioni, la Podesteria ha fatto ristudiare dai competenti uffici il piano di esecuzione» (p. 43). «Il nuovo piano particolareggiato mantiene quindi la destinazione a spazio verde inedificabile a gran parte del dorsale collinoso che dal corso Aurelio Saffi sale alle Mura delle Cappuccine» (p. 45).

Ercole Conti Sinibaldi, «Piazza della Vittoria centro turistico di Genova», Genova, novembre 1937

«la piazza in cui la gioventù del Littorio, dal Figlio della Lupa all’Universitario, si raccoglie per le grandi adunate; la piazza in cui converge a gravita il settore urbano sorto nella quasi interezza dopo il Fascismo e quindi secondo i nuovi principî che lo informano, mi appare centro ideale della costituenda zona turistica di Genova, che andrebbe … dal Porto a Nervi per tutta la lunghezza della litoranea. … Pronti e perfetti sono già gli elementi essenziali atti a valorizzarla: il mare, il clima, le strade meravigliose, i rioni ultramoderni a ville e palazzi signorili, il Lido da trasformare, le grandi piazze maestose, lo sfondo suggestivo delle colline, i servizi pubblici al completo. Elementi naturali, estetici, urbanistici, politici, d’ambiente raccolti in un’unità che raramente si trova così perfettamente fusa e, soprattutto, pronta per l’immediato razionale sfruttamento» (p. 35). «voglio dire una parola sulla convenienza di convogliare comunque verso Brignole anziché verso Principe i forestieri che sbarcano a Genova … lo spettacolo di una Genova soffocata in Piazza Acquaverde non è quel che ci vuole per incidere la immagine dell’Italia Fascista nei cervelli troppo lenti e troppo superficiali di chi viene dalle Americhe, dalle Indie, dall’Estremo Oriente nel paese dell’eterna primavera degli uomini e delle cose. … Bisogna a qualunque costo che queste brave persone, che ci stanno a cuore più di quello che non sembrerebbe, si riempiano gli occhi di immagini l’una più bella dell’altra. Se … andranno sino alla Vittoria avranno quanto basta per decantare Genova e l’Italia a tutti i loro conterranei sino al giorno in cui sentiranno prepotente l’impulso di tornare qui per veder meglio e di più» (p. 38). «Che Genova sia città eminentemente e potentemente commerciale e industriale e che come tale abbia il dovere, più ed oltre che il diritto per eredità e tradizione, di mantenere l’attuale altissimo suo posto come capolinea di tutti i mari, colossale emporio di merci, sede d’industrie metallurgiche e navali fiorentissime … Ma disconoscere o non voler ammettere (ciò che nel linguaggio delle persone d’affari significa non dedicare capitali intelligenza attività tempo) che dallo sviluppo del movimento forestieri deriverebbero benefici tangibili rilevanti, spesso immediati – sempre sicuri, a tutti i ceti del commercio e, di riflesso, anche a tutti i gruppi industriali, è assurdo» (p. 39). «Poiché esiste un tal quale legame fra sport e turismo non sarebbe consigliabile e simpatico di raccogliere intorno e nella tanto rinomata piazza della Vittoria gli uffici dei Direttori Regionali delle varie Federazioni sportive tenendo presente che non sono così lontani, e tutti nella zona orientale, il porticciuolo Duca degli Abruzzi, lo Stadio, le Piscine, i campi da tennis, il percorso del Circuito auto-motociclistico, lo specchio d’acqua per le feste dei gozzi e delle barche a vela, il villaggio marinaro e un giorno non lontano anche l’Ippodromo?» (p. 40).

Mario Braccialini, «Per la nuova Stazione di Brignole», Genova, dicembre 1937

«dalla nuova piazza della zona di via Dante a quella della Vittoria, da corso Aurelio Saffi alla piazza al Mare, da via Nizza ai colli d’Albaro, da corso Monte Grappa a Manin, dalla vallata del Bisagno alle regioni di San Martino e di Marassi, di San Fruttuoso e Borgoratti, è tutta una fioritura di cantieri edilizi dai quali sorgeranno tra breve interi e moderni quartieri cittadini a densa popolazione, data la mole considerevole delle costruzioni in atto» (p. 55). «le Ferrovie dello Stato hanno predisposto da tempo uno studio di ampliamento dell’attuale edificio ferroviario di Brignole, che consiste nella continuazione dello stesso secondo l’andamento dei binari in corsa: il che significa che verrebbe ancora ad accentuarsi la tanto deprecata divergenza di tale Stazione rispetto all’asse delle piazze Verdi e Vittoria sul quale sono state invece orientate, oltre che le opere monumentali, anche quelle edilizie e di giardinaggio nonché tutto il sistema stradale fra cui la binata sulla copertura del Bisagno» (p. 57). «presentiamo qui un interessante studio di massima elaborato dall’Architetto Giulio Zappa, del Comune, nel quale la Stazione è progettata, come tutti a Genova auspicano, normale rispetto all’asse dell’Arco dei Caduti e del vialone centrale. … Quale ulteriore sviluppo del progetto stesso, potrà nascere di conseguenza una nuova sistemazione dei giardini di Piazza Verdi i quali, pur conservando le attuali disposizioni planimetriche, potranno essere vivificate da portici perimetrali, mente lungo il grande viale centrale potranno essere collocate delle opere statuarie in modo da inquadrarsi degnamente sullo sfondo della monumentale piazza della Vittoria: complesso grandioso atto a dare la migliore impressione al forestiero che giunge nella Città» (p. 58).

