Le circoscrizioni suburbane dipendenti dalle grandi città presentano problemi particolari per l’urbanista. In primo luogo molte di queste comunità sono in rapidissima crescita, sia di popolazione che di superficie occupata. Secondo i dati censuari federali la Città di Boston è cresciuta di popolazione del 12% dal 1910 al 1920, mentre l’area metropolitana circostante ha avuto nel medesimo periodo un incremento del 19%; per New York, le cifre sono 18% in città e 27% nella fascia metropolitana; a Filadelfia, 18% contro 34%; a Detroit, 113% e 255%; a Chicago, 24% contro 76%; Cleveland, 42% e 108%; Seattle, 33% contro 131%. Molti singoli suburbi dentro le stesse aree metropolitane mostrano incrementi maggiori di percentuali addirittura fenomenali.
Tra quelli specificamente residenziali, Birmingham, fuori Detroit, ben noto a chi scrive, ha triplicato la popolazione negli ultimi quindici anni; Cleveland Heights, nell’area di Cleveland, Ohio, ha quintuplicato gli abitanti dal 1910 al 1920, e circoscrizioni fuori Chicago come Winnetka, Glencoe, Highland Park, o Oak Park, crescono tanto rapidamente da raddoppiare, triplicare, quadruplicare la popolazione nell’arco decennale tra un censimento e l’altro. Corrispondentemente, la superficie urbanizzata di queste comunità si allarga velocemente. Negli ultimi anni Highland Park, Illinois, ha accresciuto la propria superficie triplicando da dieci a trenta chilometri quadrati. Grazie a crescita ed espansione molti di questi suburbi si sono trasformati da piccoli villaggi a cittadine con una popolazione da 10.000 a 60.000 o più abitanti, ponendo urgenti e importanti sfide urbanistiche. È anche vero che in molti casi il desiderio sia quello di restare ancora piccoli villaggi, ma la pressione di chi continua a uscire dalle grandi città in genere rende quella crescita inevitabile, ed occorre affrontare e governare il cambiamento.
I caratteri particolari della cittadina suburbana impongono alcuni specifici criteri di impostazione urbanistica e edilizia. C’è la necessità di rispondere al legittimo bisogno dei residenti di escludere le attività produttive dall’abitato, e l’introduzione di norme tali da consentire lo sviluppo di insediamenti e funzioni diverse sul territorio. La richiesta di escludere o fortemente contenere gli edifici ad appartamenti si contrappone a quella di trovare questo genere di sistemazione. La spinta pro o contro l’espansione delle attività locali produttive o commerciali presenta problemi analoghi. Conservare i valori immobiliari, determinati sulla base della sola funzione residenziale. La difficoltà tecnica ed economica di realizzare scuole, verde, campi da gioco, servizi per la cittadina che cresce. E il coordinamento della crescita per piccoli lotti indipendenti è pure un grande problema. Solo a Highland Park, sono state presentate oltre trecento richieste di trasformazione del genere in comune negli ultimi tre anni.
Complessivamente, l’urbanistica di questi ambienti suburbani presenta i medesimi problemi dei grandi centri, e insieme altri particolari, forse su scala minore ma anche in forme più gravi. Il programma territoriale per ciascuno di questi casi comprende una ordinanza di azzonamento; norme sull’edilizia, le reti tecniche, la sicurezza antincendio; piani stradali di costruzione e adeguamento; verde, previsione di spazi per le scuole, campi da gioco; adeguamenti ferroviari e di dislivelli; localizzazione di edifici pubblici; schemi generali per l’acqua e la gestione dei rifiuti; norme sulle lottizzazioni; norme sugli arretramenti legate agli adeguamenti stradali; altre questioni specifiche locali.
Alcune difficoltà di redazione di un piano di azzonamento con relative norme sono già state citate, come la localizzazione produttiva o gli edifici ad appartamenti. In linea di principio è buona cosa prevedere la presenza di funzioni semi-industriali indispensabili per la stessa esistenza della cittadina, dai depositi di legname o carbone, impianti per la produzione di ghiaccio, magazzini, attività minori varie, oltre a destinare qualche ambito ad alcuni tipi di produzione industriale scegliendo luoghi meno adatti per residenza o commercio. Anche l’espansione futura del quartiere degli affari o dei nuclei commerciali di quartiere si dovrebbe basare su previsioni abbastanza precise legate alla individuabile crescita della popolazione e urbanizzazione. A volte è possibile prevenire la crescita di attività in forme nocive alla residenza prevedendo spazi serviti in anticipo.
