Vieni c’è una strada nel bosco il suo nome è … Transamazzonica

foto F. Bottini

Il governo brasiliano è chiarissimo nel proporre il proprio messaggio di impegno per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile mentre si prepara ad ospitare la Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite del 2025, COP30. Centrale per il messaggio la tutela della foresta amazzonica, vitale per l’equilibrio ecologico planetario. Ma su queste dichiarazioni incombe una contraddizione:il progetto della strada amazzonica BR-319, che ha suscitato forte dibattito per la possibilità di compromettere alcuni ecosistemi chiave della terra. Il lavoro sulla Amazon BR-319 in Brasile, per collegare la capitale regionale Manaus, a Porto Velho, sui margini meridionali della foresta, tagliando attraverso territori vergini di selva pluviale, potrebbe innescare una reazione a catena di crisi climatiche con effetti irreversibili dalle Amazzoni al Brasile all’intero pianeta

Ambizioni

Il governo brasiliano afferma che la strada BR-319 è essenziale allo sviluppo economico regionale, ma essa rappresenta però uno dei più significativi rischi per la sopravvivenza del sistema ecologico dell’Amazzonia. Mette in pericolo almeno metà della superficie forestale ancora intatta, 69 diverse comunità indigene, 64 territori tribali, oltre 18.000 persone. Nel corso di una visita dello scorso settembre il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha ribadito il suo pieno sostegno ai lavori di costruzione della strada BR-319 affermando che «stiamo iniziando a lavorare ad una necessità per lo stato dell’Amazzonia, per Roraima, per il Brasile». Ma le ambizioni di Lula di farsi avanguardia nella lotta al cambiamento climatico entrano sicuramente in conflitto con questo tipo di pratiche.

La riqualificazione del tracciato

Philip Fearnside, ricercatore coordinatore all’Istituto Nazionale Brasiliano per l’Amazzonia e vincitore di Premio Nobel, spiega: «A Manaus, tutti i politici sono a favore dei lavori di riqualificazione del tracciato stradale BR-319, purché il governo federale ovvero il 99% dei contribuenti che non abitano a Manaus, si facciano carico dei costi». Dopo più di vent’anni di pessima informazione sul progetto, quasi tutta la popolazione pare a favore, e discutere contro l’iniziativa sarebbe un suicidio politico per chiunque. «Riasfaltare la strada BR-319 vuol dire ricollegare l’indisturbata area amazzonica alla regione AMACRO: un’area di deforestazione che deriva l’acronimo dalla fusione dei nomi degli stati Amazonas, Acre, Rondônia. Nonostante AMACRO venga promossa come Area di Sviluppo Sostenibile in realtà ha molto contribuito alla deforestazione». BR-319, 885 km di strada inaugurata nel 1976 durante il regime di dittatura militare brasiliano, ma abbandonata dal 1988. Nel 2015, durante la presidenza di Dilma Rousseff, è stato approvato un programma di manutenzione straordinaria. E da allora varie iniziative di governo hanno provato a intervenire su almeno 400 km di tracciato.

Sopravvivenza

L’effetto collaterale indesiderato della crescita di diramazioni abusive della strada BR-319, è stato un processo di land grabbing. Un fenomeno che si sta sviluppando lungo tutto il tracciato, con oltre 6.000 km di diramazioni illegali che sestuplicano la lunghezza effettiva del percorso. E altri progetti proposti di strade complementari come la AM-366, offrirebbero ai deforestatori accesso all’immensa regione boschiva di Trans-Purus a ovest della BR-319. I lavori sul tracciato BR-319 potrebbero avere conseguenze catastrofiche e irreversibili, dalla forestazione al crollo della biodiversità al degrado ambientale. E alimentare attività illecite della criminalità organizzata, dal taglio di legname all’estrazione mineraria all’accaparramento di terre indigene. Alzando anche spaventosamente il rischio di pandemie derivanti dal passaggio animali-uomo. Impatti che potrebbero andare ben oltre il limite di sopravvivenza della foresta, e del suo ruolo di regolatrice del clima globale.