Cesare Marchisio, «Il sottopassaggio alla ferrovia fra Corso Sardegna e Corso Torino», Genova, luglio 1941

«Occorreva … un collegamento centrale, che saldasse in un’unica grande arteria le due principali strade nord-sud dei due centri, e cioè Corso Sardegna e Corso Torino. Ed infatti, il tracciato di Corso Sardegna, che corre precisamente sullo stesso asse di Corso Torino, era stato elaborato proprio sulla base di tali previsioni e necessità, fin da trent’anni or sono, non solo, ma nel relativo piano regolatore di ampliamento della Città del lato orientale (zona di San Fruttuoso) approvato con RD 2 agosto 1912 n. 1036 a tuttora vigente, era compresa la costruzione di un nuovo ampio sottopassaggio alla ferrovia nel punto sopra indicato. … anche quando, dopo l’avvento del Fascismo, si iniziò la grandiosa opera costruttiva dei Comuni in regime podestarile, nuovi e più importanti problemi conversero su di sé l’attenzione della Genova unificata, né del sottopassaggio si riparlò neppur quando il Bisagno venne coperto dal mare alla ferrovia, la via Tolemaide acquistò nuova importanza in seguito alla copertura stessa ed alla costruzione del Corso Giulio Cesare, il Corso Sardegna assumeva il suo assetto edilizio arricchendosi altresì dell’importante complesso del Mercato all’ingrosso, e la sistemazione della zona della Foce – col prolungamento di Corso Torino e la signorile trasformazione del Corso Italia – doveva pur costituire una potente attrazione verso il mare per gli abitanti di San Fruttuoso e di Marassi. … La grandiosa sistemazione ferroviaria a Genova, decisa dal Duce nel 1938 … prevede .. fra l’altro, l’allargamento della sede ferroviaria ad est della stazione Brignole – e quindi anche là dove era previsto il nuovo sottopassaggio … se il Comune non si fosse subito valso del diritto di cui alla citata convenzione 1913 chiedendo la costruzione del sottopassaggio e impegnandosi alla relativa spesa, tutta la zona di attraversamento, portata a 90 metri di larghezza, sarebbe stata riempita, con gravissimo ed intuitivamente definitivo pregiudizio dell’opera» (pp. 51). «l’auspicata convenzione … stabilisce che l’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato provveda a propria cura ma a spese del Comune di Genova all’esecuzione dei lavori per il sottovia stesso, che consterà di tre luci della complessiva lunghezza di m. 25 sul retto, e che sarà in prosecuzione di Corso Torino su una lunghezza di 90 metri» (p. 52). «Saldando Corso Torino con Corso Sardegna si otterrà un’unica grandiosa arteria rettilinea ed alberata da Piazza Galileo Ferraris al mare, con andamento nord-sud, piana, larga metri 35 e lunga 2.200, che riuscirà una delle maggiori della Città e che sveltirà la circolazione in tutta la popolosa regione, eliminando scomodi giri viziosi ed offrendo altresì nuove possibilità alla razionale sistemazione delle linee tranviarie e filoviarie fra l’alto Bisagno, Quezzi, Marassi e San Fruttuoso da una parte, ed il centro e le zone a mare dall’altra» (p. 53).