Secondo l’opinione di chi scrive, gran parte delle fasce suburbane collegate alla grande città da tempi di pendolarismo quotidiano dovrebbero riservare in anticipo superfici sufficienti, per quanto minime, ad ospitare i tipi ad appartamenti. Certo non si tratta dei grandi complessi in affitto on negozi al pianterreno; ma è auspicabile qualcosa di intermedio con le zone a case unifamiliari; in qualunque suburbio esistono isolati poco adeguati sia al commercio che alla residenza familiare esclusiva, disponibili ala destinazione ad appartamenti; che rendono tra l’altro possibile una ancor più rigida destinazione rispondendo a una domanda che esiste comunque. L’orrore che prova l’abitante del suburbio alla sola idea del grande edificio urbano ad appartamenti senza affaccio a giardino, si può superare con una regolamentazione di zona delle densità o delle masse comunque piccole degli edifici, dotati di spazio libero circostante, provvedendo a una certa gradualità di passaggio tra questi edifici ad appartamenti, il commercio, le residenze unifamiliari. Interessante notare come le ordinanze di zoning suburbane vadano incontro al bisogno dei residenti di mantenere lotti di dimensioni limitate nelle zone di case singole. Le norme di azzonamento di Highland Park fissano circa 1.100mq per lotto unifamiliare nelle aree classificate «Residenziale A, mentre a Lake Forest, Illinois, si chiedono 1.800mq. Sinora lottizzatori costruttori e acquirenti si sono adeguati a questi criteri.
Oltre a un piano stradale generale a cui adeguare il sistema dei lotti talvolta può essere necessario scendere nei dettagli delle vie minori per le zone intermedie. Ciò vale soprattutto per una suddivisione per aree abbastanza piccole e che potrebbero avere difficoltà una volta lottizzate a inserirsi nei collegamenti. A volte forme e norme apparentemente arbitrarie come quelle di alcune contee attorno a Chicago, si sono rivelate utilissime a garantire continuità alle strade principali di grande sezione, ma se regole del genere vengono introdotte senza tener conto delle specificità topografiche si possono incontrare difficoltà. Fortunatamente comunque le norme di lottizzazione e stradali vengono gestite da un funzionario o comitato con una certa discrezionalità interpretativa.
Il tipo di norme municipali o di contea che semplicemente proibiscono le vie a fondo cieco o che definiscono corti non aiutano a definire un buon sistema viario principale e di servizio, chi scrive è convinto che quando esiste una buona organizzazione stradale di arterie principali secondarie e di servizio il cul-de-sac sia invece una soluzione ideale. Utilizzando questo tipo di fondo cieco si possono ridurre moltissimo i costi di costruzione e manutenzione, a volte fino ad un terzo rispetto alla rete continua; si migliora il rapporto spaziale fra lotto e via, e si evita il passaggio del traffico di solo attraversamento, consentendo agli edifici quiete, privacy, oltre a sicurezza e contenimento per i bambini. Oggi è molto diffuso nelle lottizzazioni residenziali suburbane un sistema di strade curve prediletto da molti costruttori. Esistono però parecchi esempi di casi in cui il metodo si rivela troppo esageratamente utilizzato. Una via serpeggiante in un terreno piatto può risultare sgradevole, anche se sono utili interruzioni o curvature della strada.
Deviare deliberatamente le arterie di traffico principale è al tempo stesso irritante e inutile. In una cittadina in cui tutte le vie seguono percorsi curvi diventa addirittura un sollievo sbucare su qualche normale rettifilo che per contrasto valorizza il resto. Meglio puntare su curvature limitate in parti limitate, magari concepite seguendo qualche carattere topografico o geografico, se ne trae più coerenza di quei sistemi studiati curvi tutti a tavolino. I costi crescenti di costruzione stradale (in genere superano parecchio il costo stesso dei terreni) stanno generando una tendenza a restringere carreggiate e portata, eliminare uno o entrambi i marciapiedi, e in generale spingono a studiare meglio le forme delle lottizzazioni proprio per contenere le spese dei servizi pubblici. Ci avviciniamo rapidamente al momento in cui il problema di lotti di dimensioni adeguate corrisponderà con quello della progettazione di strade dal costo sostenibile e proporzionato all’investimento complessivo per la lottizzazione.