Distruzione

Lucas Ferrante, ricercatore all’Università di Sao Paulo e Università Federale dell’Amazzonia, ribadisce il ruolo essenziale dei cosiddetti Fiumi Fluttuanti nella regolazione del clima: «In questa regione di foresta viene svolto un servizio cruciale all’ecosistema da parte di ciò che chiamiamo fiumi fluttuanti. L’umidità dall’Oceano Atlantico entra nel continente attraverso le regioni settentrionali e arriva in Amazzonia. La evaporazione-traspirazione dalla foresta vergine produce un sistema ad alta pressione che induce piogge, poi si sposta verso sud e porta acqua alle regioni brasiliane sudorientali, centrali, meridionali. Il 70% delle piogge che alimentano il sistema Cantareira fornendo d’acqua la densamente popolata area di São Paulo, la più grande del Sud America, trae origine dalla foresta intatta. La deforestazione indotta dalla strada BR-319 pone a grave rischio il sistema dei fiumi fluttuanti con conseguenze devastanti che possono allargarsi a tutto il paese. Rischiamo drastiche riduzioni della disponibilità d’acqua nelle aree più popolate, danni alla salute delle fasce sociali più deboli, crisi industriali, devastanti impatti sull’agricoltura, regioni rese inabitabili.

Estrazioni

«Sostanzialmente il prosciugarsi dei fiumi fluttuanti innescherebbe un crollo di interi settori economici del paese, con perdite annuali stimabili fino a 500 miliardi di dollari». Una indagine del Fire Monitor di MapBiomas rileva che quest’anno da gennaio a settembre sono bruciati 22,38 milioni di ettari di superficie in Brasile, con un incremento di 13,4 milioni di ettari rispetto al ovvero del 150% in più. Oltre la metà della superficie bruciata (il 51%, 11,3 milioni di ettari) interessa l’Amazzonia. Commentando i dati, Ferrante afferma: «Occorre riconoscere come il Brasile abbia superato gli obiettivi di emissioni di gas serra, soprattutto rilevabili dopo gli incendi in Amazzonia. Incendi e siccità che si prevedono in crescita per il cambiamento climatico e altre cause, come la diffusione di certe pratiche agricole prima fra tutte l’allevamento da carne, o le estrazioni minerarie illegali, il taglio del legname, a produzione su larga scala di biocarburanti dopo alcune decisioni di Lula. Che seguono alla sua dichiarata intenzione di estrarre «fino all’ultima goccia di petrolio». In tutto ciò spicca il ruolo centrale del rinnovato tracciato della BR-319 nella regione.

Malattie

La foresta pluviale amazzonica è uno dei bacini principali di malattie animali. Molti scienziati ribadiscono da tempo che i lavori di riqualificazione del tracciato BR-319, insieme al cambiamento climatico, possano accelerare un degrado dell’ambiente forestale innescato dalle attività agricole ed estrattive e da altre infrastrutture abusive. Che accrescono la mobilità umana e spingono urbanizzazione, aumentando il rischio del passaggio delle infezioni dagli animali all’uomo, che potrebbe tradursi poi in qualcosa di simile ad epidemie o pandemie. Già la deforestazione oggi ha prodotto un incremento del 400% dei casi di malaria lungo il tracciato, delineando ulteriori rischi ambientali e sanitari. Un articolo pubblicato da Nature riferisce che nella zona amazzonica occidentale sta esplodendo il virus Oropouche, oltre 6.300 casi registrati tra il 2022 e il 2024.

Funghi e parassiti

I ricercatori hanno individuato una nuova variante genetica del virus collegandola ai territori frammentati della foresta e diradamento della vegetazione causati dal diffondersi degli usi agricoli che favoriscono la trasmissione. La maggior parte dei casi positivi OROV del 2022–2023 risultano concentrati nella regione AMACRO, quella della maggiore deforestazione. Fearnside spiega: «La deforestazone in Amazzonia e altre zone tropicali aumenta il rischio di emergenza di nuove malattie umane da contatti tra popolazioni e animali domestici. Contribuisce al cambiamento climatico che crea condizioni favorevoli alle infezioni di parassiti, funghi, batteri, e virali».

Terre di nessuno

La strada BR-319 favorisce una serie di attività dei settori internazionali legati alla «bioeconomia». Inoltre svolge un ruolo cruciale nel sostegno a nuove prospezioni petrolifere e del gas nella regione, come quelle di Petrobras nella striscia equatoriale col pieno appoggio di Lula. La compagnia russa Rosneft si avvantaggia dal progetto BR-319, per i suoi 14 diritti estrattivi in zone a ovest del percorso, 35 km dal fiume Purus, nel bacino Solimões. Un’area vergine di dimensioni più grandi dello stato della California. Altri settori economici che si avvantaggiano del progetto di strada BR-319 project, sono un agribusiness in gran crescita, l’allevamento da carne, estrazioni minerarie sia legali che abusive, taglio di legname, e criminalità organizzata. Ferrante riflette su come BR-319 stia agevolando il diffondersi di attività impattanti «sul tracciato BR-319 si accelera la crescita dello agribusiness regionale, specie sulle superfici di terreno di proprietà non specificata (terras devolutas).