Paolo Cevini, Genova anni ’30. Da Labò a Daneri, SAGEP Editrice, Genova 1989

«se oggi, tra i molteplici orizzonti che compongono l’immagine della città, è ammesso riconoscere una facies razionalista, ciò si deve non tanto all’edilizia privata, ai palazzi ed alle case … quanto agli edifici pubblici che con la loro presenza segnano e definiscono, in modo puntuale piuttosto che diffuso, ambiti diversi della città, dal centro alle periferie, dalle aree di rappresentanza ai quartieri abitativi» (p. 69). «La Grande Genova va intesa come premessa rispetto alla formazione di un disegno che, pur senza fissarsi in uno strumento urbanistico generale e unitario, tuttavia segna con forza il futuro della città sgombrando rapidamente il terreno dal principale ostacolo che fin dall’inizio era rappresentato dalla tradizione di autonoma vitalità espressa dai comuni ottocenteschi. … Una polarizzazione delle funzioni e dei ruoli che … è venuta penalizzando parti consistenti della città, favorendone per contro altre, all’interno di un modello che ammette … lo squilibrio e lo spreco di risorse. Dei due aspetti … uno rimanda alla “crescita”, l’altro è da riferire alla “trasformazione” … ovvero … evoluzione in organismo metropolitano. I primissimi anni Trenta vedono il fiorire di iniziative di questa natura … A Genova l’occasione nasce dal concorso bandito dal Podestà Eugenio Broccardi nel febbraio del 1930» (p. 112). «la prova del concorso non fa che riflettere, in termini generali, lo stato di arretratezza culturale della città. Di tutti i progetti, quello di Viale e Zappa è certamente il più ricco: elaborato in tre diverse versioni, con in comune la soluzione viabilistica di massima (la A e la B si differenziano per il disegno de lotti fabbricabili, delle piazze del verde; la C risulta dalla parziale integrazione delle prime due, a dimostrare la possibilità e l’eventuale convenienza di realizzazioni frazionate, commiste e graduate nel tempo), è quello che più fedelmente risponde (né si vede come potrebbe essere altrimenti) alle attese dell’amministrazione comunale» (p. 118). «Né pare costituire una seria minaccia all’esito del concorso la giusta contestazione promossa dai milanesi, che si trovano a denunciare l’evidente scorrettezza delle procedure al Sindacato Fascista Architetti» (p. 118). «[dalla nota 172, p. 121-122] Echi della polemica del gruppo Griffini … si hanno anche attraverso le rassegne sindacali: in Rassegna di Architettura, G. Rocco, «Fattacci: Genova Messina Siracusa», n. 1, 1932, p. 33; … «A proposito del concorso per il piano regolatore di Genova», n. 7, 1931, p. 279; «Ancora del Piano Regolatore di Genova», n. 9, 1931, p. 360». «è soprattutto sul fronte della spianata del Bisagno che la resistenza delle forze locali … scatena le sue più vivaci e tenaci battaglie. Per il regime, che in questi anni sta lavorando per consolidare ed allargare il proprio potere, ma che non ha ancora guadagnato la piena fiducia delle categorie professionali ed imprenditoriali a livello locale, questo si presenta come un vero banco di prova, ovvero il terreno su cui giocare la partita della conquista politica dello stato, con una estesa manovra di aggregazione delle forze economiche e delle categorie sociali interessate. Piazza della Vittoria, da questo punto di vista, appare come un test esemplare» (p. 139). «La definizione architettonica degli edifici e l’immagine complessiva della piazza restano affidate ad una apposita normativa: le Norme edilizie ed architettoniche relative alla costruzione di Piazza della Vittoria, adottate con delibera podestarile n. 1224 del 25 giugno 1934. Tali norme … sono intese ad assicurare all’insieme “un’armonia di masse, una ricorrenza di linee … tenuto per base … il palazzo già costruito della S.A. Nafta”» (p. 148). «Se il palazzo della Nafta rappresenta il riferimento normativo, è tuttavia il palazzo I.N.F.P.S. … progettato direttamente da Piacentini nell’angolo Nord-Est, dirimpetto al primo … il cui progetto è presentato il 20 gennaio 1936, è terminato nel ’38. … Nel 1937 … si avvia la costruzione dei primi palazzi delle imprese Jacazio e Garbarino e Sciaccaluga (rispettivamente sul lato occidentale e su quello orientale, al centro). Nello stesso anno sono completati il palazzo della Questura e il liceo Andrea Doria; nel 1938 si portano a termine i giardini sullo sfondo della piazza; nel ’39 è la volta del quarto edificio d’angolo a Sud-Est (impresa Amleto Angiolini, progettista Giuseppe Tallero). Nell’arco di pochi anni, in pratica dal 1934 … al 1939, data che segna l’entrata del paese in guerra, la piazza acquista la sua definitiva identità» (p. 149). [altre notizie su progettisti e imprese dalla nota 207, p. 149]: Beniamino Bellati firma gli edifici dell’impresa Ugo Jacazio, lato Ovest, centro; Aldo Camposampieri i due palazzi Garbarino e Sciaccaluga, lato Est al centro]. «nel 1932 … Zappa fissa, in un disegno prospettico il progetto della piazza [Foce]: è solo un abbozzo planovolumetrico, ma … resta chiaramente delineata la versione che sarà poi, con minime varianti, quella definitiva» (p. 158). «Nelle fasi che seguono il concorso (che registra esiti … non del tutto propizi per Daneri) .. avviene … che nel 1936, il podestà, confortato da un parere di Piacentini e di fatto sconfessando il verdetto della commissione giudicatrice, opta per le soluzioni indicate da Daneri, al quale affida la regia dell’attuazione del piano» (p. 162).

NOTA: il saggio di riferimento che la «materia prima bibliografica» riportata sopra ha contribuito a comporre con le sue tesi specifiche pregi e difetti, è F. Bottini Genova e la “City” fascista, in Storia dell’Architettura Italiana, primo Novecento, a cura di G. Giucci e G. Muratore, Electa 2002

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