Un altro aspetto che merita attenzione è quello delle architetture locali suburbane. Senza sufficiente possibilità di controllo pubblico, in molte circoscrizioni in Illinois, Wisconsin, e Iowa, almeno in un caso in Oklahoma, le municipalità cercano di indirizzare il tipo di progetti architettonici. Non lo si fa attraverso qualche norma del regolamento edilizio che condiziona a quegli aspetti il rilascio della licenza di costruire, o all’esame dei progetti di una Commissione, ma attraverso la persuasione anziché la costrizione si prova comunque ad evitare una architettura inadeguata. Non ne risultano necessariamente magnifiche costruzioni, ma il metodo funziona ad evitare mostruosità architettoniche, e cosa forse più importante stimola interesse per questi aspetti estetici evidenziando come ogni edificio interessi tutta la comunità.
Dentro il medesimo ambito di attività amministrativa ricadono quegli antiestetici «capanni» o garage privati convertiti in residenza, problema che ha parecchio scosso alcuni suburbi. Una questione forse non così grave come potrebbe apparire, dato che emerge quanto di norma le famiglie appena arrivate dalla città e che si costruiscono o occupano qualche «capanno» o garage hanno comunque l’ambizione di avere una vera casa, o magari di tornare in città, lasciando libero il posto per altri con le medesime aspirazioni. E ci sarebbe anche qualcosa da dire sul suburbio un po’ schizzinoso ed esclusivo che si sente offeso dall’arrivo di qualcuno più povero, anche quando si tratta di persone sane e normalissime, e che abita in quelle situazioni. Comunque a prevenire questo uso abitativo di «capanni» e garage, sono state inserite norme dentro i regolamenti edilizi che prevedono l’obbligo di fondazioni in caso di abitazione, oltre che un minimo numero di stanze abitabili per famiglia. In attuazione di queste norme sono stati effettuati degli sgomberi.
Nella prospettiva di una crescita del trasporto aereo crescono i casi di destinazione di spazi a campo di atterraggio. Un tema da inserire dentro i piani di scala regionale. Ma che vale anche nella dimensione locale. Gran parte della programmazione stradale e autostradale, dei principali parchi, delle sponde attracchi, o delle stesse destinazioni funzionali di zona, in particolare nelle fasce urbane esterne o al di fuori della circoscrizione amministrativa vera e propria, deve essere considerata discrezionalmente, almeno finché le linee generali non verranno fissate da un piano regionale. I progetti stradali o di spazi aperti, le linee delle lottizzazioni oltre i confini urbani così come usa in tanti Stati, fanno di ciascun piano cittadino una sorta di piccolo piano regionale, che pensa al futuro delle arterie di comunicazione o degli spazi pubblici.
Gran parte dei suburbi dotati di piano urbanistico e norme approvate sono molto convinti di questa dimensione ampia e gelosi di qualunque interferenza o violazione. Comunità omogenee pur articolate nei caratteri sostanziali e che ritengono il piano espressione di sé stesse. Attraverso questi programmi si sono realizzati migliaia di chilometri di vie e strade adeguatamente servite, e destinati ai vari usi degli spazi. Enti Parco, Consigli Scolastici, e altri organismi amministrativi, hanno potuto trarre vantaggio da questo sistema di organizzazione dei terreni e previsione di trasformazioni. Conservando e migliorando le specificità locali. Si sono coordinate le lottizzazioni migliorando moltissimo i progetti. Soprattutto, gli abitanti iniziano a pensare collettivamente al proprio futuro come comunità e consapevolmente provano a guidarne lo sviluppo verso alcuni obiettivi. Forse le generazioni future potranno trovare un po’ ridicoli questi nostri tentativi di previsione e progettazione; che trovano comunque fondamento nei vantaggi economici e di altro tipo dell’attività urbanistica, anche suburbana.
da: City Planning, Vol. 3 n. 4 ottobre 1927 – Titolo originale: Planning Suburban Towns – Traduzione di Fabrizio Bottini