Navigazione interna

«Ci sono coltivatori di soia che dal Mato Grosso do Sul migrano verso Rondônia, e acquistano superfici dagli allevatori di bestiame che a loro volta si spostano verso l’Amazzonia meridionale lungo il corridoio BR-319. Terre spesso sfruttate illegalmente con processi di land grabbing, deforestazione, sgomberi con la violenza degli occupanti tradizionali. Dal 2023, Manaus subisce un sempre più forte inquinamento da fumi nella stagione secca, specie a causa degli incendi di foresta a ridosso dei tratti appena asfaltati di BR-319, per allargare gli spazi di pascolo del bestiame. L’asfalto accelera la deforestazione. Esiste inoltre un ben documentato rapporto fra land grabbing e criminalità organizzata nel corridoio BR-319. Si arriva sui terreni si espellono i legittimi proprietari e le tribù tradizionali, e spesso le popolazioni diventano bacini di manodopera precaria per le attività estrattive illegali». Il sostenitori del progetto BR-319, politici, grandi imprese, singoli interessi, giustificano in vario modo i lavori di ammodernamento, come per esempio gli effetti della siccità nella regione. Ma Ferrante sottolinea che nonostante la siccità il fiume Madeira rimanga una via di trasporto navigabile. E il tracciato della strada non tocca neppure i territori abitati più colpiti dalla siccità, lungo il corso del Rio Negro.

Accaparramenti

Il fiume Madeira è da molto tempo l’arteria principale di trasporto della regione, parallelo al tracciato BR-319, a cui offre una alternativa più sostenibile ed economica per le merci. Rodrigo Agostinho, presidente dell’Agenzia Brasiliana di Protezione dell’Ambiente, ha dichiarato a AmazoniaReal il 14 novembre che senza adeguata programmazione il progetto BR-319 rischia di trasformarsi in un «grande piano di deforestazione». Notava anche come la sola costruzione della strada non comprendesse anche la gestione dei territori regionali lasciati a sé stessi. Il governo brasiliano continua a ribadire la necessità di una qualche governance regionale, sostenuta da ONG e organizzazioni filantropiche internazionali. Che però non si oppongono al progetto stradale. Mentre polizia federale ed esercito sottolineano quanto sia irrealistica l’idea di governance vista l’impossibilità di controllo di territori tanto vasti e complessi e pericolosi. Già oggi la criminalità organizzata gestisce le regioni minerarie e agricole di land grabbing con impatti devastanti sulle comunità tradizionali.

Unanimità

Chi ci guadagna dalla strada BR-319? Beneficiati sono senza dubbio coloro che investono in attività illegali, da quelle minerarie alle agricole anche di produzione biocarburanti su larga scala, o «bioeconomie». Finanziatori sia nazionali che internazionali. «La Valutazione di Impatto Ambientale del 2009 indica che le imprese non considerano il progetto una priorità per lo sviluppo industriale di Manaus – spiega Fearnside – ma negli anni successivi visto il generale consenso politico all’operazione anche gli industriali si sono allineati a favore».

Ecosistemi

«Ma ci sono studi scientifici di fattibilità che ritengono il progetto irrealizzabile economicamente. Non è un caso se si tratta dell’unico grande progetto brasiliano privo di studio di fattibilità ufficiale, e non pare proprio una coincidenza». Studio che sarebbe obbligatorio secondo la Legge 5917/1973, che prevede obbligatorie consultazioni con le comunità indigene, come stabilito dalla Convenzione Internazionale del Lavoro 169 nonché dalla legge brasiliana 10.088/2019. Il progetto BR-319 così è incostituzionale. Dopo l’esposizione di Ferrante al ministero dell’ambiente il 29 ottobre, a sottolineare gli impatti negativi del progetto, si chiede di sospendere ogni autorizzazione fino a concludere almeno le consultazioni con le comunità indigene interessate. Inoltre, andrebbero sospese anche le autorizzazioni ai lavori di manutenzione in corso su tutto il tracciato, di cui non sono stati valutato gli impatti sugli ecosistemi, i corsi d’acqua, i territori tradizionali. Andrebbero poi eliminate le diramazioni abusive e sospesi gli espropri di terreni successivi al 2008.

da: The Ecologist, 18 dicembre 2024; Titolo originale : We’re on the road to nowhere… – Traduzione di Fabrizio Bottini

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